Una gentile amica di facebook, B.S, (non so se desidera essere citata) mi ha dato una buona idea. Sugli immobili "non esclusivamente commerciali" della Chiesa esiste molta incertezza. Allora perchè non creare un luogo dove far convergere, da tutta Italia, segnalazioni dei luoghi della Chiesa adibiti NON SOLO al culto, ma anche - e talvolta prevalentemente - a scopi ed attività commerciali? Ci sto pensando, e credo che accoglierò il suggerimento.
Nel frattempo, riporto due documenti fondamentali. Il primo è uno scritto di cui è piena la rete, anche se NESSN SITO, fra quelli da me visitati, si è preoccupato di citare la fonte. Ah...quella cosa desueta chiamata "netiquette"... Quello che segue è l'articolo in questione, e cerca di far luce sulla giungla delle esenzioni (vere o presunte):
Chiesa, associazioni, ambasciate... i privilegiati che non pagano l'Ici - Il Vaticano - con 115 mila case e 9 mila scuole - fa la parte del leone. Ma la lista degli esentati è molto lunga. Dentro la zona grigia dell'uso non commerciale, si infilano migliaia di attività sanitarie, didattiche, ricettive
(di Ettore Livini - Repubblica.it)
Chiesa ma non solo. L'ombrello della norma taglia-Ici non ripara solo gli immobili (quelli ad uso "non esclusivamente commerciale") del Vaticano. Certo il mattone di Dio - 115.000, 9.000 scuole, 4.000 tra ospedali e centri sanitari - fa la parte del leone. Ma la platea dei beneficiari dell'esenzione dall'imposta è molto più ampia. Non pagano tutte le altre confessioni religiose. Zero tasse per le associazioni non profit, le ong, le ambasciate, le Fondazioni liriche, i palazzi intestati a Stati esteri. Niente Ici nemmeno per edicole, cappelle nei cimiteri, musei e per le proprietà di Comuni, Province e Regioni utilizzate a fini istituzionali.
La legge prevede l'esenzione per gli immobili di enti senza fine di lucro "destinati allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive". Come succede per il patrimonio della Santa Sede, però, anche qui esiste una ampia area grigia dove l'uso "non commerciale" dei beni è difficile da certificare. Ci sono ospedali controllati da pseudo-Onlus (e accreditati con il servizio sanitario nazionale) che fatturano centinaia di milioni.
Fondazioni che affittano case e palazzi di lusso incassando fior di quattrini ogni anno senza dover pagare un centesimo di imposta. Circoli sportivi e dopo-lavoro trasformati in piccoli - e ricchissimi - villaggi Valtur del tutto esentasse. Ecco l'elenco degli "utilizzatori finali" più importanti della norma taglia-Ici. E quello delle realtà sociali più vicine al mondo dell'assistenza sociale che in realtà - malgrado di solito si pensi il contrario - sono costretti a pagarla.
RELIGIONI - Musulmani e buddisti salvi come i cattolici
Tutti i luoghi di culto non pagano l'Ici. Vale per parrocchie, moschee, sinagoghe, anche per l'unico edificio in mano all'Unione Buddista Italiana. Per tutti vale l'esenzione dei beni utilizzati a fini "non esclusivamente commerciali". Con i Comuni incaricati di valutare eventuali abusi. Una recente sentenza della Commissione tributaria provinciale di Lecco, per dire, ha esentato dall'imposta un ex-opificio trasformato in "luogo di culto dalla locale comunità mussulmana".
CIRCOLI - Biliardini e ristoranti sfuggono alla gabella
I circoli ricreativi che fanno capo a organizzazioni non a fine di lucro non pagano l'Ici. Vale ad esempio per i 5.500 circoli e sodalizi Arci, anche se l'associazione – conferma il presidente Paolo Beni – paga l'imposta sulle parti di edificio legate ad attività commerciali come ristoranti. È forse una delle partite più delicate, visto che in molte di queste realtà operano attività di ristorazione. "Ma sono rette dal volontariato e funzionano solo per i soci", assicura Beni.
ONLUS - Molte cause in tribunale per gli immobili affitati
Tutte le Onlus e le Ong sono esentate dal pagamento dell'Ici, almeno per gli edifici che usano come sedi proprie e non a fine di lucro. Non paga Emergency, non paga Medici senza frontiere, non paga l'Associazione per la ricerca sul cancro e la Lega per il filo d'oro. Chi invece dispone di un patrimonio di immobili messi a reddito (cioè affittati) è costretto - almeno in teoria - a onorare con il fisco il pagamento dell'imposta, anche se la materia è ancor oggi oggetto di confronto giuridico.
SCUOLE - Niente tassa agli istituti legati agli enti no-profit
Un altro tema delicato è quello delle strutture sanitarie e scolastiche. Le cliniche private (convenzionate o meno con sistema sanitario nazionale) devono pagare l'Ici. Gli enti non commerciali convenzionati con la sanità pubblica - tra cui diverse istituzioni religiose o Onlus - invece no, almeno sui reparti ospedalieri mentre sul patrimonio immobiliare a reddito si paga tutto. Zero Ici anche per le scuole private che fanno capo a enti non a fine di lucro indipendentemente dal livello delle loro rette.
Alcuni invece, a dispetto del mantra che si è tentato di veicolare in questi giorni da parte delle destre vicine alla Chiesa, pagano eccome:
PARTITI - Pagano tutta l'imposta sulle abitazioni ereditate
I partiti politici non beneficiano di alcuna esenzione Ici. "Noi per la sede di Torre Argentina sborsiamo 2-3mila euro l'anno" mette i puntini sulle "i" Mario Staderini, segretario dei Radicali. Paga il Pd, pagano le fondazioni degli ex-Ds cui è stato dirottato il patrimonio di case (5.800 immobili) girato dai militanti. Fanno la loro parte - perché obbligati dalla legge - pure gli eredi della vecchia Democrazia Cristiana. Anche se durante i burrascosi anni di Tangentopoli e della diaspora della Balena bianca è svanita nel nulla una dote di qualche centinaio di edifici di pregio.
SINDACATI - Patrimonio milionario, non ricevono sconti
I sindacati (come Confindustria) pagano l'Ici. Sia per le loro sedi istituzionali che per gli altri immobili destinati a reddito. Si tratta di un patrimonio importante. Solo la Cgil ha oltre 3.000 tra uffici e delegazioni lungo tutta la Penisola. La Cisl ne ha addirittura 5.000. Il mattone nel portafoglio della Uil ha un valore stimato di circa 35 milioni. Un "tesoretto" accumulato grazie a lasciti, donazioni e investimenti nel corso degli anni e cresciuto sullo zoccolo duro dei beni ereditati (esentasse) per legge dalle vecchie rappresentanze sindacali dell'era fascista.
Il secondo documento di cui volevo informarvi è una sorta di repertorio dal titolo "Istituti Religiosi a Roma - Elenco strutture disponibili nella provincia di Roma", che trovate a questo indirizzo: [Case Accoglienza-Ferie Lazio-Roma]
Il link si riferisce alla sola provincia di Roma, ma non lasciatevi prendere dal panico: sulla colonna sinistra del sito, molto funzionale, sono indicati in bell'ordine i links a tutte le restanti regioni del paese. Un sito molto ben fatto. Non abbiate fretta, perchè il sito offre più opportunità di Expedia. Nella sola Provincia di Roma l'offerta è di circa 100 strutture alberghiere (tutte, ovviamente, dotate non solo di frigobar e TV satellitare, ma anche della "cappella" d'ordinanza, che trasforma le strutture in luoghi "non esclusivamente" adibiti ad attività commerciali.
Non manca neanche il mitico e cliccatissimo Albergo delle Brigidine, in Piazza Farnese, con vista sulla piazza e sul palazzo nobiliare che ospita l'ambasciata francese. Tempi di prenotazione piuttosto lunghi. Però non perdetevi d'animo. Se non siete esperti di navigazione in rete, o non volete perdere troppo tempo, esiste un attrezzatissimo ufficio centralizzato di informazioni e prenotazioni. Al vostro servizio. Ed al servizio di Dio. Tafanus
ISTITUTI RELIGIOSI s.r.l.
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P.S.: e nel sito romeguide.it, del quale si avvalgono molte case della fanciulla che offrono ospitalità (con cappella) non manca neanche una sezione una sezione specializzata in "Roma Erotica"
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