Fino ad ora, e non me ne vogliano i lettori del Tafanus, mi sono tenuto lontano da querelle tecniche legate al governo Monti: del resto, anche se la cosa appare drammatica con il senno del poi, anche con il primo governo Berlusconi mi ero imposto un giudizio solo dopo un certo periodo… Questa scelta risulta dovuta, sia per non esprimere pareri precostituiti, che per non farmi influenzare dalla personale simpatia nei confronti di qualcuno che si è messo in testa di imporre un po’ di regole in questa italietta da barzelletta.
Non vorrei sottolineare che questo “ordine” va a vantaggio di tutti: se casualmente le azioni governative sono andate anche a utile delle banche (nelle quali, vorrei ricordare, stanno i soldi dei correntisti) ciò è avvenuto perché un eventuale default delle stesse avrebbe creato situazioni nelle quali - anzichè lamentarci per maggiori tasse - avremmo dovuto trovare un modo per far vivere i pensionati senza la pensione.
Quindi, tutto bene? Allo stato delle cose, ben consapevoli delle azioni positive svolte, direi di no.
Il tafanus, in alcune sue precisissime analisi, ha chiarito che anche per quanto riguarda il nostro “appoggio” (per quello che vale, ovviamente) a questa compagine governativa, vale il concetto del fatto contrapposto alla pugnetta: in altri termini, valutiamo l’azione sulla base del risultato ottenuto.
Quindi, nulla da dire sul versante dell’azione economica che, perlomeno considerando i primi passi fatti, hanno restituito tranquillità ai mercati che hanno visto succedere l’incredibile: nemmeno in Germania, infatti, sarebbero passate azioni così pesanti su pensionati e dipendenti, di fatto costretti a spostare enormemente in là la data della sospirata pensione.
Va bene, era necessario rendere autostabile il programma pensionistico del futuro, benché sarebbe utile segnalare che a costo di sembrare pedante l’identico trattamento sarebbe da applicare a tutti gli pseudo “uomini del presidente” che dopo la pensione d’oro ricevono laute prebende dallo stesso stato che ne ha ricevuto i servigi, a caro prezzo.
Questa logica, egregio presidente Monti, fa a cazzotti con quella di preparare una transizione che nelle multinazionali è automatica: in effetti le ricordo che tutte le aziende di produzione, in generale, al momento della pensione, fanno facilmente a meno dei vecchi amministratori delegati, sostituiti in genere da manager formati dagli stessi ex AD.
In Italia, no. Il genitore del sottosegretario Martone, l’avvocato generale di Cassazione Antonio Martone, ha dichiarato di non avere mai chiesto raccomandazioni per il figlio: fantastico. Martone padre ha lasciato la Suprema Corte dopo la diffusione delle intercettazioni su sui contatti con gli emissari della P3: Nunzia De Girolamo, parlamentare pdl, ha descritto la presenza dell'avvocato generale ai pranzi da Tullio dove ogni settimana Lombardi riuniva i suoi compagni di merende. «Ricordo che erano presenti il sottosegretario Caliendo e diversi magistrati. Tra loro Martone, Angelo Gargani e un magistrato del Tribunale dei ministri».
Il geometra irpino Lombardi si mostra capace di grandi persuasioni, come ricostruisce la De Girolamo: «Ricordo anche che Martone diceva di volere andare via dalla Cassazione e che Lombardi non era d'accordo e cercava di convincerlo a restare. Mi permetto di citare lo stesso Martone, che snocciola qui il suo CV, segnalando che dal 1965 al 2011 ha ricoperto posizioni all’interno della struttura governativa, lasciando nelle mani del figlio una carriera politica tutta da sviluppare, grazie all’ormai leggendaria raccomandazione… di Gianni Letta. Ottimo.
Vede, signor presidente, questa bella storia è solo un esempio: un ministro del welfare che insiste sulla assoluta necessità di modifica dell’articolo 18, (ma perché ? Davvero il ministro Fornero è convinta che cambiarlo permetta di avere maggiori assunzioni? E vivaddio, ci vorrebbe spiegare per che motivo?), lasciando perdere i sottosegretari che si fanno offrire dalla cricca vacanze “a loro insaputa” e poliziotti che malmenano giornalisti a Bari in difesa del “loro” ministro.
Leggo poi la sua lettera al Corriere e, sinceramente, rimango perplesso: Lei scrive che l’azione del governo tecnico, temporanea e prestata alla politica, debba essere in primis volta a tranquillizzare i mercati ed attrarre investimenti. Bene, essendo Lei un economista si renderà conto che l’azione svolta sull’articolo 18, diversamente da fungere da elemento attrattivo nei confronti degli investitori esteri, li sta allontanando perché giustamente si ritiene che un periodo di tensione sociale renda in generale più difficili i rapporti con i lavoratori.
Fra l’altro le ricorderei che anche Confindustria ha espresso forti perplessità su questa (mi consenta di chiamarla così) “crociata” contro una parte dell’articolo 18 che influenza circa 70 lavoratori l’anno, esclusivamente quelli del settore privato dipendenti da aziende oltre i 15 addetti.
Al di là, infatti, della manifesta incostituzionalità legata al differente trattamento di due lavoratori assunti da due aziende di cui una con 14 ed una con 16 dipendenti (eh, già…) farei rispettosamente notare che la stessa logica non si propone nemmeno per sbaglio nel settore pubblico, magari ai dipendenti ministeriali.
Quando poi osservo retromarce davvero dal sapore di politichese stretto (vedasi quelle, davvero poco edificanti, relativi alle licenze per i taxi, clamorosamente inefficienti quando nevica a Roma ma efficacissimi quando vengono toccati nel portafoglio e fantasticamente protetti anche in questo scorcio di governo Monti), allora comincio a farmi delle domande non solo sulla serietà, ma anche sulla competenza di questi “professori” prestati alla politica. Le faccio un semplice esempio, egregio presidente: dato che il guardasigilli esercita la professione di avvocato, ci si aspetterebbe una certa competenza specifica: vorrebbe spiegare lei al ministro Paola Saverino che l’abolizione del tariffario per gli avvocati ha di fatto bloccato l’attività civilistica, stante l’impossibilità per i magistrati di determinare il compenso dei numerosi professionisti che lavorano per i tribunali?
E in ogni caso, gentilmente, sarebbe in grado di spiegare come diavolo l’abolizione di questi tariffari (minimi e massimi, si badi bene) dei professionisti influisca sulla competitività del sistema Italia?
Perbacco, un minimo di attenzione sarebbe gradita: in certi momenti sembra di stare ai tempi di Caselli ministro della giustizia… Presidente, vorrei davvero continuare, ma come può facilmente vedere vi sono numerose cose che non vanno, e la direzione che il Suo governo sta prendendo non appare così sicura come vorrebbe tutta l’Italia seria e produttiva. Non vediamo infatti alcuna azione utile ad attrarre davvero investitori esteri: che so, una detassazione completa del carico previdenziale tramite contributi figurativi agli assunti ad alta specializzazione con lo scopo di favorire la ricerca nelle aziende ed il naturale effetto di sviluppo di nuove tecnologie non è stato mai nemmeno valutato. E pensi che potrebbe facilmente essere pagato col solo abbattimento del 50% dei costi di Camera e Senato.
Azioni simili, magari, non ci farebbero pensare male: perché vede, Professor Monti, come ben diceva il Senatore Andreotti, "...a pensar male si fa peccato, ma spesso si indovina…"
Axel
SOCIAL
Follow @Tafanus