Un pezzetto alla volta, le verità che avevamo ipotizzato sin dall'inizio della crisi di Fukushima, iniziano a saltar fuori, sempre più drammatiche. Diamo un estratto delle notizie pubblicate oggi dallo Japan Times, edizione In lingua inglese.
A un anno dallo tsunasmi, una commissione d'inchiesta indipendente rivela aspetti preoccupanti "sulla gestione della crisi e sulle gravi falle nella catena di comando. Secondo gli esperti, si è rischiata una drammatica reazione a catena non fra atomi, ma fra centrali".
Nei giorni successivi alla catastrofe, minimizzata dai media, dalla Tepco e dal governo, era stato preparato anche uno scenario drammatico: l'evacuazione della megalopoli di Tokio. Questo è quanto emerge da un’inchiesta condotta dalla Rebuild Japan Initiative Foundation. Il rapporto, di 400 pagine, sarà presentato in settimana, ma anticipazioni pubblicate dal New York Times "mettono a nudo la condotta dei vertici nipponici, e puntano il dito contro il governo, le cui iniziative rischiarono di aggravare la situazione, con il premier e i suoi ministri all’oscuro delle linee guida contenute nel protocollo di emergenza e consigliati male dagli esperti".
I responsabili: il governo, la Tepco (Tokyo Electric Power), e i funzionari della società all’interno della centrale. Saltano fuori le telefonate con cui Masao Yoshida, l'uomo della Tepco, avvertiva il governo di poter mantenere la centrale sotto controllo soltanto se avesse potuto trattenere degli addetti all’interno. O ancora la decisione di Yoshida di ignorare l’ordine di non iniettare l’acqua salata, ma soltanto dolce, per raffreddare i reattori. “Se avesse obbedito i rischi sarebbero stati addirittura maggiori e le operazioni sarebbero partite troppo tardi”, si legge nel rapporto, che tuttavia poi sottolinea, in contraddizione, come la decisione del manager di agire contro quanto stabilito a Tokyo abbia compromesso la gestione della crisi [...]
All’inizio del mese, con una intervista alla Reuters, l’ex premier ammise di essere perseguitato dallo spettro di un aggravarsi della situazione che avrebbe potuto portare all’evacuazione di Tokio e delle aree circostanti, costringendo oltre 35 milioni di persone ad abbandonare le proprie case.
Secondo la commissione che ha stilato il rapporto, [...] “la verità non si saprà mai; di certo rimasero 50 tecnici, segno che qualcuno temeva lo scenario peggiore”. Si sarebbe rischiata una “reazione a catena demoniaca” ha spiegato l’allora portavoce del governo Yukio Edano, secondo il quale perdere Fukushima avrebbe significato perdere anche la centrale di Tokai, vicino alla Capitale. Abbandonare l’impianto infatti avrebbe probabilmente provocato l’esplosione dei reattori, con una scarica di radiazioni tale da raggiungere le altre centrali nucleari della zona e provocare altre esplosioni.
(...insomma, non una reazione a catena fra atomi, ma una reazione a catena fra centrali. Nel frattempo, Chicco Testa parlava di "un generatore rotto, sosatituito il quale, tutto sarebbe tornato meglio di prima... NdR) Tafanus
P.S.: Per chiudere non con un sorriso, ma con una risata, potete leggere questa nostra lettera aperta alla "nuclearista" On. Lorenzin, di aprile dell'anno scorso...
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