ATTENZIONE! Questo è un blog dedicato alla politica pornografica, o alla pornografia politica! Aprire con cautela!
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Scritto il 19 gennaio 2012 alle 08:00 | Permalink | Commenti (1)
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...capitani si diventa, ma fortunati si nasce. Esattamente come Gastone Paperone. I fatti: Il Capitan Schettino nasce "Gastone". Pensate! Mentre, sulla sua nave che continua ad inclinarsi, è eroicamente impegnato, con sprezzo del ridicolo, ad aiutare vecchi, donne, bambini, invalidi - ma anche giovani e belli - a salire sulle scialuppe di salvataggio, mette un piede in fallo, scivola, cade all'interno di una scialuppa, e non fa neanche in tempo ad uscire dalla scialuppa che... zac!... qualche inesperto marinaio cingalese vara la scialuppa, e Gastone Schettino si ritrova, suo malgrado, in salvo, a terra.
Non riuscirà più a risalire a bordo, nonostante i pressanti e maleducati inviti del Comandante della Capitaneria di Livorno, che ignora quali sforzi - sovrumani quanto inutili - Gastone Schettino stia facendo, da unora, per risalire a bordo...
Ed ora vediamo come si sarebbero svolti i fatti se ad essere coinvolto fosse stato Capitan Paperino:
...Paperino tenta di salvarsi, mollando a bordo trecento donne, vecchi, invalidi e bambini; strappa un salvagente ad una vecchina, butta fuori dalla scialuppa due bambini per farsi posto, ed ordina perentoriamente il varo della scialuppa ad un marinaio cingalese. La scialuppa tocca l'acqua, ma proprio mentre Paperino crede di essere in salvo, mette un piede in fallo, scivola, cade in acqua dalla scialuppa. In quel momento un'onda improvvisa spinge la scialuppa contro lo scoglio incastrato nella nave, Paperino rimane schiacciato fra la scialuppa e lo scoglio, ed assume lo spessore di una soglioletta dell'Adriatico. Standing ovation dalla scialuppa.
...naturalmente è solo un sogno... Purtroppo!...
Scritto il 18 gennaio 2012 alle 15:54 | Permalink | Commenti (18)
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Ho visto, al TG2 delle 13 di oggi, le immagini della benedizione degli animali che sono stati portati in Piazza San Pietro a Roma (oggi è sant’Antonio…) e mi sono sentito male. Non per gli animali, incoscienti ed ignari dell’evento, poveretti, ma per le persone, esse sì, coscienti ma ignoranti, che ve li hanno condotti.
Vorrei che qualcuno mi spiegasse bene, in termini evangelici e non in termini feticcio-clericali, cosa sono e cosa significano queste benedizioni. Personalmente ricordo che il primo anno in cui sono stato parroco a Poggio Filippo, un paesino di montagna a 1050 metri, ai parrocchiani che mi chiedevano di benedire gli animali risposi, molto gentilmente, che se avevano delle malattie (gli animali, beninteso…) potevano rivolgersi al veterinario; se invece stavano in salute (sempre gli animali…) “benedicessero” Dio di tanta salute, prete aspergente absente!
Da allora non mi risulta che tra gli animali di Poggio Filippo, vista la mancata benedizione, ci sia stata una epidemia generale, né i miei contadini mi chiesero più di benedire somari o vacche o asini da soma.
Io da anni non benedico più non solo gli animali, ma nemmeno le macchine, le case, ancor meno le banche o i negozi. Benedico le persone che vengono a Messa perché siano esse portatrici di bene per il mondo e chi le incontra possa “dire bene” della vita e di Dio, se credente.
Mi fa senso vedere i preti, ma che dico? i vescovi e i cardinali ridotti al rango di stregoni, invece che esser coscienti e rivendicare il loro ruolo di educatori nella fede, che nulla ha a che fare con il feticismo. Mi fa senso vedere le chiese, che dovrebbero essere il luogo di crescita e di maturazione dei fedeli, ridotte a supermarket del credulismo e della deresponsabilizzazione. Se qualcuno può, mi spieghi cos’è quel gesto divinatorio che nulla aggiunge alla bontà che le cose e gli esseri già hanno in sé.
Lo so, sono in minoranza, in una strettissima minoranza; ma, grazie a Dio, non sono solo.
Ho avuto modo di leggere appena due settimane fa, una bellissima riflessione di Padre Alessandro Cortesi, del convento di San Domenico a Pistoia. Scriveva:
«Benedire non si esaurisce solamente nel ‘dire’, nel pronunciare una benedizione. Tanto meno può essere identificato con un gesto clericale, quello a cui siamo abituati e a cui spesso si pensa in rapporto a questa espressione, come se fosse qualcosa che dal di fuori si aggiunge alle cose. Benedire è piuttosto scoprire il bene che è presente già dentro nelle cose, gioire di un bene che è dono. Nella natura che ci è data, nei volti delle persone, nelle situazioni, nonostante tutte le contraddizioni. Certamente il male offusca il bene, lo contrasta ma non vince i semi di bene presenti nella vita, la radice di un bene che sta dentro [...]
Benedire non si connota allora come dare qualcosa dall’alto, ma può essere un modo di guardare alla realtà, un modo di ascoltare le vicende e le esistenze, e di starvi dentro e di incontrare gli altri con uno sguardo particolare, con quell’abbraccio benedicente che ripropone l’attesa e la speranza del padre misericordioso della parabola di Gesù.
E’ in questo senso una attitudine laica, non sacrale, tutt’altro dalla religiosità affettata di chi va in cerca di santoni e di benedizioni».
Perché, scrive Raniero La Valle, «tutto ciò che è umano non ha bisogno di essere ulteriormente sacralizzato, clericalizzato, conteso e strappato al divino».
Capisco che questa volgarizzazione della benedizione sia presente nel mondo delle religioni che pretendono di rendere sacre le cose profane, ma non riesco a capire come ciò possa esser avvenuto all’interno del cristianesimo, là dove, al contrario, si crede nel Dio che in Gesù Cristo rende “profano” se stesso.
Aldo Antonelli
Scritto il 18 gennaio 2012 alle 08:00 | Permalink | Commenti (2)
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Scritto il 18 gennaio 2012 alle 07:00 | Permalink | Commenti (3)
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"...in cella a Grosseto è sottoposto a stretta sorveglianza, ed è assistito da uno psicologo. Si teme - dicono dalla Procura - che possa farsi del male". I pm ieri hanno confermato le sue responsabilità e il fermo: pericolo di fuga e inquinamento delle prove. «Lui era al comando sulla plancia. È stato gravemente imprudente e inscusabile - dice il procuratore capo Verusio - Una manovra spregiudicata su uno scoglio segnalato sulle carte nautiche».
E dalle centinaia di testimonianze emerge anche che Schettino volesse impossessarsi della scatola nera. Lui si sarebbe difeso raccontando di volerla metterla in sicurezza ma adesso, per gli inquirenti, il sospetto è che volesse inquinare le prove. La telefonata con la Capitaneria lo inchioderebbe, e smentirebbe la sua linea difensiva. Conducendo la nave su un basso fondale - aveva detto l'avvocato Leporatti - ha salvato la vita di tante persone.
Ma le primi analisi sulla scatola nera smentirebbero anche questo: l'avvicinamento alla costa è stato casuale. La nave è naufragata a 150 metri dalla riva. Non era più sotto il governo del proprio comandante - dicono dalla Capitaneria - Si stanno valutando le registrazioni prima dell'impatto e dopo: il movimento con prua verso sudest che arriva parallelo alla costa non è compatibile con i motori accesi.
Al Giglio tutti sostengono che quella prassi di fare il saluto ai porti è un'usanza, ma per gli inquirenti, quell'inchino e quel cambio azzardato di rotta, avrebbero fatto naufragare la nave. Per questo ieri i pm hanno ascoltato anche l'ex comandante della Concordia, l'ammiraglio Mario Palombo, 78 anni, che vive sull'isola. Per alcuni Schettino si sarebbe avvicinato per rendergli omaggio. Ma Palombo ha chiarito: «Quella sera ero a Grosseto». Altri sostengono invece che sarebbe stata una «bravata» nei confronti del maitre di bordo, il gigliese Antonello Tievoli. Testimonianze che si incrociano a inevitabili polemiche: «Poco prima dell'impatto il comandante era al bar con una bella donna» scrive il quotidiano britannico Daily Mail. Tutto da verificare, mentre anche l'armatore Costa Crociera lo scarica: «Errore umano».
E dunque, anche la fola del marinaio provetto che con una decisione repentina vira e porta la nave sui bassifondi per non farla affondare e per salvare i passeggeri, viene smontata, fatta a pezzettini. Avevo scritto ieri che in una nave con uno squarcio di 70 metri sotto il galleggiamento la sala-macchine si allaga in tempo reale. Fermi i motori, fermi i generatori, ferma la timoneria idraulica.
Ho scritto che il movimento, dopo l'urto, era determinato solo dalla virata di una nave che fa perno contro lo scoglio divelto, e si muove per inerzia, andando dove la porta l'abbrivio. Oggi sembra che anche dalle prime letture di quella scatola nera alla quale sembra che Schettino tenesse più che alla vita dei passeggeri, emerga questa tesi. Ho riascoltato cento volte quelle telefonate col Comandante della Capitaneria, ogni volta con disagio crescente. Indagherei non solo su Schettino, ma anche su coloro che lo hanno destinato al comando di una nave di quella importanza. Molte cose non quadrano. Tafanus
Scritto il 17 gennaio 2012 alle 20:32 | Permalink | Commenti (9)
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Sono stato molto colpito (mi accade spesso) dalla maestria di questo scritto di Massimo Gramellini. Ne condivido il contenuto, e ne condivido i sentimenti, con l'aggiunta della rabbia di chi ha navigato per il piacer suo in barca a vela per più di un quarto di secolo, avendo sempre il massimo rispetto per il mare, e per le persone trasportate. Ho anche fatto l'istruttore, per alcuni anni, ai corsi della Lega Navale Italiana per il conseguimento della patente nautica a "qualsiasi distanza dalla costa". Ho conosciuto le bonaccette del Tigullio, ma anche le improvvise incazzature del vento nel Golfo del Leone.
Il mio primo istruttore (Luciano Ghersi da Savona, che saluto con affetto e rispetto) era un grande personaggio. Il suo primo insegnamento è stato questo: "Antonio, ricordati che il modo migliore di fronteggiare le emergenze, è quello di schivarle". Non è tautologia. Significava avere una maniacale attenzione al controllo ed alla prevenzione delle parti vitali della barca (sartie, timone, life-line...). Significava ascoltare i bollettini, e avere sempre in mente che un avviso di vento forza 7 poteva sbagliare, e potevi ritrovarti di fronte a un forza 9. Significava avere a bordo carte nautiche aggiornate, e rispettarle. Significava, infine, tenersi sempre, anche con un barchino a vela da 10 metri, a rispettosa distanza da secche, promontori, e guai. Significava, infine, che dopo aver fatto tutto quanto era umanamente possibile fare per evitare i guai, dovevi essere pronto (con attrezzatura, testa, forma fisica, saldezza del sistema nervoso) a fronteggiare le emergenze, senza perdere la testa.
Mi sembra che qualcuno, che aveva la responsabilità di 4200 vite (e non della propria e di quella di quattro gatti), abbia capovolto queste regole, aggiungendovi il carico finale della vigliaccheria. E' per rispetto ai morti, ad una società ridotta da uno sbruffone sull'orlo del fallimento, ad un paese che stava faticosamente ricostruendo la propria immagine dopo gli anni del berlusconismo, che non riesco ad avere alcuna pietà verso questo marinaio. Anzi: verso questo "mezzo marinaio". Pubblico integralmente il post di Massimo Gramellini, e l'audio, micidiale, della drammatica telefonata fra la Capitaneria ed il "comandante" Schettino
La prevalenza dello Schettino
(di Massimo Gramellini)
C’erano voluti due mesi per ritornare all’onor del mondo. Due mesi di loden e manovre, di noia e ricevute fiscali. Due mesi per nascondere i politici di lungo corso sotto il tappeto o in un resort delle Maldive. Due mesi per far dimenticare il peggio di noi: la faciloneria, la presunzione, la fuga dalle responsabilità. E invece con un solo colpo di timone il comandante Schettino ha mandato a picco, assieme alla sua nave, l’immagine internazionale che l’Italia si stava ricostruendo a fatica. Siamo di nuovo lo zimbello degli altri, il luogo comune servito caldo nei telegiornali americani, il pretesto per un litigio fra due politici francesi (francesi!), uno dei quali ieri accusava l’altro di essere «come quei comandanti che sfiorano troppo la costa e mandano la loro barca contro gli scogli».
Mi auguro che non tutto quello che si dice di Schettino sia vero: anche i capri espiatori hanno diritto a uno sconto. Ma se fosse vero solo la metà, saremmo comunque in presenza di un tipo italiano che non possiamo far finta di non conoscere. Più pieno che sicuro di sé. Senza consapevolezza dei doveri connessi al proprio ruolo. Uno che compie delle sciocchezze per il puro gusto della bravata e poi cerca di nasconderle ripetendo come un mantra «tutto bene, nessun problema» persino quando la nave sta affondando, tranne essere magari il primo a scappare, lasciando a mollo coloro che si erano fidati di lui. Mi guardo attorno, e un po’ anche allo specchio, e ogni tanto lo vedo. Parafrasando Giorgio Gaber, non mi preoccupa lo Schettino in sé, mi preoccupa lo Schettino in me.
Massimo Gramellini "si augura che non tutto quello che si dice di Schettino sia vero". Me lo auguro anch'io, ma la telefonata messa oggi in rete e sui giornali online induce a ben altri, e più tristi pensiero. Forse è vero tutto quello che di Schettino si è detto. E forse è vero che ciò che finora si è detto di Schettino non sia ancora tutto. Tafanus
Scritto il 17 gennaio 2012 alle 14:47 | Permalink | Commenti (20)
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Scritto il 17 gennaio 2012 alle 00:55 | Permalink | Commenti (0)
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Negli ultimi giorni l'accavallarsi di molti episodi mi ha segnalato che è finalmente giunto il momento di fare chiarezza sui sedicenti, improvvisati "classificatori" di blog. E di mettere un punto fermo al cazzarismo dilagante sul numero di accessi. Ho avuto molti stimoli per iniziare questo lavoro di pulizia, ed ho iniziato ad approfondire. Facendo scoperte esilaranti... Spero di rendere un servizio utile a coloro che vogliono verificare di persona le web-balle. Tafanus
GLI STIMOLI
-1) qualche giorno fa un lettore appassionato di numeri e di rete ha fatto una escursione su una delle più conosciute classifiche di blog italiani (BlogBabel), segnalandomi che il Tafanus ballava - da un momento all'altro - dai "top 100", al 200° posto, al 300°, alla sparizione dai 500, al ritorno al 130° posto, al precipizio al 300°... eppure, come è evidente a molti, il Tafanus - essendo largamente frequentato da elevate percentuali di lettori abituali - è estremamente stabile nei suoi numeri. Ma, incuriosito, ho approfondito la cosa, visitando le FAQ del classificatore, e scoprendo cose esilaranti:
-a) questa classifica non prende in considerazione l'unico dato che indica, in maniera inequivocabile, l'interesse della rete: il numero di visite medie giornaliere. Prende invece in considerazione, prevalentemente, il numero di link recirpoci fra blog, ma limitatamente a blog che si sono inseriti nella loro classifica. Insomma, se un blogger passa la giornata a "linkar ed esser linkato", sale ai vertici della classifica. Se passa la giornata a scrivere, fare inchieste, ricercare dati, discutere, e non gliele frega niente di elemosinare links, finisce quasi maglia nera, Sugli effetti esilaranti di questo sistema parleremo più avanti.
Di fatto, rendendosi forse conto che la loro classifica produce a volte effetti esilaranti, questi signori, in fondo ad una contorta spiegazione sull'algoritmo che regola la loro classifica, spiegano che (testuale): "...nella classifica sono compresi tutti i blog, quelli presenti da più tempo (BlogBabel nasce il 18/7/2006) e quelli registrati di recente. La posizione nella classifica si basa perciò su
indicatori eterogenei e non è formalmente attendibile: la pubblichiamo perchè rappresenta un utile riepilogo di immediata comprensione per noi ed i nostri lettori..."
Fantastico! Peccato che io non sia stato capace di "immediata comprensione. Colpa mia. Si evincono due cose:
-a2) Non è la classifica italiana dei blog, ma la classifica dei blog REGISTRATI su BlogBabel, su segnalazione dei bloggers o di terzi;
-a3) La classifica non è "formalmente attendibile". Favoloso... ma noi ce n'eravamo accorti! Spiegheremo più avanti da quali e quanti segnali (in aggiunta a quelli già accennati...)
Però Blogbabel ci informa che nel loro algoritmo entrano anche valutazioni quantitative. Per esempio le classifiche di Technorati... SIC: Technorati, che è un classificatore letteralmente in coma da anni! Andiano a verificare: andando sul sito delle classifiche di Technorati, scopro con raccapriccio di non esistere. Letterale: "Blogs relating to “tafanus”: 0 blogs found out of 1190776". Meno male. Cominciavo a pensare di esistere, e stavo quasi montandomi la testa... Anche su questo, torneremo. Ma ecco la schermata di ricerca di "Tafanus" su Technorati:
-2) l'altra settimana ho letto ancora, in un blog molto informato sui fatti della rete, che il blog di Beppe Grillo è uno dei più importanti del globo terracqueo, e che - come dichiarato dallo stesso Grillo - raggiunge 700.000 visitatori al giorno, e via cazzarando. Ebbene, dai raffinati strumenti in mio possesso, sono in grado di affermare che il blog di Beppe Grillo è ormai sceso sotto le 70.000 visite al giorno. Tante, tantissime, ma la decima parte di quelle accampate dal cazzaro.
-3) La settimana scorsa ho ricevuto una lettera dal Direttore di quello che si definisce "il più importante quotidiano italiano solo in rete", al quale ho avuto l'onore di collaborare per qualche tempo, con una mia rubrica fissa. Ho poi mollato perchè nel tempo la gestione (e la libertà) del giornale hanno subito mutazioni che non mi sono piaciute. La lettera invitava le pecorelle smarrite a rientrare all'ovile, e come argomento di convinzione accampava i 100.000 visitatori al giorno. Sono andato a verificare: non arriva, in media, ad 8.000 visite al giorno. Tante, tantissime, ma meno, molto meno delle 100.000...
-4) Infine, due giorni fa ho ricevuto un messaggio da una cara amica Facebook: "...Antonio ciao. Volevo farti una domanda che sarà banale, ma non riesco a trovare una soluzione sul web. C'è un modo per conoscere gli accessi reali ad un sito altrui? Ho il sospetto che il webmaster di un giornale online abbia creato ad hoc un contavisite truccato, e mi piacerebbe sapere se c'è un metodo per scoprirlo. Hai qualche dritta da darmi?
Alessandra B.
Ecco, a questo punto ho deciso che fosse giunto il momento di dare una risposta approfondita al crescente numero di questioni che l'anarchia, la babele, e la propensione all'imbroglio sul web pongono. Ho risposto ad Alessandra privatamente sul sito in questione. Quello che a lei sembrava un contatore di accessi, era in effetti un numeretto che avrebbe dovuto indicare gli utenti online. Fornito da nessuno. autoprodotto, ed era semplicemente un generatore di numeri casuali, tarato - credo - fra 75 e 150. Mediamente denunciava più di 100 utenti online. Quindi, facendo il confronto con ciò che conosco, avrebbe dovuto avere 12/15.000 visitatori al giorno. Ne ha 3000/3300.
Quindi rispondo ad Alessandra, e al tempo stesso a quanti hanno avuto, e continuano ad avere, questi dubbi.
Cara Alessandra, in rete esistono molti "classificatori" che sono diventati come le agenzie di rating. Ce ne sono tanti, e per tutte le esigenze. Prendiamo quello del quale abbiamo ampiamente parlato. La si giri come si vuole, ma per salire ai piani alti di questa classifica, non serve avere alcune migliaia di visitatori unici al giorno di media. Bisogna "linkare ed esser linkati", ma solo da blog registrati sul loro sito. Mettiamolo così: se tu ricevi due o tre links da blog della magnitudo di "Caspar Torriero" o de "Il blog di Daniele Minotti" (meno di cento visite al giorno, però associati a blogbabel) sei importante. Se tu, putacaso, fossi linkato da "Wired" (il più importante sito d'informazione al mondo, 600.000 visitatori unici REALI al giorno di media, ma non associato ai nostri amici), allora non saresti nessuno.
Ma io, nella mia vita professionale, ho imparato che quando parli di media, il PRIMO parametro che tutti considerano è la diffusione. Se interessi alla gente, ce l'hai. Se non interessi a nessuno, non ce l'hai. Succede così che una società dello stesso gruppo dei nostri "classificatori", ed altre società, invitino a diventare veicoli pubblicitari solo blog che possono dimostrare - via google-analytisc o altri strumenti seri - una media di ALMENO 80.000 "page-views" al mese. Non ti chiedono quanti link ti sei scambiato con qualcuno, ma quanta gente legge le tue cose. Quante visite, quante pagine viste.
E' successo così che un'altra società, l'anno scorso, abbia invitato "i 50 migliori blog italiani", a provare per sei mesi MySkyHD, con abbonamento "full" totalmente gratuito, in cambio di tre brevi post sull'esperienza MySkyHD. Articoli non necessariamente elogiativi. Infatti, ho avuto il piacere di essere pagato in natura per parlare - a volte - persino criticamente del "benefattore". Anche questi - stupidi! non hanno voluto sapere "quanti links", ma "quanti visitatori.
Succede così che - sempre un'altra società - mi abbia offerto un contratto pubblicitario - che ho rifiutato, poichè molto invasivo. Non mi hanno chiesto neanche loro "quanti link", ma "quanti visitatori". Questo per chiarire la diffusione non è una mia fissa, ma un criterio oggettivo, e molto diffuso, di valutazione.
Ed ora risponderò alla tua domanda. Si. Con qualche "bug" di cui parlerò, uno strumento per misurare la diffusione di un sito esiste. Misura siti che vogliono essere misurati, e siti che "preferirebbero di no". E non ti impongono nessuna registrazione.
Questo sito è Alexa.com, un giocattolino comprato qualche anno fa da Amazon.com per 250 milioni di dollari. Apri il sito, ed hai a disposizione la sottopagina "Site Info":
Accessi Tafanus (in numero) per percentuale mensile Gad Lerner, diviso percentuale mensile Tafanus, cioè:
2.306 x 0,00073 / 0,00108 = 1.559
Che Gad Lerner voglia dirtelo o meno, tu puoi sapere, con buonissima approssimazione, che gli accessi medi al suo blog, nell'ultimo mese, sono stati di 1.559 al giorno. Facile, no?
Ti avevo parlato di un bug. Eccolo: quando un giornale (ad esempio La Repubblica) fornisce anche piattaforme per blog, anche i blog individuali hanno un URL che termina per "repubblica.it", come il quotidiano online. In questi casi (per fortuna limitati) qualsiasi sito su quella piattaforma tu metta dentro, troverai i dati di repubblica.it. tutti i siti daranno lo stesso risultato, e tutti saranno importanti come repubblica.it, il giornale online.
Per tornare al cazzarismo in rete (e terminare), è con questo sistema che ho scoperto che il Tafanus (classificato da BlogBabel intorno alla trecentesima posizione, a dispetto dei 2.306 accessi al giorno nell'ultimo mese), è letteralmente surclassato da "Gaspar Torriero" (205° posizione, 94 accessi); da "Il blog di Daniele Minotti" (196°, 44 visite al giorno); "Sergio Maistriello" (63°, 127 visite al giorno); Mauro Biani (53°, 190 visite al giorno).
Un'ultima cosa: dallo "staff" di BlogBabel mi è stato spiegato che per loro non è importante il numero di accessi (sembra che sia proprio irrilevante), ma la capacità interattiva di un blog. Insomma... la sua vivacità nel web. Bene, ho dato uno sguardo al già citato "Top 100" [Sergio Maistrello], per farmi un'idea della "interattività" che lo ha portato al 63° posto in classifica: in un mese e mezzo (dal 1° Gennaio 2012), ha pubblicato ben tre post, e ha ricevuto ben 3 (TRE) commenti. Un commento ogni 15 giorni.
Come interattività, non c'è male. Specialmente ove si consideri che il Tafanus, nello stesso arco di tempo, ha messo fuori 137 post (contro 3), ed ha ricevuto 2.227 commenti (contro 3). Spero di essere stato esaustivo. Tafanus
Scritto il 16 gennaio 2012 alle 23:02 nella Media | Permalink | Commenti (15)
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Intervista a Giacomo Vaciago, professore ordinario di politica economica e direttore dell'Istituto di Economia e Finanza nell'Università Cattolica di Milano
(di Fabrizio de Jorio - RAI)
Giacomo Vaciago commenta il declassamento dell’Italia e di altri 8 paesi europei da parte dell’agenzia di rating Standard & Poor’s. Vaciago affronta il tema del ruolo delle agenzie, le anomalie del sistema di giudizi espressi dalle agenzie stesse che non hanno alcun organismo che le controlla e delinea come gli outlook negativi possono giovare alla Germania e alla sua economia
Come commenta il downgrading dell’Italia e della Francia da parte di S&Poor’s?
Prima di tutto bisogna decidere che valore hanno le agenzie di rating e chi dà loro le pagelle. E’ noto che negli anni hanno fatto errori clamorosi: non si sono accorte che la Grecia imbrogliava da anni, né che Lehman Brothers stava per fallire. Sarebbe necessario che ci fosse un organismo che valuti la loro attendibilità. Le abbiamo fatte diventare importanti nel momento in cui i loro giudizi andavano tenuti presenti nel valutare la patrimonializzazione delle banche la possibilità delle banche di comprare certi titoli. Si sono ufficializzate le pagelle che le agenzie di rating danno ai titoli che possono essere oggetto di acquisto.
Le agenzie di rating sono agenzie private, però sembra agiscano come se fossero pubbliche, forti di un mandato ufficiale.
Oggi non sono più solo istituzioni private ma hanno assunto negli anni un ruolo quasi ufficiale, perché ci sono, ad esempio fondi pensione, che per statuto possono investire solo in titoli tripla A e questo fa si che quando esce un downgrading come quello nei confronti dell’Italia o della Francia le conseguenze sono che questi paesi dovranno pagare tassi sempre più alti per poter vendere i propri titoli.
Queste società non hanno conflitti d’interesse dovrebbero essere super partes?
Da più parti sono state mosse critiche, anche la Ue che se n’è occupata non è arrivata ad un giudizio uniforme. Sono di matrice americana a controllo anglosassone e si era auspicato che l’Europa promovesse le sue di società di rating in modo che fossero più controllabili. Poi però non se ne fece nulla perché le abitudini sui mercati finanziari sono molto condizionanti e quindi si tende a seguire la tradizione.
Come si misura la credibilità di queste agenzie di rating?
Si dovrebbe misurare con una valutazione periodica dell’utilità e della correttezza dei loro giudizi. Gli errori clamorosi nei quali sono inciampate ultimamente, avrebbero dovuto indurre a modificare i loro criteri di valutazione, ed essere più super partes. La notizia di un downgrading nei confronti di un paese ha inevitabilmente conseguenze negative sul quel paese. I rapporti spesso sono molto superficiali e contengono informazioni e dati già noti al’opinione pubblica. Basta pensare al giudizio sull’Italia: si dice che la situazione politica è fragile. Ma questa è una tale ovvietà che non aggiunge nulla alle informazioni che già sapevamo! L’opinione pubblica italiana non ha modificato in nulla il proprio giudizio sull’azione del governo Monti, però il giudizio negativo ha avuto conseguenze sugli spread che l’Italia deve pagare sul Bund tedesco. Quindi anche quando dicono banalità lo dicono con un sussiego e con un impatto sui mercati che sinceramente è preoccupante.
Professor Vaciago, ritiene che le agenzie di rating non abbiano quella terzietà che dovrebbe caratterizzare organismi importanti come questi?
A fasi alterne. Hanno fatto errori e spesso il timing delle loro uscite è sospetto. Gennaio è un mese delicatissimo per la chiusura del Trattato in corso di elaborazione a Bruxelles. Il giudizio negativo delle agenzie di rating di ieri ha un focus proprio sull’Eurozona. Il timing di quest’intervento su paesi come Italia, Francia, Austria, Portogallo e altri paesi Ue ha disturbato moltissimo perché ha interferito pesantemente su un processo politico-econonomico in corso.
Sarebbe auspicabile una maggiore terzietà, una maggiore trasparenza?
Certamente, infatti le critiche principali riguardano proprio il conflitto d’interessi e i vistosi errori commessi. Il vero problema è decidere che valore debbano avere i giudizi di queste agenzie. Rating, significa che possibilità ha un dato paese di rimborsare un titolo di debito.
Il nostro paese da questo punto di vista è penalizzato.
In Europa certamente l’Italia ha più debito della Spagna, sia in assoluto, sia in rapporto al reddito nazionale: quindi è più penalizzata rispetto alla Spagna. L’altra variabile che grava sul nostro paese è la crescita: se l’economia va male non ci si può permettere di contrarre più debito. Insomma, senza crescita non ci si può indebitare. Tutto ciò ha portato al peggioramento del giudizio sull’Italia. Il nostro debito non è cresciuto molto, ma la sostenibilità di quel debito è peggiorata.
C’è il rischio che il giudizio di S&Poor’s, sia confermato anche dalle altre agenzie?
Non posso valutare, ma certo bisogna attendere Fitch e Moody’s per vedere se si uniformano o meno al giudizio negativo espresso da S&Poor’s. Poi c’è da valutare quando e come prenderanno in esame altri paesi dell’Eurozona o anche di altre aree. Pensi comunque che l’outlook negativo ha colpito anche paesi come gli Usa e la Gran Bretagna, che hanno più libertà di azione, perché contano su una politica monetaria autonoma e una maggiore sovranità in politica economica e pur avendo molto debito, questo li ha favoriti. Il vero dilemma è che succederà agli Stati Uniti? L’economia migliora e Obama ce la fa, o anche da loro arriverà un altro giudizio negativo proprio mentre il presidente si trova ad affrontare la campagna per il suo secondo mandato?
Da tutto ciò come ne esce la Germania?
Paradossalmente la Germania è favorita dagli altri downgrading. Se guardiamo agli ultimi sei mesi, l’out look negativo di Grecia, Spagna, Portogallo, compreso quello dell’Italia, il 19 settembre, ha giovato alla Germania che si indebita senza tassi d’interesse. Il costo del debito tedesco si è ridotto in questi mesi e questo fa bene alla sua economia. Il downgrading ci preoccupa in questa fase perché alza il costo del debito e questo penalizza l’economia di quei paesi in recessione. Si tratta del cosiddetto “effetto valanga”: nel momento in cui un paese subisce il giudizio negativo è più probabile che succeda ciò che le agenzie hanno previsto e cioè che la situazione peggiori, visto che l’outlook negativo danneggia il paese che lo riceve. Infatti, sulle semplici indiscrezioni di un declassamento dell’Italia da parte di S&Poor’s, il nostro spread Btp-Bund è aumentato. Se salgono i tassi di interesse, non solo il Tesoro paga di più, ma anche le aziende italiane pagheranno il debito più caro. In Germania accade esattamente il contrario: le imprese tedesche durante il rallentamento dell’economia, che in parte c’è stata anche da loro, pagano meno i tassi d’interesse. La Volkswagen paga meno tassi d’interesse rispetto ad un’azienda italiana dello stesso settore e questo migliora l’economia tedesca.
I giudizi delle agenzie quindi possono influenzare moltissimo l’andamento dell’economia di un paese?
Certamente, è un fenomeno che si chiama Self fullfilling profecy: in questo caso il momento in cui S&Poors’ ha emesso un giudizio negativo dell’Italia, è più facile che abbia ragione. La reazione del nostro presidente del consiglio, Monti, è stata quella di esortare “ad impegnarsi di più a far sì che non succeda ciò che S&Poors’ ha previsto!
Le Grandi Topiche delle Agenzie di Rating
ENRON - La Enron ha perdite continue e crescenti dall'agosto 2000. Ciononostante, ancora il 9 novembre 2001 la Standard&Poors, mantiene il rating a livello BBB. Meno di un mese dopo questo brillante giudizio, Enron finisce in bancarotta.
LEHMAN BROTHERS - Il 18 luglio 2008 il titolo sembra ancora molto affidabile. Viete "rated" A+ da Fitch, A da S&P's, A2 da Moody's. Passano meno di due mesi, e la Lehman Brothers fallisce.
AIG - AMERICAN INT.L GROUP - Il 15 Settembre2008 S&P la giudica ancora A-; due giorni dopo, per salvare l'azienda la Federal Reserve è costretta ad estendere il finanziamento di 85 miliardi di dollari (più di due manovre del governo Monti).
BEAR STEARNS - Il 15 settembre 2007 è ancora a livello A per S&P's. Quattro mesi dopo viene salvata dal fallimento con un massiccio intervento governativo.
FREDDIE MAC - il 22 agosto 2008 Moody's la valuta A1; due settimane dopo viene faticosamente salvata dal governo americano con un massiccio intervento.
FANNIE MAE - La più grande società di mutui immobiliari del mondo ancora nel Febbraio 2008 è gratificata da Moody's con un rating Aaa, e outlook positivo. In settembre dello stesso anno dve'essere salvata dal governo USA col più massiccio finanziamento di tutti i tempi.
WORLDCOM - Il 22 aprile S&P's taglia il rating da BBB a BB, ma solo a fine maggio abbassa il rating a CCC. Il 22 luglio la società dichiara bancarotta (la più grande bancarotta della storia, fino a quel momento).
PARMALAT - Fino al novembre2003 la società godeva ancora di un rating BBB da S&P's. Il 24 dicembre dello stesso anno dichiara bancarotta.
Due cose sconvolgono, osservando da vicino il mondo delle agenzie di rating:
-a) il fatto che, nonostante le continue e clamorose topiche prese negli anni, siano ancora prese tanto sul serio dai mercati. In questi anni, il "Calendario del Frate Indovino" avrebbe certamente operato con maggior professionalità;
-b) nessuno sembra scandalizzato dal macroscopico e dichiarato conflitto d'interessi. Se alcune aziende quotate vogliono piazzare le loro azioni nei maggiori fondi-pensione americani, per statuto di questi fondi queste azioni devono essere "rated" da queste agenzie. Le quali sono a loro volta società per azioni. E a loro volta le azioni delle agenzie possono essere contenute nei portafogli dei fondi-pensione.
Insomma, un pasticciaccio senza fine. Al quale si aggiunge il pasticcio collaterale che le tre maggiori agenzie di rating sono americane, e quindi fanno, più o meno scopertamente, politica economica filo-americana. Un brutto pasticcio, del quale è corresponsabile la politica finanziaria europea.
All'Europa, infatti, nessuno impone di prendere per oro colato il Vangelo secondo la triade del rating. Non dopo le ripetute prove di insipienza fornite. Il ballo di San Vito dei mercati europei non è colpa delle agenzie, ma degli stati che a queste agenzie hanno appiccicato addosso delle medagliette che non meritano e che tremano ad ogni stormir di fronda proveniente da queste agenzie.
E cominciare a ridicolizzarle, sotterrandole sotto la riproposizione dei propri continui e marchiani errori, senza adeguare minuto per minuto le proprie scelte di politica macro-economica alle sentenze di questi soloni?
E cominciare a trascinarne qualcuna in giudizio per turbativa dei mercati ed aggiotaggio? Ci pensino, le associazioni di risparmiatori europei danneggiati da giudizi alla carlona... Tanto alla carlona, che rassomigliano molto ai reati ipotizzati sopra. C'è un limite agli errori che possono essere fatti nella lettura e nell'analisi dei bilanci. Oltre questo limite, c'è la malafede. Tafanus
Scritto il 16 gennaio 2012 alle 15:11 nella Economia, Politica | Permalink | Commenti (5)
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Scritto il 16 gennaio 2012 alle 13:16 nella Ambiente | Permalink | Commenti (17)
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Scritto il 16 gennaio 2012 alle 08:00 | Permalink | Commenti (4)
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«A poco più di un mese dalla partenza del nuovo Frecciarossa 4 livelli, il servizio della carrozza bar/ristorante sarà disponibile a tutti i clienti». Con un comunicato sul suo sito, Trenitalia fa marcia indietro rispetto alla decisione di restringere la circolazione a soli tre vagoni per chi ha un biglietto di classe Standard (la più economica), impedendo quindi l'accesso al bar.
IL RUOLO DEL WEB - Il caso, sollevato anche da Corriere.it, era rimbalzato sulla Rete, tanto che è la stessa azienda a titolare la nota: «Frecciarossa: Trenitalia ascolta il web, da domani bar aperto a tutti». E a commentare il nuovo provvedimento: «Si tratta di una scelta commerciale adottata dopo questo primo periodo di sperimentazione e dopo aver raccolto i commenti e i suggerimenti dei viaggiatori, anche attraverso il web. Questo conferma la volontà di Trenitalia di offrire un servizio sempre più a misura di tutti e rispondente alle esigenze di un mercato in continua evoluzione».
NUOVA FOTO - Sulla Rete era scoppiata anche la polemica - con accuse di «razzismo» - a proposito della foto di una famiglia di immigrati usata da Trenitalia per illustrare i servizi della classe Standard. Adesso anche quell'immagine appare cambiata: la famiglia è scomparsa e al suo posto restanon solo sedili vuoti.
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Dunque, sono stati tolti i piombi alle vetture di quarta classe, quelle illustrate da una famigliola di immigrati. La "tradotta" di Trenitalia non partirà più solo dal famigerato "Binario 21". Anche i pakistani e i calabresi potranno prendere un caffè al bar-ristorante, e pisciare in terza, qualora le toilette di quarta classe si intasino prima dell'arrivo a Lodi. Benvenuta Democrazia. Questa volta ce l'abbiamo fatta con la sola forza delle tastiere, e senza sacrificare la vita di nessun Martin Luther King.
Dunque, Mauro Moretti, AD di Trenitalia, ha "ascoltato il web". Alla buon'ora. Siamo felici di aver fatto la nostra piccola parte. Era il 27 Dicembre quando il Tafanus ha pubblicato un post sull'argomento, dal titolo "Trenitalia, il Frecciarossa, e la "campagna simpatia" delle ferrovie". Quel post era stato molto ripreso sia su facebook, che su Google+ e "sul web" in genere. Ma tanta parte del web si era indignata "in proprio".Insomma, è stato un moto spontaneo di repulsione verso Trenitalia, Mauro Moretti, e il nuoco "classismo" (nel senso letterale del termine).
La prossima volta Mauro Moretti bene farebbe a prevedere le tempeste, anzichè esser costretto, previa figura di merda, a rimediare a "trenitalia in corsa". Sa, Moretti, ci sono tecniche di indagini motivazionali che non costano molto... Meno di un vagone di passeggeri di "classe standard piombata" Milano Roma.
C'è poi gente che i risultati di una eventuale ricerca motivazionale su questo argomento glieli avrebbe potuto anticipare - col margine d'errore del 5% - anche a tavolino, e "aggratis".
La carriera di Mauro Moretti è un campionario di corse ideologiche verso il baratro. Per tutti gli anni ottanta, e i primi '90, Mauro sarà un uomo tutto socialità, CGIL e difesa dei più deboli. Poi, si sa, la carriera...
Nel 2006 diventa AD di Trenitalia, et voilà... più rapido di un Capezzone o di uno Scilipoti, più "centottantagradista" di un Sandro Bondi, ce lo ritroviamo dalla CGIL nel direttivo di Confindustria. Da difensore dei ferrovieri, a rappresentante dei padroni delle ferriere (pardon... delle Ferrovie).
In risposta ad una interrogazione parlamentare, Moretti definì il gravissimo incidente di Viareggio "uno spiacevole episodio". Accusato di insensibilità, Moretti rispose "si trattava di una parola presa totalmente fuori dal contesto". Ecco. Appunto. Dobbiamo "contestualizzare". Vedi, di Tafanus, Berlusconi, la bestemmia, e la "contestualizzazione" di Mons. Fisichella. Eccheccazzo, se non contestualizziamo, precipitiamo nel baratro della de-contestualizzazione. Tafanus
Scritto il 15 gennaio 2012 alle 23:33 nella Razzismo | Permalink | Commenti (5)
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Ero rimasto favorevolmente colpito dalle riprese TV che mostravavo i convenevoli dell'incontro di Mario Monti col Papa. Monti è cattolico, più di Mr. Bunga Bunga. Eppure ha salutato Ratzinger con una stretta di mano, evitando accuratamente - da Capo di un Governo indipendente e separato dalla Chiesa - leccatine all'anello e bacio della pantofola. L'ennesima lezione di stile a Mr. Bunga Bunga. Ecco un estratto dell'articolo:
Mario Monti, in occasione della prima udienza ufficiale al cospetto di Benedetto XVI, è apparso attenersi a un invisibile registro di sobrietà e di laicità.Valori che certo appartengono allo stile dell´uomo, ma che sono richiesti anche dallo spirito del tempo e che marcano una netta distinzione dai comportamenti tenuti in analoghe circostanze dal suo predecessore Silvio Berlusconi.
Come ha insegnato la migliore antropologia del Novecento, tutto ciò è rivelato dai gesti, dai riti e dai doni più che dalla sostanza del colloquio privato tra le due personalità o dal comunicato ufficiale della diplomazia che lo imbozzolerà tessendo una serie di prevedibili frasi protocollari. Ma la forma è sostanza e nulla rivela di più che lo scarto esistente tra una plurisecolare cerimonialità e l´inclinazione dell´individuo, il suo personale contributo al teatro della vita.
Anzitutto è l´incontro tra due professori, il teologo tedesco e il più tedesco dei nostri uomini di governo, e la sobrietà si esprime nella gestualità che assume la forma di una confidenziale, ma rispettosa riverenza [...]
La laicità e la sobrietà promanano già dal primo incontro col Papa, davanti alla porta della sua biblioteca privata. Un franco sorriso, un reciproco sguardo dritto negli occhi, ma nessun baciamano, alcun inchino, neppure accennato, da parte del premier. Siamo assai lontani dal contegno baciapilesco di Berlusconi che, in analoga occasione, il 6 giugno 2008, si esibiva in un baciamano degno di un vassallo: le mani giunte a ghermire quelle del pontefice, il busto proteso in avanti, il capo esageratamente chino, le labbra irritualmente poggiate sulle mani di Benedetto XVI, come avrebbe fatto con il dittatore Gheddafi, un anno prima della sua fine. I giornali di famiglia subito pronti a riprendere l´immagine per venderla sul mercato elettorale italiano.
Mai come in quella circostanza l´ipertrofia dei gesti denotava l´atrofia della coscienza: Berlusconi avrebbe trascorso quell´estate tra decine «di vergini che si offrivano al drago», come avrebbero rivelato le intercettazioni del lenone Tarantini. Monti, invece, tiene la schiena dritta perché sa di essere, in quel momento, non un privato cittadino o un fedele cattolico in visita al Papa, ma il capo del governo italiano. Non ha nulla da farsi perdonare o da nascondere e dunque non necessita di esibizioni barocche, né si profonde in servili pronunciamenti come quello in cui Berlusconi dichiarava che «l´attività del governo non può che compiacere il Papa e la sua Chiesa».
Anche la presentazione della signora Elsa segue il medesimo misurato registro: a differenza di Veronica Lario, e come già la cattolica Flavia Prodi nell´ottobre 2006, la moglie del premier non porta il velo, obbligatorio soltanto per regine e ambasciatrici, bensì ha il capo scoperto e indossa un «rigorosissimo tailleur nero con gonna sotto il ginocchio», come registrato dall´Avvenire.
Una maggiore sobrietà e senso dell´opportunità, infine, traspaiono anche dal rituale scambio dei doni. Il Cavaliere nel 2008 offrì al papa un pettorale, una croce d´oro e smalti, cesellati per l´occasione. Il premier volle spiegare a Benedetto XVI che ogni tassello aveva un significato legato alla storia della Chiesa e pretese di consegnargli un foglio con le spiegazioni, suggerendogli - così recitano le cronache - «se mai avesse il tempo, di leggerlo». Non è dato conoscere la risposta del Papa, né i suoi reconditi pensieri.
Monti, invece, può permettersi un vero e autentico lusso, quello di regalare al pontefice un suo libro del 1992, che ha definito «una riflessione sull´Italia e sull´Europa molto nello spirito del nostro incontro». E un´edizione antica di mappe geografiche: «anche simbolica» ha commentato il Papa con pronta arguzia perché mai come in questa fase storica l´Italia procede in mare aperto e ha bisogno di ritrovare la giusta rotta, ma sembra finalmente in buone mani.
(Il tempo della laicità - di Miguel Gotor - Repubblica - dal blog dell'On. Manuela Ghizzoni)
Scritto il 15 gennaio 2012 alle 19:39 | Permalink | Commenti (6)
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Scritto il 15 gennaio 2012 alle 08:00 | Permalink | Commenti (5)
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Il sadismo predatorio delle agenzie di rating segna il limite di degrado democratico delle nostre società e il livello di assolutismo dittatoriale del mercato "olim" sedicente "liberale"! Cosa facciamo? Ci ammutiniamo nei nostri sdegnosi silenzi?
Assolutamente no! Riflettiamo, leggiamo, informiamoci e soprattutto agiamo: siamo trasgressivi, disobbedienti, bastiancontrari. Contro le pretese del mercato, contro le dittature mediatiche, sottraendo i nostri comportamenti alle logiche dello spreco e della necessitazione dell'inutile. Se ci manca questa presa di coscienza e questa presa d'atto, corriamo il rischio di finanziare, con le nostre abitudini consolidate, i nostri seviziatori. Una strana sindrome di Stoccolma generalizzata.
Già nel lontano 2003 (il 18 ottobre su Il Manifesto) il preveggente e acuto e lungimirante Eduardo Galeano scriveva: «Bombe contro la gente, bombe contro la natura. E le bombe di denaro? Che ne sarebbe di questo modello di mondo nemico del mondo senza le sue guerre finanziarie? In più di mezzo secolo di esistenza, la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale hanno sterminato una quantità di gente infinitamente maggiore di tutte le organizzazioni terroristiche che ci sono o ci sono state nel mondo. Loro hanno contribuito pesantemente a rendere il mondo così com'è. Adesso questo mondo, che ribolle d'indignazione, spaventa i suoi autori.
"La Banca mondiale, apostolo della privatizzazione, è in crisi di coscienza", commenta il quotidiano The Wall Street Journal. In un recente rapporto, la Banca scopre che la privatizzazione dei servizi pubblici, che i suoi funzionari hanno imposto e continuano ad imporre ai paesi deboli, non è esattamente una manna dal cielo, soprattutto per i poveri abbandonati al loro destino. Allarmata dalle conseguenze dei suoi atti, la Banca adesso dice che bisognerebbe consultare i poveri e che i poveri "dovrebbero vigilare gli investimenti privati", sebbene non spieghi come potrebbero realizzare questo lavoretto da niente. I poveri preoccupano anche il Fondo monetario, che li ha sempre strozzati: "E' necessario diminuire le disuguaglianze sociali", conclude il direttore del Fondo, Horst Koehler, dopo aver meditato sulla faccenda. I poveri non sanno davvero come ringraziare.
Questi organismi, che esercitano la dittatura finanziaria nel sistema democratico, non hanno nulla di democratico: nel Fondo decidono tutto cinque paesi; nella Banca, sette. Gli altri non hanno alcuna voce in capitolo. Nemmeno la dittatura commerciale è democratica. Nell'Organizzazione mondiale del commercio non si vota mai, sebbene il voto sia previsto negli statuti.
L'organizzazione coloniale del pianeta sarebbe in pericolo se i paesi poveri, che corrispondono alla schiacciante maggioranza, potessero votare. Loro sono invitati al banchetto per essere divorati. La dignità nazionale è un'attività non redditizia, destinata a scomparire, come la proprietà pubblica, nel mondo sottosviluppato. Ma quando le dignità si uniscono, è tutta un'altra storia. E' quanto accaduto a Cancun di recente, alla riunione della Organizzazione mondiale del commercio: i paesi disprezzati, i buggerati, si sono uniti in un fronte comune, per la prima volta dopo molti anni di solitudine e di paura. E la riunione, convocata, come al solito, affinché la maggioranza esercitasse il suo diritto all'obbedienza, è naufragata. Sta succedendo ovunque: sembra che il potere non sia così potente come dice di essere".
Sullo stesso tema, anche se su un piano un pò più propositivo, c'è una bellissima intervista di Marino Niola al grande Serge Latouche, che appare au La Repubblica. Buona lettura! E Buona indignazione! Buona lotta!
Aldo Antonelli
L'utopia frugale
(Marino Niola intervista Serge Latouche – La Repubblica 14.01.2012)
«Un certo modello di società dei consumi è finito. Ormai l'unica via all'abbondanza è la frugalità, perché permette di soddisfare tutti i bisogni senza creare povertà e infelicità». E’ la tesi provocatoria di Serge Latouche, professore emerito di scienze economiche all'Università di Paris Sud, universalmente noto come il profeta della decrescita felice. Il paladino del nuovo pensiero critico che non fa sconti né a destra né a sinistra sarà a Napoli dal 16 al 20 gennaio, ospite della Fics (Federazione Internazionale Città Sociale) e protagonista del convegno internazionale "Pensare diversa-mente. Per un'ecologia della civiltà planetaria" organizzato dal Polo delle Scienze Umane dell'Università Federico II. Il tour italiano dell'economista eretico coincide con l'uscita del suo nuovo libro Per un'abbondanza frugale. Malintesi e controversie sulla decrescita (Bollati Boringhieri). Un'accesa requisitoria contro l'illusione dello sviluppo infinito. Contro la catastrofe prodotta dalla bulimia consumistica.
Cos'è l'abbondanza frugale? Detta così sembra un ossimoro.
«Parlo di "abbondanza" nel senso attribuito alla parola dal grande antropologo americano Marshall Sahlins nel suo libro Economia dell'età della pietra. Sahlins dimostra che l'unica società dell'abbondanza della storia umana è stata quella del paleolitico, perché allora gli uomini avevano pochi bisogni e potevano soddisfare tutte le loro necessità con solo due o tre ore di attività al giorno. Il resto del tempo era dedicato al gioco, alla festa, allo stare insieme».
Vuol dire che non è il consumo a fare l'abbondanza?
«In realtà proprio perché è una società dei consumi la nostra non può essere una società di abbondanza. Per consumare si deve creare un'insoddisfazione permanente. E la pubblicità serve proprio a renderci scontenti di ciò che abbiamo per farci desiderare ciò che non abbiamo. La sua missione è farci sentire perennemente frustrati. I grandi pubblicitari amano ripetere che una società felice non consuma. Io credo ci possano essere modelli diversi. Ad esempio io non sono per l'austerità ma per la solidarietà, questo è il mio concetto chiave. Che prevede anche controllo dei mercati e crescita del benessere».
Perché definisce Joseph Stiglitz un'anima bella?
«Stiglitz è rimasto alla concezione keynesiana che andava bene negli anni '30, ma che oggi, anche a causa dello sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, mi sembra impraticabile. Nel dopoguerra l'Occidente ha conosciuto un aumento del benessere senza precedenti, basato soprattutto sul petrolio a buon mercato. Ma già negli anni '70 la crescita era ormai fittizia. Certo il Pil aumentava, ma grazie alla speculazione immobiliare e a quella finanziaria. Un'età dell'oro che non ritornerà».
E’ il caso anche dell'Italia?
«Certo, il boom economico italiano del dopoguerra si deve soprattutto a personaggi come Enrico Mattei che riuscì a dare al vostro paese il petrolio che non aveva. E’ stato un vero miracolo. E i miracoli non si ripetono».
I sacrifici che i governi europei, compreso quello italiano, stanno chiedendo ai cittadini serviranno a qualcosa?
«Purtroppo i governi spesso sono incapaci di uscire dal vecchio software economico. E allora tentano a tutti i costi di prolungarne l'agonia, ma questo, lo sanno bene, non fa altro che creare deflazione e recessione, aggravando la situazione fino al momento in cui esploderà».
Lei definisce- la società occidentale la più eteronoma della storia umana. Eppure comunemente si pensa che sia quella che garantisce il massimo di autonomia democratica. Chi decide per noi?
«Di fatto siamo tutti sottomessi alla mano invisibile del mercato. L'esempio della Grecia è emblematico: il popolo non ha il diritto di decidere il suo destino perché è il mercato finanziario a scegliere per lui. Più che autonoma, la nostra è una società individualista ed egoista, che non crea soggetti liberi ma consumatori coatti».
Qual è il ruolo del dono e della convivialità nella società della de-crescita?
«L'alternativa al paradigma della società dei consumi, basata sulla crescita illimitata, è una società conviviale, che non sia più sottomessa alla sola legge del mercato. Che distrugge alla radice il sentimento del legame sociale che è alla base di ogni società. Come ha dimostrato l'antropologo Marcel Mauss, all'origine della vita in comune c'è lo spirito del dono, la trilogia inscindibile del dare, ricevere, ricambiare. Dobbiamo dunque ricomporre i frammenti postmoderni della socialità usando come collante la gratuità, l'antiutilitarismo. In questo concordo con gli esponenti italiani dell'economia della felicità, come Luigino Bruni e Stefano Zamagni, che si rifanno alla grande lezione dell’economia civile napoletana del Settecento di Antonio Genovesi».
Il capitalismo è l'ultimo pugile rimasto in piedi sul ring della storia?
«Non so se sia proprio l'ultimo pugile, perché non si sa mai in cosa è capace di trasformarsi, ci sono scenari ancora peggiori, come l'eco-fascismo dei neoconservatori americani. Certo è che siamo ad una svolta della storia. Se un tempo si diceva "o socialismo o barbarie" oggi direi "o barbarie o decrescita". Serve un progetto eco-socialista. E’ tempo che gli uomini di buona volontà si facciano obiettori di crescita».
Francis Fukuyama di recente ha riaffermato di ritenere che il modello liberal-capitalistico resti l'orizzonte unico della storia. Senza alternative. Cosa ne pensa?
«Che ha una bella faccia tosta. Prima si è sbagliato totalmente sulla fine della storia, e oggi ripropone la stessa solfa. La sua profezia è stata vanificata dalla tragedia dell'11 settembre che ha dimostrato che la storia non era per niente finita. Fukuyama chiama fine della storia quella che è semplicemente la fine del modello liberal capitalista».
A chi dice che l'abbondanza frugale è un'utopia lei risponde che è un'utopia concreta. Non è una contraddizione in termini?
«No, perché per me l'utopia concreta non significa qualcosa di irrealizzabile, ma è il sogno di una realtà possibile. Di un nuovo contratto sociale. Abbondanza frugale in una società solidale. Sta a noi volerlo».
Pur con qualche distinguo di dettaglio, concordo con le tesi di Latouche. A Milano, durante gli anni della "Milano da bere", un celeberrimo finanziere - che oggi sembra sull'orlo della bancarotta - soleva sbruffonare così: "...se volete fare soldi, non perdete tempo a passare attraverso lo stadio della fabbricazione di lampadine, o di auto, o di chiodi... lavorate direttamente nel settore "soldi"..."
Una bella teoria da quaternario avanzato, che forse mai ci sarà (per fortuna); pochi che lavorano nei campi, in mare, in miniera, nelle fabbriche; tantissimi che lavorano per vendere il frutto di questo lavoro ad una catena commerciale sempre più lunga, che trova alla base una folla di un milione di bottegai; pochissimi che "lavorano nel settore soldi", maneggiando il finanziamento della catena, la speculazione sulla catena finanziaria, lo strozzinaggio sulla catena, l'aggiotaggio e l'insider trading su questa catena di sant'Antonio.
Una catena che non poteva andare avanti all'infinito, e che infatti si sta spezzando. Purtroppo, come è successo con la Costa Concordia, i capitani si salvano, i passeggeri dei piani bassi a volte no. E' da anni che mi chiedo quando si sarebbe infranto contro gli scogli l'aforisma del finanziere d'assalto. Il momento è adesso. Il "sogno americano" che ha infettato il mondo - la crescita continua, grazie alla quale tutti staranno sempre meglio, lavorando sempre meno - si potrebbe trasformare in un brusco risveglio. E i risvegli sono tanto più dolorosi, quanto più dolci erano i sogni che precedevano il risveglio.
Il passaggio dalla società fondata sulla produzione - nella quale si riusciva a vendere quasi tutto ciò che si produceva - è passato da un pezzo a uno stadio in cui di riesce a produrre tutto ciò che il mercato chiede.
Una volta il collo di bottiglia era la capacità produttiva, oggi il collo di bottiglia si chiama "domanda". Se la domanda crolla, perchè diminuisce il reddito disponibile delle famiglie dei ceti numerosi (a basso e medio reddito), si ha voglia a prestare alle industrie soldi a tasso zero (chiedete ai giapponesi a cavallo del cambio di millennio...) "Il cavallo non beve", si diceva. era vero. Inutile offrire soldi a tassi vicini allo zero ad un sistema industriale che non sa più cosa produrre, perchè non sa più a chi e come vendere la produzione. L'abbassamento del costo del danaro (che comunque per ora riguarda molto il sistema finanziario e poco o niente le imprese e il consumo), non schioderà il PIL di un decimo di punto.
Ora l'epopea del "maneggiare direttamente danaro, senza perdere tempo con chiodi e lampadine", sembra irrimediabilmente finito. Saremo capaci di mettere alla catena di montaggio, a produrre lampadine, coloro che finora si sono ingrassati sulle lampadine fabbricate, imballate, commercializzate da altri?
Tafanus
Scritto il 14 gennaio 2012 alle 22:52 nella Economia, Politica | Permalink | Commenti (1)
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Prima fare, poi mostrarsi. Quasi con ritrosia. Ieri a L'Aquila "ha avuto luogo la cerimonia di inaugurazione del nuovo edificio che ospiterà il Blocco aule didattiche del Polo universitario di Coppito e il Dipartimento di informatica dell'Ateneo dell'Aquila. La nuova struttura dispone di un'aula da 42 posti, 4 aule da 46 posti, un'aula-sala convegni da 300 posti al piano terra; di 5 aule da 46 posti, un'aula da 96 posti e un'aula da 100 posti al primo piano. Al vano superiore, uffici e sale riunioni.
Il completamento del nuovo edificio didattico e dipartimentale, la cui costruzione era stata avviata dall'Universita' sul finire del 2008, con uno stanziamento di 4.300.000 €, e' stato reso possibile grazie al generoso contributo dell'Associazione culturale Madraxa e del progetto ''Amiche per l'Abruzzo'', in rappresentanza dei quali sono intervenute alla cerimonia Fiorella Mannoia e Gianna Nannini. Il contributo dell'Associazione culturale no profit Madraxa, fondata da Fiorella Mannoia, Laura Pausini, Gianna Nannini, Elisa e Giorgia, è consistito nella donazione all'Ateneo aquilano di 1.500.000 €, derivanti dai proventi del progetto ''Amiche per l'Abruzzo''. L'edificio consentirà una migliore ed agevole collocazione di iniziative didattiche che interessano tutti gli studenti del Polo scientifico di Coppito, costituendo un ulteriore traguardo nel percorso intrapreso dall'Universita', subito dopo il sisma del 2009, verso la piena normalizzazione delle proprie attivita' (Fonte: ASCA)
A Fiorella Mannoia, Laura Pausini Gianna Nannini, Elisa, Giorgia, e a tutte le decine di altre magnifiche donne che si sono date da fare per questo progetto, tutta la nostra ammirazione e riconoscenza. In loro onore proponiamo un brano tratto dal concerto di beneficienza organizzato da "Amiche per l'Abruzzo" tre anni fa al Meazza per raccogliere fondi attraverso la vendita dei biglietti, e la vendita del doppio CD. Grazie anche alle decine e decine di altre donne che hanno partecipato al concerto a titolo gratuito, senza fare rumore. E' l'Italia che ci piace. Quella che parla poco, e che fa molto.
Il concerto al Meazza di "Amiche per l'Abruzzo"
A questa Italia bella, solidale, discreta vogliamo contrapporre, per contrasto, l'Italietta del cialtrone di Arcore: rumorosa, volgare, bugiarda, auto-incensatoria. Perchè nessuno dimentichi. Perchè l'Italia non torni mai più ad essere vittima del cialtronismo sgangherato del "buffone d'Europa", come è stato definito dall'Express in tempi non sospetti.
Le proteste a Coppito contro l'ultima comparsata di Cialtronescu
C'è ancora tempo per dare una mano a queste magnifiche donne
Scritto il 14 gennaio 2012 alle 12:40 | Permalink | Commenti (0)
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Scritto il 14 gennaio 2012 alle 08:00 | Permalink | Commenti (9)
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“Allora, ricapitoliamo: spread costante fra bund e BPT oscillante attorno a 500 punti, tasso di interesse del denaro liquido prestato alle banche dalla BCE all’1%, quindi un differenziale stabile del 5% a favore (o a sfavore, a seconda del punto di vista) dei buoni del tesoro Italiano.
Concentriamoci adesso su un piccolo, ma interessante fatto: ecco i maggiori azionisti della Banca d’Italia, che vi rammento essere una banca privata a partecipazione statale (fra l’altro relativamente limitata, visto che nei primi 14 azionisti di pubblico vi è solo l’INPS):
Adesso facciamoci un’altra domanda: come vanno sul mercato azionario i titoli bancari o assicurativi ? I grafici ad un anno, che allego, sono abbastanza indicativi…
Volete vedere come vanno quelli di Intesa San Paolo ?
A questo punto, gustatevi Generali:
Diciamo che rispetto ad un anno fa (e a cinque anni è decisamente peggio) la capitalizzazione in borsa dei tre maggiori azionisti della Banca d’Italia è crollata: per darvi un’idea un’azione Unicredit cinque anni fa valeva circa 35 euro ed oggi circa 5… (-86%), Assicurazioni Generali da 34,8 a 12 (-65,5%) e Intesa Sanpaolo da 5,5 a 1,25 (-78,18%).
Bene: sappiate che al di là dei giochi di breve respiro causati dai famosi investitori “mordi e fuggi” (che rappresentano però una percentuale limitata del volume economico di scambio nelle borse mondiali, attorno al 6%) in genere le grandi compagini finanziarie hanno robusti pacchetti azionari in mano a fondi che non possono permettersi di ragionare a breve termine: in altre parole, ad alti livelli la decisione di sganciarsi da azioni di una data compagnia fanno parte di una valutazione oggettiva che passa attraverso l’analisi approfondita del mercato.
Quindi, se i grandi gruppi di investimento hanno nel tempo alienato azioni Generali, Unicredit e Intesa Sanpaolo lo hanno fatto in funzione di qualche dato disponibile, ed evidentemente lo hanno fatto in tempi passati, evitando il crollo degli ultimi tempi.
Ricordate Lehman Brothers? Il 15 settembre 2008 questa banca d’affari dichiarava la bancarotta dopo aver dichiarato un debito di circa 639 miliardi di dollari dovuti in gran parte alla crisi dei mutui subprime. Ma guarda un po’… cartaccia venduta per denaro contante che genera una crisi di liquidità che sta sconvolgendo Stati Uniti ed Europa: di seguito una persistente speculazione che colpisce l’Euro, spingendo a livelli mai visti il differenziale di rendimento fra titoli Tedeschi ed Italiani.
Per inciso, non è che questo elemento sia esclusivamente vantaggioso per i tedeschi: la loro ultima asta di bund ha visto un invenduto sostanziale dei loro titoli, che quindi non sono stati piazzati, causando di fatto una scopertura del bilancio del Bundenstag.
Ma torniamo a noi: acquisito il fatto che le banche siano in sofferenza, il rischio sostanziale percepito è legato al fatto che in un certo momento i grandi istituti di credito possano divenire insolventi e di conseguenza generare un effetto domino che farebbe crollare l’economia: se poi si dovesse considerare il fatto che uno degli istituti a rischio (o più d’uno…) sono anche azionisti di riferimento di Banca d’Italia, e quindi di BCE, è evidente che questo rappresenterebbe un ulteriore fattore di rischio per la divisa europea.
Potreste, a questo punto, controbattere che la capitalizzazione di Unicredit risulta ampiamente inferiore ai depositi presso la stessa banca: già, peccato che la capitalizzazione non abbia in realtà nulla a che fare con i depositi giacenti, che sono di proprietà dei correntisti e non già degli azionisti.
Questo ragionamento, in realtà, è già stato fatto dai fondi che si sono disimpegnati in fretta quando hanno notato che nella stragrande maggioranza degli istituti di credito il valore dei depositi risulta ad oggi superiore alla somma fra liquidità e controvalore titoli.
Oooopsss… in altri termini, le banche, pur disponendo negli anni passati di ampie riserve di denaro liquido (quello dei correntisti, si badi bene…) hanno deliberatamente investito in titoli che oggi si sono fortemente deprezzati, per cui se vi dovesse essere un effetto di ritiro del denaro depositato il risultato inevitabile sarebbe quello di dover dichiarare lo stato di insolvenza.
Attenzione, questo vale per TUTTI i gruppi bancari Italiani.
Altro che “le banche Italiane hanno una situazione contabile invidiabile”: questa frase di Berlusconi, naturalmente, evidenzia solo l’ignoranza contabile di tutto il vecchio governo, che equivoca il valore dei depositi con quello delle riserve bancarie.
Tenete conto che già da alcuni anni l’ABI ha autorizzato quello che qualche tempo fa sarebbe stato giudicato inammissibile, e cioè di mantenere il tasso di interesse nullo o addirittura negativo: in altri termini, non solo i correntisti prestano soldi alla banca (è quello che fate quando depositate del denaro sul vostro conto corrente, naturalmente), ma la stessa banca vi fa pagare per concedervi il privilegio di farlo. Fantastico.
Davanti a questi vantaggi, naturalmente, qualunque settore dovrebbe procedere a prostrarsi davanti alla comunità ringraziando per gli aiuti indecenti elargiti a chi, in effetti, è il vero primo motore della presente crisi finanziaria, e dovrebbe farlo tramite la concessione meno difficoltosa di crediti alle aziende, che oggi ne hanno una estrema necessità.
La stessa BCE, il mese scorso, ha deciso che per far ripartire l’economia si deve per prima cosa far ripartire il credito alle imprese: per far ciò Mario Draghi ha deciso di finanziare al tasso fisso dell’1% le banche che ne fanno richiesta, valutando che questa extradisponibilità liquida possa permettere agli istituti bancari di lucrare il differenziale fra titoli Italiani ed il tasso fisso gentilmente offerto, e contemporaneamente dare ossigeno al debito nazionale favorendo il credito alle aziende.
Pensate che gli istituti bancari abbiano per questo mutato predisposizione nei confronti del cliente? Ma quando mai, in luogo di garantire il credito alle aziende in maniera simmetrica a quanto il credito è stato loro concesso, gli istituti hanno deciso di acquistare in massa titoli Italiani e di rimettere alla fine della giornata il denaro liquido in BCE per garantirsi una rendita di posizione di fatto inutile alla comunità ma altamente lucrosa, in particolare per gli amministratori delegati delle stesse banche che ricevono denaro in funzione dei risultati economici raggiunti.
In altri termini, coloro che hanno generato la crisi sono quelli che ne escono meglio grazie alla regalìa BCE, peraltro in evidente conflitto di interessi, attesa la sua composizione societaria.
Ovviamente l’obiettivo di Draghi era in realtà quello di riportare ad un valore fisiologico il valore dello spread, che infatti sta lentamente calando verso valori meno imbarazzanti per le casse Italiane (Repubblica Economia)
Resta però lo sconcerto per un azione che doveva garantire ossigeno all’importante parte produttiva del nostro paese e che invece si è tramutata in un mero facile salvagente per la finanza più deleteria. Per cui, se vi siete chiesti a chi giova la presente situazione finanziaria, ebbene adesso lo sapete, confermando ancora una volta che, come al solito, a pensar male si fa peccato ma di solito si indovina…”
Alex Cariani
Scritto il 14 gennaio 2012 alle 07:59 nella Alex Cariani, Economia | Permalink | Commenti (10)
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Grande successo della petizione lanciata 5 giorni fa da Mariano Giunta per l'uscita dell'Italia dall'euro. Su un obiettivo di 10 milioni di firme, in cinque giorni ne sono già state raccolte due (la sua, e un'altra).
Con questo andamento, si calcola che l'obiettivo dei dicei milioni di firme potrà essere raggiunto già fra 138.886 anni. Tafanus
Scritto il 13 gennaio 2012 alle 22:47 nella Satira | Permalink | Commenti (2)
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Calderoli - Voli di stato per affari di famiglia: indagato il censore del cotechino di Monti. L'ex ministro leghista andava in ospedale dal figlio della compagna. Accusato di truffa: chiesta l'autorizzazione a procedere
La fonte della notizia è insospettabile: Franco Bechis su Libbbero Un giornale che fino alla rottura della Lega con Berlusconi MAI avrebbe osato attaccare qualcuno in ambito Sega Nord. Ma ora è diverso. La Lega ha persino votato per l'arresto di Cosentino, uomo di punta di Berlusconi. Come ha potuto osare! E allora Libbbero rimette in moto la macchina del fango, questa volta contro l'ex fedele servitore di Silvio.
Quanto al Calderolo, che dire? La stupidità non conosce confini fluviali. Anche a Nord del Dio Po, può accadere che uno sia abbastanza cretino da attaccare Mario Monti sul cotechino con lenticchie di San Silvestro, pur sapendo di avere nell'armadio uno scheletro grande e rumoroso quanto un aereo di stato (per non parlare degli strani movimenti bancari da Fiorani al Ministro 'de Cotechini... Quando si dice un'intelligenza superiore... Ecco cosa scrive Libbbero:
L’ex ministro leghista Roberto Calderoli è indagato dal pm romano Emanuele Di Salvo per truffa nei confronti di funzionari della presidenza del Consiglio dei ministri per potere utilizzare un volo di Stato a cui non aveva diritto. Il fatto è avvenuto il 19 gennaio 2011, quando Calderoli ha preso l’aereo di Stato per andare e tornare in giornata a Cuneo, dove è atterrato all’aeroporto di Levaldigi. Il procedimento penale è già incardinato dal 20 luglio scorso al tribunale dei ministri, che ha svolto indagini in proprio, ricevuto una memoria difensiva di Calderoli e accolto le tesi dell’accusa che ipotizza la truffa, attribuendo al ministro un danno da 10.271,56 euro e chiedendo al Senato l’autorizzazione a procedere in giudizio.
L’ex ministro leghista ammette di essere corso a Levaldigi per un’emergenza familiare e non istituzionale: una visita in ospedale al figlio di 10 anni della compagna Gianna Gancia, presidente della provincia di Cuneo, che si trovava in prognosi riservata dopo un incidente stradale. Calderoli si è giustificato però spiegando di avere solo deviato il volo, che sarebbe stato previsto per due impegni istituzionali di quel giorno, che avrebbero preceduto e seguito la visita in ospedale [...]
Il tribunale dei ministri ha preso molto sul serio la vicenda, facendo fare indagini a due sovrintendenti di polizia e sentendone un terzo come testimone. Ed è riuscito a ricostruire tutti i fatti, smentendo anche la ricostruzione di Calderoli. La relazione della polizia nega l’esistenza dei due appuntamenti istituzionali rivendicati da Calderoli [...]
Il 18 gennaio il capo di gabinetto di Calderoli ha chiesto alla presidenza del Consiglio dei ministri l’utilizzo del volo di Stato per il giorno 19 dal mattino alla sera motivando la domanda con “comprovate e inderogabili esigenze di trasferimento connesse all’esercizio di funzioni istituzionali”. E’ la frase che condannerebbe Calderoli. Secondo il rapporto di polizia infatti appena atterrato l’ex ministro è andato a casa della Gancia. Con lei poi è andato in un’altra abitazione dove si è trattenuto per un’ora. Il poliziotto riferisce: “sul citofono non sono presenti denominazioni di pubblici uffici”. Da lì i due sono andati in ospedale dal bambino e poi Calderoli è ripartito subito per Roma. Non avendo diritto all’aereo il ministro non avrebbe compiuto né abuso di ufficio, né peculato per l’utilizzi a fini personali. Il reato di truffa è proprio nella frase usata per avere il permesso dalla presidenza del Consiglio, che secondo i giudici rappresenterebbe un “artifizio e un raggiro idoneo a indurre in errore”. Fine della storia con Calderoli indagato. E la beffa di una autorizzazione a procedere per truffa proprio all’indomani delle sue polemiche sul veglione di Capodanno di Mario Monti a palazzo Chigi. Costato probabilmente meno dei 10 mila euro del volo di Stato...
...siamo uomini o calderoli?...
Scritto il 13 gennaio 2012 alle 13:32 | Permalink | Commenti (9)
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Malinconico, Patroni Griffi, Milone. Che cosa ci fanno nel governo che predica la moralizzazione e la trasparenza? E che vuole togliere i privilegi a chi li ha? I loro trascorsi non incoraggiano a crederci
(da "Carta Canta" di Marco Travaglio - l'Espresso)
Davvero encomiabile il proposito di Mario Monti di inaugurare la fase-2 combattendo la corruzione e le caste. Con la sua storia di correttezza e la sua esperienza di commissario europeo alla Concorrenza, ha le carte in regola per farlo. Non altrettanto alcuni membri del suo governo.
Come il sottosegretario alla Difesa Filippo Milone, già portaborse di La Russa, che un anno fa telefonava a un manager di Finmeccanica per scucirgli soldi per la festa del Pdl; e che nel 1992, quand'era il factotum di Ligresti, fu arrestato a Torino e condannato in Cassazione per abuso d'ufficio, dopo aver confessato che la sua azienda, la Grassetto Costruzioni, aveva promesso una tangente di 6 miliardi di lire a vari politici per l'appalto dell'ospedale di Asti. Che ci fa uno così nel governo che vuole combattere la corruzione?
Monti s'è impegnato con Fabio Fazio a "ridurre le protezioni in diversi mondi in cui ogni categoria cerca di avvantaggiare chi è incluso nella roccaforte a danno di chi è fuori". Sante parole. Che forse avran fatto fischiare le orecchie a due big del suo governo: Carlo Malinconico, sottosegretario alla presidenza del Consiglio per l'editoria, e Filippo Patroni Griffi, ministro della Funzione pubblica e semplificazione.
Malinconico, secondo il Ros di Firenze che indaga sulla "cricca" dei grandi eventi, fra il 2007 e il 2008 ha trascorso vari periodi di vacanze al Pellicano di Porto Ercole (suite da 1.456 euro a notte), a spese di Francesco Piscicelli, il costruttore intercettato mentre sghignazzava la notte del terremoto all'Aquila. Malinconico era segretario generale della presidenza del Consiglio e Piscicelli lavorava per i Mondiali di nuoto controllati dalla presidenza del Consiglio. Per questo l'imprenditore saldò i conti per vari soggiorni di Malinconico, previo intervento di Angelo Balducci: totale 19.876 euro più 685 di extra. Quando "il Fatto" ha svelato la storia, Malinconico ha dichiarato al "Giornale": "Chiesi con insistenza all'albergo, a fronte del diniego di farmi pagare, chi avesse pagato. Mi fu risposto che non era possibile dirlo per ragioni di privacy. Mi irritai molto e non misi più piede in albergo".
In pratica c'era chi pagava a sua insaputa. Peccato che dagli atti risulti che andò in vacanza a sbafo al Pellicano sia nel 2007 sia nel 2008. Possibile che, non essendo riuscito a pagare il primo anno, sia tornato nello stesso hotel anche il secondo, e per ben sette weekend (pagandone solo due)? E perché, se non sapeva a chi dire grazie, il 30 aprile 2008 telefonò a Balducci il suo "grazie, veramente benissimo, ottimo e quindi ti volevo veramente ringraziare"? Nulla di illecito, per carità. Ma che ci fa uno così nel governo che vuole colpire le "categorie che cercano di avvantaggiare chi è incluso nella roccaforte a danno di chi è fuori"?
Poi c'è Patroni Griffi, ministro e giudice del Consiglio di Stato. Cumula i due stipendi grazie a una leggina "ad castam" su misura dei magistrati amministrativi. Tutto doppio, non solo il cognome. In più incassa l'affitto di un appartamento di 109 metri quadri con vista Colosseo acquistato nel 2008 a prezzo stracciato: 178 mila euro. L'immobile era dell'Inps, cioè dello Stato: il ministero dell'Economia voleva venderlo senza sconti, ma varie sentenze del Tar e del Consiglio di Stato (di cui è giudice Patroni Griffi) lo declassarono a casa popolare. Così gli ex inquilini pagarono 1.630 euro al metro quadro (un quinto del "mezzanino" lì vicino del duo Scajola-Anemone). E versano tasse da box auto, visto che al catasto l'immobile ha una rendita annua di 850 euro. Un privilegio lecito, ma non per questo meno scandaloso (specie nel governo che rivede gli estimi e ripristina l'Ici). Tipico di quelle "categorie che cercano di avvantaggiare chi è incluso". Anzichè vaneggiare di "privacy", Patroni Griffi potrebbe almeno svelare quanto incassa di affitto, visto che Monti s'è impegnato a pubblicare tutti i redditi e gli interessi dei membri del governo. Per riabilitare Scajola è ancora presto. Ma è possibile che in Parlamento nessuno alzi un sopracciglio? Intanto la Lega Nord, "unica opposizione", invoca con Calderoli le dimissioni di Monti per il cotechino e le lenticchie di Capodanno. Ma va' a ciapa' i ratt. (Marco Travaglio)
Doveroso (e come spesso accade ben scritto) l'articolo di Marco Travaglio. Marco - che come è noto tiene in vita la rubrica "Carta Canta" da molti anni - con maestria e ricchi database, bene ha fatto a ricordarci il pedegree di alcuni ministri del nuovo governo. Marco ha scritto negli anni un "Carta Canta" su praticamente tutto il Gotha (e il Gothino) della politica italiana. Però da almeno cinque anni, periodicamente, gli rimprovero una costante dimenticanza: perchè trascurare sistematicamente e rumorosamente Di Pietro? E' infatti da quando Travaglio girava per fiere e baracconi con Tonino e Grillo che glielo chiedo, senza peraltro ricevere risposta.
Sono passati i micromega, i grilli, i de gregorio; sono passati i razzi, gli scilipoti, le mariline; si sono rotti antichi sodalizi (quello fra Grillo e Travaglio, quelli fra Di Pietro e Folres d'Arcais, De Magistris, Grillo e mezzo centro sinistra, ma Marco niente: un "Carta Canta" su Di Pietro - in tanti anni e dopo tante sollecitazioni - non ha avuto occasione di farlo. Si vede che gli manca il materiale. In tal caso, ce lo faccia sapere. Oppure faccia un'escursione nella sezione "Di Pietro" del Tafanus. Il materiale non manca. Chissà che un giorno non mi decida io a fare un "Carta Canta" della mutua sui rapporti nel tempo fra Travaglio e Di Pietro... Tafanus
Scritto il 13 gennaio 2012 alle 11:08 nella Politica | Permalink | Commenti (1)
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Scritto il 13 gennaio 2012 alle 08:00 | Permalink | Commenti (3)
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Carissime, carissimi,
questa volta scrivo io, Paolo prete, di mio pugno, anzi di mio mouse, almeno per una decina di minuti, perché mi stanco molto e devo stare a riposo. Sto meglio e sto eseguendo alla lettera la terapia di convalescenza per prepararmi agli altri appuntamenti che ho nel mese di febbraio: nuovo intervento alle coronarie, esame del diabete e relativa dieta di sintesi (coronarica-diabetica).
Come sto? Come uno che ha preso una scoppola che non se l’aspettava, ma una volta presa, ne prende atto e si chiede come regolarsi nella nuova situazione. Non sono depresso, non sono euforico, non sono vittimista, ma entro nella nuova realtà che naturalmente mi cambia la vita, visto che i medici mi hanno detto che la situazione è molto più grave di quanto non mi abbiano detto subito, forse per non allarmarmi. Si vede che non mi conoscono. Non sono, infatti, nemmeno rassegnato e disarmato, ma accetto la nuova realtà come un fatto della vita, uno dei tanti che per me acquista un valore importante perché incide sul mio presente e sul mio futuro.
Nel mio primo comunicato vi scrissi che ho pensato intensamente alla morte che è a me familiare e della quale non ho paura perché l’aspetto, in qualsiasi momento dovesse giungere, come si aspetta un ospite di riguardo, un ospite importante. Tutta la liturgia cristiana è all’insegna dell’attesa, dall’avvento alla quaresima, dalla Pasqua a Pentecoste. Il messaggio evangelico ha un punto ostinato che si chiama «vigilanza/preghiera». E’ qui, credo, la chiave per essere sereni e vivere ciò che la vita offre o, secondo altri, impone. Per tutta la vita ho cercato di insegnare agli altri di guardare la realtà non dall’esterno, ma dall’interno con intelligenza (intus-légere) e ora non posso non viverlo personalmente in coerenza e verità.
Nulla avviene per caso (di questo ne sono sicuro) e tutto ciò che accade è per la vita e tutto è grazia. Se siamo attenti ascoltatori degli eventi scopriremo comunque il senso, anche se ciò avviene sempre «dopo» che però non viene se noi non ci prepariamo e non ci disponiamo ad essere liberi interiormente: «conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,32). Oggi sperimento quanto sia vere le parole di Paolo, tante volte proclamate e predicate e suggerite in situazioni delicate ad altri: «perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore» (Rm 14,8). In tutta questa vicenda, c’è un significato immediato positivo.
In questo tempo di crisi (per i poveri e solo per i poveri), tutti si sciacquano la bocca con la parola «crescita» che significa aumentare la produzione di tutto, vendere sempre di più, acquistare ancora di più, aumentare l’energia, dare sfogo alla competitività che ormai ha preso il posto della «competenza» per cui se competono due imbecilli, crescerà l’imbecillità o la corruzione o il sopruso, ecc. Non si sono ancora accorti, nemmeno i governi «tecnici» che è in crisi un sistema, specificamente il moloch del capitalismo che sembra costruito sull’oro, ma poggia sui piedi di argilla, cioè sul piede dell’ingiustizia e su quello della disuguaglianza strutturali. A costoro Gesù pensava quando disse: «Lasciateli stare! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!»(Mt 15,14).
Nessuno che si chiede cosa ci sia da cambiare, cosa dobbiamo mutare nella «struttura di peccato» che è il sistema economico mondiale e di cui il mercato è il figlio degenere che nessuno rispetta perché tutti lo deformano e lo manipolano, specialmente quelli che pomposamente e bugiardamente si chiamano liberali, moderati, cantori del libero mercato, ma sempre pronti alla concorrenza sleale con le mazzette, le raccomandazioni, le turbative d’asta, la corruzione, di cui la destra, ormai infangata per sempre dalla figura degenere di Berlusconi, è maestra e figlia. Occorre un cambiamento di rotta, un nuovo organigramma di vita, un altro «Planing» di priorità.
A queste cose pensavo in ospedale e in questi giorni di inattività convalescente, sperimentando in me la necessità di impostare la mia vita su una dimensione non più di «crescita», ma di «decrescita» nel senso che ora bisogna modulare ogni scelta, ogni decisione, ogni iniziativa, ogni viaggio, ogni progetto all’interno di una nuova condizione di vita che da sé impone un nuovo «modo» di osservare e ascoltare. Da oggi cambia il mio «dove» perché non posso più essere quello di prima e di conseguenza mutano i tempi, le energie, le disponibilità, i percorsi, gli impegni. Il profondo resta lo stesso, anche se forse ancora più profondo, la prospettiva interiore si allarga ancora di più, ma inizia consapevolmente e coscientemente «il tempo della decrescita».
Non significa che diminuisce la vita o il suo spessore, significa che muta la ragione e la prospettiva, perché vale per me e per tutti quello che la liturgia dell’arrivederci o dell’esodo canta per e con chi muore: «ai tuoi fedeli, o Signore, la vita non è tolta, ma trasformata» (Prefazio I dei Defunti). Una trasformazione, o se si vuole una nuova trasfigurazione che è inevitabilmente immagine di risurrezione. Ora che guardo all’orizzonte della mia vita con più pacatezza e con una misura più «corta», mi pare di potere dire che questa dimensione non è la fine di qualcosa, ma l’inizio di una nuova vita che voglio vivere in comunione con tutti, a servizio di tutti, per amore di ciascuna persona che ho avuto l’onore e il dono di incontrare nella mia vita e che incontrerò ancora. Da questa famiglia fanno parte i miei familiari tutti, la mia parrocchia di San Torpete e quella di elezione che sta «in rete» non meno reale dell’altra. Vi amo con tutto me stesso e vi porto tutti e ciascuno/a nel mio cuore rattoppato, ma integro e nella mia preghiera. Ora più che mai non vivo più per me stesso, ma per tutti voi. Se c’è un tempo per ogni cosa come insegna Qoèlet (cf Qo 3,2-9), il mio ora è il tempo di maggiore preghiera e amore.
A tutti con affetto un abbraccio amante.
Paolo Farinella, prete
Caro Paolo, che dire? non ti dico che siamo contenti di risentirti, perchè lo immagini. Non ti dico di astenerti da qualsiasi lavoro superfluo, perchè so che non mi ascolteresti. Ti posso solo chiedere di non abusare di te stesso, e te lo chiedo - ne sono sicuro, non solo per conto mio e di Marisa, ma anche per conto di tutti gli amici del Tafanus. Un abbraccio.
Antonio
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P.S.: Il Festival di AltreMenti mi è stato segnalato da Paolo Farinella, che mi ha messo in contatto cogli organizzatori. In calce, la locandina che porta alla home-page del festival. Tafanus
Scritto il 13 gennaio 2012 alle 00:17 | Permalink | Commenti (7)
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...capisco... sono passati tanti anni...
"...dopo la proclamazione del risultato, tra i deputati del Carroccio è stato visibile il gelo. Tra gli uomini vicini a Roberto Maroni e quelli dell'Aula più bossiana la tensione non è svanita dopo l'animata riunione che ha sancito la libertà di coscienza pur con un orientamento al 'si'. "La storia della Lega non è mai stata forcaiola", ha detto il leader della Lega, Umberto Bossi..." (Repubblica.it)
Una foto-ricordo del 1993
Il Senatore Luca Leoni Orsenigo della Lega Nord agita il cappio in aula
Scritto il 12 gennaio 2012 alle 19:44 nella Politica | Permalink | Commenti (7)
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Scritto il 12 gennaio 2012 alle 14:30 | Permalink | Commenti (14)
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...previsioni rispettate...
Di Pietro ha già iniziato a berciare, ma io non sono così scontento. L'approvazione del referendum avrebbe condotto al ritorno al Mattarellum, che tanto bello non era. Avrebbe condotto probabilmente ad elezioni anticipate, innescate da una crisi prodotta dalla Lega, che non vuole l'abrogazione del Porcellum, e che avrebbe innescato una crisi per evitare il referendum.
Ora restano due possibilità: o i partiti si accordano su una nuova legge (ipotesi improbabile), oppure si torna al voto con la legge-porcata, e questa volta il porcellum sarà un boomerang per il centro-destra, perchè il truffaldino premio di maggioranza sarà consegnato al centro-sinistra. Una volta ciascuno...
Con calma, proveremo ad approfondire. Tafanus
Scritto il 12 gennaio 2012 alle 14:04 nella Politica | Permalink | Commenti (11)
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"In America oggi vedo l'eredità storica del fascismo. Il fatto che i campi di concentramento, gli omicidi, le torture avvengano fuori della capitale (e per lo più vengono affidati a sicari di altre nazionalità) non cambia niente dell'essenza"!
Così scriveva Marcuse ad Horkheimer in una lettera del 17 giugno 1967. Questa citazione mi è tornata a mente leggendo l'articolo che vi allego. Nulla di nuovo per me, che nessuna sirena è riuscita mai ad incantare.
Nessuno scandalo per me che dietro le bollicine della CocaCola vedo solo sangue raggrumato e che le parole di plastica della propaganda dollarizzata non hanno mai "colonizzato".
Davanti al paradosso americano della contraddizione tra gli ideali rumorosamente sbandierati e gli interessi concretamente perseguiti si pone, oggi più che mai, una questione di fondo: come arginare una potenza mondiale che si pone al di fuori delle regole che valgono per gli altri Stati e che ha il potere (economico emilitare) di farlo?
Martin Luther King, due mesi prima di essere ucciso, nel 1968, ebbe a denunciare gli Stati Uniti come "Il maggior esportatore di violenza al mondo". Lui, americano....
E George Bernard Shaw: "L'America è l'unica nazione passata dalla barbarie alla decadenza senza attraversare la fase della civilizzazione"!
Aldo Antonelli
Scritto il 12 gennaio 2012 alle 08:01 | Permalink | Commenti (1)
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Scritto il 12 gennaio 2012 alle 08:00 | Permalink | Commenti (3)
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ROMA - "Il dimensionamento complessivo del programma Joint Strike Fighter e' in corso di riesame alla luce delle esigenze operative e delle compatibilita' finanziare". Lo dice il ministro della Difesa Giampaolo Di Paola, nel corso del question time alla Camera, rispondendo a una interrogazione sull'acquisto di 131 cacciabombardieri F-35.
Detto questo, pero', il ministro rivendica "l'elevato valore operativo, tecnologico e industriale" che portera' all'Italia "la produzione del velivolo". E facendo riferimento al "complesso industriale" che sara' coinvolto, spiega, "che dara' occupazione a 1.500 persone". Mentre per le industrie collegate che vi lavoreranno "dara' una previsione di 10 mila posti di lavoro e di oltre 40 imprese" coinvolte "che contribuiscono alla crescita economica del paese. Anche cosi' si fa la crescita". Inoltre, ricorda che il programma fu "avviato con lungimiranza dal ministro Andreatta e poi confermato nel decennio dai governi D'Alema, Prodi e Berlusconi".
Il programma F-35 dev'essere abbandonato tout-court. Non si raddrizzano le gambe ai cani, ed ogni giorno che passa negli stessi USA sorgono crescenti perplessità. Inoltre, è un piano che non possiamo permetterci. Vedi post del tafanus, tratto da Wired
Scritto il 11 gennaio 2012 alle 20:49 nella Economia, Guerra, Politica | Permalink | Commenti (0)
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Quando una calderolata accade, non ci si deve fermare ai resoconti riassuntivi dei giornali. Meglio, molto meglio, lanciare nell'aere la scorreggia originale, in forma integrale, sì da poterne gustare tutta la fragranza originaria. D'altronde il Porco (suino per sua stessa ammissione, avendo riconosciuto la paternità del Porcellum), è un animale (lo sanno bene i nostri avi contadini) di cui non si butta via niente...
Quindi voglio archiviare (prima che il tempo scarichi il devastante fetore della "bomba chimico-organica), i due documenti originali: l'Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-06516 (Interrogazione urgente con richiesta di risposta scritta) del Presidente dei Senatori Celto-Padani, indirizzata al Presidente del Consiglio pro-tempore Mario Monti, e la più che sollecita "risposta scritta".
Leggendo i due documenti (integralmente riportati in calce, e tratti dai siti ufficiali del Senato e della Presidenza del Consiglio), viene in mente un aforisma popolare al tempo dei western: "Quando un maiale incontra un professore, il maiale è un maiale morto"
Atto Ispettivo Senato n. 4-06516, Seduta n. 652 - Sen. Roberto Calderoli al Presidente del Consiglio dei ministri.
Si chiede di sapere:
# Se corrisponda alla verità la notizia secondo cui la notte dell'ultimo giorno dell'anno 2011 si siano tenuti dei festeggiamenti presso la Presidenza del Consiglio dei ministri a Palazzo Chigi;
# Se la festa avesse le caratteristiche di manifestazione istituzionale ovvero di natura privata;
# Quanti fossero gli invitati alla festa e a che titolo vi abbiano partecipato;
# Se l'iniziativa sia stata effettivamente disposta dal Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Monti;
# Se tra gli invitati figurassero anche le persone care al presidente;
# Chi abbia sostenuto gli oneri diretti e indiretti della serata, con particolare riferimento alla sicurezza e agli straordinari per il personale addetto, e se gli stessi siano stati già corrisposti;
# Se non si ritenga inopportuno e offensivo verso i cittadini organizzare, in un momento di crisi come quella attuale, una festa in cui si utilizzino strutture e personale pubblici.
Inutile dire che la "risposta scritta" all'interrogazione "urgente" non si è fatta attendere. Come dire... le occasioni per divertirsi un po' sono così rare, di questi tempi... Ecco la risposta del Presidente del Consiglio, tratta dal sito ufficiale del Governo:
La Risposta Scritta del Pres. del Cons. all'interrogazione 4-06516 del Sen. Calderoli
Il Presidente del Consiglio ha appreso da fonti di stampa che il Senatore Roberto Calderoli avrebbe presentato in data odierna un’interrogazione a risposta scritta con la quale chiede di dar conto delle modalità di svolgimento della cena del 31 dicembre 2011 del medesimo Presidente del Consiglio.
Il Presidente Monti precisa che non c’è stato alcun tipo di festeggiamento presso Palazzo Chigi, ma si è tenuta presso l’appartamento, residenza di servizio del Presidente del Consiglio, una semplice cena di natura privata, dalle ore 20.00 del 31 dicembre 2011 alle ore 00.15 del 1° gennaio 2012, alla quale hanno partecipato: Mario Monti e la moglie, a titolo di residenti pro tempore nell’appartamento suddetto, nonché quali invitati la figlia e il figlio, con i rispettivi coniugi, una sorella della signora Monti con il coniuge, quattro bambini, nipoti dei coniugi Monti, di età compresa tra un anno e mezzo e i sei anni.
Tutti gli invitati alla cena, che hanno trascorso a Roma il periodo dal 27 dicembre al 2 gennaio, risiedevano all’Hotel Nazionale, ovviamente a loro spese.
Gli oneri della serata sono stati sostenuti personalmente da Mario Monti, che, come l’interrogante ricorderà, ha rinunciato alle remunerazioni previste per le posizioni di Presidente del Consiglio e di Ministro dell’economia e delle finanze.
Gli acquisti sono stati effettuati dalla signora Monti a proprie spese presso alcuni negozi siti in Piazza Santa Emerenziana (tortellini e dolce) e in via Cola di Rienzo (cotechino e lenticchie).
La cena è stata preparata e servita in tavola dalla signora Monti. Non vi è perciò stato alcun onere diretto o indiretto per spese di personale.
Il Presidente Monti non si sente tuttavia di escludere che, in relazione al numero relativamente elevato degli invitati (10 ospiti), possano esservi stati per l’Amministrazione di Palazzo Chigi oneri lievemente superiori a quelli abituali per quanto riguarda il consumo di energia elettrica, gas e acqua corrente.
Nel dare risposta al Senatore Calderoli, il Presidente Monti esprime la propria gratitudine per la richiesta di chiarimenti, poiché anche a suo parere sarebbe “inopportuno e offensivo verso i cittadini organizzare una festa utilizzando strutture e personale pubblici”. Come risulta dalle circostanze di fatto sopra indicate, non si è trattato di “una festa” organizzata “utilizzando strutture e personale pubblici”.
D’altronde il Presidente Monti evita accuratamente di utilizzare mezzi dello Stato se non per ragioni strettamente legate all’esercizio delle sue funzioni, quali gli incontri con rappresentanti istituzionali o con membri di governo stranieri. Pertanto, il Presidente, per raggiungere il proprio domicilio a Milano, utilizza il treno, a meno che non siano previsti la partenza o l’arrivo a Milano da un viaggio ufficiale.
Che dire? all'aforisma del lontano West prima ricordato, vorrei aggiungere due frasi celebri, che il Porco Padre mi ha fatto tornare in mente:
Detto popolare napoletano: "... ta putive sparagnà, sta figura 'e mmerda..."
Aforisma attribuito a JFK: "...Signore, tu che hai posto dei limiti all'intelligenza dell'uomo, perchè non hai posto dei limiti anche alla sua stupidità?..."
P.S.: folle di storici stanno cercando (per ora senza alcun successo) tracce di interrogazioni celtiche urgenti, a risposta scritta, indirizzate dal Porco al Presidente Emerito Berlusconi Silvio, relative a voci, peraltro non verificate, di "cene eleganti" che si sarebbero svolte in abitazioni private e di servizio, con ampio spiegamento di scorte (escort per gli inglesi), macchine ed aerei di servizio, seguite da assunzioni (per titoli ed esami orali) nelle funzioni di assessore comunale, provinciale, regionale, parlamentare, sottosegretario, ministro. La selezione per i posti più remunerativi e prestigiosi sembra che avvenisse con criteri assolutamente meritocratici. Un peso predominante essendo assegnato all'esito degli esami orali che concludevano le cene eleganti. Vi faremo sapere. Tafanus
Scritto il 11 gennaio 2012 alle 12:41 | Permalink | Commenti (7)
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Scritto il 11 gennaio 2012 alle 08:01 | Permalink | Commenti (0)
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Dunque, dopo aver accampato per un paio di giorni scuse cretine, in puro stile scajolano, Carlo Malinconico Castriota Scanderbeg (si chiama così... non è colpa mia!) ha ceduto, ed ha reso un grande servigio a se stesso, a noi e a Mario Monti, presentando le sue dimissioni, subito accolte dal Presidente del Consiglio.
Carlo Malinconico è la dimostrazione vivente che tutti - ma proprio tutti - possono sbagliare. Ma è anche la dimostrazione vivente che in politica non sono tutti uguali.
Carlo Malinconico (omen, nomen) dal 1976 al 2011, senza soluzione di continuità, è stato imbarcato da tutti, ma proprio tutti i partiti che si sono alternati al governo: Andreotti, Fanfani, Amato, Ciampi, Berlusconi, Dini, Prodi, D'Alema, di nuovo Berlusconi, Monti.
Evidentemente l'uomo era di quelli che riescono a farsi indifferentemente concavi o convessi, a seconda delle circostanze. Franza o Spagna, purchè se magna. E' scivolato su una buccia di banana, svendendo una onorevole carriera di quasi quarant'anni per un pugno di dollari (anzi, di euro) targati "i soliti noti" della cricca: Piscicelli & C.
Malinconico non aveva mai lanciato segnali allarmanti. Tranne che (ma questo è senno di poi), fra l'ottobre 2010 e il novemre 2011, data d'ingresso nel governo Monti. Guardando le cose con lo specchietto retrovisore, scopriamo che in questo periodo aveva accettato il doppio incarico di volpe e di guardiano del pollaio. In altri termini, era contemporaneamente della FIEG (Federazione Italiana Editori Giornali), e della AUDIPRESS (società incaricata da FIEG e UPA - Utenti Pubblicità Associati - di monitorare la fiddusione delle singole testate giornalistiche).
Un bel caso di scuola di sovrapposizione di compiti fra controllore e controllati. Si chiama "conflitto d'interessi", ma ci rendiamo conto che in epoca berlusconiano, in questo campo, non c'era una elevatissima sensibilità... Però questa cosa avrebbe dovuto suonare come un campanello d'allarme per noi, ma anche per Monti.
Ma qui iniziano le differenze fra destra e "altri". I berlusclones, nel loro ultimo ministero, erano imbottiti di premier, ministri, viceministri, sottosegretari con "carichi pendenti" di tutto rispetto. Roba con valenza penale, non roba alla Malinconico, tanto per precisare). Ebbene, nessuno nel governo berlusconiano si è mai sognato di votare a favore di un'autorizzazione a procedere, neanche a fronte di accuse infamanti di mafia o camorra. Così come nessun membro del governo Berlusconi ha mai pensato di dimettersi in tre giorni, a fronte non già di un rinvio a giudizio, ma di un fatto di malcostume e di cattivo gusto, privo di rilievi penali (almeno fin'ora). Così come, mentre Monti non ha neanche fatto finta di respingere le dimissioni, dall'altra parte il premier spesso invitava i banditi a "resistere, rtesistere, resistere".
No, decisamente i politici non sono tutti uguali, e se vogliamo trovare un argomento autoconsolatorio per questa scivolata, lo abbiamo: la reazione di Malinconico e Monti è distante anni-luce da quelle viste nelle varie ere berlusconiane. Memento Previti, Cuffaro, Dell'Utri... solo per citare i casi più noti.
Abbiamo estratto, dall'elenco dei ministri e sotto-qualcosa dell'ultimo governo Berlusconi, un elenco molto istruttivodi personaggi che avrebbero avuto motivi per dimettersi molto più cogenti che non Malincomico. Nessuno si è dimesso. A favore di tutti (anche dei casi più disperati) c'è stato uno schieramento a difesa da falange macedone. Che vergogna... Tafanus
Quelli che forse avrebbero dovuto dimettersi prima
Silvio Berlusconi - Pluri-indagato, più volte prescritto, o salvato da leggi ad-hoc, o da depenalizzazioni dei reati contestati.
Aldo Brancher - Ex prete, ex impiegato Fininvest, detenuto per tre mesi a San Vittore, condannato in appello per falso in bilancio e finanziamento illecito, salvato da prescrizioni per abbreviazioni dei termini, e per depenalizzazioni varate dal governo Berlusconi
Altero Matteoli - Accusato due volte di favoreggiamento, salvato dalla giunta per le autorizzazioni
Angelino Alfano - Ospite al matrimonio della figlia di Croce Napoli, boss mafioso di Palma di Montechiaro. Alfano prima nega, poi a fronte delle foto deve ammettere.
Claudio Scajola - La Procura di Roma ha aperto un fascicolo per l’affaire della casa con vista sul Colosseo pagata da Anemone ad insaputa di Scajola
Enzo Scotti - Rinviato a giudizio per peculato e abuso per lo scandalo Sisde
Francesco Saverio Romano - Chiesto il rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione.
Giampiero Catone - Segretario di Rocco Buttiglione, arrestato nel 2001 insieme al fratello e ad altre 12 persone per associazione a delinquere, truffa, falso, bancarotta fraudolenta
Gianfranco Miccichè - Indagato nel 1988 per traffico di droga, ammete solo l’assunzione di cocaina. Nel 2002 un’informativa dei carabinieri, supportata da prove audiovisive, accusa Miccichè, allora vice ministro, di farsi portate la cocaina al ministero da uno spacciatore
Guido Bertolaso - Indagato per la storiaccia degli appalti del G8, e per una ipotesi di subornazione di Angelo Balducci, ruotante intorno a scambi di favori, anche sessuali (i massaggi al Cacao Neravigliao). Indagato per l’affitto della Casa di Via Giulia, pagato – secondo l’accusa – da Angelo Zampolini, factotum di Diedo Anemone
Michela Vittoria Brambilla - Nel 2002 l’animalista ottiene la gestione del Canile di Lecco senza gara d’appalto, a più del doppio del prezzo fissato per legge. Qualche anno dopo viene denunciata dai volontari per lo stato di incuria in cui viene lasciato il canile. Nel 2008 la direzione del canile passa a Eros Maggioni, il fidanzato della Brambilla. Nel 2010 il canile è chiuso dalla ASL di Lecco, per mancanza dei requisiti minimi. Nota anche per aver imbottito il consiglio dell’ACI di difanzati e amici (il suo fidanzato Eros Maggioni, e il figliolo prediletto di Ignazzzio La Russa
Nicola Cosentino - Accusato di aver avuto un ruolo di primo puano nel riciclaggio di rifiuti tossici. Nel 2009 richiesta alla Camera l’autorizzazione alla custodia cautelare per concorso esterno in associazione camorristica.
Raffaele Fitto - Nel 2006 richiesta di arresti domiciliari per illecito affidamento di 12 strutture sanitarie aò Gruppo Angelucci, che ringrazia con un aiutino di 500.000 € per la campagna elettorale di Fitto. Nel 2009 la Procura di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio per Fitto, per Giampaolo Angelucci e per 78 dei 90 imputati. Secondo la tesi dell'accusa, Fitto sarebbe colpevole di associazione per delinquere, peculato, concussione, corruzione, falso, abuso d'ufficio e illecito finanziamento. Nel febbraio 2009 rinvio a giudizio per turbativa d’asta e interesse privato. Nel settembre 2009 risulta indagato per abuso d’ufficio, insieme ad Angelino Alfano
Roberto Calderoli - Nel 2007 è iscritto nel registro degli indagati per appropriazione indebita in relazione all’affaire Fiorani e Banca Antonveneta.
Roberto Castelli - Indagato dalla Procura di Roma per alcune consulenze affidate alla società “Global Brain “ (sic!). Condannato dalla Corte dei Conti al risarcimento del danno erarale.
Roberto Maroni - Pregiudicato. Condannato con sentenza definitiva per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale.
Stefania Prestigiacomo - Nell’ottobre del 2009 è finita sotto indagine per peculato, per strani articoli di moda e di pelletteria femminile acquistati con carta di credito ministeriale.
Umberto Bossi - Pregiudicato. Condannato per l’affare Carlo Sama per finanziamento illecito. Condannato nel 2007 per vilipendio alla bandiera italiana
Scritto il 10 gennaio 2012 alle 18:08 nella Politica | Permalink | Commenti (15)
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Scritto il 10 gennaio 2012 alle 17:00 | Permalink | Commenti (5)
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Scritto il 10 gennaio 2012 alle 08:01 | Permalink | Commenti (9)
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Il jet da un trilione di dollari ha tredici nuovi costosi difetti - Il più costoso programma di armamenti di tutti i tempi nella storia degli USA è sul punto di caricarsi di un sacco di aggravi di costi
Il "multiruolo" F-35 Joint Strike Fighter, che dovrebbe rimpiazzare praticamente tutti gli aerei da guerra "tattici" nella Air Force e nella Marina, già aveva un costo atteso di un trilione di dollari nei prossimi 50 anni per sviluppo, costruzione e manutenzione. Ora si prevede che questo costo sia destinato a crescere, a causa di 13 diversi difetti di progettazione messi a nudo negli ultimi tre mesi da una commissione segretissima di 5 esperti del Pentagono. Eliminare questi difetti dai soli aerei già in costruzione potrebbe costare un miliardo di dollari, per non parlare dei costi aggiuntivi sugli aerei che entreranno in produzione più tardi.
Oltre che costare di più, l'F-35 potrebbe richiedere tempi più lunghi per il completamento dei test. Questo potrebbe comportare il debutto di questo segretissimo aereo da combattimento [fino al 2018] - sette anni più tardi della data originariamente pianificata. E tutto questo accade mentre il Pentagono deve sostenere forti tagli di budget, mentre tenta di mantenere adorati ma costosi programmi come il Joint Strike Fighter.
Frank Kendall, il Direttore degli Acquisti di armi del Pentagono, ha concordato con le conclusioni della commissione "Quick Look Review" di ottobre. [Il suo rapporto] - 55 pagine piene di gergo tecnico e complicate illusatrazioni - è stato filtrato durante il week-end. Kendall e compagni hanno trovato una lista di difetti dell'F-35, che include un aggancio di coda piazzato in maniera approssimativa, sensori difettosi, un sistema elettrico folle, e rotture strutturali.
Alcuni problemi - [i difetti elettrici], per esempio - erano già chiari prima della istituzione della commissione; altri sono totalmente nuovi. I commissari li descrivono tutti in dettaglio, e per la prima volta li collegano a problemi di management del progetto.
Il rapporto menziona anche - ma senza descriverlo - un problema "classified", cioè coperto da segreto. Il problema, secondo il guru dell'aviazione Bill Sweetman, ha qualcosa a che vedere con lo "scudo": in altri termini, l'F-35 potrebbe non essere così invisibile ai radar come vorrebbe il costruttore, Lockheed Martin [...]
Il programma JSF è reso più acuto da un sistema di produzione per il quale gli aerei sono entrati in produzione mentre alcuni test erano ancora in corso, per affrettare i tempi di consegna. La teoria era che alcuni punti non necessitassero di test, essendo questi sostituibili da simulazioni al computer [...] Ma questo ottimismo si è rivelato infondato. I punti non coperti da test veri hanno fatto emergere ben 725 cambi in corsa del progetto, mentre già gli aerei partivano dallo stabilimento di Fort Worth, in Texas. Ed ogni cambiamento assorbe tempo e danaro. Per permettersi il costo dei cambiamenti, il Pentagono ha ridotto gli ordini di F-35 per quest'anno da 42 a 30 unità, e per l'anno prossimo da 35 a 30 [...]
Il Segretario alla Difesa Robert Gates sottolinea come la variante a decollo verticale, chiesta dalla Marina, se non verrà testata con successo entro due anni, potrebbe essere cancellata dai piani della Difesa [...]
(da Wired.Com - Traduzione di Antonio Crea)
Scusate se insistiamo sull'argomento F-35, ma in genere quando addentiamo un osso non lo molliamo facilmente. Se ancvhe gli americani possono ridurre, e addirittura annullare gli ordini di acquisto degli F-35, perchè mai non potrebbe farlo l'Italia? E' infatti stato dimostrato che l'Italia perderebbe sono quanto già speso (circa 2 miliardi) ma non sarebbe costretta all'acquisto di 131 aerei per 15 miliardi, più altre tre volte 15 miliardi per la manutenzione.
Inoltre, spendiamo una parola sul costruttore: la Lockheed. A quelli che hanno più o meno la mia età, questo nome evoca storie non propriamente commendevoli di mazzette. Do you remember Antelope Cobbler?
A coloro che leggono l'inglese, consiglio la lettura dell'articolo completo, ricco anche di altri numerosi links ad articoli d'inchiesta su problemi specifici di questo costosissimo aereo nato male. Tafanus
Scritto il 10 gennaio 2012 alle 03:29 nella Economia, Guerra, Politica | Permalink | Commenti (0)
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Scritto il 09 gennaio 2012 alle 20:01 | Permalink | Commenti (2)
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Premesso che alcuni cominciano a dimenticare troppo alla svelta perchè ci sia un governo Monti, cosa abbia trovato Monti nei cassetti, quali fossero i rapporti "Berlusconi - Resto del Mondo", e quali siano i numeri sui quali Monti debba ricercare i voti in Senato, vorremmo denunciare qualche segnale di appannamento dell'opera del governo, che potrebbe portare, alla lunga, ad una situazione di stallo.
Monti ha potuto fare - appena arrivato, e sotto la spinta dell'emergenza - operazioni emergenziali molto forti, tutte recessive, e quasi sempre non molto eque, perchè nessuno, in quelle tragiche giornate, avrebbe avuto il coraggio di mettersi di traverso. Lo hanno fatto la Lega, Di Pietro e Vendola, che non stanno brillando come forse pensavano nei sondaggi. a Vendola non è in parlamento (ed è quindi irrilevante), la Lega sta raccogliendo qualche briciola sotto la tavola del PdL, e Di Pietro sta retrocedendo alla grande.
Ora si apre, davanti a Monti, un oceano di possibili azioni non più fondate su tagli ai ceti medio-bassi, ai redditi da lavoro dipendente e da pensione. Questi redditi pagano l'82% dell'IRPEF totale incassata dallo Stato, e da questo momento in poi non si potrà più chiedere niente a queste classi sociali.
E' giunto quindi il momento di superare le colonne d'Ercole, e di cominciare a pestare - ma questa volta sul serio, per far soldi e non solo per lanciare segnali - nei grandi, ingiusti serbatoi dai quali finora non si è estratto nulla:
# Evasione fiscale: l'ISTAT stima (per difetto) che il 18% del PIL sfugga al fisco. Si tratta di circa 290 miliardi di €, sui quali prospera una sottrazione di risorse al fisco (e quindi alla collettività) valutabile in poco meno di 150 miliardi di imposte dirette, indirette e previdenziali.
La canea che si è scatenata sul blitz di Cortina è paradigmatica. Sappiamo benissimo che incrociando i database3 del PRA e delle dichiarazioni dei redditi si possono trovare, all'istante, tabulati interi di situazioni sospette. Ma il punto è un altro: l'operazione Cortina è stata una brillantissima operazione comunicazionale, che ha dimistrato - persino agli idiotissimi militanti del PdL che difendono gli evasori, pur appartenendo, magari, essi stessi ai ceti più danneggiati dall'evasione, quanto diffusa e quanto elevata sia questa evasione. Forse adesso saranno meno propensi a combattere contro i loro interessi. Spero che adesso smettano di invocare valori alti - quali la privacy e il garantismo - a difesa di puri interessi criminali di bottega. Quindi, mentre si lavora di database, si continuino a fare cento Cortina, Capri e Argentario, per tener viva la campagna mediatica.
Ma al tempo stesso si metta mano alla legge: si cancelli l'oscena legge Berlusconi sulla depenalizzazione del falso in bilancio; di riducano a due i gradi di giudizio per il contenzioso fiscale; si pretenda giàin primo grado una provisionale parziale sugli importi contestati; al secondo ed ultimo grado di giudizio, si concedano eventuali rateizzazioni, gravate da interessi di mercato e rivalutazione monetaria; si smetta con l'assurda pratica per la quale il pagamento della prima rata interrompe procedure di recupero forzoso, che oggi devono ricominciare ogni volta da zero. Non ci può essere una differenza da dieci a uno fra l'evasione accertata e il riscosso.
Si faccia una legge "di scopo", secondo la quale il 50% di quanto effettivamente incassato per il recupero da evasione, vada a diminuzione della pressione fiscale di redditi fissi e pensioni. Si faccia insomma sentire sulla pelle, ai tartassati di sempre, perchè sia necessario trasformarsi tutti in delatori. Privacy sticazzi. Quando un bar mi vende un caffè a un euro senza scontrino, trasferisce da lui a me 20 centesini di IVA, ed almeno 30 centesimi di tasse. Cinquanta centesimi che pagherò io anzichè lui.
# Corruzione: il costo della corruzione è stato stimato in circa 70 miliardi di euro, ma non sappiamo con quali criteri si possa stimare il costo della corruzione. Per somma algebrica delle corruzioni che conosciamo, con le quantità che conosciamo? Ci sembra poco. Ma prendiamo per buono questo dato, in assenza di prove a contrario.
La "provvista" di danaro per corrompere passa, in stragrande maggioranza, per falsificazioni di scritture e di bilanci. Si ripenalizzi il reato di falso in bilancio, e si aumentino le pene per i fenomeni corruttivi; si affronti seriamente il fenomeno della protezione dei criminali da parte della Giunta per le Autorizzazioni. Che senso ha autorizzare le intercettazioni deio parlamentari solo dopo parere positivo della Giunta? Qualcuno riesce ad immaginare un parlamentare talmente coglione che, sapendo che sono state autorizzate le intercettazioni a suo carico, si metta a parlare a telefono di affari sporchi?
# Inefficienza della Pubblica Amministrazione: come sa chiunque abbia avuto a che fare con lo Stato (cioè noi tutti) sa quale sia il livello di inefficienza della PA. Nessuno però sa quali siano i costi relativi, ma certamente in questo settore esistono vaste riserve di caccia. Dalla inefficienza organizzativa, all'assenteismo spesso incontrollato, agli acquisti non centralizzalti e/o senza gare d'appalto, agli organici squilibrati in più o in meno, alle nomine dirigenziali pletoriche, alle clientele, etc..
Si faccia esattamente il contrario di quanto fatto da Brunetta. Si incriminino per danno erariale coloro che hanno dilapidato miliardi in siti internet che non funzionano (vedi Posta Certificata); si riducano drasticamente gli enti inutili (se ne parla sempre, e non si è mai iniziato), e i relativi serbatoi di posti in CdA di politici trombati, amici e clientes. Si affidi a società esterne di organizzazione aziendale la valutazione organizzativa degli enti pubblici, ed eventuali piani di MIP (Management Incentive Plans) che coprano almeno il 60% della teorica retribuzione massima. Si applichino nella PA gli stessi criteri del settoree privato per quanto attiene a licenziabilità e trasferibilità. In compenso, si condanni lo Stato per le forme patologiche di "precariato di comodo". Vedi il corpo insegnante condannato a vita allo stato di finta supplenza.
# Costi della politica: si va dal bicameralismo perfetto e perfettamente inutile, ai costi lordi dei politici, doppi rispetto agli omologhi di altri paesi europei, alle provincie della cui abolizione nessuno parla più, ai rimborsi elettorali negati da un referendum e raddoppiati dalla politica stessa, ai finanziamenti alla stampa di partito (ed in particolare a "giornali" che non vendono una copia, e che prendono le sovvenzioni un tanto a copia "stampata", anzichè a copia "venduta"), e via tralasciando. Tutti sappiamo di cosa stiamo parlando. Si smetta. All'assenza di giornali come La Discussione, l'Opinione, Il Campanile, l'Avanti, riusciremo a sopravvivere.
# Liberalizzazioni: si nei settori protetti, e in quelli che operano attraverso cartelli più o meno palesi (farmacie, distribuzione carburanti, ordini professionali eccetera); si a quelli che operano in settori di pubblico interesse (autostrade, trasporti locali eccetera) ma solo con stringenti gare d'appalto e contratti di servizio molto severi. No alle liberalizzazioni di beni e servizi essenziali (acqua, sanità ecc.);
# Vendita patrimonio immobiliatre e demaniale: si alla vendita di beni dello stato improduttivi e non utilizzati, o sotto-utilizzati. No a forme già viste in passato di "lease-back" di beni venduti a privati, e ripresi in affitto dagli stessi enti pubblici che li utilizzavano prima, a costi folli. Rivalutazione dei beni demaniali dati in concessione a prezzi non simbolici (vedi stabilimenti balneari), ed assegnati tramite regolare gara d'appalto. Senza rinnovi automatici della concessione.
# Last but not least, i costi (e gli sprechi) della Difesa. Perchè dobbiamo essere uno dei primi paesi al mondo per impegno di uomini e mezzi nei territori di guerra, quando nessuno, nei fatti, ci dice neanche "grazie", quando tutti si tirano indietro nella difesa delle frontiere comuni dell'area Schengen, di fronte al fenomeno dell'immigrazione clandestina, e dalla suddivisione dei costi necessari per reggere in maniera più dignitosa centri di prima accoglienza? Perchè dobbiamo avere, nelle gerarchie militari, una struttura a piramide rovesciata, dove i generali sono più numerosi dei soldati semplici? Perchè dobbiamo spendere 15 miliardi per gli inutili cacciabombardieri F35, e quattro volte tanto includendo i costi di gestione e di manutenzione?
Infine, una piccola annotazione strategica: Mario Monti non si sogni lontanamente che infilare tante norme, con "un colpo a destra e uno a sinistra", in decretoni omnibus, serva a far passare i provvedimenti che alla destra non piacciono. Si proceda presentando, con frequenza molto elevata, UN provvedimento alla volta. Che i berluscloni, se vogliono ancora proteggere i Cosentino, i Dell'Utri, i falsificatori di bilanci e gli evasori fiscali, almeno siano costretti a mettere la faccia e le impronte digitali su ogni provvedimento oscenamente denegato. Tafanus
Scritto il 09 gennaio 2012 alle 18:15 nella Economia, Politica | Permalink | Commenti (6)
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L'ampolla delle magie del Calderoli pensiero - Porcellum, insulti ai gay e a Mario Monti, attacchi agli immigrati (di Aldo Grasso - Corriere.it)
Calderolo porta la sua maiala a pisciare presso la costruenda Moschea di Reggio Emilia
Se vivessimo in un Paese normale, dopo la sparata sui presunti bagordi di Palazzo Chigi consumati a Capodanno dal presidente Mario Monti, il poco onorevole Roberto Calderoli avrebbe dovuto chiedere scusa. Invece si è incarognito: vuole una risposta in sede istituzionale perché Monti fa troppo il maestrino. Succede che per ragioni elettorali si esageri un po' e si passi dalla parte dei post galantuomini, magari per nascondere il fatto che la Lega con «Roma ladrona» ci è andata a nozze, comportandosi come tutti gli altri partiti. Poi però, almeno per buon gusto, si fa un passo indietro.
Buon gusto? Non contento delle gesta del Trota, il cerchio magico del Capo - l'inner circle di Gemonio - sta preparando per la prossima festa dell'ampolla un'antologia di interventi calderoliani. Titolo provvisorio: «Padania maiala». Come molti ricorderanno, nel 2007 Calderoli inveì contro la costruzione di una moschea a Bologna: «Metto a disposizione del comitato contro la moschea sia me stesso che il mio maiale per una passeggiata sul terreno dove si vorrebbe costruire, come a suo tempo feci in quel di Lodi». Tra l'altro, Calderoli è anche l'ideatore dell'attuale legge elettorale, il «Porcellum», poi definita dallo stesso «una porcata». È una legge di natura: il pomo più bello va in bocca al porcello.
In copertina campeggerà la foto del Nostro in camicia verde pisello e calzoncini corti, sua abituale divisa estiva, residuo di qualche campeggio celtico. A proposito, quando impalmò la sua prima moglie con rito celtico le disse: «Sabina sarai la mia sposa. Giuro davanti al fuoco che mi purifica. Esso fonderà questo metallo come le nostre vite nuovamente generate». Il matrimonio non è andato tanto bene, si è fuso più del metallo.
Dopo i maiali, l'altra ossessione del po(r)co onorevole sono i gay. Una delle sue frasi preferite è questa: «La civiltà gay ha trasformato la Padania in un ricettacolo di culattoni. Qua rischiamo di diventare un popolo di ricchioni!». Già, il buon gusto: «Dare il voto agli extracomunitari? Un Paese civile non può fare votare dei bingo-bongo che fino a qualche anno fa stavano ancora sugli alberi». Il libro sarà la ricognizione puntuale del «piccolo mondo mostruoso» in cui abitiamo e verrà presentato a Monza, nella ex succursale del ministro semplficato Calderoli.
(Aldo Grasso - Corriere.it - 8 gennaio 2012)
Un giorno, quando i nostri figli leggeranno che un tizio come Calderoli è stato ministro, ci chiederanno increduli: "...ma è vero? come è potuto accadere?...". E noi pazientemente dovremo spiegar loro la storia della penisola italiana partendo da Caligola, ed arrivando al Calderolo, alla saga dei Bossi, alla antanscié, ed a MaryStar Gelmini 'de Neutrini... Tafanus
Scritto il 09 gennaio 2012 alle 08:01 | Permalink | Commenti (14)
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...ecco l'ennesimo genio autarchico dell'economia, che pensa di salvare l'Italia uscendo dall'euro... erano almeno due o tre giorni che non la sentivo, questa ricorrente idiozia. Ma ecco che arriva il Nuovo Economista, con la solita brillante idea: "Usciamo dall'Euro!". Il tizio lancia persino una petizione-referendum (?) Rivolta a chi, non spiega). Grandi ambizioni (si propone l'obiettivo di raggiungere 10 milioni di firme), ma per ora risultati alquanto deludenti. Ha raccolto UNA firma: la sua. Facciamogli un po' di pubblicità... Tafanus
Scritto il 08 gennaio 2012 alle 20:07 nella Economia | Permalink | Commenti (13)
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...caro, scusa ma preferisco Facebook... Un divertente articolo di Famiglia Cristiana ripreso da un sito inglese specializzato in divorzi...
Ancora Facebook sotto accusa, stavolta come fattore scatenante dello scoppio di coppia. A lanciare l’accusa il sito inglese www.divorce-online.co.uk, specializzato in servizi per gli sposi che hanno deciso di mettere fine alla loro unione. L’allarme, rimbalzato in rete nei giorni scorsi, proviene da una ricerca condotta proprio da Divorce online su un campione di 5000 richieste di divorzio pervenute al sito britannico, che conta oltre 67000 clienti dal giorno della sua apertura. Il 33% degli intervistati indica Facebook come la causa principale della separazione tra coniugi indicando come primi incriminati i messaggi inviati a persone dell’altro sesso e, successivamente, i commenti sgradevoli e le soffiate di amici e conoscenti che bazzicano sul noto social network.
Indicare Facebook come causa dei divorzi sarebbe come incolpare la febbre di essere causa dell’influenza o incriminare le vetrine dei pasticceri per il nostro soprappeso. Non possiamo accusare coltelli e pistole di essere causa di gran parte degli omicidi nel mondo. Qualcuno obietterà che Facebook non è considerato solo uno strumento ma un vero e proprio ambiente di vita: bene, in questo caso va evidenziato come non sia possibile accusare una città ritenuta violenta di rendere automaticamente violenti i suoi abitanti, come se gli stimoli esterni inghiottissero la libertà degli individui. «I social network ti offrono la tentazione su un piatto d’argento» scrive Laura75 in un forum online che tratta di questo tema. Ma nessuno di noi è un automa, nessuno è così svuotato di volontà e buon senso da cedere inesorabilmente al sequestro emotivo imputato a Facebook e compagni.
Maunuele Petrilli - un cameraman che ha una certa confidenza con la Rete - ha pubblicato una decina di mesi fa un video su Youtube, in occasione dell’ennesima ondata di accuse scaricate su Facebook come causa delle separazioni dei coniugi. In un cartello, posto all’inizio del breve contributo, si legge: "Facebook è motivo di litigi e divorzi… a mio avviso è anche uno strumento che velocizza quello che prima o poi sarebbe dovuto finire… dove l’amore viene messo a dura prova"
Mi chiedo se sia sufficiente un commento sgradevole o un flirt su Facebook a troncare una vera storia d'amore, o se in questi casi la fragilità della coppia provenga da altri fattori. Permettetemi un’ultima osservazione su quel “prima o poi sarebbe dovuto finire” citato nel video. Esiste un’ancora di salvataggio che racconta come il vero amore possa ricostruire anche dove altri tentativi hanno fallito. Si tratta di Retruovaille (www.retrouvaille.it), un metodo collaudato che rimette in contatto la coppia, il “salvagente per matrimoni in difficoltà” [...]
Scritto il 08 gennaio 2012 alle 14:15 | Permalink | Commenti (1)
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Scritto il 08 gennaio 2012 alle 08:00 | Permalink | Commenti (4)
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...benvenuti fra di noi anche ai giornalisti dell'Unità, che una volta linkavano il blog dell'ex comico sul loro giornale, invitando implicitamente i propri elettori all'adorazione... Dopo MicroMega, anche l'Unità ci raggiunge nel mondo di "quelli che l'avevamo detto già nel 2007"... Tafanus
E' bello vedere come il tempo sia invariabilmente galantuomo... Oggi l'Unità si rassegna all'idea che fra Grillo e la sinistra c'è lo stesso rapporto che c'è fra un terreno brullo ed un paio di pattini a rotelle... Oggi Repubblica si accorge che Grillo è un Populista! Cliccate sulla foto del cazzaro per leggere l'articolo.
Oggi in un altro articolo l'Unità pubblica una preziosa tabella, che illustra il crollo del lavoro di "detecting" dell'evasione fiscale dopo l'avvento del Berlusconi IV. Tabella preziosa, che pubblichiamo. Pregando però l'articolista (che non citiamo, per carità di Patria) di non parlare mai più in vita sua di "riduzione del 700% nel numero dei controlli". Ci ricorda troppo il Berlusconi che diceva di aver ridotto l'immigrazione clandestina dall'Albania del 135%.
Avvertiamo l'Unità - come già avevamo avvertito Berlusconi - che un numero può subire riduzioni al massimo del 100%. A noi, non esperti di fenomeni esoterici, basta e avanza informare Grillo, Berlusconi e l'Unità che in epoca Berlusconian-Tvemontiana il controllo degli scontrini è crollato da 66.785 a 4.788. Un crollo del 92,8%, sufficiente a scandalizzarci, senza tirar fuori "cali del 700%", la cui genesi ci è del tutto sconosciuta.
Controllare nel 2010 4.788 scontrini significa aver controllato, nell'arco di 12 mesi, una sola volta gli scontrini dello 0,48% dei bottegai. Per il restante 99,52, c'è tempo.
Monti ha detto che sono gli evasori, e non lo Stato, a mettere le mani nelle tasche dei cittadini perbene. Sono d'accordo con Monti, e aggiungo che chi tollera l'evasione, o addirittura la difende, è ancora più colpevole degli evasori.
Sarà anche per questo che la nostra petizione si è messa a marciare al ritmo di 1700 firme al giorno? Tafanus
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P.S.: dedicato a chi volesse capire perchè Grillo si sia schierato insieme a Berlusconi in difesa dei poveri evasori di Cortina, usando le stesse, identiche parole cretine (Italia "Stato di Polizia"), raccomandiamo la rilettura di due nostri post scritti in epoca non sospetta:
Grillo, un uomo tutto d'un prezzo
Il primo post è del 2008 (quasi in piena epoca di grillismo dilagante). Ed ecco, per i più pigri, cosa scrivevo nel secondo post:
...Grillo? un uomo tutto d'un prezzo... tutto pulpito e condoni tombali...
Il quotidiano romano Il Tempo retrocede Beppe Grillo da comico no global a imprenditore, per di più berlusconiano, e il diretto interessato evita di entrare nel merito e incassa. Ma a modo suo. «Non rispondo ai travestiti - dice ridacchiando al telefono - lo scriva, lo scriva pure».
Ecco le accuse. Secondo il giornale diretto da Franco Bechis (è un articolo del 18 Novembre 2005- NdR) lo showman genovese, attraverso la società che gestisce insieme con il fratello Andrea ma della quale possiede il 99 per cento delle quote, si sarebbe avvalso per ben due volte del cosiddetto condono tombale varato dal governo. In un articolo firmato da Fosca Bincher (pseudonimo dello stesso Bechis) Il Tempo rivela che la Gestimar srl, l’immobiliare della famiglia Grillo proprietaria di una decina di immobili in Liguria e in Sardegna (tre unità a Golfo Aranci, una casa a Porto Cervo e altri immobili civili e commerciali), si è avvalsa del condono tombale, per gli esercizi degli anni 2002 e 2003.
Del bilancio 2002 è citato anche il passaggio che riporta il ricorso alla sanatoria fiscale. «In considerazione della possibilità concessa dalla Legge finanziaria 2003 di definire la propria posizione fiscale con riferimento ai periodi di imposta dal 1997 al 2001 - scrive Il Tempo citando il documento della Gestimar -, fermo restando il convincimento circa la correttezza e la liceità dell’operato sinora seguito, si è ritenuto opportuno di avvalersi della fattispecie definitoria di cui all’articolo 9 della predetta legge»
Il quotidiano romano [...] ricorda anche che nel giugno del 2004 il comico genovese scrisse a Repubblica una lettera nella quale accusava i parlamentari del centrodestra di avere approvato misure a suo avviso, diciamo, molto discutibili. «Mettiamo per ipotesi - scriveva Grillo - che costoro non abbiano mai rubato, evaso le tasse, corrotto un finanziere o un giudice, maneggiato fondi neri, società offshore, P2, tangenti e condoni...». Insomma, secondo Il Tempo Grillo predica bene ma razzola male. È un comico famoso per i suoi attacchi contro i monopoli economici e i «poteri forti» che da un lato colpisce con i suoi strali moralistici chi adotta i condoni e dall’altro si avvale delle sanatorie.
...dunque, è CERTO che Grillo abbia condonato nel 2002 e nel 2003. Risulta per acta che ha sanato ALMENO 5 anni di evasione fiscale COL CONDONO TOMBALE (esercizi 1997, 1998, 1999, 2000, 2001). In totale sono SETTE ANNI di evasione fiscale (dal 1997 al 2003 inclusi. E poi viene a fare la morale a noi???
...ah coso!!! ma vedi d'annattene affanculo!
Scritto il 08 gennaio 2012 alle 07:59 | Permalink | Commenti (6)
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Ringrazio con tutto il cuore (non è un modo di dire pleonastico!) i miei fratelli Luciano e Calogero e la mia amica Maria Cristina che hanno fatto barriera protettiva e anche di collegamento verso l’esterno, a me totalmente vietato. Sono preziosi, pazienti e validissimi «piccioni viaggiatori». Vi dico brevemente cosa è successo e cosa ho vissuto, mentre tutto accadeva.
Mercoledì 28 dicembre mentre da casa mia mi recavo a piazza De Ferrari in Genova per la «500a ora di silenzio per la Pace», all’altezza di san Lorenzo, sento un dolore al petto e al braccio sinistro abbastanza forte, tanto da farci caso. Sebbene il primo pensiero è andato al «cuore», non vi feci caso, ma rallentai il passo fino a destinazione. La serata passò tranquilla. Con don Andrea Gallo e i presenti, tante, tante persone, ci trasferimmo a piedi alla biblioteca comunale Berio per la 2a parte della serata che prevedeva interventi diversi tra i quali uno di don Gallo e uno mio. Feci il mio intervento, anche abbastanza acceso e tutto filò lisco, anche se Angelo Cifatte mi disse che ad un certo punto del mio intervento mi toccai il petto, carezzandolo, ma io non ricordo. Tornai a casa, cenai come al solito, ripresi a lavorare e poi a tarda sera andai a letto.
Il mattino di giovedì lavorai alla riedizione del mio romanzo che dovrebbe uscire a breve; ricevetti una telefonata di due amici di Verona che venivano a Genova per la mostra di Van Gogh e desideravano incontrarmi. Uscii a prendere i giornali e mentre camminavo avvertii per la seconda volta il dolore come il giorno prima. A mezzogiorno incontrai i miei amici di Verona e li accompagni per un breve giro nel centro storico di Genova. Essendo mezzogiorno li invitai a mangiare una farinata fresca in un tipico locale genovese e alla fine li stavo accompagnando a fare due passi nel lungomare accanto all’acquario nel Porto Antico. Qui una terza fitta di dolore molto forte mi fece comprendere che probabilmente non potevo più rimandare. Dissi agli amici che dovevo andare all’ospedale per una visita, senza allarmarli per non rovinargli la giornata e ci lasciammo.
Andai a casa a cambiarmi perché ero in un mare di sudore, preparai lo zaino con pigiama, ciabatte, spazzolino e il libro della Messa in ebraico, chiamai un taxi e mi feci portare all’Ospedale più vicino, il Galliera. Durante il tragitto, circa un quarto d’ora, mentre guardavo fuori dal taxi, pensando, passai in rassegna come in un film, volti, eventi e impegni. Il dolore era forte, il tassista mi guardò dal retrovisore. Pensai alla morte come una vera possibilità imminente e misi in conto che potevo non arrivare all’Ospedale. Ero sereno e l’idea della morte con cui convivo da moltissimi anni invece di ansia mi ha rilassato allentando il dolore: se dovevo morire, se era giunta la mia ora, era anche bello esserne cosciente e disponibile. Dissi tra me solo le parole di frate Francesco: cara «sora mia corporale», lo zaino è pronto, il cuore danza, sono pronto per attraversare il Mare Rosso verso il monte della rivelazione.
Ho vissuto la vita donata senza misura agli altri, non potevo ora trattenerne una porzione per me e preoccuparmi eccessivamente. Mi sovvennero le parole finali dell’Apocalisse: «Lo Spirito e la Sposa dicono: Vieni, Signore Gesù!» Che ripetei in aramaico «Maràn Yesuà‘, athà!». Il mio pensiero è corso alla mia famiglia, in modo particolare a mio nipote Giuseppe che vive dalla nascita su una carrozzella, ai miei fratelli che mi avevano preceduto nel viaggio della vita insieme ai miei genitori che ora ricomponevano la famiglia in un altro modo. Ho pensato ai miei due fratelli ancora viventi, ai quali sono legato profondamente e che condividono con me vita e attività. Ho penato a Maria Cristina che fin dai tempi di Calvari (oltre 15 anni fa) ha condiviso con me il servizio ai poveri e l’aiuto discreto a famiglie e singoli, specialmente bambini abusati. Non telefonai non per scorrettezza, ma forse perché pensavo di risparmiarli, aspettando prima di avere notizie più certe. So che forse ho sbagliato, ma è quello che è avvenuto. Forse però il motivo è più interiore: quel momento era mio, esclusivamente mio, non poteva essere distratto da altre preoccupazioni. Ero certo che loro avrebbero capito. Se dovevo morire volevo essere presente, cosciente e volevo assaporare la mia morte fino alla fine.
Venerdì 2 dicembre 2011 ero stato alla sera a Pian della Castagna al Centro agro-spirituale del mio carissimo amico Adolfo Biolè e abbiamo parlato della «Morte Bella», anzi dell’Estetica della Morte in letteratura e nella Bibbia. L’antivigilia di Natale, venerdì 23 dicembre 2011, in casa di Laura e Nicola con gruppo di loro amici, nel contesto di un loro incontro abituale, avevamo rifatto la serata ed erano emerse altre immagini e altri sentimenti. Sentivo dentro di me le parole che avevo detto e i testi che avevo letto come parole e testi veri e mi ritrovavo nella realtà della morte come l’avevo descritta e pensata. Ho sperimentato che ho amato la morte senza paura e senza ansia. In quarant’anni di ministero, ho accompagnato a morire moltissime persone e ho visto morti di ogni genere. Ora, zaino in spalla, mentre andavo all’ospedale, avevo chiaro che la possibilità della morte era veramente possibile. Uscendo di casa, e facendo le pesanti scale, ma in discesa, dissi tra me e me che tutto era a posto e tutto mi pareva a posto.
Arrivato al Pronto Soccorso, non riuscivo a parlare bene, ma appena hanno sentito «dolore al petto e al braccio sinistro», mi hanno sequestrato, spogliato, esaminato e portato in sala operatoria dove sono giunto più veloce dei neutrini della Gelmini. Durante l’intervento per arteria il medico mi spiegava cosa stesse facendo e io interloquivo e scherzavamo insieme, ma ero stanco, molto stanco. Quando il medico stava in silenzio per concentrasi meglio, pregavo con il «Padre nostro» in ebraico e greco per essere più unito a coloro con cui concelebra l’Eucaristia ogni domenica in San Torpete: «Avunà di bishmaià - Pàter hēmôn, ho en tôis uranôis». Non so quante volte l’ho ripetuto, ma ogni volta vedevo i volti e i nomi delle persone e allora vedevo che il mio «Amen» scendeva su ciascuno, di cui sono stato fino ad oggi un sincero amico.
Dopo poco meno di due ore, mi hanno portato in Cardiologia, reparto intensivo di coronaropatia, monitorato in attesa che trascorressero i primi giorni per passare gli ultimi giorni in cardiologia, ormai fuori pericolo. Devo stare molto attento perché devo fare un altro intervento e ora stiamo curando anche il diabete che è molto alto, nonostante 4 insuline al giorno. Sulla degenza in ospedale e sul personale, il clima e il servizio, ho scritto un pezzo per Repubblica (edizione ligure) in pubblicazione domenica 8 gennaio 2012 per cui non mi dilungo.
Prima di dimettermi il medico curante mi ha raccomandato di tenere in molto conto le sue indicazioni perché corro il rischio possibile di una ricaduta, per cui tutto è limitato: uscite, telefonate, visite, pc, ecc. Devo stare in riposo, molto riposo, risposo assoluto. Devo entrare nella logica che cambia la mia vita, il mio stile di vita se voglio ancora essere in qualche cosa utile. In quanto è accaduto, le due Associazioni non mi hanno creato problemi: una è nelle mani di Ludovica Robotti, la nostra grande bimba che guida e protegge tutti, specialmente la segreteria che lavora con grande scrupolo e generosità; l’altra, i Concerti, è nelle mani sicure e professionali di Tiziana e di mio fratello, Calogero, a cui non sarò mai abbastanza grato per l’opera che svolgono in modo silenzioso per l’intera città di Genova e non solo.
Questi giorni sono pesanti perché devo vivere una vita completamente inattiva, ma non mi lamento e accetto con consapevolezza ogni vincolo e imposizione medica. Poiché nulla vada perduto, offro tutto a Dio per tutti e tutte, senza alcuna distinzione. Non ho oro o argento, ma tutto quello che mi appartiene è vostro: la vita e la morte, la fede e i miei dubbi, la gioia e la sofferenza che dedico in modo particolare a Tiziana e Marco e al loro bambino Francesco Lele che nascerà a febbraio, contemporaneo al mio 2° intervento; ad una signora che ha scritto una e-mail perché hanno ricoverato in stato grave il figlio, ma io ero in ospedale e, informato, ho portato lei e il figliolo nella mia preghiera profonda. Credenti e non credenti, amici e amiche tutti siete stati e siete sempre nel mio cuore, anche se scassato, ma traboccante di amore. Nessuno è escluso. Quando non sapete darvi una risposta o non sapete cosa scegliere, decidere e fare, sappiate che a Genova c’è un amico prete che prega per voi e con voi o che comunque vive insieme e accanto a voi.
Paolo Farinella, prete
Caro Paolo,
credo che i tuoi e miei amici apprezzeranno l'attenzione, e ringrazieranno per lo sforzo che dev'esserti costato scrivere o dettare questo comunicato. Io non ho niente da aggiungere, se non esprimere la mia felicità per sentireti più in gamba che pria. Ma adesso, per il rispetto che devi a te stesso (e in minima parte anche a chi ti vuol bene), non abusare di te stesso. Non sei più ggiovane come Renzi, o come il sindaco di Cortina, avvocato d'ufficio degli evasori, quindi cerca di rispettarti, e di volerti un po' più di bene.
Tuo fratello Antonio, tua sorella Marisa
Scritto il 07 gennaio 2012 alle 22:29 | Permalink | Commenti (14)
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Poichè per tre giorni la nostra petizione contro l'acquisto dei cacciabombardieri F35 ha languito, e da stamattina si è messa a marciare a velocità centuplicata (da una/due firme all'ora ad oltre 100 firme all'ora), qualche esperto può darmi una drizza su chi o che cosa io debba ringraziare? Tafanus
Scritto il 07 gennaio 2012 alle 14:31 nella Guerra, Politica | Permalink | Commenti (3)
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Così appariva ieri il campo di Auckland dove avrebbe dovuto disputarsi la finale. Più adatto ad una partita di pallanuoto che di tennis. Poichè se dovesse piovere anche oggi ci sarebbero dei seri problemi (domani le tenniste sono già impegnate nei tornei di Sidney e di Hobart), la sede della finale è stata spostata in un altro campo (coperto). Più piccolo, ma più sicuro...
Per gli appassionati: la partita sarà trasmessa stasera alle 23:00 ora italiana su Supertennis (digitale terrestre e piattaforma Sky). Gli appassionati che avessero dei problemi, potranno seguire la partita anche in streaming via internet (link sul Tafanus, colonna di sinistra)
Scritto il 07 gennaio 2012 alle 14:04 nella Sport, Tennis | Permalink | Commenti (0)
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Scritto il 07 gennaio 2012 alle 08:01 | Permalink | Commenti (2)
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I processi tributari affidati a giudici part time. Che non hanno fondi. E spesso sono impreparati. Mentre le cause in sospeso sono oltre 750 mila
(di di Gianfrancesco Turano - l'Espresso)
Caccia all'evasore ed equità fiscale. A parole sono in cima agli obiettivi di tutti i governi, quindi anche di questo. Ma i proclami si scontrano con l'emergenza della giustizia tributaria. I giudici del fisco hanno fatto a metà dicembre una settimana di scioperi. Chiedono più mezzi per affrontare una montagna di ricorsi che cresce di anno in anno. Alle nozze coi fichi secchi, specialità della pubblica amministrazione italiana per i decenni a venire, loro ci sono arrivati prima degli altri. Forti di questo unico vantaggio competitivo, i 3.731 giudici tributari dovranno smaltire 754.938 cause pendenti (202 cause a testa - NdR) dall'alto del loro stipendio medio mensile di 363 euro lordi. Nel 2006 i ricorsi da definire erano circa 593 mila e non hanno smesso di aumentare. Non tanto perché i giudici del fisco dormano sui fascicoli, il che pure capita soprattutto in alcune commissioni tributarie del Sud, quanto piuttosto perché tra gli esattori e i cittadini i rapporti sono in continuo peggioramento. E bisogna aggiungere la difficoltà di stare al passo con Equitalia, l'agenzia pubblica di riscossione che spesso passa all'incasso con i pignoramenti, le ipoteche e il blocco dei conti correnti senza aspettare e a volte senza considerare i provvedimenti delle commissioni.
Il quadro generale è confermato dalle cifre. Nel 2004 i nuovi ricorsi presentati nell'anno erano 175 mila. Sei anni dopo, nel 2010, sono più che raddoppiati (361 mila). L'ammontare delle cause varia da un pugno di spiccioli a decine di milioni di euro. Il Consiglio di presidenza dei giudici tributari (CPGT), il Csm della categoria, ha stimato il contenzioso affidato alle commissioni tributarie in 14 miliardi di euro. A trattare questa cifra iperbolica c'è una struttura che costa ogni anno al ministero dell'Economia 45 milioni di euro di compensi per i giudici, più 20 milioni di euro di costi per il personale di segreteria. In tutto, 65 milioni di euro, cioè lo 0,46 per cento del valore economico delle controversie tributarie in Italia (quando si dice non voler vincere... NdR).
Le commissioni sono sempre presiedute da un magistrato ordinario, amministrativo o militare, sia a riposo sia in servizio come, per fare un esempio, Giovanni Tinebra, titolare delle indagini sulle stragi di Capaci e di via D'Amelio. Tinebra è oggi procuratore generale a Catania e numero uno della commissione del capoluogo etneo. Gli altri giudici tributari possono essere avvocati, notai, commercialisti, ufficiali della Guardia di finanza, revisori dei conti, ispettori del fisco e ragionieri. Ma in primo grado, cioè nelle commissioni provinciali, possono giudicare ingegneri, architetti, geometri, periti edili e industriali, dottori agronomi, agrotecnici e periti agrari (...si sta pensando di affidarsi anche alla competenza di cartomanti, baristi e disoccupati organizzati. NdR)
La casistica che devono affrontare è vastissima. C'è la comunità islamica di un capoluogo lombardo che si è opposta al pagamento di 700 euro di Ici per la moschea. L'imam, un ragazzo di 19 anni, ha vinto l'udienza di primo grado alla commissione tributaria provinciale perché l'Ici non si applica ai luoghi di culto. Il Comune ha a sua volta fatto ricorso in secondo grado, presso la Commissione Regionale che una volta era presieduta dall'ex capo del pool Mani Pulite Francesco Saverio Borrelli. Probabile che lo perda, con spese legali di gran lunga superiori all'importo della richiesta.
C'è l'azienda di Pomezia che ha subito un accertamento in base agli studi di settore, e che ha vinto la causa tributaria tre anni dopo i pignoramenti di Equitalia, e dopo avere licenziato 25 dipendenti. Per il risarcimento l'impresa ora farà causa allo Stato e, con i tempi della giustizia civile, passeranno altri anni. E poi ci sono i processi milionari, quelli che arrivano fino al terzo grado di fronte alla sezione specializzata della Corte di Cassazione. Senza dimenticare la Commissione centrale. Una volta rappresentava un grado di giudizio ulteriore, prima del ricorso alla Suprema Corte. Poi è stata abolita e le sue giacenze sono state smistate a livello regionale. Ma sono altri processi da discutere, e la maggior parte sono ormai un repertorio di archeologia tributaria. A Roma poche settimane fa si è svolta una causa per un immobile comprato nel 1976 e relativa a un'Invim, l'imposta comunale sull'incremento di valore degli immobili abolita in regime transitorio nel 1992 e soppressa nel 2001. Sempre in Commissione centrale a Milano si è dibattuto, dopo decenni, su 3 milioni di lire di un'Irpef non dovuta applicata a un trattamento di fine rapporto. Il ricorrente ha vinto e avrebbe diritto a una rivalutazione da 33 mila euro, se nel frattempo non avesse avuto la sbadataggine di decedere.
A parte il caso limite della Commissione centrale, che dovrebbe estinguere gli arretrati entro il 2012, i tempi delle sentenze sono di gran lunga più rapidi rispetto ad altri tipi di processi. Il punto dolente è che, su dieci ricorsi contro la pubblica amministrazione depositati da cittadini, aziende private o anche società ed enti pubblici, in circa la metà dei casi la pubblica amministrazione perde. Insomma, quasi una richiesta su due da parte dell'agenzia delle Entrate, o dei Comuni o delle Regioni, è infondata e viene bocciata dai giudici tributari. Per parte loro, i magistrati di tasse e gabelle sostengono di avere statistiche da primato. Una media di 65 giorni per il deposito delle sentenze. Solo un terzo dei verdetti finisce in Cassazione e, di questa quota, appena un 15 per cento viene riformato, a riprova di una buona qualità generale delle giurie.
Poi, certo, ogni statistica può essere interpretata. I 65 giorni di media tengono conto di commissioni efficienti e di altre che stentano. A Napoli, a Cosenza o a Reggio Calabria possono passare oltre due anni prima di arrivare all'udienza di primo grado. Il passaggio precedente, cioè la richiesta di sospensiva che accelera il processo, a Roma viene quasi sempre saltato. In Cassazione, poi, ci arrivano di solito i ricorsi con grosse somme in ballo. Anche perché la difesa davanti ai giudici del Palazzaccio è consentita soltanto agli avvocati cassazionisti, mentre è aperta ad altre categorie per i precedenti gradi di giudizio, e non necessita di difensori sotto la somma di 2582,28 euro, corrispondenti a 5 milioni delle vecchie lire (...questa è una tremontata. Tremonti non è mai riuscito a pensare in euro. Lui pensava in lire, poi divideva per 1936,27. Qualcuno gli spieghi che la lira non c'è più... NdR)
Lo smaltimento degli arretrati è complicato dai tagli alla spesa imposti dalle leggi finanziarie. "Nel 2007", ricorda l'avvocato Daniela Gobbi, che guida il Consiglio di Presidenza dei giudici tributari dal luglio del 2009, "avevamo a disposizione 4,5 milioni di euro all'anno, una cifra sufficiente. Quando sono iniziati i tagli lineari siamo scesi fino ai 2,9 milioni di euro di quest'anno con un ulteriore taglio annunciato del 10 %. Considerato che abbiamo 2,7 milioni all'anno di spese fisse, ci restano circa 200 mila euro per un'attività istituzionale che comprende formazione, vigilanza, controllo, verifica delle incompatibilità e sanzioni. Ci mancano anche i fondi per aggiornare il sito Web. I consiglieri del Cpgt prendono 3 mila euro al mese, cioè circa un quinto di quanto guadagnano i consiglieri delle varie authority. Né è facile aumentare la produttività dei giudici, visto che il personale di segreteria non può fare straordinari. Si era parlato di distaccare personale delle forze armate "in esubero" per aiutarci. Vedremo. Finora il ministero dell'Economia, da cui i giudici tributari dipendono, è stato sordo. Speriamo di incontrare Mario Monti e il suo vice all'Economia Vittorio Grilli".
Sullo sfondo ci sono i soliti problemi. Scarse risorse per la formazione dei giudici con un record negativo di 87 mila euro spesi nel 2011. Difficoltà di stare al passo con l'accelerazione imposta da Equitalia che spesso punta all'incasso a ogni costo. Poi, certo, il contribuente punito a torto può rivalersi in giudizio ordinario. Ma è una magra e tardiva soddisfazione per un'azienda che, magari, è fallita e per i contribuenti stessi che, alla fine, del processo dovranno risarcire il danno dei ricorrenti attraverso le casse dello Stato.
La fame di soldi dell'Erario porta spesso a richieste infondate. Gli ultimi dati disponibili (2010) parlano di una pubblica amministrazione che soccombe nei giudizi tributari di primo grado al 41,4 per cento in modo totale e al 17,9 per cento in modo parziale. Insomma, sei volte su dieci non bisognava pagare. È un margine di errore enorme che scatena un gioco al massacro fra esattori e cittadini che si sentono perseguitati.
Nel corto circuito prodotto dai 14 miliardi di euro delle cause, i 45 milioni di stipendio dei giudici, la necessità di combattere l'evasione e l'impegno a tagliare i costi delle spesa pubblica, si aggiunge il fatto oggettivo che la materia fiscale è complessa e soggetta a continui aggiornamenti. "Di sicuro c'è un problema anche nella preparazione di certi giudici tributari", dice Ernesto Calderone che difende cause in molte regioni italiane e affianca il tandem anti-Equitalia, composto dal presidente del Palermo Maurizio Zamparini e dall'avvocato torinese Alberto Goffi, consigliere regionale Udc. "Entro certi termini ritengo che l'impreparazione sia un fatto voluto. Alla fine, l'importante è che il giudice sia favorevole all'Agenzia delle Entrate, altrimenti viene tagliato fuori".
Altri giudici vengono tagliati fuori dalle sanzioni disciplinari, comminate su disposizione di Palazzo Chigi. Non sono mancati i giudici tributari invischiati nelle indagini dei colleghi della magistratura penale. L'indagine sulla P3, il consorzio di manovratori di nomine pilotato da Flavio Carboni, ha visto protagonisti Giacomo Caliendo che, prima di diventare sottosegretario alla Giustizia nell'esecutivo Berlusconi IV, è stato il primo presidente del Cpgt nel 1996, e in precedenza ha guidato al commissione tributaria provinciale di Milano.
Accanto a lui, c'era il settantasettenne geometra di Cervinara Pasquale Lombardi, pure lui giudice tributario fino all'età del pensionamento (75 anni) e arrestato con l'accusa, fra l'altro, di avere tentato di spostare la causa sul contenzioso fra l'Agenzia delle entrate e la Mondadori dalla sezione tributaria della Cassazione, ritenuta troppo severa, alle sezioni unite della Corte suprema. Sempre con la casa editrice della Fininvest ha avuto a che fare un altro magistrato ordinario applicato alla giustizia fiscale. Si tratta di Vittorio Metta, condannato in via definitiva per il lodo Mondadori, sospeso dalle commissioni tributarie nel 2003 e radiato nel 2008 dopo la condanna della Cassazione a due anni e otto mesi nel 2007.
Evasione fiscale: primo problema economico italiano. Altro che parametri di Maastricht! Se si riuscisse (e volendolo fortemente di può riuscire) a recuperare il 20% dell'evasione fiscale e previdenziale, l'Italia diventerebbe improvvisamente uno dei paesi migliori in cui vivere... Altro che indignarsi per Cortina d'Ampezzo! i Cicchitto, i Berlusconi, i ggiovani sindaci ex impiegati di Mediolanum dovrebbero indignarsi per i controlli non fatti, non per quelli fatti! Questa è la ragione per cui sul Tafanus, nel 2012, vedrete ossessivamente trattato questo tema. Dobbiamo rafforzare una vera e propria campagna d'odio nei confronti degli evasori, e verso i loro protettori istituzionali.
Chi evade ruba anche a te. Digli di smettere. Tafanus
Scritto il 07 gennaio 2012 alle 08:00 nella Economia | Permalink | Commenti (12)
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...ma cosa c'entrano, questi bambini?...
L'idea che si possa estrarre una pistola e sparare, in un contesto in cui sono presenti dei bambini (bianchi, neri, gialli... chi se ne frega) riesce a rovinarmi il fegato e il cuore. Certe cose possono accadere in qualsiasi città. Peccato che accadano sempre più spesso a Roma, dove nel 2011 sono morti ammazzati in 35. Un morto ogni dieci giorni. Peggio che ai tempi della Bamna della Magliana... Solo che questa volta ci sono rimasti sotto una bambina di 6 mesi, il padre, e la madre che - sfortunatamente per lei - ancora non sa, o vuo,e non sapere.
Correva l'anno 2008: era un magnifico settembre, e qualcuno si vantava di aver abbattuto drasticamente la criminalità. Di aver cambiato Roma in soli tre mesi. Avete voglia di rileggere quanto scrivevo nel marzo del 2010, dopo aver frenato le risate isteriche che vi assaliranno dopo aver rivisto il manifesto degli Alemannidi del settembre 2008?
(continua cliccando sul manifesto in alto)
...e poi venne il turno di Donna Letizia Brichetto Arnaboldi Moratti Viendalmare...
Eh già... una inesauribile miniera di idee per difenfere le fanciulle milanesi da orde di bavosi stupratori albanesi, marocchini... Allarmi collegati con la polizia sui pali dei semafori ed alle pensiline dei tram (si sa... gli stupri in genere avvengono alla fermata del tram o agli incroci semaforizzati)... Oppure le locandine nei negozi nei quali le fanciulle potevano rifugiarsi in cerca d'aiuto. Esilarante...
E se una ragazza inseguita a fini di stupro si rifugia in un negozio senza locandina che succede, viene respinta, o legata dal gestore del negozio e consegnata agli stupratori? Ma la Viendalmare si è prodotta in altre innumerevoli idee cretine, di cui si sono perse le tracce. Pensava di essere lo sceriffo o il Podestà di Milano, e invece era solo il Sindaco. E neanche dei migliori. Ma riguardiamo i fatti (solo per non dimenticare):
Dulcis in fundo, arrivano le "ronde padane": idraulivi ed imbianchini che giocano a Charles Bronson, ma solo per un paio di sere. Poi arriva la pioggia e il freddo, e le "ronde" si dileguano come neve al sole. O, se preferite, come i forestali di Junio Valerio Borghese: "Contrordine, kamerati! Piove! Il Golpe è rinviato a data da precisare!"
Ultim'ora: un rappresentante del SIULP ha spiegato che nel 2008 Roma era pattugliata da 200 auto. Ora ce ne sono 40, ma a metà novembre erano senza benzina. Qualche sera fa, per un'emergenza, hanno dovuto chiamare in soccorso l'auto della polizia di una cittadina vicina, perchè a Roma non c'era più una sola auto libera, funzionante, rifornita. ...evvvaiiii...
Scritto il 06 gennaio 2012 alle 15:19 nella Berlusconi | Permalink | Commenti (10)
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...ed oggi SuperTennis (visibile sia in digitale terrestre, che fra i gratuti Sky, che in rete - vedi link sulla colonna del Tafanus), ci ragala, per una volta la replica della semifinale (ore 16,05), e per i nottambuli la diretta della finale (ore 1:00) contro la cinese Zheng Jie.
Flavia arriva alla finale senza aver perso un solo set in quattro partite, e vincendo ai quarti contro Elena Vesnina (6/2 - 6/1) e in semifinale contro Angelique Kerber (6/1 - 6/2). La stessa Kerber che l'anno scorso, a sorpresa, le aveva tolto la possibilità di accedere alla semifinale degli US Open. Questa volta Flavia si è vendicata, asfaltandola 6/1 - 6/2 in 58 minuti.
In doppio, seppur priva della sua compagna abituale (Gisela Dulko), non presente ad Auckland, arriva alla finale giocando in coppia con Julia Goerges, con la quale non aveva mai giocato.
Auguri a Flavia, ed auguri a Francesca Schiavone, che a Brisbane accede alla semifinale (contro Kaia Kanepi) dopo aver battuto nei quarti Jelena Jankovic (ex numero uno al mondo), con una delle sue solite maratone in rimonta (perdeva 5/7 - 1/4, a fine del 2° set ha annullato due match points alla Jankovic, ha vinto il secondo set al tie-break a 2, ed ha concluso il terzo set in discesa, 6/3.
Un buon viatico per le "sorelle d'Italia", in vista della Fed-Cup, che ripartirà da Italia - Ukraina fra meno di un mese (Biella, 4 e 5 febbraio). Tafanus
Scritto il 06 gennaio 2012 alle 13:20 nella Sport, Tennis | Permalink | Commenti (0)
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Scritto il 06 gennaio 2012 alle 00:21 | Permalink | Commenti (3)
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