Dal documento della Commissione Ecclesiale "Giustizia e Pace della Cei: «Educare alla legalità» (4 ottobre 1991):
N. 3: «Proprio perché l’autentica legalità trova la sua motivazione radicale nella moralità dell’uomo, la condizione primaria per uno sviluppo del senso della legalità è la presenza di un vivo senso dell’etica come dimensione fondamentale e irrinunciabile della persona».
N. 6: «Non meno inquietante è poi la nuova criminalità così detta dei “colletti bianchi”, che volge a illecito profitto la funzione di autorità di cui è investita, impone tangenti a chi chiede anche ciò che gli è dovuto, realizza collusioni con gruppi di potere occulti e asserve la pubblica amministrazione a interessi di parte. «… non può non turbare profondamente il generalizzato senso di impotenza, di rassegnazione, quasi di acquiescenza di fronte a questo fenomeno, che si configura come dissolutore di una convivenza pacifica e ordinata. Le risposte istituzionali sembrano spesso troppo deboli e confuse, talvolta meramente declamatorie, con il rischio di rendere la coscienza civile sempre più opaca».
«Manca quella mobilitazione delle coscienze che, insieme ad un’efficace azione istituzionale, può frenare e ridurre il fenomeno criminoso. Non vi è solo paura, ma spesso anche omertà; non si dà solo disimpegno, ma anche collusione; non sempre si subisce una concussione, ma spesso si trova comoda la corruzione per ottenere ciò che altrimenti non si potrebbe avere. Non sempre si è vittima del sopruso del potente o del gruppo criminale, ma spesso si cercano più il favore che il diritto, il “comparaggio” politico o criminale che il rispetto della legge e della propria dignità».
N. 8. «In questo contesto non fa meraviglia che la stessa determinazione delle regole generali di convivenza risulti in qualche modo inquinata. Le leggi, che dovrebbero nascere come espressione di giustizia, e dunque di difesa e di promozione dei diritti della persona, e da una superiore sintesi degli interessi comuni, sono spesso il frutto di una contrattazione con quelle parti sociali più forti che hanno il potere di sedersi, palesemente o meno, al tavolo delle trattative, dove esercitano anche il potere di veto. Tutto ciò ha portato ad elevare al massimo il potere ricattatorio di chi ha una particolare forza di contrattazione, ad aumentare il numero delle leggi “particolaristiche” (cioè in favore di qualcuno) e a ridurre invece drasticamente le leggi “generali”, vanificando così le istanze di chi non ha voce né forza».
N. 9: ««La classe politica, con il suo frequente ricorso alle amnistie e ai condoni, a scadenze quasi fisse, annulla reati e sanzioni e favorisce nei cittadini l’opinione che si può disobbedire alle leggi dello Stato. Chi si è invece comportato in maniera onesta può sentirsi giudicato poco accorto per non aver fatto il proprio comodo come gli altri, che vedono impunita o persino premiata la loro trasgressione della legge».
Facce in fotocopia: Ruini, Marcello Pera, Fisichella
Il testo non ha bisogno di commento, basti solo ricordare a chi non lo conosce che è del 10 ottobre 1991, cioè quattro mesi prima che scoppiasse Tangentopoli e iniziasse Mani Pulite. E’ la previsione profetica di ciò che sarebbe successo con l’avvento di Berlusconi al governo e alla distruzione dell’Italia.
Il cardinale Camillo Ruini, nominato presidente della Cei nel marzo dello stesso anno, 1991, impiega sette mesi per prendere possesso dell’episcopato italiano. Immediatamente toglie dalla circolazione il documento che per lui era troppo cristiano e mette in moto «Il Progetto culturale cristianamente orientato», con cui seppellisce ogni speranza evangelica della Chiesa in Italia e consolida le basi della collaborazione sotterranea e palese con l’astro emergente della finanza assassina, corrotta, evasore, tal Silvio Berlusconi che per salvarsi dalla galera si rifugia in parlamento e chiede aiuto a Ruini e ai scagnozzi, ottenendolo a pieni mani, e promettendo denaro, privilegi, leggi «ad Vaticanum».
I vescovi che oggi tacciano, diventando colpevoli e còrrei, hanno prodotto questo documento limpido e lineare nella direzione del vangelo. Ciò vuol dire che, anche i vescovi, se vogliono, possono fare qualcosa di buono. Se non lo fanno, non ci resta che un solo invito, a loro, al governo che proteggono, ai delinquenti che sostengono, ai pirati CL che si ostinano a chiamarsi cattolici, e quelli come loro e di cui il Paese non ne può più: «Andate tutti a…Putin…».
Paolo Farinella, prete
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