"In America oggi vedo l'eredità storica del fascismo. Il fatto che i campi di concentramento, gli omicidi, le torture avvengano fuori della capitale (e per lo più vengono affidati a sicari di altre nazionalità) non cambia niente dell'essenza"!
Così scriveva Marcuse ad Horkheimer in una lettera del 17 giugno 1967. Questa citazione mi è tornata a mente leggendo l'articolo che vi allego. Nulla di nuovo per me, che nessuna sirena è riuscita mai ad incantare.
Nessuno scandalo per me che dietro le bollicine della CocaCola vedo solo sangue raggrumato e che le parole di plastica della propaganda dollarizzata non hanno mai "colonizzato".
Davanti al paradosso americano della contraddizione tra gli ideali rumorosamente sbandierati e gli interessi concretamente perseguiti si pone, oggi più che mai, una questione di fondo: come arginare una potenza mondiale che si pone al di fuori delle regole che valgono per gli altri Stati e che ha il potere (economico emilitare) di farlo?
Martin Luther King, due mesi prima di essere ucciso, nel 1968, ebbe a denunciare gli Stati Uniti come "Il maggior esportatore di violenza al mondo". Lui, americano....
E George Bernard Shaw: "L'America è l'unica nazione passata dalla barbarie alla decadenza senza attraversare la fase della civilizzazione"!
Aldo Antonelli
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