Storia ordinaria di "libbberisti 'de noantri", che senza i soldi della padrona e della politica (cioè nostri) proprio non ce la fanno... Cominciamo dalla fine. Ieri Ferrara ha firmato un patetico articolo di fondo (sotto la consueta firma dell'elefantino), a metà fra l'appello ai sentimenti, e il rimpianto del tempo che fù. Il tempo del "tutto grasso che cola(va)".
Ci permettiamo di riprendere le parti salienti del "chiagne 'e fotte" di Ferrara. Siamo sicuri che non gli dispiacerà, visto che la pubblicazione di questo patetico articolo sul Tafanus ne accrescerà la diffusione online di circa il 40%. Tafanus
Ma il Foglio conta di non chiudere. Anzi, conta di rilanciare il suo progetto. Deve ristrutturare i suoi bilanci perché le sovvenzioni sono agli sgoccioli, e se non cambiassimo la struttura dei costi, con la collaborazione di tutti e dei sindacati, produrremmo un deficit che ci ucciderebbe. Non abbiamo mai praticato la lagna o la questua (...e vorrei anche vedere, con sette miliardi di lire all'anno incassati dallo stato... NdR), c’era una legge, abbiamo aderito con orgoglio e senza jattanza perché sapevamo di fare un prodotto destinato alla creazione di uno spazio politico, civile e di cultura, non un veicolo per il reddito d’impresa [...]
Rifatto il conto della serva, e la cosa più dolorosa è la rinuncia ad essere in edicola in Sicilia e Sardegna, dove i costi di stampa e distribuzione erano diventati proibitivi, e altrettanto fuori bilancio l’eventualità di una distribuzione per le costosissime vie postali (con eccezioni nella stagione turistica), pensiamo di potere rilanciare con un forte rafforzamento della via on line le idee e le mezze follie che ci incantano, oggi parecchio confuse (ma è nella natura di imprese liberali oscillare nel dubbio, specie quando la situazione si fa dubbia). Ci proveremo. Intanto sperimenteremo fino a che punto la fruizione del Foglio com’è sulla rete potrà compensarci della perdita di lettori che non ci troveranno più nelle edicole di Palermo, Catania, Cagliari, Sassari e così via.
E nel frattempo cerchiamo di definire, con alleati e interlocutori seri, una piattaforma di prodotti, fondata sui contenuti e l’identità del giornale che conoscete, ma diversificata, si spera divertente, sempre fondata sulle virtù ancora non contestate della parola, sebbene diffusa come per immagine, senza il supporto della carta e dei vecchi e nuovi metodi di stampa, in tempi e in forme tecnologiche cosiddette multimediali (i tablet, i computer, i telefonini e chissà che cos’altro ancora ci riserverà il futuro). Il problema è sempre lo stesso: ridurre i costi, aumentare i ricavi, produrre qualcosa che valga la pena di leggere. Da febbraio scatterà anche un aumento di prezzo. Ci aspettano almeno un paio d’anni non facili, nessuno ci aveva promesso un giardino di rose, intorno alla testata c’è un clima miracoloso e persistente di ribalda simpatia (sic!), che fa del nostro antimercato, della nostra nicchia, un motorino mica male per continuare la lunga passeggiata romantica, cominciata nel 1996, nelle nuove condizioni ambientali di crisi nera. Dovesse alla fine andare male, ciò che è umanamente possibile ma molto improbabile, ci diremo che nessuno aveva sperato che andasse bene tanto e tanto a lungo. Un saluto affettuoso e un grazie ai lettori del Foglio, del Foglio rosa del lunedì e del Foglio.it.
Commovente, davvero... Abbiamo cercato di venire a capo della storia e delle peripezie di questo motorino mica male, che dalla nascita ad oggi ha ingoiato, solo di finanziamenti pubblici, circa 50 milioni di euro (al secolo, 100 miliardi di lire). Il Foglio nasce infatti nel 1996, e un paio d'anni dopo, grazie al servilismo di tale Marcello Pera, e alla dabbenaggine di tale Marco Boato, diventa nientemeno che...
[...] organo della Convenzione per la Giustizia, movimento politico (di fatto inesistente) fondato da due parlamentari: il forzista Marcello Pera e il verde Marco Boato. In questo modo può beneficiare dei finanziamenti pubblici all'editoria, secondo quanto previsto dalla Legge 7 marzo 2001, n. 62 (Nuove norme sull’editoria e sui prodotti editoriali e modifiche alla legge 5 agosto 1981, n. 416).
Al riguardo, Giuliano Ferrara ha dichiarato:
« [Parte dei soldi vengono] naturalmente anche, dal secondo anno della fondazione, dai contributi dello Stato... Con il trucco della famosa Convenzione per la Giustizia, che era… Un trucco… beh, beh, diciamo che la legge dava una possibilità e noi l’abbiamo sfruttata… È un trucco nel senso che non era un vero partito, era... Avevamo chiesto a Marcello Pera, che faceva parte del centrodestra, senatore, e a Marco Boato, deputato del centrosinistra, due persone amiche, due lettori del giornale, di firmare per il giornale. Abbiamo fatto questa Convenzione… per la Giustizia… Un escamotage! Legale, perfettamente legale, al quale purtroppo hanno cominciato a ricorrere molti altri, anche quelli che però non hanno [...] un’azienda reale, che vuole fare giornalismo. » (Giuliano Ferrara, Report, 20 Luglio 2007)
...e chissà poi perchè quel purtroppo di troppo... Giulianone voleva forse continuare ad ingrassarsi da solo? Per lui l'escamotage è morale e per gli altri immorale? ...a saperlo...
Comunque, abbiamo fatto sforzi disperati per sapere quale sia la tiratura del giornale e la sua diffusione. Abbiamo cercato sui siti di tutti gli istituti che misurano questi parametri. Niente da fgare. Il motorino mica male di Ferrara non ha mai voluto farsi misurare... Chissà perchè... Noi un'idea l'avremmo. I finanziamenti pubblici (ora drasticamente ridotti grazie a Mario Monti), era condizionati e calcolati su due parametri:
L'essere un giornale di partito o di movimento politico. E per fare un "movimento politico bastavano due messeri come Pera & Boato. Magari militanti in schieram,enti politici contrapposti... E poi qualcuno ancora si pone domande del perchè dell'antipolitica...
I finanziamenti erano tarati non giù sulla reale diffusione (abbonamenti + vendita in edicola + copie-omaggio), ma sulla tiratura. Unico vincolo: la diffusione doveva essere almeno il 25% della tiratura. BINGO! Un giornaletto che diffonde (poniamo) 5.000 copie, ne stampa il quadruplo (20.000). Ne butta nel cesso 15.000, ma incassa il finanziamento su 20.000 copie. Non è un sistema simpatico?
QUANTO RENDE UN FOGLIETTO? - Come già detto, niente dati certi, ma ci stiamo lavorando. Di certo c'è che il Foglietto incassava circa 3,6 milioni di euro all'anno. Per cosa? per un "cartaceo" sui cui dati di diffusione reale stiamo lavorando, e sul parallelo "online" sul quale abbiamo già lavorato. Il Foglio online ha una media di circa 5.800 visitatori unici (ultimi tre mesi). Sul cartaceo stiamo indagando, e contiamo di farvi sapere.
Ma nel frattempo vi diamo quello che abbiamo: un articolo recente dell'Espresso:
7.200.000.000 / 2.800.000 = 2.571 lirette
Giuliano Ferrara ha comprato, come una formichina, la sede del giornale, e non ha debiti? CRISTO, datemi 2.571 lirette per ogni copia di un volantino che diffondo (magari in omaggio), e riesco a comprarmi la sede, il Ferrara, e tutto il ferraraio! E mi faccio restare in tasca ancora qualcosina per gli sfizi...
E per chiudere, ecco chi ha contribuito all'ingrassamento di Giuliano Ferrara, che certo non ne aveva bisogno...
Variazioni dell'assetto proprietario (fonte: Wikipedia)
- 2006 - Secondo una dichiarazione di Giuliano Ferrara resa alla trasmissione televisiva Report del 23 aprile (Il finanziamento quotidiano, firmato da Bernardo Iovene), il direttore dichiara che le quote della «Foglio Edizioni» sono così ripartite: Veronica Lario ha il 38%; Sergio Zuncheddu [3] ha il 20 o 25%; Denis Verdini ha il 15%; Giuliano Ferrara ha il 10%; Luca Colasanto (stampatore) ha il rimanente 10%.
- 2011 - Dopo una ricapitalizzazione resasi necessaria per ripianare le perdite della società editrice del Foglio, il nuovo assetto societario è il seguente: la «Paolo Berlusconi Finanziaria» ha il 38% (sostituisce Veronica Lario); Sergio Zuncheddu tramite «Unione Editoriale Sarda» e «Diana Zaccheddu» hanno il 27% (rispettivamente hanno il 15% e il 12%); Denis Verdini ha il 15%; Giuliano Ferrara ha il 10%.
Afferrato il concetto? sia prima che dopo l'apoteosi del Bunga Bunga, a pagare è sempre lui, Silvio: prima tramite Veronica Lario, poi tramite Paolo Berlusconi. Ai "pagatori di famiglia si aggiunge il "pagatore di famigghia" Denis Verdini, e a far finta di dirigere mettono Giuliano Ferrara, un uomo per tutte le stagioni. Dallo stalinismo al forzitalismo. Come Sandro Bondi, come Marcello Pera, come tanti italoforzuti...
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E chiudiamo da dove avevamo iniziato: dal lacrimevole incipit dell'articolessa dell'elefantino:
...Se domani il Foglio chiudesse i battenti, noi della cooperativa giornalistica che lo facciamo, i collaboratori e i lettori spenderebbero qualche lacrimuccia [...]
Che i soci della cooperativa spenderebbero qualche lacrimuccia è indubbio. Mica capita tutti i giorni poter spampare un ciclostile a 2.571 lirette a copia... Che la lacrimuccia la spenderebbero anche i lettori, è già meno probabile. Credo che persino i più beceri ex italoforzuti potranno fare a meno, senza suicidarsi, delle sue campagne contro l'aborto, contro l'Islam, contro i komunisti che ora mangiano i bambini senza di lei, e via servileggiando... Siamo passati indenni attraverso la scomparsa di Antonio Socci, di Arturo Diaconale, di Farina detto er Betulla, di Franco Bechis, di Masotti, di Monica Setta detta "vi-dirò.tutto-ma-proprio-tutto"... abbiamo superato attraverso opportuna psicoterapia la dipartita di Carlo Rossella e di Clemente J. Mimun 'de Panini, sopravviveremo anche alla sua eventuale dipartita.
I tempi delle vacche grasse sono sempre destinati a finire... Tafanus
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