E' noto come qualche giorno fa, con l'abituale grazia che ne contraddistingue le movenze (tipica del bisonte in un negozio di cristallerie), il piazzista di Arcore, durante una discussione sulla profonda crisi che sta devastando il mondo, ma l'Italia più dei paesi seri, ha fatto il vucumprà, consigliando l'acquisto in borsa dei suoi tutoli, a cominciare da Mediaset.
In un paese civile, questo piazzista, data la sua figura di uomo di governo e di insider, sarebbe stato prelevato in mezz'ora da due robusti poliziotti, con un'incriminazione per aggiotaggio e turbativa dei mercati. Ma il nostro non è un paese civile, e la cosa è finita con qualche battuta, e niente di più... Ma noi tentiamo sempre di passare dalle pugnette ai fatti, ed abbiamo voluto verificare cosa sarebbe successo alla casalinga di Voghera se a suo tempo avesse aderito all'imperdibile offerta di partecipare con gioia, commossa fino alle lacrime per la grande opportunità offertale, al collocamento sul mercato di azioni Mediaset.
Mi si è ammosciato il Biscione
Nell'aprile 2005 la JP Morgan ha curato il collocamento sul mercato di 197 milioni di azioni ordinarie Mediaset. La banca aveva offerto i titoli ad un prezzo incluso fra 10,70 e 10,90 €. Il collocamento si è chiuso ad un prezzo di 10,55 €, cioè quasi al prezzo richiesto. L'incasso complessivo era stato quindi di 2.078 milioni di euro. Non un cattivo affare, visto che stiamo parlando di circa 4.000 miliardi di lire, che era grosso modo l'ammontare dei debiti Fininvest all'epoca in cui il piazzista era "sceso in campo" per salvare l'Italia dai comunisti, e cioè da un regime che avrebbe portato fame, terrore e morte.
Per ottenere questo cadeau, Fininvest aveva messo sul mercato - come detto prima - 197 milioni di azioni ordinarie, pari al 16,68% del capitale totale. Con questa operazione, Fininvest passava al possesso del 34,3% del capitale, a fronte del 50,9% precedente. Ma nessuna preoccupazione per il controllo della società: sommando il 34,3% in mani Fininvest, a ciò che restava in mano alla famiglia e alle altre società di famiglia, il piazzista restava saldamente al comando della società.
Ieri il titolo Mediaset, entrato prepotentemente fra i "consigli per gli acquisti" del piazzista di Arcore, "Consulente Globale Mediolanum", ha chiuso a 2,45 €. Povera casalinga di Voghera! I suoi 100.000 euri amorevolmente investiti nel biscione appena sei anni fa, sono diventati 23.222 € in valore nominale, e 20.522 € a valore costante 2005. Non è un affare? Venghino, sior, venghino, perchè l'offerta è limitata! Solo le richieste dei più veloci potranno essere soddisfatte!
Ma anche al piazzista non è andata benissimo! Mediaset nel 2005 capitalizzava in borsa 12.458 milioni di euro. Oggi la capitalizzazione è scesa a 2.893 milioni di euro a valore 2011, e a 2.560 milioni a valore reale (ma bisogna ancora fare i conti coi 220 milioni che qualcuno deve risarcire al resto del sistema televisivo per la storiaccia brutta degli incentivi di stato dati al digitale terrestre). In altri termini l'uomo del fare, il miglior imprenditore degli ultimi 150 anni nel sistema solare, nonostante gli "aiutini" dati a Mediaset dai Cattaneo, dai Mauro Masi, dalle Debore(h) Bergamini, tutti intenti ad abbattere la competitività della RAI a favore di Mediaset, ha perso, solo alla voce "Mediaset", non meno di 5 miliardi di euro (la metà circa della perdita di capitalizzazione di Mediaset). Inoltre oggi Mediaset è tornata all'indebitamento che aveva nel 1994 (circa due miliardi di euro, 4.000 miliardi di lire).
A queste perdite si devono aggiungere (solo relativamente agli ultimi sei mesi), i 564 milioni pagati a De Benedetti per la truffa Mondadori, i 220 milioni di danni al mercato deliberati dalla UE per il digitale terrestre, la perdita di valore (in sei mesi!) del 20% per Mondadori, e del 35% per Mediolanum).
Anche i diversamenti poveri, a volte, piangono!
Tafanus
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