Cari amici, sul fronte della salute tutto procede benino, in attesa del secondo intervento. Impegni ridotti e tutto vissuto nella lentezza e senza sforzi. Aspettiamo. Penso alle migliaia e centinaia di migliaia di persone che hanno qualche problema simile o peggio del mio e mi sento solidale con tutti. Accetto questo limite e lo vivo con serena empatia, sapendo che ognuno di noi è necessario, se vive ogni momento come unico e importante. Ora ho più tempo per pensare e per pregare e vi garantisce che nessuno di voi è estraneo a me.
Paolo Farinella
Dissoluzione
L’Italia sta raccogliendo le macerie delle tempeste seminate negli ultimi decenni e specialmente nell’ultimo diciottennio. Da Craxi in poi, quello che aveva pensato a «Milano da bere», corruzione e politicanti si sono fatti una resa sicura scaricando i debiti sulle future generazioni. Oggi i nodi di quell’avventura «social fascista» sono tutti davanti ai nostri occhi. Qualcuno alla fine deve pagare e in nome «del bene comune» siamo chiamati a pagare amaramente i debiti di chi ha vissuto e scialacquato in nome «del bene privato».
Non è un caso che la maggioranza dei socialisti di allora oggi militano con Berlusconi e Fini e Bossi, segno che la loro anima era fascista allora, in cuori di finti socialisti, e oggi è palesemente piduista, massone, ladri e corrotti come il loro antenato e fascisti, servi di un padrone senza del quale non possono vivere. Oggi socialista è sinonimo di delinquente.
Dopo diciotto anni di regime berlusconiano/finiano/bossiano, basato esclusivamente sull’interesse personale, di categoria e di padania inventata per sopravvivere come partito senza idee e senza politica, ci ritroviamo con una Nazione dilaniata, smembrata in corporazioni impazzite, in gruppi d’interesse sconnessi gli uni dagli altri. Ognuno per sé e chi è più forte vince.
Se nel 1968 andava di moda lo slogan «la fantasia al potere», nel tempo del berluscobossismo con contorno finiano lo slogan era: «io al potere e voi ne pagherete il prezzo». Così è stato. Il triunvirato, a cui non si può non annettere il quadrunviro Casini, che oggi tanto pontifica, ha scientificamente smantellato l’idea di Stato e di Istituzione, ha diffuso il virus dell’individualismo contrapposto agli altri individualismi, iniettando la convinzione che chi ruba allo Stato è un benefattore. Ha prevalso solo e su ogni piano, la logica dell’arraffa-arraffa. Ogni scelta immorale è stata fatta sulla base dei sondaggi fatti la mattina in vista del pomeriggio e senza mai un respiro che sapesse guardare almeno alla settimana dopo.
Hanno negato la crisi fino a quando ne sono stati letteralmente ingoiati, hanno impoverito l’Italia, aumentato le tasse, dirette e indirette, eliminato lo stato di diritto, hanno annullato i diritti e stravolto la democrazia, hanno fomentato le pulsioni peggiori, incitando ad evadere le tasse e a fregarsene della legalità. Il pesce puzza dalla testa. Se credevano di essere furbi, hanno dimostrato di essere solo vandali.
Oggi l’Italia è in uno stato comatoso, di cui sono responsabili solo loro, esclusivamente loro, oggettivamente loro. Non posso tollerare che, come la Lega, che ha governato e governato per 10 anni, oggi faccia la verginella del «no» e suggerisca soluzioni per uscire dalla crisi. Non posso tollerare che Santoro inviti ancora la Santanchè e la Mussolini come se fossero oracoli. Non posso tollerare che questa gentaglia, colpevole del degrado e della distruzione dell’Italia, sia riverita e ascoltata. Giovedì scorso non ho visto «Servizio Pubblico» come protesta individuale alla presenza della «vajassa», questa sì nipote del Duce.
Le proteste dei camionisti, dei tassisti e di tutte le altre corporazioni, sono il frutto maturo dello stato piegato all’interesse individuale da un capo di governo che ha ridotto il parlamento e la dignità ad un lupanare di vergogna di fiera paesana. Gli interessi delle singole categorie sono sacrosante e i camionisti hanno ragione quando chiedono attenzione alle loro condizioni: basterebbe obbligare i fruitori del loro servizio a pagarli entro un mese per risolvere una parte di problemi. Conosco camionisti che aspettano il saldo delle loro fatture anche 6 mesi, e anche oltre un anno. E’ una indecenza.
Grillo perde colpi
Beppe Grillo ha fatto una dichiarazione che è stata interpretata come un no alla cittadinanza dei figli degli immigrati nati in Italia, quello che solitamente, in diritto è conosciuto come «ius soli – diritto del suolo»: uno ha la cittadinanza dove/nel posto dove nasce. Dovrebbe essere una realtà automatica in uno stato di diritto, invece in Italia, patria del diritto romano, è ancora materia di discussione della Lega e ora anche di Grillo. Mi dispiace per l’amico Beppe, ma questa volta ha potuto sperimentare che il metodo da lui inaugurato, la rete, lo ha preso sul serio. I suoi stessi sostenitori lo hanno bocciato e ancora di più perché lui aveva l’obbligo di una maggiore cautela, visto che anima un movimento che alle prossime elezioni potrebbe prendere oltre il 7% e, secondo me, molto di più se fosse stato meno qualunquista e contro tutti su tutto, senza salvare alcuno. W la rete. Se sbagliano i papi, possiamo anche concedere che sbagli anche Grillo. Speriamo che lo ammetta e lo dichiari. Ne sono certo.
Condono, anzi no
Ancora una volta i partiti ci hanno provato a perdere il pelo, ma non il vizio e si volevano condonare le multe per i manifesti illegali dell’ultima campagna elettorale, questione di milioni di euro. Tutti d’accordo, tranne Idv (se non vado errato) a farsi un «condonetto» su misura, Capisco che Berlusconi e il finto Alfano, i fascisti e la Lega che ci sono abituati, ma che il Pd faccia ancora di questi giochetti è proprio deprimente.
«Il Fatto Quotidiano», ormai quasi l’unico giornale «cane da guardia» ha sventato il colpetto e ha scatenato la rete che a sua volta si è scatenata contro i luridi condonandi (per non dire altro) e così in fretta e furia hanno fatto retromarcia. Non sono però sicuro che non riescano lo stesso a risolvere la questione con un misero obolo, magari a rate.
Mamma «Imbecilla» è sempre incita.
Anche il governo dei tecnici o dei professori o degli affamtori di popolo, partoriscono al loro interno e a loro saputa imbecilli laureati. Il sottosegretario Michel (fa chic alla franzese) Martone, figlio di raccomandato, a suo volta raccomandato e frequentatore osceno di Previti osceni ancor di più, se la piglia con chi si laurea dopo i 28 anni, definendoli «sfigati». Lui ha potuto togliere la «s» davanti perché figlioletto di paparino suo, e forse faceva studiare al suo posto il servo di turno, tanto poi paparino aggiustava tutto. Gli sfigati invece che lavorano, che studiano, che devono fare quadrare vita, bilanci, università e relazioni sociali, invece magari oltrepassano i 28 e si laureano a 30, 35 anni. Da parte mia tanto di cappello a costoro, uomini e donne, per il sottosegretario invece chiedo in prestito una pernacchia a Totò o a De Filippo, e gliela mando senza busta. Solo andata.
27 gennaio «Giorno della memoria»
Anniek Cojean dice che un preside di liceo americano aveva l’abitudine di scrivere, ad ogni inizio di anno scolastico, una lettera ai suoi insegnanti. La seguente:
«Caro professore,
sono un sopravvissuto di un campo di concentramento. I miei occhi hanno visto ciò che nessun essere umano dovrebbe mai vedere: camere a gas costruite da ingegneri istruiti; bambini uccisi con veleno da medici ben formati; lattanti uccisi da infermiere provette; donne e bambini uccisi e bruciati da diplomati di scuole superiore e università. Diffido – quindi – dall’educazione. La mia richiesta è: aiutate i vostri allievi a diventare esseri umani. I vostri sforzi non devono mai produrre dei mostri educati, degli psicopatici qualificati, degli Eichmann istruiti. La lettura, la scrittura, l’aritmetica non sono importanti se non servono a rendere i nostri figli più umani».
(Fonte: Anniek Cojean, Les mémoires de la Shoah, in Le Monde del 29 aprile 1995).
Paolo Farinella, prete
Caro Paolo,
felice di sentirti di nuovo al pezzo, e d'accordo su quasi tutto ciò che scrivi. Tranne (conoscendomi lo sai) il tema "Grillo". Lo sai da quando ti ho messo in guardia dal fare aperture di credito a quello che io chiamo affettuosamente "Il Cazzaro" (ma solo quando mi sveglio bene). Grillo non andrà da nessuna parte, che non sia, ora e sempre, quella del populismo. L'uscita sullo ius soli non è secondo me casuale. E' una scelta (sbagliata) di marketing politico. Grillo ha lisciato il pelo alla xenofobia - latente ma non troppo - degli italiani, dopo il ventennio fascio-leghista. Ha immediatamente staccato un passettino di un punto in avanti nei sondaggi, ma ha staccato dieci punti indietro fra coloro che lo seguivano in rete, avendolo scambiato per uno di sinistra.
In un modo o nell'altro, restituirà il prezzo della cazzata cogli interessi composti. Concludi dicendo di sperare che "Grillo lo ammetta e ripari". Non lo farà. Io sono il maggior grillologo vivente, e posso assicurarti che in vita sua Grillo non ha mai commesso un solo errore. O, almeno, non gli è mai capitato di distrarsi e di ammetterne uno, non foss'altro che per dimostrare di esserne capace.
Sono pronto a scommetterci il conto di quella rimpatriata in trattoria che prima o poi vorrei rifare.
Tafanus
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