Lo ricordiamo tutti, quel nonno dall'aspetto bonario, che nascondeva una tenacia di acciaio inossidabile... Girava per le cancellerie di tutta Europa, col suo foglietto di carta, sul quale segnava ed aggiornava in continuazione l'unico numeretto che gli interessaa... L'avanzo primario.
Ancora ieri, nei vari talk-shows, molti politici de noantri, se-credenti economisti, andavano in giro a spiegare che noi (A+) siamo messi meglio della Francia (AAA), perchè abbiamo un deficit più basso. Stesso discorso che mi sono sentito fare da amici italoforzuti, che sanno tutto sul prezzo chiavi in mano dell'ultimo modello di Audi Quattro, ma che non sarebbero in grado di afferrare la differenza fra debito e deficit, neanche sotto tortura (visto che usano indifferentemnente i due termini come sinonimi). E ti rendi conto che, per educarli, devi ricominciare dall'esempio del rigattiere che tiene la contabilità con sistema della tasca destra e della sinistra, oppure con quello, leggermente più evoluto - ma pur sempre elementare - del padre di famiglia alle prese con stipendio, spese, debiti, interessi bancari.
Per educare questi politici borgatari, e questi italoforzuti da golfclabb, adotteremo quest'ultimo esempio. Che faremo rassomigliare, nei limiti del possibile, allo status dell'economia italiana.
Dunque, si prenda una famiglia nella quale entrino 40.000 € netti all'anno, che sia indebitata con le banche per 50.000 euro, e che ogni anno spenda, per vivere, 41.200 €. E nel frattempo, deve restituire alla banca 1.000 € di interessi, senza aver abbassato di un cent il debito in termini di capitale presi a prestito. L'anno dopo, il nostro capo famiglia avrà un debito complessivo di 52.200 € con le banche (pari non più al 125% del suo reddito, ma al 130,5% del reddito (cioè, del suo "PIL").
E' chiaro che questa situazione non può continuare, perchè prima o poi arriva la telefonata del direttore della banca, che ti chiede di rientrare. Su come, non gli frega niente. Gli frega che entro un tempo concordato rientri nel fido accordato.
Ed ora usciamo di metafora, ed entriamo nei conti italiani. PIL pari a 1530 miliardi di €, debito complessivo pari a 1910 miliardi (125% del PIL). Deficit annuale pari a 60 miliardi, al netto del costo degli interessi sul debito. Qual'è questo costo? Fino alla primavera di quest'anno, grazie al lascito di credibilità ereditato dai governi di centro-sinistra, era di circa mezzo punto percentuale (50 punti-base) più alto rispetto al paese più virtuoso (la Germania). Se alla Germania il servizio del debito costava l'1,5% del debito ogni anno, a noi costava circa il 2%, cioè circa 40 miliardi all'anno, da sommare ai 60 miliardi annuali di deficit (differenza fra entrate e uscite dello stato nel corso dell'anno, al netto dagli interessi sul debito).
Fatti i conticini? il nostro debito era destinato a crescere di 100 miliardi all'anno in valori assoluti, a fronte di un PIL che cresceva a stento di un punto. A bocce ferme, il PIL era destinato a passare da 1530 miliardi a 1545 miliardi; il debito da 1910 miliardi a 2010 miliardi; il rapporto debito/PIL era destinato a passare dal 125% (più del doppio di quanto consentito dai patti di Maastricht) al 130%. Poteva durare? No, non poteva durare, e infatti ad un certo punto i creditori si sono fatti sotto, e, come già successo in Grecia, stiamo entrando nel circolo vizioso ellenico: più i conti peggiorano, più i creditori si trasformano in usurai che impongono oneri crescenti, più peggiora la situazione, e così via fino alla bancarotta.
Quali sono i numeri che ci consentirebbero di uscire da questa situazione? Ebbene, bisogna ritornare con la mente a quel nonno bonario di Ciampi, che camminava sempre col suo foglietto con annonato l'avanzo primario. Cos'è, questo numeretto? L'avanzo primario è quanto resta in tasca allo stato, dopo che questo ha pagato tutti i costi, ed ha rimborsato i debiti in scadenza. Ciampi aveva portato orgogliosamente questo valore al 5% (positivo) del PIL. Il che significa che ogni anno poteva decidere di abbattere il debito di 95 miliardi di €, oppure di abbassare le tasse di 95 miliardi, oppure offrire maggiori servizi e/o incentivi alla crescita di 95 miliardi, o fare un mix di queste cose.
E oggi? Come abbiamo detto, questo avanzo primario non c'è più. Pouff! Sparito, andato in fumo, passato in territorio negativo. Ma che cazzo se so magnati....
Adesso, sotto la giusta pressione dei mercati, il costo del debito, man mano che arriveranno a scadenza i titoli emessi al 2%, inizierà a crescere. Semplifichiamo: ogni anno arriveranno a scadenza circa 200 miliardi di euro di titoli al 2%, che saranno sostituiti da nuove emissioni, che viaggeranno verso il 6%. In altri termini, il quadro è drammatico, perchè ogni anno, alle condizioni odierne (con lo spread in viaggio verso quota 450 punti), il costo del debito potrebbe aumentare di 8 miliardi.
Provate a comporli, questi aumenti (e facciamo pure grazia dei nuovi interessi sui nuovi incrementi del debito:
1° anno, 8.000 mil. in più; 2° anno 8.000+16.000, pari a 24.000 mil.; 3° anno, 48.000 mil.; 4° anno, 80.000 mil.; 5° anno, 120.000 mil.; 6° anno, 168.000 mil.; 7° anno, 210.000 mil.; 8° anno, 264.000 mil.; 9° anno, 336.000 mil.; 10° anno, 416.000 milioni. In quale anno preferite fare bancarotta?
Ma qualcuno potrà obiettare: ma noi ci siamo impegnati a raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2013! Certo, ma restano due problemini:
-a) intanto, dobbiamo vedere se ci riusciamo;
-b) se ci riusciremo, il pareggio di bilancio non genererà avanzo primario. Il pareggio di bilancio è un pareggio al netto degli interessi. Quindi il nostro debito complessivo non si stabilizzerebbe, ma in valori assoluti continuerebbe a crescere, ogni anno, del costo degli interessi sul debito consolidato, maggiorato del costo degli interessi sui nuovi interessi.
I costi del debito possono diminuire per due sole vie:
-a) diminuendo il volume della montagna;
-b) ritrovando un minimo di fiducia da parte dei mercati, e ripercorrendo all'indietro la corsa dello spread e dei tassi d'interesse.
Insomma, ci vorrebbe un nuovo Ciampi, altrimenti non ne usciamo vivi. Non ne usciamo vivi se i nostri destini resteranno affidati al senatur, al puttaniere, ed all'amministratore di condomini di Sondrio.
Il debito pubblico diminuirà solo se sarà ricreato un sia pur minimo avanzo primario. Solo quando e se lo stato incasserà di più, e/o spenderà di meno e meglio, e quando (e se) i mercati ci ridaranno fiducia. Pensare che possano ridare fiducia a questo governo da barzellette sconce è pura illusione.
Come si può ottenere questo risultato? Su stipendi e pensioni il barile è stato ormai raschiato. Ora bisogna andare a prendere i soldi dove ci sono, a coloro ai quali non sono mai stati presi. Vogliamo vedere dove ci sono i soldi veri?
-a) La Corte dei Conti stima in 70 miliardi all'anno il costo della corruzione nella pubblica amministrazione (insomma, il peso delle mazzette). Vogliamo iniziare a fare sul serio, oppure per salvare il culo al diversamente alto percorriamo la strada inversa, andando verso il processo lungo, le prescrizioni assicurate, il divieto sostanziale delle intercettazione, e il "£tana libera tutti"?
-b) L'evasione fiscale è stimata (per difetto) in 120 miliardi all'anno, in crescita. Davvero saniamo la cosa esentando dalle manette chi evade SOLO il 30% del volume d'affari? O depenalizzando il falso in bilancio? o facendo un condono tombale via l'altro, e applicando norme che finora hanno consentito solo il recupero di una piccola parte della sola prima rata del condono 2001? Fateci sapere.
-c) In tutti i paesi civili esiste una patrimoniale che colpisce (e non una tantum) i grandi patrimoni. In Italia era tabù persino parlarne. Roba da comunisti. Ma vogliamo vedere di cosa stiamo parlando? Il patrimonio netto deglle famiglie italiane è stimato da Bankitalia in circa 9.000 miliardi di € (al netto di mutui ed altri eventruali gravami connessi). Il 48% di questo patrimonio (cioè 4.300 miliardi) è in mano al 10% della popolazione italiana. Il 5% di patrimoniale applicato una tantum a questi paperoni non stravolgerebbe il loro tenore di vita, ma produrrebbe un incasso di 215 miliardi, pari a quattro manovre attuali.
-d) Nessuno conosce sul serio l'entità del patrimonio pubblico passibile di dismissione senza problema, ma tutti abbiamo l'impressione che sia enorme. Vogliamo iniziare a vendere gli inutili "gioielli di famiglia", col vincolo di legge che i ricavi possano essere destinati solo ad abbattimento del debito o ad investimenti produttivi?
-e) Nella sola Roma, la chiesa possiede il 25% del patrimonio immobiliare. E' chiedere troppo che anche la Chiesa paghi le sue brave tasse, anzichè svendere palazzotti nobiliari a Lunardi e soci?
-f) Gli incentivi alla crescita: c'è un solo incentivo alla crescita che possa funzionare: quello di rendere più alto e certo il reddito dei ceti medio-bassi. Migliori stipendi, minor precariato ed incertezza sul futuro. La nostra è una crisi da domanda, lo sanno persino le cabine telefoniche dismesse. PER PIACERE, non date alcun incentivo alle imprese per rottamazioni varie. Date soldi alle famiglie. Saranno le famiglie a decidere quali siano le loro priorità (se ristrutturare la casa, o cambiare l'auto, o far studiare i figli).
-f) E' accertato, oltre ogni ragionevole dubbio, che esistono settori che non solo generano una migliore qualità della vita, ma che sono anche elevati produttori di nuova occupazione. Due esempi per tutti? Le energie rinnovabili, la banda larga.
Fatele, queste cose. Fatele ieri, fatele non a rate ma tutte insieme. Nulla osta nel fare la patrimoniale mentre si vendono pezzi di patrimonio pubblico, e mentre si scovano (non è difficile, incrociando le banche dati) gli evasori. E magari mentre si smette di regalare stipendi da consigliere regionale ad una troietta, e si stabilisce che le regioni autonome non possono essere autonome nel concedere privilegi, e poi presentare il conto a pié di lista allo stato centrale. Avete presenti i 23.000 funzionari della Regione Sicilia? Se vogliono pagare 23.000 stipendi, lo facciano, ma chiedendo i soldi ai loro concittadini, non a Roma. Ma lo stesso discorso - fatte le debite proporzioni - vale per tutte le regioni autonome.
Il tempo è scaduto. Ormai, in Europa, superati di nuovo persino da Spagna e Irlanda, siamo in competizione per il podio dal basso solo con Portogallo e Grecia. I Pig countries. Aspettateci, Ateniesi! Stiamo arrivando! Tafanus
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