...se Monti è stanco o incapace di guidare un governo tecnico super partes, si faccia da parte...
Quarto giorno di esternazioni, quarto colpevole del mancato calo dello spread. Il primo giorno la colpa era di Squinzi; il secondo giorno dell'incertezza politica; il terzo giorno dei sindacati; ieri dellla concertazione (cioè di Giuliano Amato e di Carlo Azeglio Ciampi).
Siamo sempre in attesa che arrivi il giorno dell'autocritica. Perchè è ormai "as clear as fresh water" che il giorno della lotta alla corruzione ed alla grande evasione, il giorno della patrimoniale, il giorno della dismissione del patrimonio pubblico, è ormai un ritornello privo di significato.
Per fare questa ennesima pisciata fuori dal vaso, oltretutto, Monti ha scelto la sede più impropria: una rimpatriata fra amici, presso quell'ABI che riunisce quei banchieri che qualche piccola responsabilità nel dissesto dell'Italia dovrebbero pur avvertirla. Monti si è prodotto in una serie allucinante di sciocchezze che raggiungeranno solo l'obiettivo di incanaglire ancora di più la lotta politica, e di contribuire a resuscitare persino Berlusconi. Perchè se questo è il modo si governare e di esternare, a molti verrà voglia di invocare "il ritorno del puzzone". Almeno ci si diverte. Già ieri, dopo la ventilata ipotesi della ri-discesa in campo del Cavaliere Maskarato, folle di vignettisti hanno festeggiato stappando casse di spumante.
La stroria della Grande Pisciata è su tutti i giornali e su tutte le agenzie, ma ho deciso di estrarne i punti salienti dall'articolo di Rossella Lana sul Messaggero poichè, come giornale appartenente al suocero del più bieco sostenitore del montismo (quel Pierferdi aspirante sponsor di un futuro Monti politico, e aspirante alla guida dell'improbabile "Partito dei Carini", che prima di nascere era già morto); così sono sicuro di attingere ad un giornale che di tutto può essere accusato, tranne che di essere pregiudizialmente contrario al Pisciator Cortese. Ecco alcuni brani:
[...] Nonostante l’agenda affollata di impegni internazionali e interni Mario Monti ha trovato il tempo per partecipare ieri all’assemblea annuale dei banchieri. E’ stata l’occasione per ricordare quello che il suo governo ha fatto. E chiarire che se su qualche fronte, come quello dello spread che non scende quanto dovrebbe ed «è per noi motivo di frustrazione perché è un aspetto negativo che viene imputato la governo», i risultati tardano ad arrivare, non bisogna stupirsi. Cambiare la percezione dei mercati sul fatto che l’Italia ha voltato pagina ci vuole tempo. «Siamo in guerra contro i diffusi pregiudizi sul nostro paese, contro le ciniche sottovalutazioni di noi stessi, una guerra contro eredità come il grande debito pubblico, contro gli effetti inerziali di decisioni del passato e contro i vizi strutturali della nostra economia»
Una guerra che il governo sta conducendo anche grazie ad una profonda «innovazione nel metodo». Con Confindustria e sindacati Mario Monti è categorico. «Le parti sociali devono essere consultate ma devono restare parti, e non soggetti ai quali il potere pubblico dà in outsourcing responsabilità di politica economica». Nella sua relazione il presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari, aveva detto che questo governo non è tenero con le banche, ma che le banche rinnovano al governo il loro pieno sostegno. Con chiaro riferimento al presidente Squinzi, Monti ha notato che invece «altre parti sociali come Confindustria, che con la riforma del lavoro ha avuto aperta la strada per contratti più flessibili» non esprimono lo stesso riconoscimento (...Traduzione: "ma come, abbiamo lasciato alla Confindustria 46 forme di "contralli dlessibili" su 47, e questi ingrati ci criticano?" NdR)
L’innovazione nel metodo significa fine della concertazione, aggiunge poi, aprendo un nuovo fronte di scontro con i sindacati. «In passato ci sono stati esercizi profondi di concertazione che hanno creato debito perché lo Stato poi interveniva a compensare gli squilibri creati. Esercizi di concertazione che hanno creato i mali contro cui noi combattiamo e a causa dei quali i nostri figli non trovano facilmente lavoro». Monti recita il de profundis della stagione nella quale «lo Stato era il compensatore ultimo», ma alla parola concertazione, il pensiero di tutti, e non potrebbe essere altrimenti, corre a Ciampi e ad Amato, che comunque proprio con quel metodo hanno tagliato le gambe all’inflazione e permesso all’Italia di salire sul treno dell’euro insieme agli altri grandi paesi europei [...]
Insomma, un disgustoso scambio di masturbazioni reciproche. Peggio di quelle che intercorrevano tra Berlusconi e i vassalli delle confindustrie di Amato e/o di Fossa. E una condanna senza appello al grande lavoro svolto per il risanamento dell'Italia da Carlo Azeglio Ciampi.
Oggi su Repubblica Massimo Riva spiega perchè Monti, sparando sulla concertazione, abbia scelto il bersaglio sbagliato:
“Che Mario Monti non ami la concertazione fra governo e parti sociali è risaputo da anni – inizia così il commento di Massimo Riva su La Repubblica – . Ma un conto sono i numerosi e argomentati editoriali che ha scritto sulla materia in passato, tutt' altra cosa iI duro e perentorio giudizio sulla questione pronunciato ieri nelle vesti di presidente del Consiglio. Sarà anche vero che il metodo delle consultazioni a Palazzo Chigi con sindacati e Confindustria è scaduto sovente in una liturgia di così scadente o nulla efficacia da legittimare critiche anche aspre. Ma il premier si è spinto molto più in là indicando in questa pratica la fonte dei ‘mali contro cui combattiamo e a causa dei quali i nostri figli e nipoti non trovano facilmente lavoro’. C'è un eccesso di semplificazione e di disinvoltura storica in queste parole che lascia interdetti” (continua su rassegna.it)
Massimo Giannini, che pure ha sempre difeso l'operato di Monti con convinzione, ha trasmesso questo duro commento su Repubblica Video:
Glaciale, durissimo il commento della Camusso, che condivido aL 100%, nel merito delle cose che dice, e nei toni: "Monti non sa di cosa parla
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