L'ex sondaggista Luigi Crespi è stato condannato a 7 anni di reclusione per il crac dell'Hdc. Assolti il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri e il parlamentare del Pdl Alfredo Messina.
I giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Milano presieduti da Laura Cairati, oltre a Luigi Crespi, interdetto in perpetuo dai pubblici uffici, hanno anche condannato a quattro anni di reclusione il fratello Ambrogio, anche lui ex componente del cda della holding della comunicazione poi fallita; a 2 anni e 6 mesi Ferdinando Superti Furga in qualità di presidente del collegio sindacale della società dal 2001 al 2003 e a 2 anni Fulvio Pravadelli, ex consigliere delegato dell'area amministrazione e finanza di Publitalia '80. Luigi Crespi, in solido con altri condannati, dovrà pagare una provvisionale complessiva di 5 milioni e 200 mila euro, dei quali 3 milioni e 500 mila euro per Hdc Spa.
LA STRUTTURA DELTA - Nell'ambito dell'inchiesta sul crac Hdc fu scoperta la «struttura Delta», ovvero la presunta «cellula» interna alla Rai, che avrebbe dovuto rappresentare un presidio a sostegno di Silvio Berlusconi e di cui avrebbero fatto parte tra gli altri Deborah Bergamini, Clemente Mimun, Francesco Pionati e Fabrizio Del Noce.
LA SODDISFAZIONE - «Siamo molto contenti per l'assoluzione che finalmente è arrivata, dopo un processo durato molto tempo», è il commento a caldo dell'avvocato Lucio Lucia, difensore di Fedele Confalonieri, assolto «perché il fatto non è previsto dalla legge come reato» dall'accusa di favoreggiamento nel processo Hdc. «Francamente - continua il legale - era difficile comprendere come potesse aver compiuto un favoreggiamento non avendo mai avuto contatti, né possibilità di interferire con Crespi». Oltre a Confalonieri, è stato assolto anche il vice presidente vicario di Mediolanum e senatore del Pdl, Alfredo Messina, anch'egli accusato di favoreggiamento.
LE RICHIESTE DELL'ACCUSA - La procura aveva chiesto la condanna per l'ex amministratore delegato della Banca Popolare di Lodi, Gianpiero Fiorani a tre anni e sei mesi, l'ex ad di Efibanca, Enrico Fagioli a quattro anni, l'ex consigliere delegato di Publitalia '80, Fulvio Pravadelli a due anni, e Alfredo Messina, parlamentare del Pdl ed ex vice presidente di Mediolanum a un anno. Le accuse, a vario titolo, andavano dalla bancarotta fraudolenta al falso in bilancio al favoreggiamento. L'accusa di falso in bilancio, contestata a una parte degli imputati, secondo l'avviso di chiusura indagini, riguarda la circostanza di «aver esposto nella relazione dell'esercizio 2002 di Hdc fatti materiali non corrispondenti al vero in ordine dalla situazione economico-patrimoniale della società e in particolare per avere iscritto all'attivo dello stato patrimoniale crediti inesistenti, inesigibili o irrealizzabili». Inoltre, secondo l'accusa, Crespi in concorso tra l'altro con Fagioli (Efibanca), invece assolto «perché il fatto non costituisce reato», avrebbe cagionato «il dissesto della Hdc spa, in quanto, pur consapevole della falsità del bilancio di esercizio 2002», avrebbe contribuito «alla sua approvazione».
I REATI - Tra i reati contestati c'è anche quello di bancarotta preferenziale, perché Crespi, in concorso con altri, «con la consapevolezza dello stato di insolvenza della società Hdc spa» favoriva il creditore Publitalia '80 con pagamenti a cavallo tra il 2002 e il 2003 pari a circa 22 milioni di euro. Secondo la ricostruzione fatta dalla procura di Milano, tra i motivi del buco del gruppo Hdc, Crespi avrebbe versato soldi tra il 2000 e il 2001 alle reti tv Telelombardia e Antenna 3 «a uso esclusivo beneficio di Mediaset», come «forma di indennizzo» per un presunto trattamento di favore che Mediaset avrebbe concesso a Italia 7 Gold, alla quale si ipotizza venivano venduti programmi sottocosto. Questi soldi sarebbero stati versati alle due tv per agevolare Mediaset e da questo deriva l'accusa di favoreggiamento contestata a Fedele Confalonieri (assolto). I pagamenti, per l'accusa, erano stati fatti da Hdc «a fronte di fatture per operazioni inesistenti in quanto relative a fittizi contratti d'acquisto di spazi pubblicitari o consulenze».
(Corriere.it)
Confesso che pur non avendo mai apprezzato il lavoro da sondaggista del principe di Luigi Crespi (Datamedia), succeduto al mitico Pili, non sono mai riuscito a farmelo stare antipatico (antipatia che forse ho serbato tutta per l'attuale sondaggista di casa Berlusconi (M.me Ghisleri di Euromedia, paleontologa riciclatasi in esperta di ricerche sociografiche).
Crespi è un simpatico guascone, e a suo modo persona generosa. A me personalmente ha regalato una delle più belle nottate mai trascorse... Correva l'anno 1995. Una piovosa giornata in Costa Azzurra. Io avevo la mia barchetta a Beaulieu, ma quella sera, anzichè andare a dormire in barca, iniziai a cercarmi un albergo. Non avevo ancora la TV via satellite in barca, e nella ricerca dell'albergo mi ero imposto una sola condizione: che ci fosse in camera la TV satellitare, con uno dei canali italiani...
Diventato improvvisamente teleidiota? No... era la notte degli scrutini delle regionali. Alle 22 ero già a letto, armato di telecomando. Gli ultimi sondaggi pre-voto davano il centro-destra stra-vincente, quasi in tutte le regioni. Datamedia era il sondaggista sia di RAI che di Mediaset.
Iniziano i primi exit-poll, ed Emilio Fede riempie tutta la cartina d'Italia di bandierine azzurre. Poche le bandierine rosse (Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche...). Insomma, le inevitabili "regioni rosse".
Poi si comincia a passare dagli exit-polls alle prime proiezioni, e delle proiezioni ai "voti di pietra" (quelli veri, scrutinati). Ed Emilio Fede inizia una corsa contro il tempo. Togliere bandierine azzurre, mettere bandierine rosse... Ad un certo punto Emilio Fido aveva esaurito lo stock di bandierine, rosse, e credo che abbia dovuto far ricorso ai fagioli, come in una tombola natalizia in famiglia...
A metà nottata mi sono addormentato. L'ultima immagine che ricordo è quella di Michelini che, pur facendo lo "schivo", rilasciava la sua prima intervista da Governatore della Regione Lazio. Mi sono risvegliato all'alba. Michelini era incazzato nero. Aveva già assunto i toni da Governatore, ma la luce dell'alba decretava la vittoria di Badaloni...
Il guascone Crespi, conscio di averla fatta grossa, rinunciava al cachet concordato con RaiSet per i suoi sondaggi. Chissà che anche questo atto di fair-play non abbia contribuito al dissesto di HDC... Ora, apprendiamo, paga solo il guascone. I nomi Rai, Mediaset, Forza Italia che ricorrono nella inchiesta sono tanti, ma l'unico "pirla" (lo dico con simpatia) che pagherà, sarà il guascone Crespi. Salvi Confalonieri, Fiorani, Mimun, Deborah Bergamini.
Crespi non chiamatelo più Luigi. Chiamatelo Tano. Tano libera tutti. Tafanus
SOCIAL
Follow @Tafanus