Trattando della forma autoritaria della Fede, Vito Mancuso, alla pagina 354 del suo libro “Io e Dio” scrive:
«...La forma della fede diviene intellettualismo, e il cattolico è colui che concorda con gli articoli di fede della Chiesa e sottomette la propria intelligenza. Da qui il paradosso di molti uomini corrotti e corruttori, avvinti al potere e al denaro come più sarebbe difficile, faccendieri di bassa levatura morale, portaborse senza dignità, giornalisti al soldo dei potenti e dei loro interessi, e altre tipologie di personaggi di questo genere, che non esitano a definirsi cattolici.
Immorali, lontani dal vivere l'esistenza concreta secondo i valori evangelici, si dichiarano tuttavia, e anche con un certo orgoglio, cattolici. Com'è possibile? Semplice, è stato insegnato loro che la fede è accettazione della dottrina; e perché mai essi non dovrebbero accettare qualcosa di cui non sanno nulla, e a cui non sono interessati per nulla, e che non costa nulla, ma che qualche volta può fare comodo in questo paese?».
Potrei anche essere d’accordo, ma ho l’impressione che il discorso sia altro e più profondo e che non si tratti solo di una “Fede dottrinale”, come scrive lui, contro una “Fede Esistenziale”. Il fatto è che la Fede è stata pensata, articolata e coniugata con una ideologia padronale e all’interno di una prassi coloniale. Per cui oggi si ha bisogno di teologi che la ripensino con categorie diverse e cristiani che la testimonino con una pratica di servizio. E non è poco!
Buona settimana da vivere.
Aldo Antonelli.
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