Con quale coraggio riesce a sostenere lo sguardo di Fabrizio Saccomanni, il futuro governatore della Banca d’Italia, che si presenta a palazzo Grazioli per un incontro istituzionale proprio mentre “la patonza bisogna farla girare” rimbalza sui siti di tutto il mondo? Non prova pudore di sé? E a sera, al matrimonio della nipote Luna, davanti allo sguardo si presume addolorato dei figli che hanno appena letto l’intercettazione “stanotte me ne sono fatte otto”, potrà cavarsela con la tesi del complotto di magistrati di sinistra? Non varrà, quello sguardo, più di una sentenza di condanna?
Nulla sembra scalfire Silvio Berlusconi: l’accusa di avere corrotto dei magistrati, il sesso con le minorenni, la frequentazione di un pusher di coca, la bulimia sessuale. Non c’è niente che lo imbarazzi, da anni, da decenni. Non ha sensi di colpa, il suo foro interiore è muto, la vergogna mascherata dallo spesso cerone. La capacità di resistenza di Silvio Berlusconi davvero non ha eguali al mondo. È qualcosa di mostruoso.
Quando Scapagnini, il suo medico personale, nel 2004 lo definì “tecnicamente immortale” noi ridemmo: attribuendo quella sparata all’estro di un uomo che i catanesi, con esatta ironia, avevano ribattezzato “Sciampagnini”. Ma lo scorso marzo Scapagnini ha precisato il concetto, vaticinando per Silvio “una vita lunga 120 anni” – e “per Bossi una di 75”: ne ha appena compiuti 70…- e nessuno ride più, perché siamo al cospetto di un alieno, per come regge alle accuse più terribili, senza che la sua coscienza gli faccia mai toc toc: “E’ troppo, Silvio, non puoi più fare il premier”.
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