Diciamocelo: il semplice prendere atto del fatto che da queste pagine avevamo previsto perfettamente questa evoluzione e che siamo arrivati al redde rationem non ci rende affatto felici.
Considerate che, al massimo il 25 novembre, l'Italia e l'Europa si troveranno obbligate a realizzare o un piano di salvataggio di dimensioni gigantesche oppure la bancarotta del debito italiano, che, com'è facilmente intuibile, dichiarerà l'apocalisse dell'euro e la contestuale caduta delle economie occidentali.
In effetti il default Italiano creerebbe facilmente le condizioni per un effetto domino che toccherebbe immediatamente le banche europee (francesi e tedesche in primis) ma che successivamente espanderebbe il "contagio" a tutte le nazioni occidentali che hanno un alto debito: pensate al Giappone o agli Stati Uniti, che in termini assoluti detengono debiti enormemente maggiori di quello Italiano.
Tenete conto che già venerdì 11.11.2011 i mercati potrebbero decidere un ulteriore rincaro del debito italiano, perché ritenuto troppo rischioso, e a questo punto uno spread BTP - BUND superiore all'8% (valore limite indicato da Visco quale ultimo baluardo di resistenza dell'economia Italiana prima del default) sarebbe inevitabile.
Per Grecia, Irlanda e Portogallo, tre dei cinque PIIGS, i titoli decennali sono stati trattati ad un tasso superiore al 5,5% per 43 giorni, prima di superare stabilmente la soglia del 6%. Poi, sono rimasti per altri 24 giorni sopra quota 6, prima di scavalcare, in modo continuativo, il 6,50%. Da qui, sono bastati 15 giorni di mercato per sfondare il 7%, un livello insostenibile, in particolare se il debito risulta essere superiore ai 2000 miliardi di euro, oltre cinque volte il debito greco.
Il Btp decennale è stato trattato sopra il 5,50% a partire dal 21 settembre, superando il 6% il 28 ottobre 2011, per arrivare al 6,50 il 5 novembre, come previsto in questo post del Tafanus, dove si preconizzava lo sfondamento di quota 380 del valore dello spread.
Venerdì 4.11 il differenziale ha superato i 450 punti (il rendimento sul Bund è largamente inferiore al 2%, contro il 6,66% italiano): lunedì 7 novembre ha toccato il massimo di 492, e secondo il codice Clearnet, dopo cinque giorni consecutivi in cui lo spread resta sopra i 450 punti chi ha presentato titoli italiani come garanzia di un prestito è obbligato ad integrare con denaro contante il 15% del totale del prestito. Ovviamente l'effetto di questa regola sarà quello di una vendita al ribasso dei titoli detenuti dagli investitori, che si farà ovviamente catastrofico all'avvicinarsi del momento topico in cui scatterà il "si salvi chi può".
Questa slavina che la BCE sta cercando (invano) di arginare, in altri termini, potrebbe a breve trasformarsi in una valanga incontrollabile: prova ne sia il fatto che i Btp ad un anno vengono trattati sopra il 6% mentre i Bund tedeschi della stessa durata sono trattati allo 0,25%.
In condizioni come queste, solo per rinnovare il debito già esistente da qui alla fine del 2012, l'Italia dovrà emettere titoli per oltre 340 miliardi di euro, e se dovesse finanziarsi al costo del 7%, anziché del 4,8% (livello dei rendimenti dei Btp decennali a giugno) dovrebbe sopportare un costo maggiorato di circa 8 miliardi di euro: insomma, una finanziaria bella e buona. Quindi una maggiore spesa per interessi, soldi che non potrebbero essere utilizzati per lo sviluppo, e quindi ulteriore caduta di competitività della nazione in una avvitamento verso il crollo sempre più veloce. Ora, senza peraltro ripetere il grafico presentato dal Tafanus relativo all'andamento dello spread in funzione dell'aspettativa di dimissioni da parte del minus habens che ci ritroviamo come presidente del consiglio, appare evidente che ogni minuto di ulteriore permanenza di Berlusconi nella posizione di rappresentante Italiano risulta un passo ulteriore verso l'abisso.
Nulla infatti accadendo prima di venerdì prossimo, essendo passati i famosi cinque giorni di permanenza oltre il 4,5% di spread, il crollo finale sarà inevitabile, e potrebbe comportare di fatto l'impossibilità da parte dello stato Italiano di pagare gli stipendi ai dipendenti pubblici, alle aziende creditrici ed agli investitori pubblici e privati.
La sanità pubblica sarebbe ovviamente la prima a bloccarsi: senza infatti che gli stipendi di medici ed infermieri possano venire pagati i pazienti, dopo un certo periodo, o dovrebbero rivolgersi alla sanità privata oppure sperare nella assistenza di organizzazioni no-profit.
I comuni, in mancanza di trasferimenti economici, si vedrebbero costretti a limitare tutti i costi, ed i dipendenti comunali potrebbero non ricevere gli stipendi, con le immaginabili immediate conseguenze sulla regolarità di erogazione dei servizi.
A proposito, immaginate quale possa essere il motivo per cui la capitalizzazione di molte banche è bloccata: Unicredit, per esempio, ha esposizioni notevoli con titoli di stato Italiani, ed un eventuale default sancirebbe una sottocapitalizzazione di questa banca che rimarrebbe nel giro di pochi giorni senza liquidità immediate - e dunque a rischio di default - se tutti i correntisti decidessero di prelevare il proprio gruzzolo.
Tutto questo perché un manipolo di idioti non decidono di sfiduciare immediatamente colui che ha creato tutto questo disastro, colui che solo un anno fa declamava le virtù economiche Italiane.
Quello che diceva "...l'Italia esce dalla crisi meglio di tutti gli altri paesi europei".
Quello che dice "voglio vedere i traditori".
Come se il problema non fosse una nazione che sta per crollare ma il "tradimento" del piccolo napoleone de noantri, piccolo nella statura morale ed intellettiva e piccolo nel suo grande egoismo da imbonitore da quattro soldi. Imbonitore che alla prova dei fatti ha dimostrato la sua pochezza di uomo di stato e di imprenditore sulla base dei numeri, che poi sono quelli che certificano in maniera inequivocabile le capacità degli amministratori.
Churchill diceva "difficulties bring out the best" (le difficoltà fanno emergere il meglio delle persone): in Italia temo invece che al momento in cui i cittadini si accorgeranno del conto che gli farà pagare il bugiardo patologico i forconi saranno gli oggetti meno pericolosi per politici e saltimbanchi vari. E soprattutto saranno decisamente poco gradevoli per il saltimbanco capo, responsabile principe di questo disastro facilmente vaticinabile.
Al presidente della Repubblica, infine, si presenta ora la possibilità di salvare la nazione oppure di dannarsi con essa. Presidente Napolitano, in questo momento drammatico, in cui non esistono regole ma solo eccezioni, le chiedo ufficialmente di utilizzare le sue prerogative e di rendere pubbliche le richieste di dimissioni immediate che giungono ormai da tutta la società civile. Da questo potrà decidersi il giudizio storico sulla sua persona e la sopravvivenza dei giovani Italiani. E, mi permetta, al sottoscritto interessa molto più dei ragazzi senza futuro che della sua persona.
Chi ha orecchie per intendere, intenda.
Alex Cariani
P.S.: In questo momento, a fronte di un insopportabile 308-321, il nano ha il volto terreo della sconfitta. Ora il salto dei topi (e delle tope) dalla nave che affonda, potrebbe assumere velocità da Titanic. E' finito, e speriamo che ne prenda atto prima che tutti i naufraghi finiscano annegati. Intanto lo spread si è avvicinato nuovamente a quota 500... Tafanus
SOCIAL
Follow @Tafanus