Confesso che la cosa non è partita con la riforma delle pensioni, né con l'accanimento terapeutico contro i ceti sociali più disagiati, né con le battute fuori luogo sulla "noia" del posto fisso, né con la tragedia irrisolta di circa 400.000 "esodati", per oltre metà dei quali non esiste, per il momento, alcuna soluzione.
No. I miei timori iniziano a diventare molto spessi per il combinato disposto di alcuni fra gli ultimi eventi e decisioni, che ci dicono come il Prof. Monti, con tutto il suo carico di titoli e prestigio internazionale, continui a prendere decisioni economiche che certificano uno scenario economico inesistente. Uno scenario che immagina non già l'esistenza della più profonda crisi da "assenza di domanda" degli ultimi 90 anni, bensì una inesistente crisi da carenza di offerta.
Neo-economisti, proiettati verso il medioevo
Il Monti prima maniera che colpisce con aumenti di tasse e diminuzioni di reddito spendibile delle famiglie è un Monti necessitato, ma è un Monti che non afferra un principio elementare: il modo in cui ha proceduto è stato in taglio netto ai consumi di massa (quelli dei ceti meno abbienti) che fanno girare l'economia, e che si è abbattuto su coloro che già pagano le tasse fino all'ultimo centesimo (pensionati e lavoratori dipendenti). Classi sociali che sono già virtualmente fuori da ogni capacità di risparmio. Tagliare i loro redditi produce un taglio nei loro consumi più che proporzionale.
Invece si è inciso poco o niente sugli evasori fiscali. Che senso ha aumentare nominalmente le tasse a ceti che continueranno a non pagare ciò che già non pagavano? Spesso totalmente sconosciuti al fisco? Davvero si pensa che non toccare queste persone possa far aumentare i consumi? Raddoppieranno la dose giornaliera di cibi costosi? Viaggeranno con due macchine alla volta? No, semplicemente consumeranno come prima, risparmieranno come prima, investiranno come prima. Magari spostando sull'estero una quota ancora maggiore dei loro investimenti.
Gli aumenti teorici di aliquote sui redditi alti funzionano a patto di riuscire a scovare i redditi alti. Non mi risulta che, ad oggi, si siano messi seriamente in moto gli incroci fra i database del catasto, del fisco, del PRA, del RINA, delle società erogatrici di servizi (elettricità, gas, acqua, servizi telefonici e internet). E questo continua a consentire lo scandalo di due milioni di appartamenti totalmente sconosciuti al fisco. Altro che la caccia (pur doverosa) allo scontrino del caffè non emesso a Cortina!
Oggi siamo a questo: 400.000 esodati, una previsione di 350.000 fuoriuscite dal settore del pubblico impiego, le 47 forme di precariato che sono diventate solo 46, l'Alitalia che continua ad avere gli "esuberi", migliaia di piccole e medie imprese che continuano a chiudere, Marchionne che ha preso i soldi ed è scappato, Termini Imerese che sparisce sotto una coltre di povertà nonostante i fantasmagorici progetti di riconversione mai attuati.
In questo quadro (e vengo al punto iniziale), Monti ha un'idea meravigliosa: quella di accorpare le festività, per ridurne il numero, ed aumentare il PIL. E' questa l'idea finale che mi genera seri sospetti sulle capacità di Monti di ragionare in termini di macro-economia, di politiche anticicliche, e addirittura di capacità di leggere nei suoi termini reali l'attuale crisi.
Caro Professore, glielo ripetiamo in stampatello: QUESTA E' UNA PROFONDA CRISI DA CROLLO DELLA DOMANDA. I giorni lavorativi attuali (vedi aumento della disoccupazione e della cassa integrazione), bastano e avanzano a produrre ciò che il mercato (il mitico mercato) è in grado di assorbire. Più lei "esoda" e "licenzia" (anche solo a parole) più diminuiscono i consumi, e calano le giornate di lavoro necessarie a produrre ciò che il mercato interno è in grado di assorbire. Far procedere in parallelo diminuzioni di capacità reale di spesa e di consumo, con aumenti inutili di capacità produttiva, ci riporta ad uno stato dell'economia che è addirittura precedente alla rivoluzione industriale creata dall'introduzione delle macchine a vapore.
Ma dove vive? In che paese? in che epoca? Neanche ai tempi di Adam Smith si sentivano più queste sciocchezze. Dobbiamo spostarci indietro. Molto indietro, al medioevo, per trovare un minimo di senso in questa brillante idea. O davvero pensa che se taglieremo tre festività, il PIL aumenterà di un punto e mezzo? As simple as that? Cosa produrremo, in quei tre giorni? a chi venderemo? Oppure immagina che sia PIL anche il produrre per il magazzino?
Si rende conto che a fronte di un ritorno della disoccupazione alla doppia cifra, parlare di ridurre le feste per far crescere il PIL è una demenzialità che neppure il peggior Sacconi avrebbe mai immaginato?
Professore, quanto dobbiamo ancora aspettare, per vedere una politica economica che abbia obiettivi, un capo, e una coda? Tafanus.
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