“Allora, ricapitoliamo: spread costante fra bund e BPT oscillante attorno a 500 punti, tasso di interesse del denaro liquido prestato alle banche dalla BCE all’1%, quindi un differenziale stabile del 5% a favore (o a sfavore, a seconda del punto di vista) dei buoni del tesoro Italiano.
Concentriamoci adesso su un piccolo, ma interessante fatto: ecco i maggiori azionisti della Banca d’Italia, che vi rammento essere una banca privata a partecipazione statale (fra l’altro relativamente limitata, visto che nei primi 14 azionisti di pubblico vi è solo l’INPS):
Adesso facciamoci un’altra domanda: come vanno sul mercato azionario i titoli bancari o assicurativi ? I grafici ad un anno, che allego, sono abbastanza indicativi…
Volete vedere come vanno quelli di Intesa San Paolo ?
A questo punto, gustatevi Generali:
Diciamo che rispetto ad un anno fa (e a cinque anni è decisamente peggio) la capitalizzazione in borsa dei tre maggiori azionisti della Banca d’Italia è crollata: per darvi un’idea un’azione Unicredit cinque anni fa valeva circa 35 euro ed oggi circa 5… (-86%), Assicurazioni Generali da 34,8 a 12 (-65,5%) e Intesa Sanpaolo da 5,5 a 1,25 (-78,18%).
Bene: sappiate che al di là dei giochi di breve respiro causati dai famosi investitori “mordi e fuggi” (che rappresentano però una percentuale limitata del volume economico di scambio nelle borse mondiali, attorno al 6%) in genere le grandi compagini finanziarie hanno robusti pacchetti azionari in mano a fondi che non possono permettersi di ragionare a breve termine: in altre parole, ad alti livelli la decisione di sganciarsi da azioni di una data compagnia fanno parte di una valutazione oggettiva che passa attraverso l’analisi approfondita del mercato.
Quindi, se i grandi gruppi di investimento hanno nel tempo alienato azioni Generali, Unicredit e Intesa Sanpaolo lo hanno fatto in funzione di qualche dato disponibile, ed evidentemente lo hanno fatto in tempi passati, evitando il crollo degli ultimi tempi.
Ricordate Lehman Brothers? Il 15 settembre 2008 questa banca d’affari dichiarava la bancarotta dopo aver dichiarato un debito di circa 639 miliardi di dollari dovuti in gran parte alla crisi dei mutui subprime. Ma guarda un po’… cartaccia venduta per denaro contante che genera una crisi di liquidità che sta sconvolgendo Stati Uniti ed Europa: di seguito una persistente speculazione che colpisce l’Euro, spingendo a livelli mai visti il differenziale di rendimento fra titoli Tedeschi ed Italiani.
Per inciso, non è che questo elemento sia esclusivamente vantaggioso per i tedeschi: la loro ultima asta di bund ha visto un invenduto sostanziale dei loro titoli, che quindi non sono stati piazzati, causando di fatto una scopertura del bilancio del Bundenstag.
Ma torniamo a noi: acquisito il fatto che le banche siano in sofferenza, il rischio sostanziale percepito è legato al fatto che in un certo momento i grandi istituti di credito possano divenire insolventi e di conseguenza generare un effetto domino che farebbe crollare l’economia: se poi si dovesse considerare il fatto che uno degli istituti a rischio (o più d’uno…) sono anche azionisti di riferimento di Banca d’Italia, e quindi di BCE, è evidente che questo rappresenterebbe un ulteriore fattore di rischio per la divisa europea.
Potreste, a questo punto, controbattere che la capitalizzazione di Unicredit risulta ampiamente inferiore ai depositi presso la stessa banca: già, peccato che la capitalizzazione non abbia in realtà nulla a che fare con i depositi giacenti, che sono di proprietà dei correntisti e non già degli azionisti.
Questo ragionamento, in realtà, è già stato fatto dai fondi che si sono disimpegnati in fretta quando hanno notato che nella stragrande maggioranza degli istituti di credito il valore dei depositi risulta ad oggi superiore alla somma fra liquidità e controvalore titoli.
Oooopsss… in altri termini, le banche, pur disponendo negli anni passati di ampie riserve di denaro liquido (quello dei correntisti, si badi bene…) hanno deliberatamente investito in titoli che oggi si sono fortemente deprezzati, per cui se vi dovesse essere un effetto di ritiro del denaro depositato il risultato inevitabile sarebbe quello di dover dichiarare lo stato di insolvenza.
Attenzione, questo vale per TUTTI i gruppi bancari Italiani.
Altro che “le banche Italiane hanno una situazione contabile invidiabile”: questa frase di Berlusconi, naturalmente, evidenzia solo l’ignoranza contabile di tutto il vecchio governo, che equivoca il valore dei depositi con quello delle riserve bancarie.
Tenete conto che già da alcuni anni l’ABI ha autorizzato quello che qualche tempo fa sarebbe stato giudicato inammissibile, e cioè di mantenere il tasso di interesse nullo o addirittura negativo: in altri termini, non solo i correntisti prestano soldi alla banca (è quello che fate quando depositate del denaro sul vostro conto corrente, naturalmente), ma la stessa banca vi fa pagare per concedervi il privilegio di farlo. Fantastico.
Davanti a questi vantaggi, naturalmente, qualunque settore dovrebbe procedere a prostrarsi davanti alla comunità ringraziando per gli aiuti indecenti elargiti a chi, in effetti, è il vero primo motore della presente crisi finanziaria, e dovrebbe farlo tramite la concessione meno difficoltosa di crediti alle aziende, che oggi ne hanno una estrema necessità.
La stessa BCE, il mese scorso, ha deciso che per far ripartire l’economia si deve per prima cosa far ripartire il credito alle imprese: per far ciò Mario Draghi ha deciso di finanziare al tasso fisso dell’1% le banche che ne fanno richiesta, valutando che questa extradisponibilità liquida possa permettere agli istituti bancari di lucrare il differenziale fra titoli Italiani ed il tasso fisso gentilmente offerto, e contemporaneamente dare ossigeno al debito nazionale favorendo il credito alle aziende.
Pensate che gli istituti bancari abbiano per questo mutato predisposizione nei confronti del cliente? Ma quando mai, in luogo di garantire il credito alle aziende in maniera simmetrica a quanto il credito è stato loro concesso, gli istituti hanno deciso di acquistare in massa titoli Italiani e di rimettere alla fine della giornata il denaro liquido in BCE per garantirsi una rendita di posizione di fatto inutile alla comunità ma altamente lucrosa, in particolare per gli amministratori delegati delle stesse banche che ricevono denaro in funzione dei risultati economici raggiunti.
In altri termini, coloro che hanno generato la crisi sono quelli che ne escono meglio grazie alla regalìa BCE, peraltro in evidente conflitto di interessi, attesa la sua composizione societaria.
Ovviamente l’obiettivo di Draghi era in realtà quello di riportare ad un valore fisiologico il valore dello spread, che infatti sta lentamente calando verso valori meno imbarazzanti per le casse Italiane (Repubblica Economia)
Resta però lo sconcerto per un azione che doveva garantire ossigeno all’importante parte produttiva del nostro paese e che invece si è tramutata in un mero facile salvagente per la finanza più deleteria. Per cui, se vi siete chiesti a chi giova la presente situazione finanziaria, ebbene adesso lo sapete, confermando ancora una volta che, come al solito, a pensar male si fa peccato ma di solito si indovina…”
Alex Cariani
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