Santoro annuncia i suoi “Comizi d’Amore”, un evento santoriano settimanale destinato alla trasmissione sulle cenerentole del sistema: digitale terrestre di varie tv locali, il web, magari anche il passaggio sulla piattaforma Sky. Insomma, all’esterno della piattaforma culturale della tv generalista, costituita dai sei canali RaiSet nonché da La7 che, nel dopo Mentana, è riuscita a non essere risucchiata nella nebulosa delle tv di nicchia.
Già tutti stanno lì a domandarsi se anziché “Comizi d’Amore” quelli di Santoro non si trasformeranno presto in “Lacrime Amare” per la impossibilità di far tornare i conti. La tv, si sa, costa molto, anche se Santoro dovesse lavorare gratis, la pubblicità vuole i grandi numeri e le contribuzioni volontarie ben presto diventano svogliate, a meno ché non si trovi il modo di fidelizzarle.
Come pensa Santoro di affrontare questi ostacoli? Presentando il progetto, ha sottolineato che il suo sarebbe il successo di una tv finalmente libera. Una maniera per dire che nei suoi Comizi si troverà ciò che gli altri per acquiescenza o per convenienza hanno interesse a nascondere. Tira aria di indignados alla grande, sulla linea de’ “Il Fatto” (che del resto è parte dell’impresa), ma non ce ne scandalizziamo affatto, e anzi auguriamo a Santoro che gli riesca in tv l’impresa riuscita a Padellaro&C sulla stampa.
Non c’è dubbio che esista un'ampia zona di pubblico, distribuita in pressoché tutte le categorie socioculturali (tranne quelle anzianissime e esistenzialmente isolate, che resteranno per sempre e prevalentemente ancorate all’accoppiata di Rai 1 e Rete 4) che senza peccare per ingenuità è pronta ad appassionarsi alle puntate di una “Grande Narrazione” (alla Santoro, che è narrazione epica e non dibattito in stile Ballarò o Porta a Porta, tant’è che diversa è la composizione dei pubblici di Anno Zero rispetto a quello di Floris e Vespa) di un Paese in cerca di futuro, come è l’Italia d’oggi. Lo spazio editoriale esiste, eccome; e non perché altri lo trascurino (La7, tanto per dire, non lo trascura affatto), ma semplicemente perché è inesauribile, e scarseggiano semmai gli autori capaci di occuparlo. Fra il super narratore Santoro e il super giornalista Mentana si contano su meno che sulle dita di una mano quelli che riescono a dare spessore al mestiere e che sono in grado di interpretare il mondo anziché, quando va bene, riferirne le voci.
Ci sono quindi, a nostro avviso, le premesse editoriali , autorali e culturali perché la navicella di Santoro non appaia destinata a perdersi nello spazio delle velleità. Sulle condizioni imprenditoriali non siamo in grado invece di formarci un parere. Troppi e troppo importanti sono i dettagli che dovremmo conoscere sul piano tecnico e organizzativo. Ma, più di tutto, non sappiamo se si tratti di un progetto chiuso o se invece, ad esempio, il team di imprenditori coinvolto con Santoro, voglia adoperare Comizi d’Amore come trampolino per costruire qualcos’altro, magari l’ingresso, dopo un po’ di veri successi, nei palinsesti e nei fatturati del sistema Sky oppure di La7 oppure di una nuova RAI. Ingresso da padroni, come Santoro avrebbe voluto nel caso di La7, anziché da semplici, per quanto pregiati, protagonisti, (per il timore, sospettiamo, di lasciarsi alle spalle il pubblico popolare più fervente).
Sia come sia, abbiamo l’impressione di assistere più all’inizio che al finale di una storia. Auguri e buone visioni.
Stefano Balassone
Caro Stefano,
pur apprezzando molto lo stile e la profondità dei tuoi scritti, questa volta sono portato a non condividere il tuo velato ottimismo. I pool di TV occasionalmente aggregati su una trasmissione-evento qualche volta hanno funzionato, ma aggregarli su un progetto di TV duratura e non occasionale è altra storia. Nessun "Telesogno" è mai riuscito a partire al di fuori di una strutturata intelaiatura economico-industriale, il cui collante non credo possa essere quello di fornire uno strumento stabile di comunicazione incontrollata ad uno one-man-show.
Talvolta si sono aggregate intorno ad un singolo evento gruppi anche importanti di piccole TV, ma un progetto organico e duraturo non è mai nato. Credo che Santoro, nella sua voglia di indipendenza anarchica, abbia contribuito a bruciare ponti ed opportunità. Nessuno è mai riuscito ad ottenere incontrollata autonomia su un medium, a meno che non sia stato al tempo stesso padrone-editore e direttore editoriale della "cosa". Un esempio per tutti? Mediaset. A Santoro è stata offerta da La7 una più che dignitosa soluzione di compromesso fra la sua voglia di indipendenza totale, e il diritto degli editori di scegliere una linea editoriale, e di delimitarne i confini.
Ora credo che Santoro finirà confinato alla TV-Evento, a frequenza sporadica e non predefinita, e quindi con un tessuto imprenditoriale fra il debole e l'inesistente. Peccato, ma forse in Santoro ha preso il sopravvento un certo senso di onnipotenza, che lo ha portato fuori dalla main-street. Bel luogo di libertà, dove però si trovano solo nicchie.
Tafanus
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