Condividiamo e facciamo nostra la domanda di Massimo Franchi a Pietro Ichino, maggior giuslavorista autocertificato del globo terracqueo. Forse la (improbabile) risposta di Pietro Ichino potrebbe riempire di gioia e di orgoglio i maggiori ichinofili che frequentano il Tafanus. Una piccola gioia così non si nega a nessuno... Tafanus
Il senatore Pietro Ichino (il Bartali di oggi), a cui va tutta la mia solidarietà per le minacce Br che lo costringono ancora a girare sotto scorta, ha un problema. Come il Nanni Moretti di “Caro Diario”, all’interno del suo partito e del suo sindacato, è sempre in minoranza. Senatore Pd e tesserato dello Spi-Cgil dopo una vita passata dentro al sindacato, non riesce mai a spuntarla.
Massimo esperto di Diritto del Lavoro in Italia, ha proposto una riforma che prevede, sostanzialmente, un contratto unico in cui l’articolo 18 non vale per i primi tre anni. La proposta non è stata adottata dal Pd nell’assemblea sul Lavoro del giugno scorso.
Ichino se l’è presa. Da quel momento ha iniziato una campagna degna di miglior causa contro il suo partito e il suo sindacato, rei di essere conservatori.
L’apice l’ha raggiunto oggi con questa frase - a proposito della riforma del mercato del lavoro: “Nella concezione leninista, il sindacato era la cinghia di trasmissione delle scelte del partito. Dobbiamo forse concludere che ora, invece, a compiere le scelte è la Cgil ed è il Partito Democratico a fare da cinghia di trasmissione?”
Ecco, dopo questa ennesima dichiarazione una domanda sorge spontanea: "perché Ichino, non condividendo mai una decisione di Pd e Cgil, continua imperterrito a farne parte? Perché non spezza la “cinghia di trasmissione”?
(Massimo Franchi . l'Unità - 27 Febbraio 2012)
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