E' giunto il momento di dirlo chiaro: la severità sui conti pubblici della Germania è un ottimo sistema, truffaldino ma efficace, che la Germania sta usando per farsi finanziare il debito pubblico a costo zero, a spese dei paesi più poveri d'Europa.
Se osserviamo i dati aggregati dell'area euro, scopriamo che la Germania, in termini di debito consolidato rispetto al PIL, è intorno all'82%, esattamente come la media generale dell'area euro, inclusiva dei Piigs Countries. Dov'è allora la virtù della Germania della signora Merkel?
Ancora; passando al rapporto deficit annuale/PIL, fra il 2011 e il 2012 l'Italia è passata da un deficit del 3,9% al 2,7%; la Germania è cresciuta dall'1,0% all'1,5%, nonostante finanzi il suo debito pubblico a tasso zero. Nel 2012 hanno deficit uguali o addirittura inferiori a quello tedesco la Finlandia, il Lussemburgo e - fuori dall'area euro - la Svezia, e persino la Bulgaria e l'Ungheria.
Secondo uno studio abbastanza drammatico, pubblicato da Wall Street Italia (che sintetizzeremo in calce), calcolando fideiussioni e passività (come farebbe un buon padre di famiglia), invece dell'81,8% dichiarato, la Germania avrebbe un rapporto tra debito e Pil pari al 138,9%. Insomma, la signora Merkel, anzichè limitarsi a chiedere con supponenza agli altri di fare i compiti, dovrebbe iniziare a farli anche lei, in casa sua.
Ecco la chiave di lettura per la quale la Merkel si oppone, e si opporrà sempre, al varo degli eurobonds, e di politiche monetarie collettive. Finchè le consentiremo di dettare legge in Europa, alla Germania risultewrà estremamente conveniente finanziare debito pregresso, debito futuro, crescita, coi soldi degli altri, che andranno incontro ad un progressivo impoverimento. Vi sembra un discorso paradossale? No, non lo è. Finchè consentiremo alla Germania di dettare la linea, la Germania impedirà ai debiti sovrani di TUTTI gli altri stati di risalire la china, e con appropriate manovre mediatiche e di insider trading sui titoli di stato suoi e altrui, manterrà costantemente elevato lo spread delle valute dei paesi più deboli. Non tanto facendo alzare a livelli insostenibili i tassi altrui, ma facendo abbassare contestualmente i propri, che ormai sono prossimi allo zero. Insomma, per molti (sia risparmiatori in buona fede che speculatori), i titoli di stato tedeschi hanno finito con l'assumere il ruolo di beni-rifugio. Si disinveste dai titoli più deboli, e si portano i soldi alla Merkel a tasso zero.
Conseguenza? Mentre il costo del servizio del debito in Italia corre, tendenzialmente, verso i 100 miliardi di € all'anno, quello della Germania è arrivato quasi a zero. Quante tasse si potrebbero tagliare, e quanti investimenti per la crescita si potrebbero fare, con 200.000 miliardi di lire all'anno?
Purtoppo questa spirale, se non verrà fermata, tenderà ad autoalimentarsi. La Germania sarà sempre più ricca e tronfia, paesi come la Grecia, la Spagna e il Portogallo avranno i giorni contati, ma neanche l'Italia starà tanto bene. E persino alcuni paesi mitteleuropeo non avranno una bella cera.
Si può fermare questa politica assassina della Germania? Non so se si possa, so che si deve. Le pressioni di Hollande, di Monti e di altri servono fino a un certo punto. Quando qualcuno decide che una certa politica economica giova al proprio portafoglio, le uniche contromisure serie sono quelle di smontare questa politica economica.
Si può intanto fermare l'orrendo meccanismo del "fiscal compact", sul quale ha calato le braghe il governo Tremonti-Berlusconi, ma che è stato avallato anche da Monti, seppur in stato di necessità. Per memoria: il fiscal compact impone un deficit massimo dello 0,5%, e per i paesi che superano il 60% di indebitamento, prevede che il debito sia ridotto di un ventesimo all'anno. Per capirci: il rientro nel 60% costerebbe alla Germania un sacrificio di 1,1 punti di Pil all'anno. Costerebbe all'Italia un insostenibile costo di 3,25 punti di PIL all'anno. Consolidando i parametri del fiscal compact e il costo del debito, la Germania se la caverebbe con un costo di 1,5 punti di PIL all'anno, l'Italia dovrebbe sostenere un costo di 8/9 punti di PIL all'anno. Una differenza che scaverebbe un solco profondo quanto un baratro fra le due economie, destinato a non colmarsi mai più. Un costo, oltretutto, assolutamente non sostenibile.
C'è un patto in tal senso? No, non c'è un patto. C'è una proposta di patto, che potrebbe diventare legge comunitaria entro il 31 dicembre, ma solo a condizione che entro quella data il fiscal compact venga ratificato da almeno 12 paesi dell'area euro. Spero ardentemente che con ci siano, in Europa, 12 paesi con una spiccata vocazione al suicidio. Perchè se Spagna, Grecia, Portogallo, Irlanda, Italia piangono, non è che la Francia, l'Olanda, il Belgio stiano molto meglio. Questa follia del fiscal compact, la peggior legge pro-ciclica mai pensata da mente umana, deve ad ogni costo essere fermata.
Ma non basta. La Germania si fermerà solo se e quando la Merkel straperderà le elezioni (questo processo è già iniziato, a livello di laender). E quando la crisi comincerà a mordere anche in casa dei tanti signori Mueller, che oggi si ritengono corazzati solo perchè non ancora toccati direttamente dalla crisi. Ma attenzione, signor Mueller... quel momento non è lontano. La Germania vive di export,e il giorno in cui il resto d'Europa avrà le pezze al culo, anche la Germania avrà i suoi accattoni. Con una differenza: che l'area sud dell'Europa ha una certa familiarità con le politiche e le strategie di sopravvivenza, la Germania no. E allora dovrà fronteggiare una crisi molto, ma molto più devastante, dal punto di vista sociale, di quella italiana.
Aggiungo (e chiudo): aiutiamo la Germania a conoscere molto presto questa fase, qualora la signora Merkel non cambi strada. Iniziamo a boicottare i prodotti "made in Germany". Torniamo ad investire in titoli italiani o di altri stati europei. Facciamo crescere il costo del debito in Germania. Contribuiamo a far capire al signor Mueller che i paesi europei sono vasi comunicanti, e non pianeti separati. Simul stabunt, simul cadent. Si salvano insieme, o precipitano insieme. Come ultima istanza, se proprio non si riesce a far stare decentemente la Germania in Europa, nell'unico modo possibile (e cioè con politiche economiche comuni, e senza che qualcuno pensi di poter imporre ad altri patti leonini), si adottino politiche ritorsive - con tutti gli strumenti previsti o non espressamente vietati dalle regole comunitarie. E' giunto il momento di dire basta alla signora Merkel e ai suoi scherani. Tafanus
P.S.: come anticipato, riportiamo in calce i passi salienti dello Studio di Wall Street Italia del 27 marzo 2012 sul debito tedesco, incluso quello non contabilizzato:
L'ultima frontiera: al 140% il debito/Pil della Germania
Eurostat non tiene conto di passività contingenti o fideiussioni nel calcolare il debito pubblico. Includendoli si scopre qualcosa di peculiare: invece dell'81,8% il rapporto è su livelli "italiani": un rapporto debito/PIL pari al 138,9%.
Eurostat lo dice chiaramente: nel calcolare il debito pubblico di un paese dell'area euro non viene tenuto conto di passività contingenti o fideiussioni varie. La metodologia utilizzata dall'Unione Europea maschera la verità, presentandola per quella che non è. Il problema non è infatti solo l'approccio matematico che si vuole seguire per avere i numeri più accurati possibili.
Se si concentrano i calcoli sulle garanzie bancarie e le fideiussioni regionali e sui derivati garantiti dal paese sovrano, tenendo conto delle politiche del singolo paese, si può avere un quadro completo della situazione dell'area della moneta unica. Analizzando il caso tedesco e dell'area core si scopre che la questione del fardello debitorio non è un problema limitato alle nazioni della periferia, bensì all'intera struttura europea nel suo complesso.
L'analisi del debito della Germania è anche oggetto di uno studio della stessa Bce e della stessa Unione Europea. Determinare quali sono le dimensioni e la gravità delle passività dello stato membro principale della regione servirà ad accertare le reale condizioni finanziare in cui versa il paese, senza accettare passivamente quello che viene pubblicato sui grandi media [...]
Le fideiussioni a garanzia dei fondi di stabilizzazione ammontano a 280,6 miliardi. Le fideiussioni per i fondi di assistenza macro-finanziaria si attestano a 211 miliardi. Unite a tutte le altre fideiussioni e garanzie, il rapporto tra debito e Pil sale dall'81,8% ufficiale al 139,8%.
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