Quello che segue è il testo dell'articolo de l'Unità del 15 luglio 2012:
«Nicole, resisti!». Un fiume in piena di tweet sommerge l'ultimatum di Angelino Alfano a Nicole Minetti. Gli utenti di Twitter, armati di ironia mista a indignazione, criticano infatti la richiesta di dimissioni della consigliera regionale del Pdl.
E anche qualche esponente del partito di Berlusconi non nasconde le sue perplessità. Guido Crosetto, deputato Pdl ed ex sottosegretario, cita Manzoni: «'Vergin di servo encomiò, non me la sento oggi di speculare con 'codardo oltraggiò. Minetti non è un tema politico e non la si può usare».
Poi in un altro tweet spiega: «Gli errori si fanno, si ammettono e si cercano di correggere. Ma lei non è causa di alcun problema, solo di imbarazzo». Certo, non mancano i tweet di sostegno ad Alfano e di sollievo per una richiesta 'meritocraticà. Ma prevalgono di gran lunga i 'cinguettiì di chi, come Roberto, si schiera «con Nicole Minetti contro l'ipocrisia del Pdl».
Perchè «farla dimettere ora è quasi più ingiusto che averla candidata». E allora c'è chi lo dice con un hashtag: #Nicoleresisti. «Attendiamo di sapere - scrive Diego - da Alfano perchè la Minetti deve dimettersi e se, con lei, devono dimettersi anche Berlusconi e Formigoni». «E dell'Utri, e Cosentino?». «'Chi è senza peccato scagli la prima pietrà. Si dimetta anche chi l'ha candidata», intima più d'uno. Perchè «le dimissioni chieste solo adesso - si indigna Daniele - sono più scandalose della candidatura. È il potere usa-e-getta».
C'è chi paragona la consigliera regionale al Trota e chi a Rosi Mauro: «Sacrificano loro e poi è tutto a posto, no? Che vigliacca mediocrità», scrive Stefano. I più, insomma, affermano di voler difendere la consigliera regionale in quanto «capro espiatorio» sacrificato sull'altare del nuovo corso del Pdl. E ricordano come il 25 gennaio 2011 Silvio Berlusconi in una telefonata all'Infedele di Gad Lerner difendesse Minetti: «Una splendida persona, intelligente, preparata, seria. Svolge un importante, apprezzato lavoro con tutti gli ospiti internazionali della Regione».
PER LEI IN CAMPO ANCHE FEDE - «Ma quale ultimatum: ho consigliato io a Nicole Minetti di dimettersi, per giocare d'anticipo rispetto alle polemiche. È accaduto a cena, dieci giorni fa. Lei mi ha dato ragione e mi ha detto che il giorno dopo l'avrebbe comunicato a Berlusconi. Non so cosa sia successo poi, perchè non l'ho più sentita. So però che lei aveva intenzione di dimettersi».
Emilio Fede lo scrive su Twitter e poi lo spiega al telefono: ancor prima che la richiesta arrivasse dal Pdl, fatta propria anche dal segretario Angelino Alfano, l'idea di fare un passo indietro era già tra i pensieri della consigliera regionale lombarda del Pdl Nicole Minetti. «Venerdì della scorsa settimana ci siamo visti a cena da Giannino: io, lei e il suo assistente - racconta l'ex direttore del Tg4 - Abbiamo parlato di come vanno le cose, lei era amareggiata e incerta sul da farsi e le ho consigliato: gioca d'anticipo e rassegna le dimissioni. Ne abbiamo discusso e lei mi ha detto: 'Hai ragione, domani vado ad Arcore e lo comunico a Berlusconì. Insomma, accettando il mio consiglio aveva già preso la decisione».
Ma questa settimana Minetti ha smentito di volersi dimettere: «Mi sembra una reazione legittima - afferma Fede - Deve aver preso male l'idea che la richiesta venisse dal partito e ha detto: 'A questo punto cacciatemì. L'avrei fatto anche io». «Ora fanno tutti i puri - aggiunge il direttore - Qualcuno (e non faccio nomi) ha pensato fosse il momento giusto per aggredirla. Nella stupida caccia alla Minetti tutti vogliono la taglia, ma sicuramente non è Berlusconi a voler fare una campagna contro di lei: lui non ama le vendette, è molto generoso».
A costo di soprendervi, dico che anch'io appartengo alla categoria di coloro che invitano Nicole Minetti a resistere. Noin fraintendetemi. Nessuna stima per una che sapeva benissimo per quali "meriti politici" fosse stata catapultata nel ben retribuito consiglio regionale lombardo. Ma non confondiamo i ruoli. Minetti è accusata di essere stata una efficace organizzatrice di puttane, e di essersi resa corresponsabile di induzione alla prostituzione di minori. Penseranno le patrie procure a stabilire se queste accuse siano fondate o meno.
Ma quello che è certo è che tutte le parti in causa (quelle che oggi sperano di diminuire l'imbarazzo proprio non già cancellando i fatti, ma nascondendone l'oggetto) potrebbero legittimamente chiedere le dimissioni della superflua Nicole solo a patto di salire insieme a lei sul rogo. Se Nicole Minetti dev'essere esposta alla gogna, insieme a lei dovrebbero entrare nel "gabbio" anche Berlusconi (che ha preteso il suo inserimento nel listino bloccato) e Formigoni (che ha accettato senza opporre alcuna resistenza).
Quindi, a costo di scandalizzare i miei amici, dico a Nicole: "resistere, resistere, resistere". Finchè resterai in quel posto, sarai la testimonianza vivente (e imbarazzante) della pochezza etica di chi in quel posto ti ha messo. Appena ne dovessi venir fuori, sarai la testimone - presto dimenticata - solo della tua pochezza. A te la scelta. Tafanus.
«Nicole, resisti!». Un fiume in piena di tweet sommerge l'ultimatum di Angelino Alfano a Nicole Minetti. Gli utenti di Twitter, armati di ironia mista a indignazione, criticano infatti la richiesta di dimissioni della consigliera regionale del Pdl.
E anche qualche esponente del partito di Berlusconi non nasconde le sue perplessità. Guido Crosetto, deputato Pdl ed ex sottosegretario, cita Manzoni: «'Vergin di servo encomiò, non me la sento oggi di speculare con 'codardo oltraggiò. Minetti non è un tema politico e non la si può usare».
Poi in un altro tweet spiega: «Gli errori si fanno, si ammettono e si cercano di correggere. Ma lei non è causa di alcun problema, solo di imbarazzo». Certo, non mancano i tweet di sostegno ad Alfano e di sollievo per una richiesta 'meritocraticà. Ma prevalgono di gran lunga i 'cinguettiì di chi, come Roberto, si schiera «con Nicole Minetti contro l'ipocrisia del Pdl».
Perchè «farla dimettere ora è quasi più ingiusto che averla candidata». E allora c'è chi lo dice con un hashtag: #Nicoleresisti. «Attendiamo di sapere - scrive Diego - da Alfano perchè la Minetti deve dimettersi e se, con lei, devono dimettersi anche Berlusconi e Formigoni». «E dell'Utri, e Cosentino?». «'Chi è senza peccato scagli la prima pietrà. Si dimetta anche chi l'ha candidata», intima più d'uno. Perchè «le dimissioni chieste solo adesso - si indigna Daniele - sono più scandalose della candidatura. È il potere usa-e-getta».
C'è chi paragona la consigliera regionale al Trota e chi a Rosi Mauro: «Sacrificano loro e poi è tutto a posto, no? Che vigliacca mediocrità», scrive Stefano. I più, insomma, affermano di voler difendere la consigliera regionale in quanto «capro espiatorio» sacrificato sull'altare del nuovo corso del Pdl. E ricordano come il 25 gennaio 2011 Silvio Berlusconi in una telefonata all'Infedele di Gad Lerner difendesse Minetti: «Una splendida persona, intelligente, preparata, seria. Svolge un importante, apprezzato lavoro con tutti gli ospiti internazionali della Regione».
PER LEI IN CAMPO ANCHE FEDE - «Ma quale ultimatum: ho consigliato io a Nicole Minetti di dimettersi, per giocare d'anticipo rispetto alle polemiche. È accaduto a cena, dieci giorni fa. Lei mi ha dato ragione e mi ha detto che il giorno dopo l'avrebbe comunicato a Berlusconi. Non so cosa sia successo poi, perchè non l'ho più sentita. So però che lei aveva intenzione di dimettersi».
Emilio Fede lo scrive su Twitter e poi lo spiega al telefono: ancor prima che la richiesta arrivasse dal Pdl, fatta propria anche dal segretario Angelino Alfano, l'idea di fare un passo indietro era già tra i pensieri della consigliera regionale lombarda del Pdl Nicole Minetti. «Venerdì della scorsa settimana ci siamo visti a cena da Giannino: io, lei e il suo assistente - racconta l'ex direttore del Tg4 - Abbiamo parlato di come vanno le cose, lei era amareggiata e incerta sul da farsi e le ho consigliato: gioca d'anticipo e rassegna le dimissioni. Ne abbiamo discusso e lei mi ha detto: 'Hai ragione, domani vado ad Arcore e lo comunico a Berlusconì. Insomma, accettando il mio consiglio aveva già preso la decisione».
Ma questa settimana Minetti ha smentito di volersi dimettere: «Mi sembra una reazione legittima - afferma Fede - Deve aver preso male l'idea che la richiesta venisse dal partito e ha detto: 'A questo punto cacciatemì. L'avrei fatto anche io». «Ora fanno tutti i puri - aggiunge il direttore - Qualcuno (e non faccio nomi) ha pensato fosse il momento giusto per aggredirla. Nella stupida caccia alla Minetti tutti vogliono la taglia, ma sicuramente non è Berlusconi a voler fare una campagna contro di lei: lui non ama le vendette, è molto generoso».
Ma quello che è certo è che tutte le parti in causa (quelle che oggi sperano di diminuire l'imbarazzo proprio non già cancellando i fatti, ma nascondendone l'oggetto) potrebbero legittimamente chiedere le dimissioni della superflua Nicole solo a patto di salire insieme a lei sul rogo. Se Nicole Minetti dev'essere esposta alla gogna, insieme a lei dovrebbero entrare nel "gabbio" anche Berlusconi (che ha preteso il suo inserimento nel listino bloccato) e Formigoni (che ha accettato senza opporre alcuna resistenza).
Quindi, a costo di scandalizzare i miei amici, dico a Nicole: "resistere, resistere, resistere". Finchè resterai in quel posto, sarai la testimonianza vivente (e imbarazzante) della pochezza etica di chi in quel posto ti ha messo. Appena ne dovessi venir fuori, sarai la testimone - presto dimenticata - solo della tua pochezza. A te la scelta. Tafanus.
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