Lo confesso, e so che questa nota susciterà anche reazioni irate: non ho mai considerato Pietro Ichino un faro né dell'economia, né tanto meno del giuslavorismo. E', a mio avviso, uno dei tanti finiti nel PD per caso e per sbaglio, alla stregua dei Morando, o dei Calearo. In TV, cerchi di ascoltarlo, e dopo due minuti sei li a chiederti che cavolo ci faccia in un partito sedicente di sinistra, chi gli abbia offerto una candidatura, perchè...
Pietro Ichino è un esempio classico di sproporzione fra "valore facciale" e "valore reale". Un classico rappresentante del cerchiobottismo del Corsera. Prendi i suoi articoli, li mischi con quelli di Panebianco, di Galli della Loggia, di Sergio Romano, poi provi a mettere la firma giusta sull'articolo giusto, e devi tirare quasi a indovinare.
Per la prima volta mi sono affacciato sul [sito di Pietro Ichino]. Cliccando sulla faccia alquanto isterica di Pietro, si apre il suo sito sulla sezione più interessante (si fa per dire), introdotta dalle seguenti parole:
"Questa pagina contiene, nella prima parte, le tre schede programmatiche utilizzate nel corso della campagna elettorale del febbraio-aprile 2008" [...]
Come sia finita la campagna del 2008, lo sappiamo tutti. Con la nomina di parlamentari PD come Ichino o Calearo, e con la più grande débacle del centro sinistra degli ultimi sessant'anni. Et pour cause... Subito, aprendo il sito di Ichino, si hanno due sorprese:
-1) la prima, sgradevole, è che non esiste alcuna possibilità di interazione. Insomma, il verbo di Ichino non si discute, e non si commenta. Chi vuole, può leggere in religioso silenzio, assorbire gli insegnamenti, e poi andare in giro per il mondo, a diffondere l'Ichino-Pensiero, novello apostolo alla bagna cauda.
-2) la seconda è quasi incredibile (...quando si dice la differenza fra valore facciale e valore reale...) Ti aspetteresti un sito importante, visto il pedegree... Tutti parlano di Ichino, Ichino è dappertutto come il prezzemolo o il parmigiano grattuggiato, ha il supporto del più grande partito italiano, è editorialista del maggior quotidiano italiano, è presente in TV quasi quanto "salve sono Matteo Renzi e sono ggiovane, sono tanto ggiovane", poi guardi i numeri di chi legge il sito di Pietro Ichino, e scopri che sono del 52% inferiori a quelli del pur modestissimo Tafanus, e ti chiedi perchè...
Ma iniziamo a leggere questo secondo punto dell'Ichino-Pensiero, quello che riguarda il diritto del lavoro, avvertendo coloro che soffrono di agorafobia di astenersi dalla lettura:
Per la riforma del diritto del lavoro: tutti a tempo indeterminato, con un contratto più flessibile, ma con maggiore sicurezza nel caso di perdita del posto
Propongo di promuovere una grande intesa tra lavoratori e imprenditori, nella quale questi ultimi rinunciano al lavoro precario in cambio di un contratto di lavoro a tempo indeterminato reso più flessibile con l’applicazione di una tecnica di protezione della stabilità diversa da quella attuale per i licenziamenti dettati da motivo economico-organizzativo.
La cosa può funzionare così:
-a) d’ora in poi tutti i nuovi rapporti di lavoro, esclusi soltanto quelli stagionali o puramente occasionali, si costituiscono con un contratto a tempo indeterminato, che si apre con un periodo di prova di sei mesi;
-b) la contribuzione previdenziale viene rideterminata in misura uguale per tutti i nuovi rapporti, sulla base della media ponderata della contribuzione attuale di subordinati e parasubordinati; una fiscalizzazione del contributo nel primo anno per i giovani, le donne e gli anziani determina la riduzione del costo al livello di un rapporto di lavoro a progetto attuale; la semplificazione degli adempimenti riduce drasticamente i costi di transazione;
-c) dopo il periodo di prova, si applica la protezione prevista dall’articolo 18 dello Statuto per il licenziamento disciplinare e contro il licenziamento discriminatorio, per rappresaglia, o comunque per motivo illecito;
-d) in caso di licenziamento per motivi economici od organizzativi, invece, il lavoratore riceve dall’impresa un congruo indennizzo che cresce con l’anzianità di servizio;
-e) viene inoltre attivata un’assicurazione complementare contro la disoccupazione, che porta il trattamento complessivo a un livello paragonabile a quelli scandinavi: durata pari al rapporto intercorso con limite massimo di tre anni, con copertura iniziale del 90% dell’ultima retribuzione, decrescente nei due anni successivi fino al 70%), condizionata alla disponibilità effettiva del lavoratore per le attività mirate alla riqualificazione professionale e alla rioccupazione;
-f) l’assicurazione e i servizi collegati, affidati ad agenzie scelte dalle imprese o ad enti bilaterali costituiti di comune accordo con i sindacati, sono finanziati interamente a carico delle imprese stesse (con un contributo il cui costo medio è stimato intorno allo 0,5% del monte salari): più rapida è la ricollocazione del lavoratore licenziato, più basso è il costo del sostegno del reddito per l’impresa: donde un forte incentivo economico all’efficienza dei servizi di outplacement;
-g) il compito del giudice è limitato a controllare, su eventuale denuncia del lavoratore, che il licenziamento non sia in realtà dettato da motivi illeciti (per esempio: licenziamento squilibrato a danno di persone disabili, donne, lavoratori sindacalizzati, ecc.); il “filtro” dei licenziamenti per motivo economico è costituito invece essenzialmente dal suo costo per l’impresa.
Ho tradotto questo progetto per la transizione alla flexsecurity in due saggi pubblicati, nell’ottobre 2008 e nel settembre 2009, sulla rivista ItalianiEuropei e in due disegni di legge: uno presentato con altri 34 senatori del PD il 25 marzo 2009 (n. 1481/2009) e uno presentato con altri 54 senatori del PD l’11 novembre 2009 (n. 1873/2009). Nel dicembre scorso il progetto ha avuto il sostegno esplicito dell’allora Segretario del Partito Walter Veltroni e del Coordinatore del Governo-ombra Enrico Morando. Il testo dei disegni di legge e tutti gli altri documenti disponibili nel sito relativi al progetto sono agevolmente accessibili attraverso il Portale della semplificazione e della flexsecurity.
Sul terreno della riforma della disciplina del rapporto individuale di lavoro, il 9 luglio 2008 ho anche presentato – insieme ai senatori Treu, Roilo, Nerozzi, Passoni e alcuni altri - il disegno di legge n. 884 sulle dimissioni del lavoratore mirato a introdurre una nuova disciplina efficace, senza costi per le imprese e i lavoratori, contro il fenomeno delle “dimissioni in bianco”, dopo l’abrogazione della legge del 2007.
Ecco: è sulla rendita di posizione di questa paginetta di scemenze assortite (ma forse sarebbe il caso di chiamarle "banalità assortite") che Pietro Ichino è diventato uno dei maitres-à-penser dell'economia e del giuslavorismo? Peccato non poter commentare (e tutto sommato forse anche potendolo fare, non ne avrei tanta voglia...)
Si, perchè mi è capitato in questi giorni di ascoltare per ben due volte Ichino in TV. la prima volta su Omnibus, la seconda in una trasmissione di Lilli Gruber.
Su Omnibus il tema era quello della riforma delle pensioni (l'ennesima) che metteva davanti a circa 50.000 persone di età superiore ai 55 anni una imprevista interruzione del ponte che pensavano di star percorrendo. Un ponte che avrebbe dovuto collegare in qualche modo l'estromissione (non chiesta, non voluta, ma subita) dal mondo del lavoro, con quello della misera pensione, attraverso i dolorosi passaggi per la cassa integrazione, la mobilità, il pensionamento anticipato... Percorso a ostacoli, umiliante, da indigenti, e neanche a tutti concesso. Con le nuove normative, questo ponte veniva improvvisamente spezzato. Indietro non si torna, e di fronte c'è solo il salto nel vuoto.
Ma, si sa... chi ha il culo al caldo raramente avverte il freddo perchè altri non hanno la coperta di lana... Dunque, la conduttrice ha chiesto a Ichino cosa ne sarebbe stato di questi esseri umani, non più occupabili, non ancora pensionati, posti di fronte a questa "rottura del ponte". Incredibile! il Prode Ichino ci ha spiegato che esistono aziende specializzate nel trovare lavoro a questi quasi-sessantenni estromessi dal mondo del lavoro (non per loro avida ricerca di un baby-pensionamento, ma per convenienza o necessità aziendale si sbatterli fuori anzitempo).
Si, Ichino ha ammesso che queste agenzie costano (circa mezzo anno di stipendio, a carico del lavoratore). Si è spinto fino a confessare che non funzionano sempre e per tutti (sembra che funzionino in meno della metà dei casi). Ma ecco, per Ichino questa era la soluzione. Chi se ne frega dell'altra metà abbondante... Non già sedersi ad un tavolo e ridiscutere su come fronteggiare questa reale "emergenza umanitaria"... Beh, Ichino mi consenta: una scemenza simile avrei potuto assemblarla persino io, non-giuslavorista.
E veniamo alla trasmissione della Gruber: qui si parlava della riapertura del mantra sull'art. 18, che per quasi un anno ha dominato il dibattito nel centro-destra, per poi spegnersi all'improvviso, così come era nato. A sentir parlare, all'epoca, i Sacconi, i Berlusconi, le Marcegaglia, sembrava che fosse l'articolo 18 a paralizzare l'Italia, ed a bloccarne le "magnifiche sorti e progressive". Allora pronti a discuterne erano gli attuali pasdaran vetero-sindacalismo: i Bonanni, gli Angeletti... Proprio loro. Proprio quelli che andavano di nascosto a cena a palazzo Grazioli, passando dal retro. Proprio quelli che a sentirli parlare oggi (e mi riferisco in particolare al "mite" Bonanni), sembrano degli estremisti dei centri sociali, dei Caruso un po' invecchiati, e alquanto rincoglioniti. A fronte dei discorsi insultanti di Bonanni (...avrà mica un sondaggio?...), carichi di violenza verbale, di "presidi permanenti" in piazza fatti da 10 persone quando va bene, la Camusso sembra una moderata rappresentante del morandismo...
Inutile spiegare a Ichino che da uno studio di Bankitalia (non dell'Ufficio Studi della CGIL) si evince che l'art. 18 non ha mai frenato la crescita delle aziende. In Italia non si investe non perchè c'è l'art. 18, ma perchè c'è mla mafia, la camorra, la 'ndrangheta, la Sacra Corona Unita, la mafia dei politici corrotti, corruttori ed estorsori, la burocrazia bizantina, la tassazione alta ed a geometria variabile,
Le ricette del Prode Ichino sono note. Da anni, sempre le stesse. Il mondo è cambiato, alcuni pensieri strutturali si sono disintegrati sotto i colpi di maglio dei fatti (che sono più testardi delle minchiate), ma l'Ichino-Pensiero resta immobile come uno scoglio. Inutile chiedergli di spiegarci come fare, nell'immediato, ad allungare la vita lavorativa, senza ritardare l'età dell'ingresso nel mondo del lavoro dei giovani, a fronte di un mercato dell'occupazione inchiodato da mezzo secolo fra i 22 e i 24 milioni di occupati. Inutile spiegargli che il famigerato art. 18 negli ultimi anni ha prodotto non più di 40/50 reintegri all'anno, visto che le poche migliaia di cause che riguardano l'art. 18 si risolvono quasi tutte con accordi extra-giudiziari.
Ichino ha la sua legge, scolpita a lettere cubitali sulle spallette dei ponti in autostrada: "Più flessibilità in uscita, più flessibilità in entrata". "Credere, Obbedire, Combattere". "EMOSACAMBIO". "Franco ama Laura".
Inutile tentare di spiegare a Ichino che invocare "maggior flessibilità" in un sistema nel quale esistono ormai circa quaranta forme truffaldine di "flessibilità" è pura idiozia. Inutile spiegargli che il rapporto di lavoro a tempo indeterminato non è una innovazione. Sarebbe invece un innovativo, intelligente ritorno al passato.
Chi guadagna 1000 euro, ma sa di guadagnarli anche il mese dopo, consuma, e forse acquista persino il PC a rate. Chi guadagna 1200, ma non sa fino a quando, non compra niente. Il lavoro in Italia costa troppo? Anche in Germania, Costa esattamente il doppio. Ma mettiamoci d'accordo... Il costo della MdO incide sul costo di un'auto per il 5% in media. Azzeriamo il costo della mano d'opera per un anno, e sperimentiamo che la Duna (ma la fanno ancora?) non la vendi né a 100, né a 95. Ma licenzia 4000 operai in Sicilia, e prima o poi ti ritroverai con 4000 persone in meno che acquistano non importa cosa. O con 4000 nuovi impiegati alla Regione Sicilia come contatombini, forestali, uscieri. Oppure con 4000 nuovi picciotti. Oppure con un mix delle attività sopra elencate. Perchè a morire di fame non ci sta nessuno, ma proprio nessuno.
Peccato non poter commentare sul sito di Ichino. Se potessi farlo, gli chiederei una cosa, una sola: "qual'è la parte rivoluzionaria della sua paginetta di banalità?"
Parafrasando il "mite" Bonanni, forse gli direi che per scrivere quella paginetta di banalità "sarebbe bastato mio zio". Non sarebbero serviti i Professori della Bocconi, ma neanche i senatori del PD, autocertificati "autorevoli giuslavoristi", nonchè editorialisti dell'autorevole quotidiano di via Solferino. Tafanus
SOCIAL
Follow @Tafanus