Appena ieri avevamo scritto un post dal titolo La ricorrente minchiata del Rag. Grillo: "Facciamo come l'Islanda: non paghiamo il debito" A questo punto, sia sul blog che su facebook, ,masse compatte di aspiranti cazzarini della Scuola di Ci Cago, di Caronno Pertusella e di Pessano con Bornago (ma anche di Usmate con Velate), si sono precipitati entusiasticamente ad applaudire alle teorie economiche del Maghetto Urlatore, forti anche dell'ennesimo sondaggio (toh... sempre della mitica SWG...) che ci informa come ormai Grillo nei sondaggi si avvia a superare il 112% delle intenzioni di voto.
Io (lo confesso, con la consueta mancanza di eleganza) li avevo definiti "imbecilli da riporto", nel senso che gente che mai in vita sua si è sognata di leggere un bignamino di economia, ha iniziato non solo ad applaudire (non è vietato, per applaudire basta l'ammmore e la fede), ma anche a disquisire.
Sognare l'Uomo del Destino si può. E' sempre successo, in Italia (da Mussolini, a Craxi, a Berlusconi, a Di Pietro, e persino, giù giù, fino a Gianfranco Mascia, e persino a Matteo Renzi & Giorgio Gori, che lavorano in coppia). Per fare discorsi di economia, invece, servirebbe una certa attrezzatura culturale, che sembra latitare (come sempre è stato) nei topini ciechi e negli "imbecilli da riporto" (o, se preferiti, negli "Shits' Retriever").
Capita quindi a fagiolo, sul post di ieri, un lungo e dotto commento di un nostro parco ma prezioso commentatore: Gatto Nero), che in un lungo e articolato commento - scritto come risposta allo Shits' Retriever di turno, illustra come meglio non si potrebbe quale sia la differenza fra Ragionieri e Ragionatori o - se preferite - fra cazzarismo (minuscolo) ed Economia Maiuscolo. Lo riporto per intero, come invito alla riflessione ai cazzarini sub specie Shits' Retrievers (ad uno in particolare, che non faticherà a riconoscersi nel destinatario della lectio magistralis:
@ XX YY (se è ancora collegato e ha la pazienza di leggere un post alquanto lunghetto, ma scritto serenamente e pacatamente, come piace a noi)
Secondo me lei ha idee poco chiare riguardo al debito pubblico del nostro paese. Sui fondamentali, intendo.
1) Parlando in termini di bilancio di competenza e di saldi annuali finali, da almeno 15 anni l'Italia NON si indebita per finanziare il bilancio corrente PRIMARIO. Vale a dire: tutte le spese dello Stato ESCLUSE le spese per interessi passivi, sono interamente coperte da entrate correnti, non dall'accensione di nuovi debiti.
Poichè il deficit annuale di bilancio è interamente determinato da interessi passivi e poichè quel deficit è coperto contraendo una corrispondente quota di nuovo debito, si può dire che da 15 anni l'Italia aumenta il suo debito per pagare gli interessi sui debiti in essere.
Con questo meccanismo e solo per questo, negli ultimi 15 anni il complessivo stock del debito è, in termini assoluti, sostanzialmente raddoppiato.
Pertanto: lo stato emette continuamente bonds per alcune fondamentali ragioni:
Non si può diminuire il debito se non si azzera il deficit di bilancio.
Comunque, se sul piano della cassa, durante l'esercizio finanziario annuale l'emissione di bond può servire effettivamente a raccogliere denaro per pagare stipendi, forniture e quant'altro, quali conseguenze porta non poter accedere al credito? Nel migliore dei casi: rimandare i pagamenti finchè i soldi non arrivano in cassa, obviously.
Che bello: lo Stato non deve più pagare il debito, nè pagare interessi, nè tantomeno tartassare i cittadini per onorare i debiti contratti. E in culo agli speculatori!
Ci sarebbe però un altro lato della medaglia.
In caso di default:
Diciamo che, in termini pratici, in caso di un default del debito italiano, è molto alta la probabilità che la ricchezza della maggior parte di ciascuno di noi si ridurrebbe al solo denaro materiale che ha nel portafoglio e ai nudi beni materiali posseduti. E questo non riguarderebbe solo gli italiani, visto che metà del debito italiano è in mani straniere.
Le quantità, amico, contano all'atto di stabilire un discrimine fra ciò che è sopportabile e ciò che è fatale. E un po' contano anche le circostanze. Parlare di soluzione islandese nel caso italiano è fare i giocolieri con palloncini riempiti di nitroglicerina.
Forse gli irlandesi, la cui crisi finanziaria (socializzazione di perdite private) ha forti analogie e dimensioni comparabili a quella islandese, potevano giocarsi la carta del default. E dico forse perchè fra i due paesi corre una differenza importante. Mentre gli islandesi hanno potuto svalutare la loro valuta (la corona), per gli irlandesi questa via era preclusa.
Incidentalmente, non è che l'Islanda sia senza debiti (è dovuta ricorrere al FMI) e per gli islandesi il credito non è proprio accessibilissimo. Vedi numbeo.com e Bloomberg
La prego di perdonare il tono un po' pedestre di questo post, ma se avesse un'idea della distruzione di ricchezza che provocherebbe, con ogni probabilità, il default del debito italiano - non solo alla scala locale, bensì mondiale - andrebbe assai cauto a lasciarsi suggestionare dalle ricette demenziali dell'ennesimo uomo della provvidenza. Secondo me sarebbe meglio se un'idea se la facesse.
Gatto Nero.