Scrivo questo post di getto, stimolato dal commento - alquanto insulso - di un "avventore" del Tafanus, il quale si lancia in un'accusa di quasi-razzismo anti meridionale nei confronti di Giorgio Bocca. Di lui ricorda (...quando si dice la memoria selettiva...) solo un libro del '92 - intitolato "L'Inferno", dedicato a squarciare più di un velo sulla diffusa illegalità che ha quasi paralizzato il meridione. Da qui la frettolosa accusa di "anti-meridionalismo".
Peccato che la gente ricordi solo ciò che comoda ricordare. Si da il caso che io questo libro lo abbia in casa, ma che io abbia in casa anche un libro di appena un anno dopo, che si intitola "Metropolis", dedicato alla criminalità della "capitale immorale". No, caro amico... Bocca non era anti-meridionalista. Era semplicemente anti-illegalità, e poco gli interessava di lisciare il pelo di sopra o di sotto. E non è per caso che uno come Roberto Saviano sia stato fra i primi a scrivere parole commosse, di grande stima, nei confronti di Giorgio Bocca, appena saputo della sua morte.
Per restituire memoria visiva alle cose, pubblico in calce le scansioni delle copertine dei due libri:
Afferra, amico? Due anni, due libri, due mali dell'Italia. La criminalità proletaria, e la criminalità dei colletti bianchi. E Giorgio Bocca non ha mai condannato l'una più o meno dell'altra. Due facce della stessa malattia. E' interessante leggere la controcopertina contenente il sommarietto del secondo nato, Metropolis:
"...l'immensa città-fabbrica in cui un popolo sotterraneo di lavoratori è tiranneggiato dai pochi privilegiati abitanti di un meraviglioso giardino pensile: questa è la favola dell'ingiusta modernità immaginata dal regista Fritz Lang, e questo ha rischiato di diventare Milano.
La città del pane, dell'integrazione e della tolleranza, della libera impresa e del riformismo sociale, la città ammalata - e poi guarita - di terrorismo, si è trasformata negli ultimi quindici anni nella metropoli del furto legalizzato e dell'arroganza ignorante, divisa in una gang di rapinatori politico-affaristici e in una massa di vessati e rapinati.
Raccontare, come in Metropolis, la storia di questa metamorfosi vuol dire mettersi al centro della tempesta italiana, capire da vicino quanto è avvenuto e sta avvenendo nella città che ha sempre avuto il destino di anticipare l'evoluzione di tutto il paese. Dopo "La disunità d'Italia", in cui ha denunciato per primo la frattura che stava spaccando la nazione, e dopo "L'inferno", in cui ha posto senza ipocrisie la questione del Sud, Giorgio Bocca individua oggi con il romanzo civile della metropoli del Nord il vero terreno di scontro dove si combattono la restaurazione e il cambiamento.
Tra racconto e inchiesta, ricordi e incontri, Metropolis è insieme una guida all'Italia che non è più e uno sguardo verso l'Italia che non è ancora..."
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