...sta per morire (politicamente, s'intende... anche se la speranza non ci abbandona...), ma il suo pensiero fisso rimane quello: la robbba. E non sai bene se farti venire in mente un personaggio di Molière, o un personaggio di Giovanni Verga... A voi la scelta
La roba (di Giovanni Verga) - "...l'umile contadino Mazzarò è un uomo basso e con una grossa pancia: era " ricco come un maiale" [...] L'ossessione di Mazzarò è di espandere sempre di più i suoi possedimenti, avere sempre più "roba", alla quale è molto legato. Il suo attaccamento ai beni materiali è così forte che quando verrà il momento di separarsene poiché si troverà sul punto di morte, camminerà nei suoi possedimenti, uccidendo il bestiame al grido di "Roba mia, vieni con me!"
L'avaro (di Molière) - "...il ne vous dira jamais je vous donne le bonjour, mais je vous prête le bonjour"
Sul letto di morte, mentre il mondo ci ride dietro, ci impone di tornare in 48 ore con soluzioni strutturali, di effetto immediato, e di ricavo certo ai problemi italiani, che sono diventati problemi europei e mondiali (persino alle camerire si danno i sette giorni), cosa ti pensa il Mazzarò dei tempi moderni? Toh... di infilare il 40mo provvedimento salvaculo, che riguarda solo lui e i suoi cari, in un DL "sviluppo". Immagino già mezzo europarlamento che si rotola nell'emiciclo, coi parlamentari che si pisciano addosso per le risate, e l'alta metà che si prende una "pausa pranzo" di 24 ore, per non dover arrossire per procura... Ma come gli è venuto in mente?
Decreto Sviluppo: spunta anche la norma "anti-Veronica" - Berlusconi potrebbe destinare a piacere metà delle quote riservate alla prole, garantendo la maggioranza Fininvest a Marina e Piersilvio, anzichè a Veronica, e ai figli di secondo letto Barbara, Eleonora e Luigi
(di Ettore Livini - Repubblica)
Il diavolo sta nei dettagli. E tra le pieghe del Decreto Sviluppo imposto all'Italia da Berlino e Parigi si nasconde la 40ma legge ad personam dell'era Berlusconi: la "taglia-legittima" (o "anti-Veronica"). Tre righe secche mimetizzate a pag. 203 della bozza che restituiscono al Cavaliere il ruolo di king-maker nella delicata partita per la successione nella dinastia di Arcore.
Il succo della questione è semplice: se Berlusconi, toccando tutti i ferri del caso (...ma io non tocco ferro. Prego e spero. NdR), facesse testamento con le leggi attuali, il controllo di Fininvest passerebbe di diritto alla seconda moglie Veronica Lario e ai figli Barbara, Eleonora e Luigi con una quota del 56,1%. Relegando Marina e Piersilvio nello scomodo ruolo di azionisti di minoranza con il 43,9%.
Il Decreto Sviluppo - ritoccando l'articolo 537 bis del Codice civile - cambia le carte in tavola e rimette il premier al centro dei giochi: consentendogli, in teoria, di lasciare fino al 53,38% dell'impero di famiglia ai due primogeniti e di ridimensionare Veronica e i suoi figli a soci di Serie B con il 46,62%.
A garantire il miracoloso ribaltone è la revisione della legittima, la quota di eredità che spetta per legge in caso di morte a moglie e figli. Oggi la norma ha paletti rigidi che limitano la discrezionalità del genitore che redige il testamento. Nel caso dei Berlusconi, per dire, il presidente del Consiglio sarebbe obbligato a girare il 25% del suo patrimonio alla moglie - e Veronica Lario è tale fino al divorzio - e il 50% ai figli, diviso in parti uguali. A lui rimarrebbe in mano solo il 25% da distribuire a piacere. Questa formula concentrerebbe automaticamente nelle mani della seconda moglie e dei suoi tre figli il controllo del Biscione.
Visti gli screzi in famiglia, il premier è da tempo a caccia di una soluzione che gli liberi le mani. Il primo Cavallo di Troia - andato in fumo - è stata un norma, presentata dalla Associazione delle Aziende Familiari (Adaf), che tagliava tout court la quota della legittima al 50% dell'eredità. Lo scopo dell'Adaf era quello "di agevolare il passaggio di controllo delle pmi tricolori garantendo continuità aziendale e riducendo la conflittualità tra figli". L'effetto collaterale era quello di togliere le castagne dal fuoco al Cavaliere.
Fallito questo tentativo, la legge "anti-Veronica" è rispuntata nel decreto sviluppo. L'articolo 542 conferma che alla moglie spetta un quarto dell'eredità e ai figli la metà. Ma i margini di manovra di chi redige il testamento raddoppiano: del 50% riservato ai figli, solo la metà va divisa in parti uguali. Il resto può essere distribuito a piacere a uno o più di loro a sua scelta. In soldoni: oggi Silvio Berlusconi ha in mano un jolly pari al 15,9% di Fininvest che non gli consente di sparigliare le carte e fa pendere l'ago della bilancia nel risiko di Arcore verso la seconda moglie. Se la bozza diventerà legge, invece, il premier avrà a disposizione il 31,74%. E a decidere chi terrà in futuro le redini dell'impero di casa sarà solo lui.
(...poi, con calma, culoflaccido ci spieghi quale sia il meccanismo per cui una diversa distribuzione dell'eredità - speriamo presto - fra i suoi figlioli prediletti e quelli tollerati dovrebbe "sviluppare l'Italia". NdR)
Senza vergogna. Il maiale perde le setole ma non il vizio. Mentre l'Italia e il mondo invocano un colpo d'ala che salvi il paese e l'area euro dalla rovina totale, il pensiero di culoflaccido corre ai figli prediletti (PierPiero e Marina). Pensa a come inchiappettare Veronica e i figli di secondo letto (Barbara, Eleonora e Luigi), senza vasellina. Nessuno si azzardi, a sinistra, ad ipotizzare non dico accordi, ma neanche dialoghi di alcun tipo con un governo guidato da questo essere che ci sta spingendo nel burrone con tutte le sue forze. Nessuna trattativa in porcilaia.
Per la prima volta in vita mia, sono d'accordo persino con Bonanni (il che è quanto dire...): prima di toccare ancora una volta i pensionati e i pensionandi, si faccia pagare chi ha di più, chi non ha mai pagato. Ebbene si, si faccia una severa patrimoniale. S-E-V-E-R-A, e non già la ridicola ipotesi che era affiorata per un nanosecondo nelle settimane scorse, ma che il nano si era affrettato ad escludere subito. Paura di aver osato troppo? La proposta in questione prevedeva una patrimoniale una-tantum, di ben lo 0,5% sulla parte di patrimonio eccedente i due milioni di euro. Un vero disastro, per i super-ricchi. Un paperone con un patrimonio di 10 milioni di euro avrebbe dovuto tirare fuori ben 40.000 euro. Sarebbe riuscito a sopravvivere, e ad avere una serena vecchiaia, con soli 9.960.000 euro? Un bel problema...
In questo paese il 10% della popolazione possiede il 48% del patrimonio. Il patrimonio totale delle famiglie è (dati Bankitalia) di 8.600 miliardi di euro. La quota in mano al 10% delle famigle è di 4.128 miliardi di €. Invece si pensa di sanare i conti con l'ennessimo, osceno condono (pardon... "concordato"...) che sanerebbe ben 12 tipologie di reati finanziari. Quando si propone di sanare dieci anni di evasione totale del canone RAI (pari a circa 1100 euro evasi, senza contare la capitalizzazione) con ben 50 euro, siamo ormai all'accattonaggio molesto, al furto delle monetine nella fontana di Trevi, al rottura del salvadanaio a forma di porcellino del nipotino, al taccheggio nei supermercati, allo scippo alla vecchietta che esce dall'ufficio postale con la misera pensione sociale.
In un paese nel quale l'evasione ANNUALE è stimata, prudenzialmente, in 120 miliardi, si incentiva ancora nuova evasione. Tanto prima o poi, come sappiamo, arrivano 12 condoni (pardon... "concordati"). Uno stato che non ha avuto la capacità di incassare un euro oltre la prima rate del condono del 2001. Sono trascorsi 10 anni.
Uno stato in cui il costo della ANNUALE corruzione viene calcolato, sempre prudenzialmente, in 60 miliardi di euro, è ancora e sempre a caccia del pensionato, mentre depenalizza il falso in bilancio, e porta la tracciabilità dei pagamenti a livelli aggirabili con uno schiocco di dita.
Che questa banda di "maficienti" (incrocio fra maiali e deficienti) vada a casa, subito. Con loro non c'è dialogo possibile. Tornino ai loro più o meno sporchi affari, e ci lascino liberi di tentare di risorgere. Per il bene dei nostri figli, ma anche dei loro. Che se ne rendano conto o meno. Tafanus
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