Come già è capitato spesso, tutte le volte che un nuovo cazzarismo s'avanza il Tafanus si mette di traverso, si fa molti nemici giurati, ex estimatori complottano per mesi per creare siti "contro" che poi spariscono in due settimane senza lasciare tracce, ex "fedeli collaboratori" passano all'insulto personale... Esimi giornalisti e storici del renzismo, una volta sviscerati laudatores del Tafanus, mi cancellano dai loro contatti facebook...Poi il tempo, questo galantuomo, rimette le cose a posto, ma NESSUNO che abbia il coraggio di tornare sul blog per dire: Antonio, forse quella volta abbiamo sbagliato noi...
La storia (molti fedeli lettori di lunga data del Tafanus la ricorderanno) è iniziata con "Vaffanculo Day", raffinata manifestazione di grillini nel settembre 2007, che è finita con minacce fisiche, insulti di amici, complottini finiti nel ridicolo, e tanta, tanta gente che oggi si vergogna persino di ammettere che "lui c'era". Oggi, di quell'epoca, non ne trovi più uno disposto ad ammettere che sbavava per il comico bollito. Certo, c'è stato un ricambio (purtroppo ogni anno arriva alla politica passiva una platea di 500.000 ggiovani che mai si sognerebbero di leggere un articolo di fondo su un giornale serio.
Poi è arrivato il Popolo Viola. Anche li, in questa mascherata targata Di Pietro e Ferrero, abbiamo dovuto lottare non poco per far "confessare gli autori". Anche li, minacce di querele da parte di teste di legno di Di Pietro, patetiche smentite che non smentivano nulla da parte del sito di Pancho Pardi, proclami d'indipendenza da parte di Franca Corradini, che gestiva "in piena autonomia" il sito "noberlusconyday" (salvo poi essere candidata (e trombata) ad Arezzo, guarda caso nelle liste dell'IdV; il superfluo Gianfranco Mascia, anche lui sempre "indipendentemente" allineato sulle posizioni dell'IdV, finchè non ha conquistato la sua poltroncina nel personale di partito, dopo diverse trombature come candidato.
Poi sono arrivati i Rottamatori Renzi & Ciwati, talmente uniti che sembravano due fratelli siamesi, salvo spaccarsi un mese dopo. Però il CiWati, che MAI sul sito "prossimaitalia" aveva risposto ad un commento di chicchessia, ha trovato il tempo di attaccarmi per giorni e giorni personalmente. Il Tafanus? è un troll, è chiaro! Ho dovuto spiegargli che gestendo un blog che a spanne riceveva dieci volte le visite di prossimaitalia, forse non avevo né tempo né voglia di "trolleggiare". A fiancheggiare il Ciwati si è impegnato il suo maggiordomo, tale Paolo Cosseddu. Le mie colpe? chiedere insistentemente - quando non ne parlava nessuno - perchè dal SUdR (Sito Unico dei Rottamatori), fossero spariti sia Renzi che Ciwati. Domanda ingombrante. Quindi insulti, e infine bannatura.
Poi, sempre Di Pietro mascherato da Gianfranco Mascia, ha organizzato i plotoncini di "fischiettatrici" in Burberry e borse di Prada, cammellate sotto le finestre del Quirinale per "svegliare" Napolitano.
Vi risparmio le altre iniziative cretine, che si contano a decine. La costante di queste manifestazioni era l'appoggio incondizionato degli organismi ufficiali del cazzarismo (da Santoro a Micromega, dal Fatto a - ahimé - l'Unità)... Poi, piano piano, qualcuno ha cominciato a svegliarsi dal "sonno della ragione". Ha iniziato Furio Colombo, contestando gli insulti a Napolitano di piazza Navona. Poi si è svegliato Micromega, con un dossier dal titolo "C'è del marcio nell'IdV"; l'Unità ha iniziato a defilarsi; il Fatto si è defilato quasi completamente (con l'eccezione di Marco Travaglio che, essendo fra i padri fondatori e fra i beneficiati del cazzarismo, non può saltare di colpo giù dal carro. Rischierebbe di rompersi una gamba). Persino Santoro - da non credere! - si è accorto di chi sia Grillo!
Ora, last but not least, dal cazzarismo post-democristiano scende giù persino l'Espresso. Meglio tardi che mai. La penna di Marco Damilano è mille volte più pungente e gradevole della nostra, ma il Tafanus è orgoglioso di essere "arrivato uno", con tre anni di anticipo sull'attrezzatissimo "Espresso", ad aprire il fronte di lotta contro il cazzarismo dello scudo crociato. Che prima o poi se ne accorgano anche Chiamparino e Zingaretti? Con la mitica Debora Serracchiani che si esercita nell'arte del pendolarismo? (...una volta coi rottamatori di Ciwati, la volta successiva con quelli di Renzi? Qualcuno spieghi a Debora che i due sono nemici, e che se proprio deve stare con qualche cazzaro, prima o poi le toccherà scegliere!)
Debora formato Civati Debora formato Renzi
Quello che segue è un estratto che potremmo intitolare "Il Risveglio de l'Espresso"
Il Renzi-Pensiero dalla A alla Z- Le parole d'ordine. I nemici. I miti. Le strategie. Le citazioni. Obiettivo: l'assalto a Bersani & C.
(di Marco Damilano - l'Espresso)
Nuovo, troppo nuovo, nuovista? O vecchio politicante, astutissimo virgulto di scuola democristiana? Battustista irresistibile o insopportabile sbruffone? Populista ma di centro, unico possibile riformatore del Pd per i renzini, secondi solo a Grillo sulla Rete, anti-comunista, paninaro, craxiano e di destra per i rivali bersaniani. Oggetto del desiderio dei berlusconiani, "il solo giovane uomo che ci fa vincere", si legge nel piano Rosa Tricolore. Matteo Renzi a 37 anni si scalda per guidare l'Italia. Ma dove e con chi? Come candidato del Pd o fuori dalla sinistra, nel campo lasciato vuoto dal Pdl?
A - Amici Miei: La supercazzola di Tognazzi-Mascetti, super-citata. La scena degli schiaffi alla stazione che apre l'incontro della Leopolda, antipasto di ben altre zingarate verso i capi del Pd. La toscanità, anzi, la fiorentinità esibita, compiaciuta: "Obama, noi e ci s'ha il David, mica solo i ristoranti...". E una sola paura: "Un fiorentino accetta tutto: crimini, misfatti, tradimenti. L'importante è evitare un pericolo: passare da bischero".
B - Attrazione fatale: "Al primo incontro Berlusconi mi disse: "Ma come fa uno come lei a vestirsi di marrone e a stare con i comunisti? Venga con noi"", racconta Renzi (risposta: "Lei ci prova con tutti"). Segue pranzo con Silvio ad Arcore e pubblica avance della figlia Barbara: "Da lui mi sentirei rappresentata". Matteo ricambia: "Berlusconi è l'uomo che ha cambiato tutte le cose che amo: il calcio, il marketing, la politica. In tanti mi dicono che dovrei essere più anti-berlusconiano. Io non riesco a odiare Berlusconi, neanche sforzandomi". Il corteggiamento prosegue. Serrato.
C - Cattorenzismo: Wojtyla generation, un ex scout che conserva la foto con baciamano a Ratzinger. Cattolicesimo di popolo, solare ed entusiasta, senza complessi di inferiorità verso i laici: "Un cristiano è un tizio che crede che ci sia un dopo rispetto alla vita terrena. Non è una questioncina banale". Astensionista nei referendum sulla fecondazione assistita, fondatore con Paola Binetti dei Teo-dem nella Margherita, presente al Family Day, problematico su Eluana. E fedele per sempre alla moglie Agnese e ai tre figli.
D - Dante: "In un mondo di mezze calzette era uno tosto che non si tirava indietro quando c'era da parlare chiaro. E io penso che nella nostra stagione non ci sia futuro per i pavidi", scrive Renzi in "Stil Novo", e ci siamo capiti. Il Poeta "servirebbe alla sinistra perché aveva coraggio". Oggi correrebbe alle primarie.
E - Eredi Chiarini: Famosa sartoria di via Roma a Firenze che cura gli abiti del sindaco. Negli anni ha cambiato il look. Via l'adipe che faceva tanto dc irpino, un taglio al ciuffo alla Bobby Solo, la camicia bianca senza giacca. Fino a conquistare la copertina di "Max": un maschio appagato di sé, con un biberon in mano.
F - Fanfani: Il mito è Giorgio La Pira, ma il vero modello è lui, il (mezzo) toscano che modernizzò l'Italia, costituente a 38 anni, segretario della Dc e premier a 46. Arrogante, sicuro di essere il primo della classe: "Quando manca il gallo, si fanno avanti i capponi". Partito da sinistra e approdato a destra. "Sarà Renzi il nuovo Fanfani, lo smoderato tra i moderati?", si chiese Pietrangelo Buttafuoco. "Renzi vuole un'operazione di sfondamento a destra di carattere presidenzialista, come Fanfani con il voto sul divorzio nel 1974", ha scritto Miguel Gotor su "Repubblica". Non andò bene. E il vecchio capo tuonò contro chi voleva rottamarlo: "Chi nasce bischero resta bischero. Anche se ha quarant'anni".
G - Giovanotto: "Basta che un giovanotto dica che vuole cacciarci a calci in culo, e subito gli vengono date le paginate", si pronunciò Massimo D'Alema alla festa del Pd il 16 settembre 2010. Soave, però, se paragonato al responsabile Economia del Pd Stefano Fassina: "Renzi è un ex portaborse che ripete a pappagallo le ricette della destra".
I - Innocenti Sonia: l'imprenditrice che aveva tradito il potente assessore ex Ds Graziano Cioni alle primarie per il sindaco di Firenze. "Questo voltaspalle lo deve pagare", ringhia Cioni al telefono (intercettato) con l'allora presidente della Provincia. Il giorno dopo Renzi lo richiama: "Alla Sonia quel messaggio gliel'ho fatto dare in modo molto brutale". Stil novo e metodi antichi.
J - Jonas: L'alter ego di Renzi nel libro "Ma le giubbe rosse non uccisero Aldo Moro" scritto con Lapo Pistelli, il suo punto di riferimento nel Ppi: "Voi, che la politica dite di farla, siete dei maestri nel non farvi capire, nell'esprimervi con discorsi fumosi e inconcludenti", spara Jonas. Era il 1999. E Matteo già rottamava.
L - Leopolda: la Camelot del renzismo, l'ex stazione ferroviaria scenario dei grandi eventi. Messaggi a Bersani, discese in campo, programmi in cento punti. E soprattutto le playlist con Pippo Civati alla consolle, i cartoni giapponesi, Willy il Coyote per sfottere i duri e puri dell'anti-berlusconismo. Mary Poppins perché le cose non si rimettono a posto schioccando le dita. E poi le Polaroid, i Gormiti, "Boris", "L'Attimo fuggente", il salto di Fosbury... Veltronismo 2.0, ma Walter non avrebbe mai scelto come colonna sonora il tamarrissimo "Tacatà" ("La gente bailando y tu bla bla bla/mueve tu culito, tambien el bechito...") che ha lasciato perplessi anche i più audaci renziani.
M - Marketing: "Io vengo dal marketing...", scopre le carte Renzi. Più che una professione, una Weltanschauung, una visione del mondo. Il primo leader compiutamente formato dopo la fine di Carosello, nell'era della pubblicità da 30 secondi. Uno che alla voce Beppe Grillo ricorda: "Ero un fan del suo spot sullo yogurt". E che comunica con una raffica di slogan. Maledettamente efficaci.
N - Noi: "Finora siamo stati tanti io che sperano in uno strapuntino, tanti io che giocano per sé senza diventare noi. Noi che viaggiamo con Ryanair e che dobbiamo pagare i debiti dell'Alitalia", teorizzava già nel 2007. Il partito invisibile su cui punta Renzi: i non tutelati dal sindacato, i non rappresentati dai partiti, "una generazione senza un nome, strappata e divisa. Nulla da perdere, nulla da guadagnare, niente di niente", come cantano gli amati U2. Chissà se tanti Noi sono disposti a mettersi in marcia dietro un solo Io.
O - Ottanta: Il dalemiano Matteo Orfini ne fa una questione di gusti: "Se guardo ai Righeira o agli Europe le scelte estetico-musicali di Renzi mi ricordano i paninari. C'è un'idea figlia di quegli anni". Gli anni Ottanta, s'intende, la Milano da bere: dietro la leggerezza renziana, sospettano a sinistra, c'è il pesante fantasma del Cinghialone, Craxi. "Si assiste al restauro di una patina degli anni Ottanta furbescamente presentata come nuova", attacca Gotor: "Il progetto di Renzi ha un'impronta craxiana, si basa sul potere di interdizione e di ricatto, sembra il figlio ideale di Ghino di Tacco". Non un bel precedente per Bersani, però: in quel decennio Bettino trionfava. E il Pci declinava. (...Caro Gotor, con una piccola differenza: che Bettino è finito latitante a Hammamet, col PSI ridotto ad una pattuglia di nostalgici che ogni anno fanno una gita in volo charter in Tunisia, e poi a Boselli, a De Michelis e a Stefania Craxi. Bersani ha preso un partito che declinava verso il 20%, e adesso è più vicino al 30. Nonostante Renzi, Di Pietro, Grillo e Vendola. Diverso, vero? NdR)
P - Pep (Guardiola): Il testimonial: l'eroe del Barcellona che a 41 anni dopo aver vinto tutto lascia la panchina per rimettersi in gioco. "Volevo farvelo vedere in video", ha annunciato il sindaco, "ma ve lo porterò di persona, in campagna elettorale".
Q - Quarantotto milioni: La cifra incassata (in lire) al debutto in tv del diciannovenne Matteo Renzi, concorrente alla "Ruota della Fortuna", occhialuto e emozionato. "Un ragazzo bravo, simpatico. È toscano e sa l'italiano", si complimenta Mike. È il 1994, Berlusconi è appena entrato in politica, a dirigere Canale 5 c'è Giorgio Gori, oggi spin doctor di Renzi. La ruota non ha smesso di girare.
R - Rottamazione: Bossi aveva il cappio, Berlusconi il Predellino, Grillo il Vaffa, Renzi lancia la sua bandiera su "Repubblica" il 28 agosto 2010: "Basta con i dirigenti del Pd. È l'ora della rottamazione, senza incentivi". Rottamare D'Alema, Veltroni, Bersani, Bindi. E perfino l'incolpevole De Coubertin "rottamiamo il barone", ordina Renzi. I candidati allo sfasciacarrozze replicano con appelli allo statuto, alla buona educazione o almeno alla civiltà. Niente da fare.
S - Stelle: La citazione preferita, tratta dal poeta Mario Luzi: "Stellare la notte". E il Movimento 5 Stelle che vola nei sondaggi, il nemico da battere.
T - Tempo: Compare ogni tanto, come un'ansa, una malinconia improvvisa. "Mi sono guardato allo specchio e ho visto i miei primi capelli bianchi, nonostante i 36 anni...", confessa. "Non buttare via il tuo tempo o il tempo butterà via te", si legge nel libro renziano "Fuori". Correre, bruciare le tappe, consumare tutto e subito. Per non invecchiare. Per non finire come il personaggio di Baricco: "Cosa stiamo aspettando? Che sia troppo tardi, madame". L'estate sta finendo, anche per Matteo il giovane.
U - Unioni di fatto: "Una battaglia mediatica che tocca una minoranza di persone. Basti pensare all'assoluta inutilità dei registri civili nei comuni", diceva ad "Avvenire". Nei 100 punti renziani sono all'89° posto, dopo il quoziente familiare: "Regolamentazione delle unioni civili". Solo negli ultimi giorni sono salite di importanza, insieme alla legge anti-omofobia e alla tutela dei figli delle coppie gay. Miracoli delle primarie.
V - Vincere: L'obiettivo finale. "Come diceva Blair, amo tutte le tradizioni del mio partito. Tranne quello di essere un partito perdente", spiega. "Se scendiamo in campo non lo facciamo per fare i bischeri: lo facciamo per vincere". Tema sviscerato alla Leopolda da Alessandro Baricco: "Per anni a sinistra abbiamo mosso per secondi, abbiamo scelto i neri perché avevamo paura di perdere. Non abbiamo mai pronunciato la parola meritocrazia".
Z - Zuckerberg: Adora Facebook e Twitter, si ispira a Steve Jobs, è il politico più attivo in Rete dopo Grillo, ma, avverte Renzi, vecchia scuola dc, "Facebook non serve a nulla se non stai per strada". Il tweet da scrivere? "Il meglio deve ancora venire".
E noi, il meglio del renzismo vogliamo postarlo ancora una volta. A beneficio di chi non lo conosce, e per evitare rimozioni dalla memoria di chi già lo conosce: trattasi della raffinatissima colonna scelta da Matteo Renzi e Giorgio Gori in chiusura dell'ultimo Big Bang. Ospite d'onore: Debora Serracchiani. Buona settimana. Tafanus.
...scusate... potrei avere qualcosa di meno ggiovane? Grazie...
SOCIAL
Follow @Tafanus