Mi riesce difficile perchè ne conservo un piccolo ma prezioso ricordo personale, legato ad altre persone che risvegliano in me altri ricordi dolorosi. Lucio Magri l'ho incontrato a metà degli anni '90, quando, sotto la direzione di Valentino Parlato e Luigi Pintor, il Manifesto decise di cambiare faccia, per assumere l'attuale formato tabloid. Io a quell'epoca facevo il consulente, e fra i miei clienti c'era l'Agenzia di Pubblicità FCA di Milano, che curava la campagna di lancio del nuovo formato, ma anche un riposizionamento d'immagine del giornale.
Il giornale voleva abbandonare quella sua patina da "giornale rivoluzionario", con incrostazioni vetero-comuniste, per darsi un'immagine da pensatoio della sinistra, evoluto e tranquillizzante. La campagna "teaser" del nuovo Manifesto partì con un'affissione (che riporto in foto) che fece, all'epoca, molto rumore con pochi soldi.
Anche Sandro mi ricorda cose dolorose... Sandro Baldoni era il fratello di Enzo Baldoni, il giornalista ucciso in Iraq. In famiglia si erano divisi i ruoli. Sandro era il raffinato intellettuale, Enzo il "guascone idealista" (lo dico senza la minima venatura negativa: faceva ciò in cui credeva, e lo faceva con entusiasmo, e con quel tocco di imprudenza che gli derivava dalla coscienza di lavorare bene, per il bene dei deboli).
Oggi Lucio non c'è più, e noi, che non apparteniamo alla sinistra ggiovane, ci sentiamo un po' più soli, e molto più tristi. Ci ha lasciati una persona che ha voluto dare un senso alla propria vita anche attraverso il suo atto finale. Una uscita di scena di cui ha scelto lui il come e il quando. Un ultimo insegnamento di libertà, ad un paese nel quale la fanno da padroni vecchi e nuovi clericali.
Noi tuttri dovremmo, fuor di retorica, ringraziare Lucio per come è vissuto, ringraziare Lucio per come è morto. Tafanus
Lucio Magri è morto ieri, a 79 anni. Fu tra gli animatori del gruppo di dirigenti comunisti dissidenti che diede vita nel 1969 alla rivista del "manifesto" e due anni dopo al nostro quotidiano (Il Manifesto)
Lucio Magri si è spento ieri in Svizzera, dove si era recato per porre termine alla propria vita, di sua volontà. La notizia si è diffusa nella notte, tra gli amici; qualcuno, i più intimi, era stato da lui informato in precedenza della sua intenzione, senza riuscire a fargli cambiare idea. Il corpo rientrerà in Italia per essere sepolto a Recanati, la città dove era nato nel 1932.
Nel 1971 partecipò insieme agli altri alla trasformazione della rivista nel nostro quotidiano, da cui successivamente si distanziò, fondando il Partito di unità proletaria per il comunismo. Nel 1984 rientrò nel Pci, dove rimase fino alla dissoluzione e trasformazione nel Pds, nel 1991; in quel momento aderì al gruppo continuista e partecipò alla nascita del Partito della Rifondazione Comunista, dove rimase fino al 1995, quando la sua corrente lasciò il partito e poi rientrò nei Democratici di Sinistra. Una scelta che Magri non condivise, preferendo restare fuori dai partiti.
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