Nulla di nuovo sotto il cielo dei populisti italiani. Intervistato dall'agenzia di stampa americana Bloomberg, Beppe Grillo, fondatore e leader del "Movimento Cinque Stelle" ha detto che uscire dal sistema della moneta unica non deve essere più un tabù. "L'euro - ha spiegato - è un cappio al collo che si restringe di giorno in giorno". Meglio tornare alla lira, agli anni ruggenti della svalutazione competitiva (del 40-50 per cento, ha suggerito), grazie alla quale abbiamo accumulato la polvere sotto i tappeti, sperando che nessuno sarebbe andato mai ad alzarli, e abbiamo anche ingrossato le tasche di molti imprenditori pigri e non proprio competitivi.
Ma prima di Grillo, ben prima, la pensata l'aveva avuta la Lega Nord, in un'altra stagione rispetto a quella degli investimenti off shore di Francesco Belsito. Bobo Maroni, allora ministro del Welfare, propose un ritorno alla liretta nazionale con tanto di referendum popolare. Un "uno due" magistrale (da vero professionista dello spettacolo, verrebbe da dire) per parlare alla pancia del paese, e soprattutto a quella del nord rancoroso.
Fantaeconomia, parole a vuoto. Demagogia. E la Grande Crisi non era nemmeno alle porte. Andò ancora oltre il collega leghista di Maroni, Roberto Calderoli. Una vera sfida tra i due cavalli di razza del Carroccio: torniamo alla Lira ("con la elle maiuscola", disse, non si sa perché, Calderoli) e agganciamola - nientepopodimeno - al dollaro americano. Poi l'annuncio del dentista bergamasco sedotto dalla politica: "Pagliarini e Giorgetti partiranno per gli Stati Uniti per studiare il dossier". Roba seria. Eravamo nel 2005. Nel 2012 urgono nuovi autori per i testi di economia di Beppe Grillo. Troppo facile copiare la Lega.
(da "Poteri Forti" - di Roberto Mania)
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