Confesso che non capisco il motivo per cui la Bindi abbia aperto (o almeno non evitato che si aprisse) il confronto - all'interno del PD - sulla regolamentazione delle unioni fra omosessuali. Non si sentiva l'esigenza, in questo momento di pre-campagna elettorale, di fornire armi ai dipietri, ai grilli, ai vendoli, e persino ai fascisti, di partire all'attacco del centro-sinistra possibile.
Nei fatti, la stragrande maggioranza degli elettori di centro-sinistra è pienamente d'accordo nel regolamentare le unioni di fatto sul piano civilistico. Chi non lo era, ha già cambiato aria da un pezzo (vedi la "radicale" Eugenia Roccella, o la Binetti De Ciliciis).
Il discorso di "matrimonio si/matrimonio no", dovrebbe restare confinato alle convinzioni religiose di ciascuno, una volta che sia regolamentato e protetto il discorso nei suoi effetti civilistici. Bene fanno i cattolici a non praticare il matrimonio religioso, male fanno a cercare di vietare agli omosessuali il matrimonio civile. E male fanno gli omosessuali a non voler vedere che - al di la del definizionismo - la regolamentazione ben fatta delle unioni di fatto, altro è, nei suoi effetti, che il matrimonio civile. Capisco però anche la loro voglia di abbattere l'ultima frontiera discriminatoria affrontando pure la battaglia "definizionista".
Io mi fermo qui, perchè - a rischio di scatenare una rissa, e da amico affettuoso di numerosi omosessuali, dico che sono contrario alla conseguenza estrema, che è quella dell'adozione di bambini da parte di coppie omosessuali. E lo sono assolutamente non per motivi c.d. "etici", o per presunta incapacità di una coppia omosessuale di educare e di amare come si deve dei bambini, ma a semplici fini di protezione della vita dei figli stessi.
Purtroppo la società italiana è piena di stronzi, a cominciare da quelli che si trovano nelle scuole, fin dalle classi inferiori. La scuola è piena di bullismo e stalkismo idiota, e so, per esperienze di persone a me vicine, che il contesto scolastico - col suo armamentario di derisione, di bullismo di gruppo, di isolamento del "diverso", può letteralmente devastare la vita di un bambino non diverso, ma trattato da diverso.
L'adozione diverrebbe quindi a mio avviso un accedere al desiderio di maternità/paternità, per molti versi giusto e comprensibile, delle coppie omosessuali, ma questo accesso sarebbe compiuto senza riguardo per le conseguenze sui bimbi che diventerebbero, essi si, "bimbi-oggetto".
Che ci siano divisioni sull'argomento nel PD nasce dal fatto che il PD è la sommatoria di due anime: una sinistra moderata, e una parte progressista della ex DC.. Quello che invece non è naturale, è che certe laceranti (e inevitabili) divisioni siano oggetto di "pucciamento del biscotto" da parte di partiti e uomini profondamente di destra (vedi "noi-dell'Italia-dei-valori"), sempre pronti a cavalcare non importa cosa pur di strappare lo zerovirgola ad alleati già una volta traditi.
Ancor più ridicola e ripugnante la posizione di chi oggi attacca la Bindi e il "pdmenoelle" sull'argomento della regolazione per legge delle unioni fra omosessuali, schierandosi per il matrimonio, magari in chiesa, quando fino all'altro giorno gli omosessuali li chiamavano in privato "froci" o "culattoni", mentre nelle occasioni pubbliche si auto-limitavano al più politically correct "busoni". Qualcuno lo ha dimenticato? Allora mi affido a questo breve post di Marco Bracconi:
Il sesso del Grillo (di Marco Bracconi)
Era inevitabile, scontato, scritto nel codice genetico. Dai calembour che storpiano i nomi alla battuta sessista su Rosi Bindi il passo è stato breve. Un piccolo passo per l’uomo. Ma un grande passo per il Movimento a Cinque Stelle. E’ il passo che denuda i re e ne fa vedere l’altra faccia, in questo caso ben dissimulata nel fumus delle gag finto-comiche.
Perché il giochino di Beppe Grillo è tanto scoperto quanto intellettualmente truffaldino. Si permette di tutto in forza del suo non essere capo politico, ma esattamente come un capo politico espelle i dissidenti dal movimento. Si “copre” giocando a fare la Litizzetto, ma con lo scopo di mandare gente in Parlamento. Si trincera dietro la satira, ma per scavalcare le regole della convivenza e della politica.
A suo modo, in questi anni, ha fatto un piccolo capolavoro. Ha disegnato per sé una zona grigia – culturale e linguistica – perfettamente a metà strada tra cabaret e politica. E da quella trincea inattaccabile, perché sfuggente e ineffabile, spara bordate sulle persone e sul palazzo. In sostanza, un cinico e oliatissimo ingranaggio di deresponsabilizzazione. Da far muovere all’unisono con un costante esercizio di vittimismo.
Così il capo dei grillini (e chi si arrabbia per la definizione la dovrà pur smettere, perché è Grillo che ha l’ultima parola su chiunque sia eletto per i Cinque Stelle) copre tutte le incongruenze, fa a fette le singole complessità, semplifica ogni passaggio a suo esclusivo beneficio.
E poco importa se per difendere le nozze gay si sfodera un linguaggio sessista, che è evidente contraddizione in termini. La sola cosa che conta è che il pubblico acquisti il biglietto, o che l’elettore voti. E nel caso di Beppe Grillo da Genova, tra le due cose c’è ben poca differenza.
(P.S. Un appello ai lettori che dicono di non vedere dove sia il sessismo: per favore, non prendiamoci in giro).
Marco Bracconi
SOCIAL
Follow @Tafanus