Indagati i vertici del circuito - Nascosero i rischi per Melandri & C. - Le telefonate fra il direttore dell'autodromo, il responsabile delle gara e quello della pista confermano
Le ipotesi della Procura: la pioggia costituiva un pericolo serio per i campioni della Superbike, il 6 maggio scorso, e i tre non solo non intervennero, ma addirittura fecero di tutto per nascondere il problema
Sapevano che c'era pericolo per i piloti, ma non hanno fatto nulla per rimediare alla situazione. Anzi, hanno cercato di tenere nascosto il problema. Il problema è provocato dalle bolle che si sono formate sulla pista dell'autodromo di Monza, all'altezza della parabolica. Una cinquantina di imperfezioni che sono proprio sulla traiettoria di passaggio dei piloti, e che domenica 6 maggio, in occasione della Superbike, sono costate la caduta a tre di loro (compreso Marco Melandri, anche lui come gli altri finito lungo alla parabolica, ascoltato poi dai pm).
LE INTERCETTAZIONI: "Sono caduti in tre, il problema salterà fuori" - "Digli che lo abbiamo scoperto adesso"
Una grana nota negli uffici di Sias (la controllata di Aci che gestisce il circuito), come confermano le intercettazioni telefoniche tra Enrico Ferrari (direttore dell'autodromo di Monza), Giorgio Beghella Bartoli (direttore di gara) e Stefano Tremolada (responsabile tecnico della pista). Il terzetto è indagato dalla Procura di Monza per omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro. Nelle conversazioni registrate dalla guardia di finanza i tre parlano dell'asfalto dissestato, ma decidono di non informare nessuno. Il giovedì precedente alla gara, il 3 maggio, al cellulare con Ferrari, Beghella Bartoli dice: “Ci sono due bolle in mezzo alla curva... tienitelo per te, stai zitto!”. Pronta la risposta di Ferrari: “Certo...non sono mica matto”.
A lavorare sul caso sono i sostituti procuratori Walter Mapelli e Caterina Trentini, che a partire dall'esposto di Paolo Guiaitamacchi, presidente di Sias ed estraneo ai fatti, hanno messo sotto controllo i vertici del tracciato brianzolo. Nel corso delle indagini, secondo i pm, è emersa una gestione scarsamente trasparente condotta con "profili criminali" finalizzati "all'arricchimento personale" da parte di Ferrari e Beghella Bartoli.
(di Gabriele Cereda - Repubblica/Milano)
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