Nel portare avanti il dibattito che è nato dal mio primo intervento, ho dovuto per necessità di cose informarmi, leggere, fare ricerche. Il tutto perché per me, cresciuto negli studi di cultura classica e umanistica, tra filosofia e teologia, il mondo dell'economia è rimasto sempre abbastanzo ostico e di non facile apprendimento.
Avevo già letto, a suo tempo, l'interessantissimo libro di Massimo Fini "Il denaro sterco del demonio - storia di un'affascinante scommessa sul nulla" (Marsilio editrice). Nelle ultime pagine si legge testualmente: «La capacità del denaro di crescere come un tumore sul corpo che gli ha dato vita sino a invaderlo completamente, soffocarlo e distruggerlo, deriva dalla sua natura squisitamente tautologica, dalla sua attitudine ad autoalimentarsi, diventando cosi un fine, un fine ultimo, un fine che non ha altri fini al di fuori di se stesso. E poiché il denaro è un sacco vuoto, un puro Nulla, il suo fine non ha mai fine, si pone in un futuro irraggiungibile, trascinando con sé, in questa corsa verso il niente, l'uomo. La tautologia è particolarmente evidente nel meccanismo finanziario, nel denaro che compra denaro.
“Il denaro finanziario - scrive Bazelon - non è denaro da spendere. Con esso non si compra mai nulla; serve a guadagnare altro denaro. E quando poi si è in pieno movimento, non si compra nulla nemmeno col denaro guadagnato sul denaro adoperato per guadagnarlo, e cosi via”.
Ma anche l'intero circuito creditizio sta assumendo questo andamento tautologico. Crediti enormi divenuti inesigibili vengono pagati sempre più spesso aprendo altre linee di credito al debitore. Cioè il creditore paga il debitore perché lo paghi…»
Accade allora che ci siano, per esempio, oltre duemila miliardi (in dollari) di debiti dei Paesi del Terzo Mondo verso i quali ci si comporta in maniera bestiale: gli si presta denaro perché possano pagare gli interessi e poiché questi, di conseguenza, aumentano, gliene si presta ogni volta di più. In generale si può dire che quasi tutti i Paesi, industrializzati e del Terzo Mondo, non pagano le eccedenze delle importazioni con risparmi interni, cioè con denaro proprio, ma con soldi prestati da altri Paesi. Tutti sono indebitati con tutti.
Questo è il sistema: i debiti vengono pagati facendo altri debiti! «L'intero sistema finanziario e creditizio - continua Massimo Fini - deve quindi autoalimentarsi incessantemente per non collassare. A questo punto è evidente che trova il suo fine al proprio interno, nella sua sopravvivenza, mentre lo scopo di investire nel sistema produttivo e di creare cosi "ricchezza" è diventato secondario, se non addirittura un pretesto».
Per sostenere la propria crescita all'infinito, essenziale alla sua sopravvivenza, l'industrialismo monetario ha escogitato alcune collaudate metodiche che non servono ai cittadini, anzi sono loro di danno, ma che sono perfettamente funzionali al meccanismo postosi come scopo a se stesso. Fini ne elenca tre:
1) Una è la cosiddetta "obsolescenza programmata del prodotto". In passato si producevano i beni il più resistenti possibile, destinati a durare nel tempo. Oggi, nonostante si sia in possesso di una tecnologia capace di forgiare materiali quasi indistruttibili, i prodotti d'uso comune hanno una resistenza e un'esistenza molto brevi.
2) Un altro metodo è quello di introdurre su beni già esistenti continue varianti tecniche, quasi sempre superflue se non peggiorative (la Cinquecento venne ritirata dal mercato perché era fatta troppo bene e durava a oltranza).
3) Un terzo sistema è creare nuovi bisogni, da soddisfare con nuovi beni. E' la pazzesca legge di Say: «L'offerta crea la domanda» resa possibile, si dice, dal fatto che mentre i bisogni primari sono limitati, e oltre una certa misura saziano, quelli voluttuari sarebbero invece illimitati.
Questo è un primo grappolo di problemi che inerisce l'economia in se stessa, nella sua strattura, e che ha raggiunto un grado di pericolosità ormai incontrallabile, da quando si è verificato il passagio dal capitale economico al capitale finanziario. Da quando cioè la ricchezza si è slegata da un luogo e, soprattutto, dalla produzione e quandi dal lavoro e si è legata alla transazioni finanziarie, ai giochi di borsa e quindi alle speculazioni. Questo da ragione anche del fatto che gli indici di borsa salgono o scendono anche in base alle dichiarazioni di un capo di governo e/o alle "chiacchiere" di una qualsiasi agenzia di rating!
Un secondo grappolo di problemi è legato poi alla "politica" stessa: «l'agenda politica corrente, intorno alla quale le istituzioni europee, i governi e le stesse opposizioni si affannano, è essa stessa auto-contraddittoria. Se in Europa insisteremo con le cosiddette politiche di “austerità”, la domanda di merci, la produzione, l’occupazione, i redditi e quindi anche le entrate fiscali si ridurranno ulteriormente, per cui diventerà sempre più difficile rimborsare i debiti. In questo modo, anziché contrastare la speculazione finanziaria, si finirà per alimentarla. Teniamo presente che proprio a causa di tali politiche la Grecia è già tecnicamente fallita. Proseguendo lungo questa via anche l’Italia, il Portogallo e la Spagna finiranno per incamminarsi verso un inesorabile default». (Emiliano Brancaccio, ricercatore in economia e docente di Fondamenti di Economia Politica).
Insomma, cari amici, per mille motivi il regime di accumulazione del capitale fondato sulla finanza privata è entrato in crisi. Più che continuare con le vecchia politiche, occorre prendere coscienza che la politica non può continuare ad arrancare dietro i mercati finanziari ma deve finalmente anticiparli e prevenirli. Siamo di fronte ad una occasione storica per la costruzione di un nuovo e diverso regime di sviluppo.
«Per edificarlo, occorre in primo luogo che l’autorità pubblica abbandoni il ruolo ancillare di prestatore di ultima istanza del capitale privato, e si faccia invece creatrice di prima istanza di nuova occupazione». (Id).
Non è poco ma il minimo. Non è facile ma urgente.
Aldo Antonelli
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