Se dalla sinistra, mi sa che la sinistra deve interrogarsi su come mai possa fare da balia a questi tipi....! Ho letto questo articolo di Gennaro Carotenuto e lo condivido in pieno. E voi? Buona domenica.
(Aldo Antonelli)
Il treno di Matteo Renzi parte a marcia indietro. Verso gli anni '90
(di Gennaro Carotenuto)
Dicono che sia bravo e simpatico Matteo Renzi, e buchi il video con la parlata fiorentina, la faccia da ragazzo e la mela della Apple come status symbol ostentato, estenuante fino a divenire pacchiano. Da San Giovanni a Santo Steve Jobs come se davvero, come nella pubblicità, anche per l’Italia di oggi bastasse un’App per ogni cosa.
Ho ascoltato con l’attenzione che merita la riunione messa insieme da uno dei possibili candidati del centrosinistra per le primarie alla Stazione Leopolda di Firenze. Ho ascoltato una quantità di idee e ideine di buon senso comune, che potevano far parte di qualunque programma politico, da Larussa a Grillo, ma avrei stretto la mano a Renzi quando ha scandito: “chi nasce in Italia è italiano”.
Alla fine, e cerco di spiegare perché, ne ho ricavato tre sensazioni guida. La prima è che gli intervenuti cancellino a pié pari l’ultimo decennio e tornino agli anni novanta, a Bill Clinton, alla New economy (l’oblio per Barack Obama è assordante) per poter cancellare (seconda sensazione) tutti i fallimenti certificati del modello economico, a partire dalla crisi, e poter riproporre lo stesso pensiero unico come se il muro di Berlino fosse caduto ieri e non ventidue anni fa. La terza è la triste impressione del fashion per il fashion e di un marketing politico che dall’essere mezzo diviene il fine stesso della politica.
Va di moda il cervello in fuga e mettiamoci il cervello in fuga e non importa se calunniamo anche il giusto con il peccatore e chi l’Università la manda avanti tutti i giorni senza un Euro e chi è entrato senza raccomandazioni né essendo figlio di barone. È vecchia come il mondo l’arte di scegliere il nemico e bastonarlo per compiacere i propri. Vanno di moda le “startup” (nuove imprese) e non parliamo d’altro. Sono importanti, ma il mercato del lavoro è un po’ più complesso.
Va di moda la banda larga (per carità, che ideona!) e qualcuno tra gli oratori sembra ancora credere che domani sarà tutto telelavoro. Forse perciò nessuno ha nominato i treni per i pendolari, il tessile di Prato, i mobili di Matera, la ceramica di Sassuolo, le scarpe di Montegranaro (do you know Della Valle, Renzi?), i cassintegrati cinquantenni. Che noia i cassintegrati cinquantenni, vero? Meglio nasconderli sotto il MacBook.
A volte la gioventù (insomma, 36 anni, mica 16…) fa perfino brutti scherzi. Ma è possibile riproporre “as they where” le “tre ï”, Internet, Inglese, Impresa, senza neanche spiegare che sì, era il programma di Berlusconi del 2001, ma noi lo faremo (chissà perché), meglio? Si può parlare di meritocrazia con gli stessi foglietti dei ghost writer di Mariastella Gelmini? Ci si può spacciare per nuovi, per rottamatori, col programma di D’Alema del secolo scorso: “pensiero unico”, mercato, flessibilità, profitto, spolverandolo appena con un po’ di fotovoltaico e un po’ di banda larga? Cosa vende il Renzi, se non l’adesione piena al modello economico che ci ha portati al disastro, con Marchionne “senza sé e senza ma”, e con la lettera della BCE come programma politico –dichiarato- da applicare pedissequamente come se Trichet fosse Mosé?
Spero di sbagliare, ma mi pare che nessuno abbia parlato di “beni comuni”. Come nessuno ha fatto riferimento agli “indignati” che dal Cairo a Madrid a Santiago fino a Wall Street (dove di banda larga ne hanno a pacchi e le startup nascono come funghi) stanno palesando quanto il modello economico dal quale Renzi non si differenzia mai, non sia affatto – neanche negli Stati Uniti dove i neolaureati sono sepolti dai debiti - pensato per favorire i gggiovani e il merito, ma solo i ricchi e i ben nati. Non perché tu debba andare ad occupare Wall Strett, ma neanche puoi far finta che nulla sia successo nell’ultimo decennio, che la crisi non sia sistemica e che basta fare come in America per far rifiorire l’Italia… Sta roba, Matteo, andava bene al tempo di Clinton e della bolla della new economy, non dopo il 2008 e mi sa che quello vecchio qui sei tu.
Se è un’altra parrocchia lo si dichiari, senza infiocchettare il nulla, come ha fatto lo scrittore Alessandro Baricco. Ai più avvertiti quelle parole di Baricco avranno ricordato lo squallido esercizio retorico di Giampaolo Pansa, “e se lo dico io che sono di sinistra che i partigiani erano brutti e cattivi…”, “e se lo dico io che sono di sinistra – ha detto - che siamo più conservatori dei conservatori…”. Non fatevi ingannare dal packaging. Quella frase non vuol dire nulla. Semplicemente suona bene: un mantra buono per Cicchitto come per Baricco, per Gelmini come per Renzi: “la sinistra è conservatrice e va buttata come acqua sporca insieme al bambino”. Alla Leopolda s’è ripetuto fino alla noia.
Poi Renzi sfotte Pierluigi Bersani su Martin Aubry (la segretaria del PSF sconfitta alle primarie) e si sente François Hollande (il burocrate di partito che l’ha battuta) ma neanche sa chi è Arnaud Montebourg (il vero outsider, con un programma critico verso il neoliberismo). Candidati Renzi. Io ti voto contro.
Gennaro Carotenuto
Caro Aldo,
all'inizio della tua lettera chiedi - riferendoti all'articolo di Gennaro Carotenuto: "io lo condivido, E voi?". Io lo stracondivido, lo faccio mio, lo pubblico e spero che altri lo diffondano. A Gennaro sono legato da rari, ma intensi momenti di cooperazione. Io ho attinto largamente da lui - esperto di sistemi politici del centro-America - sul tema del mezzo golpe in Honduras; lui ha attinto da me sul tema dei referenda del 2009
Aggiungo solo che probabilmente il Fiò Renzino non solo ignora chi sia Montebourg, ma ignora complatamente anche chi sia tale Olivier Blanchard, ed allora mi faccio carico di spiegarglielo... Olivier Blanchard è docente di Economia al MIT di Boston, in quiescenza dal 2008, poichè attualmente ricopre la posizione di capo economista al Fondo Monetario Internazionale. Ha anche insegnato ad Harvard, ed è consigliere della Federal Reserve. Ha scritto anche un libricino dal titolo "Macroeconomia", tradotto in decine di lingue, ed edito in Italiano dal Mulino nel gennaio di quest'anno (prezzo: 42 €). Se Renzino non riesce a trovarlo, mi faccia sapere. Gli presto la mia copia (chiedo però deposito cauzionale... coi cattolici alla Renzi le precauzioni non sono mai troppe...)
In questo libro Blanchard (che comunque è da leggere con cautela, perchè di economia capisce certamente meno di Matteo Renzi) sostiene che la flessibilità (eufemismo col quale si preferisce definire il precariato), non produce nuova occupazione, ma nuovo precariato, e nuova e crescente disoccupazione... Chissà se Blanchard leggerà i Cento Punti del Big Bang...Magari cambia idea, si accoda al Fiò Renzino, e gli offre anche un posto alla Federal Reserve, o al FMI... Chi può dirlo?
Tafanus
SOCIAL
Follow @Tafanus