E con Belsito spunta la 'ndrangheta
E' la Regione Calabria uno dei tre filoni dell'inchiesta sul tesoriere leghista. Giri di fatture e compravendite sospette con società in tutta Italia, e un faccendiere in rapporti con il potente clan calabrese dei De Stefano. Il terremoto giudiziario nella Lega arrivato con l'avviso al tesoriere Belsito e il blitz nella storica sede milanese di via Bellerio, è partito seguendo un sospetto personaggio calabrese. Su Belsito sono ben tre le inchieste aperte: Milano, Napoli, Reggio Calabria.
C'è ad esempio il caso della Siram che "acquista" servizi per circa 8 milioni dalla Polare del gruppo Bonet (di cui Giradelli è responsabile della sede genovese). La Polare poi è in affari con la Marco Polo da cui compra consulenze per 7 milioni. Ed è attraverso quest'ultima che la stesssa cifra torna nuovamente a Siram. Una triangolo strano per i magistrati reggini, che ritengono che nei diversi passaggi alcune centinaia di migliaia di euro restino impigliate in diverse mani. Tra queste quelle di Belsito. L'inchiesta accerta che gli vengono liquidate circa 250 mila euro in due trance. Un caso analogo è quello che coinvolge Sirano, Polare e Fin.tecno. Sono 8 gli indagati dell'inchiesta che si muove su tre diversi filoni. Quello reggino che riguarda gli interessi della 'ndrangheta, quello milanese legato a Belsito, al riciclaggio e all'appropriazione indebita, e quello napoletano, dove ha sede una delle società coinvolte nel giro. Le ipotesi di reato sarebbe la truffa allo Stato per i falsi crediti d'imposta e il finanziamento illecito dei partiti oltre che riciclaggio di denaro su conti esteri.
Quando la Lega salvò il casalese Cosentino (Il Fatto Quotidiano)
[...] Con 298 sì e 309 no, la Camera dei deputati ha negato l’autorizzazione all’arresto di Nicola Cosentino, ex sottosegretario all’economia dell’ultimo governo Berlusconi e attuale coordinatore regionale del Pdl in Campania. Il deputato di Casal di Principe è accusato dai pm napoletani di riciclaggio e corruzione con l’aggravante del metodo mafioso. Il voto è avvenuto a scrutinio segreto, ma determinanti per salvare Cosentino sono stati i voti dei Radicali (contrari all’arresto per la presenza di fumus percutionis: i loro sei voti sono stati determinanti per salvare Cosentino) e soprattutto della Lega (Bossi non ha votato), che sulla questione si è spaccata al suo interno. Oltre a Bossi, non hanno partecipato al voto anche gli ex ministri Giulio Tremonti, Saverio Romano, Antonio Martino e Lucio Stanca. Del Pdl non hanno votato Jole Santelli, Souad Sbai, Manuela Di Centa, Amato Berardi e Angeli Giuseppe. Presenti e votanti Alfonso Papa e Marco Milanese, gli ultimi due deputati del Pdl sui quali l’Aula si è espressa sull’autorizzazione all’arresto, con risultati diametralmente opposti (Papa in carcere, Milanese no) [...]
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