Dalla “Ruota della Fortuna” al “Big Bang” della Leopolda
Dopo vent'anni ritroviamo il nostro alla Leopolda, per la convention dei cosiddetti Rottamatori, tre-giorni organizzata, almeno nelle dichiarazioni della vigilia, per "scuotere il Pd e tutta la politica italiana". Il sindaco del capoluogo toscano, questa volta come mai prima, ha calcato la mano fin dalle settimane precedenti. Si è parlato di "Big Bang", da opporre ai "dinosauri della casta". Tra questi, evidentemente, anche due leader dell'attuale sinistra, con i quali Renzi è entrato in polemica aperta: Pier Luigi Bersani e Nichi Vendola. «I giovani non devono scalciare – aveva chiosato il leader Pd – Lui ha idee vecchie, da anni Ottanta». Un affondo che ha trovato sponda anche nelle parole del numero uno di Sel: «Considero Renzi una persona molto interessante e simpatica, ma ha una cultura sostanzialmente di destra. Lo considero incapace di porre il tema della fuoriuscita dal liberismo. Renzi è molto più giovane di me e di Bersani, ma è molto più vecchio culturalmente e politicamente di noi».
I concetti espressi da Vendola, al di là della polemica interna del Pd, sono gli stessi condivisi dai tanti detrattori del guascone toscano. Lo stesso che Maurizio Crozza ha definito ironicamente "il niente che avanza". A ben vedere, non proprio osservazioni strumentali. Renzi, in questi anni, ha fatto furbescamente leva sulle mancanze del centrosinistra, sulla disillusione di molti elettori in attesa di un cambio di marcia che non arriva mai. Quel sentimento, il sindaco di Firenze l'ha cavalcato, ne ha fatto la propria bandiera e su questa onda lunga sta evidentemente puntando a candidarsi come nuovo leader del Pd e delle opposizioni. Parla per iperboli, cercando di strizzare l'occhio all'interlocutore. Un esempio? Nel lungo discorso di ieri, Renzi non ha fatto riferimenti al premier Berlusconi, se non con una generica battuta («Mia nonna ha solo cinque anni più del Cavaliere»). Il primo cittadino sa che il popolo della sinistra è stanco di sentir parlare i propri leader di Berlusconi, tema che spesso ha messo in secondo piano i contenuti, e ha quindi scelto di mettere da parte la questione.
Peraltro, i dubbi sul dna di sinistra del rottamatore per eccellenza non possono che aumentare andando a ripercorrere le sue esternazioni proprio rispetto al presidente del Consiglio. «Lui è il più grande di tutti nelle campagne elettorali» aveva osservato un ammirato Renzi, finito l'anno scorso al centro delle polemiche per la ben nota visita ad Arcore, ufficialmente per chiedere dei finanziamenti per la sua città. «Un po' mi somiglia – aveva fatto sapere il Cavaliere – E' uno fuori dagli schemi, diverso dai soliti parrucconi della sinistra». Durante quell'incontro, secondo voci mai confermate, Berlusconi cercò di portare il "giovane" dalla sua parte, riconoscendone le grandi potenzialità future. Insomma, quasi un'investitura in piena regola.
Un occhio attento noterà il corto circuito andato in scena alla Leopolda: il premier non viene mai nominato, benché Renzi si ispiri a lui in modo evidente. In primis in quell'attenzione alla forma, alla comunicazione che è sempre stata il vero marchio di fabbrica del capo del governo. Il medium diventa il messaggio, i contenuti vengono dopo. In questa ottica, quasi certamente, si possono leggere i caustici commenti di Vendola.
Il punto discriminante, andando oltre le parole e le tensioni del Partito Democratico, dovrebbe essere sempre e solo la politica. Su questo campo, definire Renzi un "uomo di sinistra" appare davvero una forzatura e non solo per la chiara componente "berlusconiana". Basti pensare alla sue posizioni su temi caldi per davvero, come il caso Fiat. «Sto con Marchionne, dalla parte di chi investe sul futuro delle aziende, senza se e senza ma» aveva rimarcato lo scorso inverno, durante il lacerante referendum di Mirafiori.
Quel che appare davvero troppo scontato è parlare di "nuovo che avanza". Al contrario, in Renzi c'è qualcosa di già visto e rivisto. Qualcosa di cui il Paese forse non ha davvero bisogno.
(da Nuova Società.it, Andrea Paparella)
Col Renzino, le aperture di credito fanno presto ad arrivare, ma fanno ancora più presto a cadere. Dopo la presa di posizione della semiologa Giovanna Cosenza (che ho linkato nel blog precedente), arriva la stroncatura dal sito di Diego Novelli (uno dei più grandi sindaci che Torino abbia mai avuto), la cui stroncatura dovrebbe far fischiare le orecchie anche a Chiamparino, forse troppo precipitoso a salire sul carro fiorenzino...
Nel frattempo, dopo che ieri, su FaceBook, avevo lanciato un rimprovero all'amica Concita De Gregorio, per un articolo troppo benevolo su Renzi, oggi c'è una virata. Nessun rapporto di causa ed effetto con ciò che le avevo scritto, ma forse una più attenta lettura del vocabolario del fiorentino sottovuoto, ed uno sguardo alle cento - chiamiamole così - idee. Sta di fatto che oggi Concita linka un post nel quale definisce Renzi un "populista di centro".
Nel frattempo, io tengo d'occhio un infallibile termometro dell'interesse scatenato dalla "convenscion" di Firenze: il numero di accessi giornalieri al sito ufficiale, leopolda2011.it, e non mancherò di tenere informati i lettori del Tafanus. Sempre nell'ottica di tenere separati i fatti dalle pugnette. Tafanus
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