Brutta storia. Un ex tesoriere della Margherita, Luigi Lusi, riesce a far sparire 13 milioni dalle case del partito. Nessuno si accorge di nulla. Neanche Francesco Rutelli, corresponsabile con Lusi della gestione dei conti del partito. Attendiamo sviluppi. Anche "Il Fatto" si interroga. Tafanus
Per i pm di Roma, dal 2008 al 2011 Luigi Lusi si è appropriato dei rimborsi elettorali e di alcuni finanziamenti del Pd. Il tutto senza che nessuno si sia accorto di nulla, a meno che l'accusato non stia coprendo qualcuno: su questo punto gli inquirenti vogliono vederci chiaro. E intanto Francesco Rutelli scarica l'ex responsabile delle casse margheritine e attuale senatore democratico
Per i pm di Roma, il tesoriere dirottava su società a lui riconducibili milioni e milioni di euro di proprietà del suo partito e usava quei soldi (tredici milioni dilazionati in novanta bonifici ‘sospetti’) per scopi personali, tra cui l’acquisto di una casa nel pieno centro di Roma. Il tutto, come se nulla fosse. Transazioni finanziarie non isolate, d’altronde, per un’azione andata avanti per ben due anni e mezzo, tra il gennaio 2008 e l’estate del 2011. E nell’arco di tempo in questione, il presunto "gabbato" non si accorge di nulla. Possibile? E’ quanto vogliono stabilire i magistrati della Procura capitolina, che hanno iscritto nel registro degli indagati l’ex tesoriere della Margherita-Dl, e attuale senatore del Pd, Luigi Lusi per la presunta appropriazione di somme legate a rimborsi elettorali relative al partito di centrosinistra prima che confluisse nel Pd.
La somma non è stata ufficialmente confermata, ma dovrebbe aggirarsi attorno a 13 milioni [...] Nei giorni scorsi Lusi è stato già interrogato dai magistrati inquirenti ed avrebbe fatto alcune ammissioni. Oltre a Lusi, l’unico ad avere potere di firma per il trasferimento delle somme era Francesco Rutelli, già leader della Margherita-Dl. Ma l’attuale segretario dell’Api ha deciso di scaricare Lusi: assistito dall’avvocato Titta Madia, si è costituito parte offesa nel procedimento. “Abbiamo appreso con sconcerto, alcuni giorni fa, che il senatore Lusi aveva confessato innanzi all’autorità giudiziaria di essersi appropriato di ingenti somme di denaro di proprietà della Margherita-DL”, hanno affermato affermano in una nota congiunta Francersco Rutelli, Enzo Bianco e Giampiero Bocci. “La notizia è incredibile per la personalità di Lusi, che ha goduto della massima stima e fiducia degli organi del partito, anche concorrendo a fare della Margherita un raro caso di partito con bilanci sani e in attivo. Ciò ci ha indotto a dare corso immediato a tutte le azioni giudiziarie come parte offesa e ad attivare gli accertamenti necessari per la verifica delle modalità dell’ammanco”. “Lusi ha quindi dato le sue dimissioni da tesoriere della Margherita-Dl – conclude la nota – ed ai magistrati procedenti ha manifestato la sua intenzione di restituire, in tempi brevissimi, le somme di cui si è appropriato e che sono nella sua disponibilità”.
Il diretto interessato, però, racconta una storia diversa. O, meglio, si limita a dichiarazioni che offrono il fianco a varie interpretazioni. “Ho parlato con i giudici e mi sono assunto le responsabilità di tutto e di tutti” ha detto Lusi al Corriere della Sera. Chi sono quei ‘tutti’? L’ex tesoriere della Margherita preferisce tacere, così come sull’ipotesi di patteggiare la pena per quello che ha fatto. “Le dirò solo quel che qualunque tesoriere di un partito deve dire se succede qualcosa, e cioè che mi assumo ogni responsabilità”. Lusi ha coperto qualcuno? “La cosa che più mi sta a cuore, in questo momento, è la mia famiglia”. Lui non parla, il suo ex partito lo scarica e gli inquirenti cercano di capire se dietro la presunta appropriazione indebita ci siano altre "dinamiche".
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I beni della Margherita: una questione per pochi
All’assemblea federale che doveva decidere che fine far fare a circa 20 milioni di euro di attivo che può vantare il bilancio del partito della Margherita (sovvenzionato fino al 2011 del rimborso elettorale che ancora riceve per aver partecipato alle elezioni politiche del 2006), si sono presentati in pochi. Sui circa 400 eletti dell’assemblea federale, l’organo statutario che la Margherita si dette nell’ultimo congresso per decidere proprio su beni e proprietà del partito che sarebbe poi confluito nel Pd sciogliendosi, alle quattro del pomeriggio se ne contavano quattro.
C’era l’ex numero uno Francesco Rutelli, oggi transitato all’Api, il tesoriere Luigi Lusi, senatore democratico come il presidente dell’assemblea Enzo Bianco, anche lui presente. Con loro c’era anche Luciano Neri, responsabile della Circoscrizione Esteri della Margherita e oggi componente del coordinamento della Circoscrizione estero del Pd, che ha posto una mozione in cui si propone esplicitamente di destinare il 50% del “tesoretto” residuo ai terremotati de l’Aquila. E l’altra metà sia ripartita tra associazioni attive nella protezione sociale e sanitaria e nella difesa dei diritti umani. “Tra queste – spiega – abbiamo indicato Msf, Emergency, Caritas, Fondazione Don Di Liegro, Amnesty International ed altri soggetti che dovrebbero essere indicati da una commissione appositamente nominata dall’assemblea”.
Che il tema di che fine far fare ai soldi della Margherita non sia questione da risolvere in poche battute, lo testimoniano i due rinvii che l’assemblea federale presieduta da Bianco ha avuto nella giornata di ieri. Prima dalle nove e mezza alle 14, poi dalle 14 alle 21.
In una pausa, davanti alle telecamere de ilfattoquotidiano.it, Francesco Rutelli parte sulla difensiva: “Intanto la Margherita è l’unico partito politico italiano che ha un bilancio in attivo, che non ha sprecato soldi, e dubito che voi abbiate mai visto discutere dei bilanci di partiti politici attuali.
La Margherita – constata – ha cessato la sua attività nel 2007, quindi parliamo di qualcosa che è riferito dal 2001 al 2007”. Sull’idea di dare questi soldi in beneficenza annuncia: “Io non escludo nulla, beneficenza è una parola che può essere riempita da tante declinazioni. Noi prima abbiamo bisogno di risolvere alcune questioni dal punto di vista del personale che ha lavorato per la Margherita, nessuno dovrà essere lasciato a piedi, poi c’è la questione di Europa, il giornale, non si deve in nessun caso fare per la Margherita quello che hanno fatto altri quotidiani per altri grandi partiti, penso all’Unità, che ha avuto un debito gigantesco ed è rimasto aperto e questa sarà credo la deliberazione finale: poi serve un accantonamento di risorse per quelle che saranno le controversie per il futuro. Tutte le risorse che rimarranno, con la massima trasparenza si deve stabilire dove destinarle. Aggiungo che tutte queste risorse potenziali rappresentano forse l’equivalente di un paio di immobili di quelli che i nostri cugini, i Ds, hanno in maniera molto precisa ereditato dalla storia gloriosa del Pci, lì parliamo di molte centinaia di immobili che hanno rappresentato una garanzia per l’Unità e la sua crisi, per il personale del Pci e quindi l’ordine di grandezza della Margherita è straordinariamente più piccolo”.
Anche Enzo Bianco parla di una decisione che sarà presa in modo pubblico e trasparente. Per questa ragione alle 21,30 è stata approvata l’idea di una commissione interna che giudichi la destinazione d’uso del tesoretto. In teoria tutti sono d’accordo con la frase pronunciata da Paolo Gentiloni sulla necessità di evitare di “innescare l’accaparramento paracorrentizio sulla spartizione del malloppo”. In pratica, ancora ieri sera, a confrontarsi c’erano poco più di dieci dei 400 eletti titolati a discutere e tutto è stato rinviato all’autunno.
(di Eduardo Di Blasi e David Perluigi - Il Fatto Quotidiano del 21/06/2011, aggiornato il 31/01/2012)
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