In questi giorni sento ripetere, come un mantra (e come già si è sentito in Piemonte) che la colpa della sconfitta di misura della sinistra sia di Grillo, che avrebbe sottratto (nottetempo? scassinando la cassaforte?) i voti presi al centro-sinistra.
La stessa analisi fa Marco Bracconi su Repubblica: non rigetta il nesso causa-effetto della sconfitta di misura del centro-sinistra, ma, come si può leggere nel breve post che riporto in calce, redistribuisce le colpe: il risultato elettorale non è colpa di Grillo, ma tanto per cambiare, del PD, che non ha saputo "intercettare" il qualunquismo" atterrato sul grillismo. Colpa del PD. Chissà perchè non anche dell'IdV, di SEL... E chissà perchè avremmo dovuto adottare i metodi demagogici e populisti dell'antipolitica di Grillo per intercettare quei pochi voti, col rischio di perderne due volte tanto... Per capirci, io per un partito o per una coalizione che adottasse il cabarettismo di Grillo, o che imbarcasse Grillo, non voterei neanche sotto tortura. No, Bracconi. Per una volta, non concordo con quanto scrive:
"...che il grillismo non sia esattamente la medicina per salvare il Paese è evidente a (quasi) tutte le menti ragionevoli. Ma la reazione di un pezzo del Pd a quanto accaduto in Molise, dove il vaffanculismo ha replicato il capolavoro piemontese, suona un tantino infantile. E’ inutile, come dice Franceschini, attaccare chi di fatto ha consentito la vittoria di un inquisito. Inutile e politicamente senza senso. La vera domanda che il Pd dovrebbe porsi è cosa non funziona, nella sua offerta politica, da aprire varchi tanto piccoli quanto decisivi all’antipolitica (il PD. Bracconi, e chiedere conto anche all'IdV e a SEL, no? NdR)
Dovrebbe essere ormai chiaro che i cinque o sei stelle campano non sulla propria forza, ma sulla debolezza altrui. E che il compito della politica è togliergli il terreno sotto i piedi prima di andare a votare, non dopo. Prendersela con loro a urne chiuse serve a poco, anzi non serve proprio a niente..."
(Marco Bracconi - Repubblica)
Poi, con calma, Marco Bracconi potrebbe spiegarci quale sia la sua strategia per "togliere il terreno sotto i piedi" ad un partito che usa un becero populismo a 360°. Raddoppiando? Facendo populismo a 720°? Giro doppio? Solo per capire. Ma noi, testardamente fedeli al nostro metodo di analizzare i fatti e di lasciare da parte le pugnette, vogliamo riportare i voti di lista e di coalizione del 2006 e del 2011, e poi provare a ragionare:
Il discorso che ho sentito fare sul Piemonte, e che sento fare sul Molise, è che sarebbe bastato che Grillo non si fosse presentato, et voilà, tutti i voti che ha preso Grillo, sarebbero finiti al Centro-Sinistra. Spero di non fare arrabbiare chi la pensa allo stesso modo, dicendo brutalmente, da "persona informata sulle metodologie delle ricerche sociografiche", che questa teoria è una grande, abissale cazzata. Non esiste uno straccio di ricerca affidabile sui flussi elettorali che dimostri la sovrapponibilità dell'elettorato grillista a quello di centro-sinistra. A livello semplicemente viscerale, spero anzi che, il giorno in cui si farà una ricerca seria sull'argomento, possa emergere fra i due elettorati una sovrapponibilità pari allo zero. Insomma, vorrei non avere nulla da spartire né con Grillo, né coi grillini da riporto. Ma la cosa è nota.
Però, a fini esclusivamente euristici, faccio una ipotesi di lavoro, vicina al pensiero di Bracconi. Ultimo prezzo: facciamo pure l'ipotesi di scuola che se non si fosse presentato Grillo, due terzi di quei voti sarebbero andati al Centro-Sinistra, e un terzo al Centro-Destra. Non posso propio concedere di più. Allora, vediamo cosa è successo in Molise, nel voto alle coalizioni:
-a) Il CDX ha vinto con un vantaggio di 0,8 punti sul CSX. Nel 2006 aveva vinto con un margine di 9,1 punti. Davvero il CDX può cantare vittoria?
-b) Se non si fossero presentate le coalizioni minori (Grillo e La Destra), la teoria è che 2/3 dei 5,6 punti di Grillo, cioè 3,7 punti, sarebbero andati a sinistra, e un terzo (pari ad 1,9 punti), sarebbero andati a destra. Ma il discorso vale anche per "La Destra". Se non si fosse presentata, TUTTI i suoi voti (1,3 punti) sarebbero andati a destra.
-c) Se così fosse stato, il centro-destra avrebbe vinto ugualmente: 95.150 voti contro 94.737. Stiamo giocando davvero coi decimali, ma tant'è: se questi decimali giocano da qualche parte, avrebbero giocato all'ala destra. Ma stiamo parlando di poche centinaia di voti, contro una vittoria della destra, nel 2006, con quasi 7.000 voti di scarto. Ripeto la domanda: DAVVERO la destra può cantare vittoria?
-d) Nel 2006, l'insieme di Forza Italia + AN ha preso 57.700 voti di lista. Oggi il PdL, orfano dei pochi voti di AN confluiti in FLI, ha preso 33.900 voti. Fatto il conticino??? Oggi il PdL - che blatera di vittoria - deve fare i conti con la sparizione del 41% del suo elettorato.
-e) L'UDC, che nel 2006 era organico al centdo-destra, aveva preso 19.940 voti, adesso che si è ancora candidato nel DCX, ma con la base disorientata, perchè sente ipotesi di terzo polo, o addirittura di passaggio sul fronte CSX, l'UDC ha preso 12.113 voti. Un crollo del 39%.
-f) E veniamo alla vera ragione per la quale il CDX ha vinto, sia pure per popchissimi voti (contro una vittoria nettissima nel 2006). Questa differenza non l'ha fatta l'irrilevante Rag. Grillo. L'ha fatta il grigio Mastella, e il suo "UdEur Popolari". Nel 2006 era schierato col CSX, e aveva preso 10.900 voti. Nel 2011 si è schierato a destra, dove ha portato 6300 dei suoi 10.900 voti.
-g) Ed ora proviamo a spostare questi 6300 voti, togliendoli alla destra, e riportandoli dov'erano, cioè a sinistra (voti di carta, non ipotesi di scuola), lasciando Grillo e La Destra dove sono stati e dove sempre saranno: irrilevanti, fuori da schieramenti nei quali non avrebbero alcun peso: Il CSX avrebbe preso 94.000 voti circa, il CDX avrebbe preso 82.800 voti circa.
-h) Oggi, con Grillo e La Destra a far cabaret, senza il salto della quaglia di Mastella, saremmo qui a parlare dei seguenti risultati:
Centro-Sinistra: 49,5%
Centro-Destra: 43,6%
Quindi, per piacere, lasciamo stare Grillo dov'è, e dove sempre sarà: cioè nella sua nicchietta, dalla quale non si muoverà MAI per far politica vera. Fuori dalle nicchie del populismo bisogna fare "statuti", mica folkloristici "non statuti". E bisogna accettare i compromessi della politica. Ma per far questo, ci vogliono due ingredienti che Grillo non possiede: cultura politica, senso deli propri limiti. Tafanus
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