Un giorno come un altro, o forse leggermente peggiore. Perchè in giorni così si tracciano bilanci, e non sempre i bilanci tornano...
Un altro anno trascorso lottando per 365 giorni per le cose in cui credo, e di questo sono orgoglioso. Non avrei mai potuto perdonarmi se avessi mollato la presa anche solo per un giorno. Ma anche un anno in meno di tempo davanti a me, e la spiacevole sensazione che il tempo non sia mai sufficiente.
Anni su anni di di lotte, di polemiche, di insulti ricevuti e restituiti, ma anche di una massa enorme di dati raccolti, divulgati, analizzati. E quella strana, spiacevole sensazione di inadeguatezza che ti afferra per il non aver riscontri oggettivi... Quanti sono (se ci sono) quelli che questo blog ha contribuito a far ragionare? E quanti, invece, si sono rafforzati nelle loro posizioni, anche perchè urtati dal mio modo programmaticamente fazioso di scegliere gli argomenti di cui trattare?
Ma il Tafanus non è la BBC, e non ha l'obbligo programmatico di essere ecumenico. E' un blog di parte, che però ha sempre cercato di fare informazione - di parte - ma con onestà. Senza truccare le carte, e senza nascondere i nostri scheletri nell'armadio. Ma riuscirò, prima che il mio tempo scada, a vedere la famosa lucina in fondo al tunnel?
A volte, quando qualcuno mi scrive "grazie per avermi aperto gli occhi", mi sembra di aver fatto qualcosa di utile. Poi passi giorni e notti a mettere insiemne dati, inchieste, informazioni, e arriva il solito idiota di turno che mi chiede notizie sulle abitudini sessuali di una sorella che non ho. Diciotto anni per contribuire a far capire all'80% della gente a che sorta di banditi e deficienti abbiamo consegnato il paese, ed ecco che è pronto il nuovo innamoramento per il deficiente di turno.
Provi a spiegare, analizzare, linkare, pubblicare, sperando che alla lunga i fatti la spuntino sulle sensazioni, e ti arriva immancabile qualcuno che ti dice che "bisogna mettere alla prova il nuovo che avanza", anche se è un recipiente pieno di tutti i vizi del passato, e di qualcuno in più.
In quei momenti mi chiedo se ci sia, quella famosa lucina in fondo al tunnel, o se io stia percorrendo - senza saperlo - un tunnel circolare, buio, che non finisce mai. Un tunnel che si rischia di percorrere mille volte, senza neanche avvertire che non c'è fine, non c'è una fine del tunnel.
Quanto tempo mi resta? Non lo so, e non me ne frega niente. La strada che ho percorso ha avuto le sue salite, ma anche tante riposanti discese, e tante pianure pedalabili. Quindi non ho rimpianti. Ho avuto dalla vita più di quanto io non abbia dato. Ma il punto non è questo. Mi assale un senso di disperazione nel pensare che forse non riuscirò a vedere questo paese restituito a un minimo di normalità. Forse non riuscirò, quando arriverà la mia ora, ad andarmene pensando con tranquillità al futuro delle mie figlie, dei miei nipoti...Cosa ne sarà, di tutti i figli e di tutti i nipoti d'Italia? Quando potranno ritrovare un minimo di serenità? Succederà mai?
Inadeguatezza. Questo il sentimento prevalente, in questi giorni. L'idea - forse presuntuosa - che le generazioni che lasceremo sole non avranno vita facile, senza la nostra vicinanza, senza il nostro supporto... E il pensiero doloroso che, quando arriverà quel momento, che per molti di noi non ha assolutamente nulla di tragico, dovremo affrontare l'ultima tappa quasi con un senso di colpa. Forse penseremo, in quel momento, che per noi non si tratti della normalissima evoluzione del ciclo della vita, ma di una vigliaccata, di una fuga.
L'unica ragione per la quale, molto probabilmente, quelli della mia generazione non riusciranno a salire con serenità su quel treno. Tafanus.
SOCIAL
Follow @Tafanus