Chi doveva dirlo, a me ateo DOC, che un giorno sarei stato legato da amicizia e stima ad un gruppetto di preti che cercano disperatamente di essere preti, nel senso primitivo del termine? Eppure è successo. Un bifolco di Arcore e un tri-folco di Gemonio sono riusciti a compiere il miracolo, di creare l'incontro fra preti-laici e laici-preti, uniti innanzitutto nella guerra al senso di vergogna e di inadeguatezza. Grazie ad Aldo Antonelli e a Paolo Farinella, preti. Tafanus
"Orgoglio" padano? - di don Aldo Antonelli
Se c’è qualcuno dell’inesistente “Padania” che abbia la risposta a questa domanda, favorisca, si accomodi e risponda:
Orgogliosi di che e per che cosa?
Dovrebbero, invece, indignarsi ed alzare pugni la cielo, invece che ramazzare o far finta di ramazzare! (come Maroni sul palco di Bergamo). Traghettati, da oltre vent’anni, dal paese dell’insignificanza all’ammutinamento dell’illusione, si son fatti menare per il naso da profittatori senza scrupolo. E invece di protestare e contestare e fischiare, si inorgogliscono e plaudono e cantano.
Parlo di inesistente Padania perché vorrei che mi si spieghi cosa hanno in comune un abitante delle valli piemontesi con uno stanziale nella pianura veneta o un ligure con un friulano se non il fatto di essere italiani…
I capipopolo a delinquere, pronti a lusingare la folla, a sfruttare le sue paure e ad alimentare i suoi pregiudizi, “a trasformare il mal di pancia in macchina di consenso e di attrazione, in nome del popolo che non esiste, abusando di una parola che ormai suona peggio di una parolaccia" (Francesco Merlo: Repubblica 20.11.07), hanno di che stramarsi di questo popolo-non-popolo.
La manifestazione di Bergamo ha bisogno di esperti in psichiatria, più che di sociologi. Non si spiega diversamente un Maroni che mentre invoca pulizia bacia pubblicamente colui dal quale vorrebbe pulirsi. Non si spiega diversamente, se non con la pazzia che da in testa il potere, lo scaricabarile di un padre sul figlio e quella nuova, aggiornata versione della sindrome di Stoccolma, di un popolo che plaude chi lo defrauda.
don Aldo Antonelli
La Lega, la patacca e la faccia di bronzo (di Paolo Farinella, prete)
Lo hanno chiamato il giorno dell’orgoglio padano, cioè il giorno del nulla, perché la Padania non esiste nemmeno geograficamente, e dell’orgolgio non si è visto manco il francobollo. Si è visto uan sceneggiata all’ora di cena, o meglio del dopo cena, con pasta e fagioli per digerire le cotiche dal pelo alto con cui hanno condito i fagioli.
L’orgoglio-patacca è durato meno di un’ora, il tempo di alcaselzer, perché il rutto bergamasco fosse elaborasto come un lutto in famiglia, per prendere tutti coscienza che il più pulito di loro aveva non solo la rogna, ma anche il portafogli pieno di soldi rubati. Non c’è che dire: questa gente che una volta fu «vandea bianca» e ora è inevitabilmente «vandea verde», è rimasta democristiana nella struttura di stomaco, fegato, milza e frattaglie. Si sono ubriacati e convinti che la loro ignoranza fosse superiorità razziale, e ora hanno imparato a loro spese che anche gli ignoranti per natura e per castigo di dio hanno urgente bisogno di denaro fresco, tanto denaro, anche per comprarsi le lauree e i diplomi, all’estero per apparire più celtici, cioè più imbecilli.
Bastava guardarli la sera di martedì 10 aprile 2012, data storica per gli annali della decenza pubblica e privata, per capire che l’Italia non sarà mai una nazione libera e un popolo decente. Maroni, condannato in terzo grado per aggressione a pubblico ufficiale, che grida «chi sbaglia deve pagare – pulizia, qualunque nome porti». Bossi che per la prima volta sopra la canottiera porta un completo stirato, compresa la cravatta, che parla di «complotto» e di «Lega unita» e di «Roma Ladrona». Facce di bronzo, se avessero potuto si sarebbero scannati lì davanti a tutti, ma il popolo beone e beota aveva bisogno della recita e loro gliel’ha danno data. Meno di un’ora in tutto e a spese dei venuti. Le clacques organizzate per Maroni e Bossi per fare apparire che almeno esternamente uno scampolo di unità non si nega a nessuno.
Da tutto questo abbiamo imparato che il Trota «è un esempio» da imitare. Esempio di che? Il Trota è un imbecille, figlio d’arte, che ha frequentato la scuola della Madre - e si vede il risultato - con i soldi del popolo italiano. Se Trota è un esempio, è meglio che l’Italia sprofondi nell’abisso dell’inferno perché vuol dire che anche la speranza è defunta per sempre. Se questa è la novità e la diversità!
Da venti anni costoro rubano più di tutti, fregano più degli altri, si sono alleati con Berlusconi, maestro di furto pubblico e privato, corrotto e corruttore all’ennessima potenza; fino a qualche giorno fa erano insieme al governo che hanno distrutto; le tasse di oggi sono frutto in gran parte delle legge che hanno fatto loro; durante il loro governo le tasse sono aumentate come non mai, la disoccupazione ècresciuta più che sotto tutti i governi precedenti; il precariato si è diffuso come una macchia d’olio. E ora? … Ora costoro hanno la faccia di tolla di venire a gridare che loro sono diversi: sì, forse è vero, sono diversi perché sono famelici e familisti come nessun altro nella storia. Ora sembra che vogliono mettere la regola che i parenti fino alla seconda agenerazione non possono avere incarichi nella Lega: hanno foraggiato figli, mogli, amanti, amanti degli amanti, prostitute, mafiosi, corrotti, Formigoni e ladri e vogliono fare i puliti …. Ma mi facciano il piacere!!!!!!
Poveri leghisti di strada che si sono lasciati e si lasciano pervicacemente abbindolare dai loro capi sopraffini. E’ colpa di chi li ha votati, è colpa di chi li sostiene, gonzi sulla cui gonzangine che si nutre di qualche parola magica come "straniero" e "moschea", per tacitarli come si fa con un cane a cui si butta l’osso ben rosicchiato e pulito. I leghisti mi sembrano come quel monsignore che mentre i francesi entravano per Porta Pia e passavano di casa in casa negava l’evidenza, perché «le porte dell’inferno non prevarranno»: di fronte all’ideologia o alla religiosità irrazionale nemmeno i fatti, nemmeno l’evidenza li fa ragionare. I leghisti sono perduti per sempre e sono destinati a morire nei loro stessi escrementi. Beati loro, se si abituano al tristo fiato!
Di fronte alla Lega Ladrona, Roma Ladrona è un pallido sole primaverile, tisicuccio e malfermo in salute, bisognoso di cure ricostituenti. I Romani infatti rubano alla luce del sole e lo dicono e se ne fottono; i leghisti rubano dicendo però di essere «diversi» e non «come loro». Chi è più perverso? SPQR-L. Sono Pazzi Questi Romano-Leghisti! Eppure li stiamo mantenendo noi con pane, companatico, vino, fave e anche il dolce. Grappa per tutti. Omaggio al grande Boss che ha dato alla luce un Trota, tanti pescecani, armati di ganasce dentate, in nome della «secessiùn». Ecco è la parola giusta, il «secesso», ma senza il «se».
A tutti i Musulmani in Italia bisognerebbe regalare una moschea per ogni città a spese della Lega, che dovrebbe ringraziarli perché sono gli africani della Tanzania, senza scarpe, ma cervello finissimo, che odorando fumo di truffa e di soldi di mafia, hanno rifiutato i quattro milioni e mezzo della Lega per non sporcarsi le mani con i soldi della mafia che si riclicava con Belsito. Signori della Lega, bisogna dar loro la cittadinanza, onoraria perché essi si che sono il segno di una grande civiltà afro-occidentale. Speriamo che c’invadano presto! Noi siamo pronti ad essere invasi perché invasati lo siamo già.
Paolo Farinella, prete
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