Stamattina, quando ho sentito che c'era euforia sui mercati finanziari per i risultati delle elezioni in Grecia, ni sono messo a cercare le chiusure delle borse in oriente, e ho scoperto che "l'euforia" era tale che Tokio aveva chiuso con un rialzino dell'1,7%. A quel punto, ho aggiunto agli off-topics un paio di righe dettate dal "pessimismo della ragione":
...si accettano scommesse sulla durata della "festa". Fra poche ore, si capirà che l'unica maggioranza possibile è fra due componenti che la pensano, sull'economia, in maniera diametralmente opposta...
Ero stato fin troppo ottimista. Stasera Repubblica online scrive:
MILANO - Il sospiro di sollievo sui mercati dura poco, così come l'effetto del voto di Atene. La Grecia vira a destra, e sceglie i conservatori di Antonis Samaras che promette un governo di unità nazionale, il rispetto dei patti con i creditori istituzionali e le riforme.
Le Borse brindano solo il tempo di consentire a Tokyo di chiudere a +1,77%. L'euro allunga e balza a 1,2740 dollari e a 100,54 yen, poi però ritraccia e chiude in calo sotto quota 1,26 dollari a 1,2570. L'entusiasmo dei mercati si spegne in fretta, dunque, non appena gli investitori decidono che, archiviata la Grecia, il vero problema in realtà resta la Spagna.
Così a Milano la seduta ha due volti: in avvio Piazza Affari recupera fino all'1% poi vira in territorio negativo e a fine seduta sprofonda perdendo il 2,85% dopo aver lasciato sul parterre anche oltre il 3%. Marginale anche l'effetto del pagamento delle cedole che pesano per l'1,2% dell'intero listino. Nel resto del Vecchio continente brinda solo Atene che avanza del 4,29%, Madrid è la peggiore, in calo del 2,96%, a Parigi il Cac 40 arretra dello 0,69%. Si salvano solo Francoforte e Londra che salgono dello 0,3% e dello 0,22%. Debole anche Wall Street, in attesa che domani la Fed annunci nuove misure di sostegno all'economia: il Dow Jones cede lo 0,3%, l'S&P 500 lo o,2%, mentre il Nasdaq recupera lo 0,2%.
Il voto in Grecia non allenta dunque la tensione sui debiti pubblici periferici: lo spread torna ad allargarsi e sale a quota 465 punti base. I Btp volano oltre il 6% e i Bonos spagnoli sfondano il muro del 7% e per la prima volta i titoli spagnoli rendono più di quelli irlandesi. A dimostrazione che per i mercati è Madrid il vero problema dell'Eurozona. In rialzo anche i tassi dei bund tedeschi vicini a quota 1,5% [...]
Stamattina, ancora mezzo addormentato, ho sentito un analista del Sole24Ore fare una strana analisi del ribasso italiano e spagnolo. O era ubbriaco lui, o dormivo ancora io. Dunque, il rialzo iniziale (durato peraltro alcuni millisecondi), era dovuto a ricoperture di speculatori al ribasso che, impauriti all'idea di aver sbagliato nella valutazione del trend, correvano a ricoprirsi. Ma personalmente cfredo che delle operazioni speculative al ribasso durate mesi non le chiudi con un rialzino di un'ora. C'è qualcosa che non quadra.
E quello che non quadra è che dopo l'euforia iniziale gli analisti hanno cominciato a capire che il risultato del voto - c on la necessità di una larga coalizione di diversi - non cambia di una virgola la situazione greca, e che la Merkel, teytragona come un sasso, non cambierà una virgola - nella sua dissennata politica economica - dino alle elezioni di aprile. Quindi la Grecia continuerà ad affondare, è iniziato l'assalto finale alla Spagna, e non si ferma la guerra di logoramento contro l'Italia. Poi toccherà alla Francia. E quando inizieranno a crollare le esportazioni tedesche - e solo allora - chi verrà dopo la Merkel riscoprirà la storia del New Deal. Forse
Tafanus
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