
Berlusconi andrà a votare quando lo diremo noi», tuona Umberto Bossi, subito dopo il sì alla fiducia alla Camera. Poco prima aveva avuto un faccia a faccia con il premier, nella saletta del governo di Montecitorio. Nessun avvertimento al Cavaliere, dunque. Il patto di ferro tra i due resta saldo, tanto è vero che il Senatur in questi giorni di massima fibrillazione del governo si è fatto sempre più pretoriano di Berlusconi. I due anziani leader puntano alle urne a primavera, con la legge Porcellum: l’unico modo per restare alla guida di Pdl e Lega e per scegliersi i prossimi parlamentari, eliminando i dissidenti. Mentre Maroni punta ancora su un nuovo governo di centrodestra, e su un cambio della legge elettorale.
Dopo il disastroso congresso di Varese, la tensione nella Lega rischia di portare rapidamente a un regolamento di conti tra maroniani e cerchisti. Nella culla del Carroccio gira una lista di proscrizione con i nomi di 47 militanti, tutti vicini al ministro dell’Interno, a rischio espulsione per aver dato vita alle contestazioni al congresso di domenica scorsa. Tra questi ci sono anche diversi sindaci, tra cui Attilio Fontana (Varese).
Uno dei grimaldelli nelle mani del neosegretario provinciale Canton e del cerchio vicino a Reguzzoni è l’iscrizione dei “reprobi” a Terra Insubre, una associazione che si occupa di tradizioni celtiche. Lo stesso Maroni è da tempo un iscritto. Ma una delibera del consiglio federale di alcuni mesi fa proibisce ai militanti leghisti l’iscrizione. I cerchisti, in un federale convocato per lunedì, vorrebbero mettere Maroni al muro: costringerlo a chinare il capo e rinnegare gli “insubri” oppure minacciare una espulsione del ministro dell’Interno. Ieri Fontana ha scritto una lettera aperta al neosegretario Canton, chiedendogli di smentire l’esistenza della lista di proscrizione. E aggiungendo: «Ho appena ricevuto una telefonata del ministro Maroni, che si sente offeso dal non essere stato inserito in questa ipotetica lista, al numero 1». «Non esiste alcuna lista», si difende Canton. Ma è un fatto che il suo prima atto sia stato recapitare ai militanti una lettera che ricorda l’incompatibilità degli “insubri” (...ma con hanno un cazzo di serio a cui pensare?... gli insubri... NdR)
Maroni ha deciso di offrire il petto ai nemici interni, per difendere i suoi. I cerchisti puntano soprattutto a isolarlo, a privarlo delle truppe, a cominciare dalla rimozione di Giancarlo Giorgetti dalla guida della Lega lombarda. E soprattutto, contando sulla sponda di Bossi, vogliono espellere i maroniani dalle liste per le politiche. Per “Bobo” è una sfida difficilissima: i suoi pretoriani lo incalzano a rispondere al fuoco, partendo dalla rimozione di Reguzzoni da capogruppo alla Camera, anche contro il volere di Bossi. «Tranquilli, non mollo», ha detto Maroni a una pattuglia di suoi deputati in una recente cena romana. Ma è incerto sulle mosse. E per la prima volta nella Lega si parla apertamente di «scissione». «Se provano a espellere i nostri nascerà un’altra Lega. E saremo tantissimi», avvertono i falchi di Maroni.
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