"...in cella a Grosseto è sottoposto a stretta sorveglianza, ed è assistito da uno psicologo. Si teme - dicono dalla Procura - che possa farsi del male". I pm ieri hanno confermato le sue responsabilità e il fermo: pericolo di fuga e inquinamento delle prove. «Lui era al comando sulla plancia. È stato gravemente imprudente e inscusabile - dice il procuratore capo Verusio - Una manovra spregiudicata su uno scoglio segnalato sulle carte nautiche».
E dalle centinaia di testimonianze emerge anche che Schettino volesse impossessarsi della scatola nera. Lui si sarebbe difeso raccontando di volerla metterla in sicurezza ma adesso, per gli inquirenti, il sospetto è che volesse inquinare le prove. La telefonata con la Capitaneria lo inchioderebbe, e smentirebbe la sua linea difensiva. Conducendo la nave su un basso fondale - aveva detto l'avvocato Leporatti - ha salvato la vita di tante persone.
Ma le primi analisi sulla scatola nera smentirebbero anche questo: l'avvicinamento alla costa è stato casuale. La nave è naufragata a 150 metri dalla riva. Non era più sotto il governo del proprio comandante - dicono dalla Capitaneria - Si stanno valutando le registrazioni prima dell'impatto e dopo: il movimento con prua verso sudest che arriva parallelo alla costa non è compatibile con i motori accesi.
Al Giglio tutti sostengono che quella prassi di fare il saluto ai porti è un'usanza, ma per gli inquirenti, quell'inchino e quel cambio azzardato di rotta, avrebbero fatto naufragare la nave. Per questo ieri i pm hanno ascoltato anche l'ex comandante della Concordia, l'ammiraglio Mario Palombo, 78 anni, che vive sull'isola. Per alcuni Schettino si sarebbe avvicinato per rendergli omaggio. Ma Palombo ha chiarito: «Quella sera ero a Grosseto». Altri sostengono invece che sarebbe stata una «bravata» nei confronti del maitre di bordo, il gigliese Antonello Tievoli. Testimonianze che si incrociano a inevitabili polemiche: «Poco prima dell'impatto il comandante era al bar con una bella donna» scrive il quotidiano britannico Daily Mail. Tutto da verificare, mentre anche l'armatore Costa Crociera lo scarica: «Errore umano».
E dunque, anche la fola del marinaio provetto che con una decisione repentina vira e porta la nave sui bassifondi per non farla affondare e per salvare i passeggeri, viene smontata, fatta a pezzettini. Avevo scritto ieri che in una nave con uno squarcio di 70 metri sotto il galleggiamento la sala-macchine si allaga in tempo reale. Fermi i motori, fermi i generatori, ferma la timoneria idraulica.
Ho scritto che il movimento, dopo l'urto, era determinato solo dalla virata di una nave che fa perno contro lo scoglio divelto, e si muove per inerzia, andando dove la porta l'abbrivio. Oggi sembra che anche dalle prime letture di quella scatola nera alla quale sembra che Schettino tenesse più che alla vita dei passeggeri, emerga questa tesi. Ho riascoltato cento volte quelle telefonate col Comandante della Capitaneria, ogni volta con disagio crescente. Indagherei non solo su Schettino, ma anche su coloro che lo hanno destinato al comando di una nave di quella importanza. Molte cose non quadrano. Tafanus
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