Si, non siamo gentili. Ma crediamo che se i media targati biscione e quelli collaterali ancora non sono partiti con le 53 prime pagine (solo sul "Geniale") che erano state dedicate alla cucina Scavolini di Montecarlo, ci sia una ragione precisa. E la ragione risiede nel fatto che le collusioni fra il coté Marcellino Gavio e il coté politico era già iniziato prima di Penati, ed esattamente sotto la gestione Ombrella Colli - Gabriele Albertini. Forse nel PdL non ci tiene nessuno, a soffiare troppo sul fuoco. Chissà cosa potrebbe tornare ad ardere... Illazioni? Non solo. L'articolo che pubblichiamo, e che abbiamo tratto dall'archivio storico dell'Espresso, è di Luca Piana, è del 30 Gennaio 2003, e ci fa tornare alla memoria molte cose, di cui pochi oggi si ricordano... Tafanus
Serravalle nel sacco - L'uomo che può mettere nel sacco il sindaco di Milano, Gabriele Albertini, non è certo abituato a suscitare baccano. I suoi affari, escludendo la breve epoca di Mani pulite, è abituato a condurli lontano dalla luce dei riflettori. In questo modo negli ultimi anni, senza creare grandi clamori, Marcellino Gavio da Castelnuovo Scrivia ha costruito un vero e proprio impero industriale, diventando il padrone delle maggiori autostrade del Nord Italia.
Per prendersi l'ultimo oggetto dei suoi desideri, Gavio è venuto allo scoperto. Il silenzioso imprenditore vuole la Milano Serravalle, la società che gestisce l'autostrada per Genova e che, soprattutto, è al centro del piano di grandi infrastrutture promesse dal capo del governo, Silvio Berlusconi. Le chiamano Grandi Opere ma, per chi gestisce le autostrade e a maggior ragione per chi, come Gavio, è anche a capo di un importante gruppo di costruzioni, significano grandi affari. E la Serravalle potrebbe rivelarsi una gallina dalle uova d'oro, visto che la società è coinvolta in un programma di appalti per 5,6 miliardi di euro. Con opere d'importanza strategica che vanno dalla costruzione della Pedemontana Lombarda al nuovo collegamento fra Brescia e Milano, alla tangenziale esterna del capoluogo lombardo.
Muovendosi per tempo Gavio, che già controllava l'8,7 per cento della Serravalle, ha rastrellato da una serie di enti locali, soprattutto liguri, un altro pacchetto del 10 per cento. Ora vuole crescere ancora e si dichiara pronto a sborsare 97 milioni di euro per il 18 per cento posseduto dal Comune di Milano. L'offerta, naturalmente, ha ingolosito la maggioranza polista. Tuttavia, il canto ammaliatore di Gavio, come quello delle sirene omeriche, nasconde insidie non da poco. In primo luogo, l'offerta non è affatto generosa. In tutta Europa le società autostradali quotate in Borsa capitalizzano in genere dagli otto alle dieci volte il Margine operativo lordo (Mol), che misura i margini della gestione industriale prima degli ammortamenti, degli interessi passivi e delle imposte. La somma offerta da Gavio valorizza la Serravalle solo 5,2 volte il Mol stimato per il 2002 (103 milioni di euro). Se è vero che la società non è quotata in Borsa, è anche vero che rilevando la quota del Comune Gavio diventerebbe il primo azionista della società, con una partecipazione del 36 per cento. A quel punto sarebbe sufficiente agire con l'accordo della Provincia di Milano, guidata da Ombretta Colli, che oggi controlla il 33 per cento, per disporre della maggioranza assoluta.
A questo punto Gabriele Albertini si trova in un vicolo cieco. Dare tutto a Gavio significa esporsi all'accusa di aver svenduto la quota, che verrebbe valorizzata maggiormente attraverso il progetto di quotazione in Borsa misteriosamente abbandonato. Con l'ulteriore aggravante che Gavio, già azionista della società, può dettare il prezzo: se un terzo interessato facesse una propria offerta, per statuto ha diritto di comprare lui allo stesso valore. Un intervento esterno, di conseguenza, avrebbe solo l'effetto di alzare il prezzo dell'operazione. Un'eventualità poco probabile, considerando che, nel settore, nessuno vuole nuovi nemici e uno sgarbo a Gavio è fuori discussione. Proprio su questo punto, la Colli stessa ha alimentato il sospetto di aver teso la trappola nei confronti del suo compagno di maggioranza Albertini, mirando forse a una gestione a due con Gavio. Il 24 dicembre la Provincia ha dato il la a una modifica dello statuto che mira ad allargare il numero dei consiglieri, senza cancellare il diritto di prelazione sulle quote in cessione. La mossa ha fatto molto rumore e si è corsi ai ripari con un accordo, sottoscritto da Albertini e Colli, per spartirsi i nuovi consiglieri senza aprire le porte a Gavio. Che però non ha mollato la presa, dichiarando che la sua offerta d'acquisto al Comune vale solo fino alla fine di giugno.
Gavio non è certo un principiante nell'intessere rapporti con la politica. Anzi per chi, come lui, ha iniziato la carriera di imprenditore trasportando ghiaia per i cantieri, era inevitabile muoversi ad ampio raggio, senza limitarsi a questo o a quel partito. I legami storici che gli vengono attribuiti sono quelli con la Dc dei Bernini e dei Prandini, ma anche con leader nazionali come Oscar Luigi Scalfaro e Arnaldo Forlani. Gavio stesso, o manager del suo gruppo come lo storico braccio destro Bruno Binasco, con lui dagli inizi ma da sempre tenuto a dargli del "lei", sono stati coinvolti in alcune delle indagini più clamorose degli anni Novanta, dal finanziamento illecito al Pci attraverso Primo Greganti, noto come il "compagno G.", all'inchiesta sul finanziere Pierfrancesco Pacini Battaglia. In tempi più recenti, i rapporti con l'Ulivo sono assicurati da Fabrizio Palenzona, presidente della Provincia di Alessandria, mentre a quelli con la Casa delle Libertà Gavio se li cura da solo, visto che figura tra i principali finanziatori di Forza Italia alle ultime elezioni.
È comunque dopo Mani pulite che Gavio conclude la mutazione genetica, diventando il numero due delle autostrade italiane dopo i Benetton. Intervenendo in soccorso del gruppo Ligresti, sotto la regia di Mediobanca, nel 1996 acquista la Grassetto Costruzioni e il pacchetto di controllo della Autostrada Torino-Milano. Oggi il gruppo conta partecipazioni, di controllo e non, in numerose società concessionarie. A Tortona affluiscono i pedaggi che si pagano nelle tratte che collegano Torino a Milano, Aosta, Piacenza, a Bardonecchia e al traforo del Frejus. E ancora: la Autostrada dei Fiori in Liguria, la Parma-La Spezia, la Sestri-Livorno e la Livorno-Civitavecchia (in parte in costruzione). La sua capogruppo Argo Finanziaria, stando ai dati di R&S, alla fine del 2001 ha raggiunto un fatturato di 607 milioni di euro, quasi il doppio rispetto ai 322 milioni del 1997. Raddoppiati gli utili (da 30 a 60 milioni), i debiti finanziari sono passati da 1.102 a 1.505 milioni.
Da sempre la strategia di Gavio consiste nell'acquistare a basso prezzo pacchetti piccoli di società nelle mani di partner pubblici un po' sonnolenti, accumulando una posizione chiave. Proprio il caso della Serravalle mostra alcune coincidenze curiose. La prima è la decisione della Provincia di Milano, nel tentato golpe di dicembre, di aderire al Consorzio Nord Est, la lobby dei gestori avversari delle Autostrade dei Benetton, su cui vigila con occhio benevolo una vecchia volpe come Giancarlo Elia Valori, ex presidente della stessa Autostrade e grande amico di Gavio. La seconda riguarda Antonio Salvini, presidente della Serravalle fino al '97. Dopo la sua uscita, il nuovo consiglio di amministrazione, guidato da Gianni Locatelli, delibera un'azione di responsabilità nei confronti di Salvini, a cui si aggiunge anche quella di una controllata, la Sispai. L'accusa, in sintesi, è di aver danneggiato l'azienda in favore di società esterne in cui egli stesso era coinvolto.
La battaglia legale, lunga e complessa, si chiude solo quest'autunno: viene respinta la causa della Serravalle ma accolta, anche se in parte, quella della Sispai. Fin dall'inizio, come rileva "la Repubblica", gli enti locali vicini a Forza Italia si astengono nella delibera dell'azione di responsabilità nei confronti di Salvini. Inoltre, appena due anni dopo il suo insediamento, Locatelli viene liquidato in tutta fretta dalla Colli, appena eletta in Provincia. Salvini, intanto, non ha perso la fiducia di un altro azionista della Serravalle, ovvero di Gavio, visto che oggi, stando ai dati della Camera di Commercio, siede nei consigli di amministrazione di due delle principali società del suo gruppo, la Salt e la Cisa. Una congiunzione d'interessi forse casuale, quella tra l'imprenditore Marcellino Gavio e il presidente Ombretta Colli. Ma che, con gli investimenti miliardari in arrivo per la Milano Serravalle, dovrebbe insospettire Albertini.
(Di Luca Piana - l'Espresso - 30/01/2011)
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