Con l'orologio che questa volta cammina all'indietro. Non è vero che, come dice Silvio, le procure si siano messe in moto pochi giorni dopo la sua ridiscesa in campo. E' vero il contrario: Silvio è "sceso in campo" due giorni dopo la notizia della sua convocazione in procura a Palermo. Leggiamo i fatti (separati dalle pugnette), su questa ricostruzione cronologica de l'Espresso:
«Che strana coincidenza», commenta Silvio Berlusconi di fronte alla convocazione come testimone nell'inchiesta sulle trattative tra mafia e politica. Ed è lo stesso pensiero che circola anche negli ambienti investigativi di Palermo, con una lettura diversa. La convocazione infatti risale al 9 luglio. Il provvedimento dei pm siciliani è stato notificato nel massimo segreto alla segreteria del Cavaliere.
Dopo poco più di 24 ore, nel Pdl c'è stata la rivoluzione: l'11 luglio l'ex premier ha annunciato di volere tornare in campo, determinato di nuovo a guidare le schiere del centrodestra. Questa è la cronologia ufficiale, che ribalta le dichiarazioni di Berlusconi, pronto invece a scagliarsi contro la giustizia ad orologeria: «Appena decido di presentarmi alle elezioni, riparte la caccia all'uomo».
In questo caso, al centro dell'istruttoria c'è Marcello Dell'Utri. I magistrati ipotizzano che Berlusconi sia stato ricattato dal suo storico braccio destro, al suo fianco nell'azienda e nell'invenzione di Forza Italia. E incardinano l'accusa sulla cessione della villa comasca di Dell'Utri, acquistata dal Cavaliere per 22 milioni di euro: oltre il doppio di quello che si ritiene fosse il valore. La transazione è stata decisa poco prima della sentenza di Cassazione su Dell'Utri, che si era trasferito in Sudamerica nel timore di una condanna che lo avrebbe condotto in carcere. Ma nella residenza sul lago continua a vivere il parlamentare siciliano. Ed ecco il sospetto che l'operazione immobiliare sia servita solo a cementare il suo silenzio.
Sono anni che si indaga sui rapporti tra Dell'Utri e Cosa nostra. La Cassazione ne ha poi riconosciuto l'esistenza fino ai primi anni Novanta, annullando però la condanna in appello: il processo verrà rifatto. A queste vecchie istruttorie, ora si sono aggiunti gli ultimi elementi raccolti negli interrogatori e nelle intercettazioni sui rapporti tra boss e politici a cavallo delle stragi del 1992-1993.
Come ha rivelato "l'Espresso", in quest'inchiesta sono state ricostruite le iniziative di Dell'Utri. A partire dal piano, discusso con l'ex dc Ezio Cartotto, per raccogliere il pacchetto di voti di Salvo Lima, assassinato nell'aprile 1992, fino al tentativo di proporsi «come interlocutore con i vertici corleonesi» dopo gli attentati. Il capitolo più inquietante riguarda i rapporti con Giuseppe Graviano, il boss che ha condotto l'attacco allo Stato, che avrebbe confidato al suo braccio destro Gaspare Spatuzza, poi pentito, di avere trovato un accordo con Dell'Utri e Berlusconi: «Ci siamo messi il Paese nelle mani». Su queste
e altre vicende, i pm avrebbero voluto ascoltare la testimonianza dell'ex premier "vittima". Che però ha evitato l'interrogatorio: era impegnato in un summit con gli economisti, per preparare la nuova campagna elettorale. Quella decisa proprio all'indomani della convocazione palermitana.
(da l'Espresso del 20 luglio 2012)
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