Quello che si sta consumando in Grecia (anzi,contro la Grecia) ad opera della c.d. "Troika" (la Commissione Europea, la BCE e il FMI) è una sorta di genocidio economico di un paese, che col beneplacito dell'Europa sta per essere trascinato ad uno stato di economia del primario, dalla quale difficilmente si risolleverà prima di mezzo secolo. Forse in Grecia è l'ora della rivolta...
Poco importa che la Grecia abbia, nel passato, imbrogliato le carte dei conti pubblici. Innanzitutto non lo ha fatto la gente comune, ma i governanti. E non è giusto portare alla fame un popolo intero perchè i governanti (che il popolo non è in grado di controllare) facciano adesso pagare il conto a 11 milioni di innocenti.
Anche noi italiani abbiamo imbrogliato. Ricordate quando abbiamo inserito nel bilancio dello stato il "sommerso", per poter aumentare il denominatore dei rapporti deficit/PIL e debito/PIL? Cosa è stata, quella se non una elegante falsificazione del bilancio pubblico? Perchè se è vero che il sommerso esiste, ed è economia materialmente esistente, è altrettanto vero che il sommerso, per definizione, non contribuisce alle entrate dello stato. Anzi, priva lo stato di risorse, perchè consuma - esattamente quanto l'economia emersa - risorse limitate (suolo, aria, acqua, strade, etc..)
Non è umano, non è comprensibile il feroce accanimento della Merkel che - fossi stato al posto di Berlusconi - non avrei definito "culona inchiavabile", ma "ottusa, tetragona matrigna".
COS'E' LA GRECIA - Un paese di 11.300.000 abitanti (il 19% degli abitanti italiani), con un PIL di 235 miliardi di € (il 15% di quello italiano), e un PIL pro-capite pari al 79% di quello italiano. Un paese che ha 750.000 impiegati dello stato (uno ogni 15,1 abitanti) contro i 3.300.000 impiegati italiani (uno ogni 18,2 abitanti).
A un paese che ha in rapporto alla popolazione meno impiegati dell'Italia, chiediamo di licenziare 150.000 impiegati (uno su cinque). Se fosse chiesto analogo provvedimento all'Italia, Monti dovrebbe licenziare 660.000 impiegati dello stato. Rivoluzione assicurata. E comunque, dopo questa operazione, avremmo sempre un rapporto fra popolazione e impiegati statali peggiore di quello greco.
Fin qui ai greci è stato chiesto di rinunciare a tredicesime e quattordicesime; sono state imposte salatissime tasse aggiuntive. E' stata imposta una salatissima tassa sulle case, che va da 0,50 € al mq per un tugurio, ai 16 (sedici) euro al mq per appartamenti normali. Per 100 mq, la tassa può arrivare a 1600 euro. Un popolo sull'orlo della fame.
Ma quando avremo ben bene affamato la Grecia, avremo risolto il problema del default? No, perchè licenziare 150.000 impiegati non significa risparmiare 150.000 stipendi. Perchè se non vogliamo avere (fra ex percettori di stipendio e loro familiari) 600.000 morti di fame per le strade, lo Stato dovrà pur sempre provvedere con qualche forma di sostegno.
Era indispensabile, questa punizione?. Non lo era. La Grecia ha un debito in rapporto al PIL pari a circa il 150%, contro il 120% in Italia. Portare il debito greco dall'inaccettabile 150% al 120% itraliano (che per decenni èstato accettato dalla comunità internazionale), avrebbe significato portare il debito greco da 350 miliardi a 280 miliardi. Avremmo potuto imporre - questa volta si, senza deroghe - una diminuzione ad euro costanti di 7 miliardi all'anno per dieci anni. Avremmo punito una classe dirigente di imbroglioni, avremmo punito un popolo, ma non avremmo ucciso il malato.
Cui prodest? Il paese col sistema bancario più imbottito di titoli-spazzatura greci è, guarda caso, la Germania della "ottusa matrigna". Ed è questa ottusa donnona che lega la concessione di quanto servirebbe alla Grecia (non in regalo, ma come prestito a tassi agevolati, a lungo termine), e cioè 130/145 miliardi di €, per non andare in default, a condizioni-capestro, che i greci faranno finta di accettare, ma che non potranno - ad ogni evidenza - rispettare.
E mentre la Germania si è opposta con incomprensibile fermezza all'incremento del fondo BCE per la difesa dei titoli di stato dell'eurozona sotto attacco, che era - ricordiamolo - di 440 miliardi per TUTTA l'eurozona, trova normale prestare 130/145 miliardi alla sola piccola e debole Grecia. Perchè? Sentiamo come la pensa Giuseppe Guzzetti, Presidente della Fondazione Cariplo:
La proposta di ricapitalizzazioni temporanee delle banche europee lanciata dall’Eba (European Banking Ass.on) per far fronte alla crisi del debito sovrano non piace al Presidente della Fondazione Cariplo, azionista di Intesa Sanpaolo, Giuseppe Guzzetti. «Sono arrabbiato perché salvaguardano gli interessi francesi e penalizzano gli italiani» afferma Guzzetti che è anche presidente dell’Acri, l’associazione che riunisce le fondazioni bancarie. Recentemente l’Eba, autorità bancaria europea, ha chiesto agli istituti di credito di varare operazioni di rafforzamento patrimoniale per 14,77 miliardi di euro di cui la metà circa in capo alla sola UniCredit. Cifre molto minori sono state richieste alle banche francesi e tedesche. Le prime devono raccogliere quasi 9 miliardi sul mercato mentre le seconde appena cinque. Secondo l’autorità bancaria europea sono quindi più solide le banche del nord Europa rispetto alle nostre. Ma come è possibile se le francesi e le tedesche sono più esposte in titoli greci? Che dire poi del caso Dexia? La banca, nonostante potesse vantare un invidiabile Core Tier One al 12% è finita sull’orlo del crack per l’eccessiva esposizione in titoli greci.
Per rispondere a questa domanda bisogna capire quali sono i criteri utilizzati dall’Eba per stabilire se una banca è solida oppure no. Il Sole 24 Ore lo ha fatto nei giorni scorsi dimostrando che questi – come ha ricordato lo stesso Guzzetti – penalizzano le banche italiane e premiano quelle francesi e tedesche.
Nel calcolo degli attivi a rischio per esempio pesa assai di più il credito e i mutui a famiglie e imprese che non il trading finanziario. Con la crisi dei debiti sovrani poi, i titoli di stato italiani sono entrati tra quelli considerati rischiosi. E questo penalizza i nostri istituti di credito benché questi abbiano un’esposizione molto più limitata per esempio in asset ben più rischiosi, come i famigerati “titoli tossici”, da cui è partita la crisi nel 2008. Lo stesso dicasi per la leva finanziaria (cioè il rapporto tra attività e capitale) che per le banche del nord Europa è decisamente più elevata. Nessun istituto di credito del nostro paese ha dovuto utilizzare il salvagente degli aiuti pubblici (se si escludono i Tremonti bond). Lo stesso non è accaduto nel resto d’Europa. (IlSole24Ore)
Ora cominciamo a capire. Alla Merkel non frega un cazzo del destino della Grecia. Alla Merkel interessa solo salvare provvisoriamente le banche tedesche dal default greco. Almeno finchè i titoli greci non saranno classati presso il "parco buoi", o no saranno arrivati a scadenza, e rimborsati alla pari. E per far questo non bada a spese. E' pronta ad accettare che le autorità monetarie internazionali prestino alla Grecia da 130 a 145 miliardi, cioè dal 55% al 62% del PIL annuale della Grecia. Uno scherzo.
Tanto pagheranno i greci. In Grecia già sei mesi fa la disoccupazione era arrivata al 21% , in crescita di due punti percentuali rispetto al mese precedente. In fondo, oltre che licenziare 150.000 statali, tagliare gli stipendi minimi del 22% (che così scenderanno sotto i 590 euro, e ancor di più per i giovani) incassare la super-hyper tassa sulla casa fino a 1600 euro, ed altre bazzecole minori, mica chiedono ai greci di sparire tutti... In fondo, c'è sempre la soluzione del cannibalismo. I più forti mangeranno i più deboli, e coloro che si salveranno, secondo la legge della selezione naturale (Sparta docet) saranno ben selezionati membri di una società ggiovane e forte, capace di rinascere...
Ma c'è un altro elemento, forse determinante, che rende il comportamento della tetragona sciacalla meno incomprensibile: l'acquisto a prezzi di saldo dei gioielli di famiglia che la Grecia, affamata, sarà costretta a cedere per quattro soldi all'affamatore. Leggiamo cosa scrive il WSJ:
Lo shopping tedesco - "...tra le contraddizioni della crisi greca, va segnalata quella che vede la Germania in prima fila da un lato nel pretendere garanzie per i prestiti e dall'alto ad approfittare delle privatizzazioni avviate da Atene per fare cassa. Oggi, ad esempio, Deutsche Telecom ha annunciato la decisione di acquistare il 10% delle azioni dell'Ote, l'ex azienda telefonica di stato già in buona parte privatizzata, ancora di proprietà pubblica. Le trattative a due, consentite dall'accordo del 2008 con cui Deutsche Telecom rilevò il 30% di Ote, riguardano 49 milioni di azioni per un importo di circa 400 milioni di euro. Deutsche Telecom salirebbe al 40% del capitale.
Altro obiettivo è l'aeroporto di Atene che, secondo il Wall Street Journal, sarebbe nel mirino di Fraport: la società che detiene e gestisce l'aeroporto di Francoforte (uno dei primi hub europei) avrebbe espresso interesse per acquisire la quota ancora pubblica dello scalo di Atene, pari al 55%.
Infine, da fonte personale greca (insider ben informato) sembra - e dico sembra - che la Germania si accinga a mettere nel mirino anche gran parte del fotovoltaico greco, settore emergente che, grazie al clima privilegiato della Grecia, sembra avere un grande futuro. Davanti a se? No. Davanti alla Germania. Tafanus
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