Altro che manette... Chi evade rischia solo se commette il reato (più raro) di "dichiarazione fraudolenta con altri artifizi". Oppure per la più diffusa "dichiarazione infedele" dove però la soglia è altissima
(di Marco Travaglio - l'Espresso)
Prosegue sempre più accanita la guerra del governo Berlusconi all'evasione fiscale. Prima la campagna di spot televisivi che punta a convincere gli evasori a pagare le tasse mettendoli in imbarazzo con il terribile epiteto di "parassiti" (e perché non "birichini"?). Poi, come se non bastasse, ecco la norma infilata all'ultimo momento nella dodicesima manovra finanziaria, che - assicura il governo - assicurerà le "manette agli evasori".
Evviva, anche noi come gli Stati Uniti, dove le pene arrivano a 15 anni, si processano ogni anno 3-4 mila evasori (su 250 milioni di abitanti) e le carceri pullulano di colletti bianchi. La grande stampa ci casca con tutti e due i piedi. Titoloni a effetto: tremate, evasori, è arrivato Tremonti il castigamatti. Fortuna che non ci crede nemmeno un evasore, altrimenti avremmo assembramenti a Equitalia per pagare o alle frontiere per scappare.
Domenica scorsa il "Corriere della sera" annuncia a tutta pagina "Evasione, il reato scatta dai 30 mila euro", seguito a ruota da "La Stampa": "Stretta antievasione. Oltre 30 mila euro diventa reato". Già. Purtroppo, come sempre in questa materia, il trucco c'è ma non si vede. Tutto comincia nel 2000 (governo D'Alema), quando un'apposita commissione nominata dal precedente governo Prodi e presieduta dal magistrato Bruno Tinti presenta la nuova legge penale tributaria. Lo scopo, manco a dirlo, è "manette agli evasori". E la versione originaria della riforma le manette le prevede davvero.
Ma niente paura: il Parlamento, con una raffica di 900 emendamenti trasversali - maggioranza di centrosinistra e minoranza di centrodestra - s'incarica subito di trasformare le manette in carezze. Con due escamotage:
1) Dal reato di frode fiscale vengono sfilate le "violazioni degli obblighi contabili". Cioè le pratiche più diffuse di evasione: le operazioni di sottofatturazione o di omessa fatturazione, tipiche di commercianti, artigiani, medici, avvocati e altri professionisti e lavoratori autonomi che si fanno pagare in nero, senza fattura o scontrino o ricevuta fiscale. In questi casi il reato non è più di "dichiarazione fraudolenta" (punita fino a 6 anni di carcere, con custodia cautelare, intercettazioni e prescrizione fino a 15 anni, poi ridotti a 10 nel 2005 dalla ex Cirielli), ma solo di "dichiarazione infedele" (punita da 6 mesi a 3 anni, senza intercettazioni né custodia cautelare, con prescrizione dopo 7 anni e mezzo: impunità assicurata, visto che l'accertamento non arriva mai prima di tre anni dalla dichiarazione).
2) L'evasione non è più reato "al di sotto di una determinata entità di evasione". La modica quantità, come per le droghe, ovviamente per uso personale. Le soglie sono altissime: per la dichiarazione infedele 103.291 €, per la frode e l'omessa dichiarazione 77.468. Chi evade un po' meno non finisce in tribunale nemmeno se lo scoprono. Licenza di evadere su un nero, rispettivamente, di circa 200 e 150 milioni di lire l'anno. Così rimane concretamente punibile, prima che scatti la prescrizione, solo la "dichiarazione fraudolenta": quella fondata su fatture false e altri "artifizi" di bilancio, che però sono molto più rari e difficili da scoprire e da provare.
Fin qui la mirabile opera del centrosinistra. Poi arriva il centrodestra e lascia tutto com'era, con l'aggiunta di condoni e scudi fiscali a prezzi stracciati. Fino all'ultima manovra, che annuncia pomposamente le manette agli evasori dai 30 mila euro in su. Si dirà: sempre meglio delle soglie di impunità del centrosinistra. Già, ma attenti al trucco: la norma vale soltanto per il reato più raro, la "dichiarazione fraudolenta con altri artifizi", prima punibile sopra i 77.468 euro di imposta evasa e in futuro sopra i 30 mila. Non vale invece per la "dichiarazione infedele", diffusissima nel popolo delle partite Iva che per evadere si limitano a non registrare gli incassi nella contabilità. Senza alcun "artifizio". Per loro la soglia rimane quella, altissima e quasi invalicabile, di 103.291 euro. Cioè, se evadono ogni anno 103 mila euro netti, accumulando fondi neri per il doppio, non commettono alcun reato. Incensurati a vita. Poi però accendono la tv, scoprono che il governo li considera "parassiti" e allora corrono terrorizzati a pagare tutto. Anche gli arretrati.
P.S.: come piccola nota di colore aggiuntiva: c'era già l'euro, ma i nostri economisti, sia di sinistra che di destra, continuavano a pensare in lire, e poi a tradurre in euro. Un milione di pensione per tutti era stato tradotto in quella strana cifra di 516 euro... esattamente come 150 milioni di lire (in testa) sono stati tradotti in 77.468 euro, e duecento milioni di lire in 103.291 euro (provate a dividere 200.000.000 per 1.936,27). Esilarante. Anche di recente ho letto di una sanzione amministrativa - per non ricordo più quale illecito - pari a 1032,91 euro. Giuro. Con due decimali.
Ma quando cavolo impareranno, almeno a livello di Ministero dell'Economia, a pensare e scrivere in euro? Tafanus
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