Tonino è disperato. Coi sondaggi che sempre più spesso si avvicinano alla soglia di sbarramento alla Camera, e sempre più raramente sfiorano la soglia dell'8% al Senato, Tonino ha capito solo una cosa: che "gna fa". Sa bene che a furia di tirare la corda, col PD ha rotto i ponti. E' convinto che l'arma vincente di Grillo sia l'urlo dissennato, e si è messo a scimiottarlo. Ma "l'acqua è poca, e a papera nun galleggia". Lo stagno del populismo non cresce, e non si riesce a nuotarci dentro comodi in due, o magari in tre.
La "mossa del cavallo" (anzi, del grillo), l'aspettavamo da tempo, e ne avevamo scritto in tempi non sospetti. Ma Grillo non maccetterà di dividere, perchè è ancora dominato dal sentimento di onnipotenza. Tanto da non accorgersi nemmeno che da metà gennaio i sondaggi del Mò Vi Mento a 5 Stelle hanno invertito la marcia, e anzichè viaggiare verso le magnifiche sorti e progressive del 51%, hanno ripreso a scendere sempre più spesso, e sempre più rapidamente. 'O Miracolo Pizzarotti non ce l'ha fatto vedere, e di Sarego, dove "è cominciata la Terza Repubblica", non si ricorda più nessuno. Neanche lo spelling.
Tonino sa che si voterà ancora col Porcellum, e che col Porcellum si vince solo con più del 30% dei voti. La destra - anche se si rimetteranno insieme PdL/FI e Lega, non arriverà al 23%. Il "Grande Centro" raramente riesce a superare il 10%. Casini mette il veto all'IdV senza avere i numeri per farlo, l'IdV mette il veto a Casini senza avere i numeri per farlo, SEL non ci sta a fare ammucchiata con IdV e Grillo (già sono troppi due galli in un pollaio, figuriamoci tre). Quindi si chiama già fuori dall'asse dei populisti immaginato da Di Pietro.
SEL sa che la sua sola salvezza - se si voterà col Porcellum (come credo), starà in un'alleanza subordinata col PD. Abbastanza subordinata da risultare accettabile all'area PD che si rifà alla sinistra dei popolari.
Quindi, caro Tonino, non agitarti troppo. Les jeux sont faites. Ci sarà una nuova alleanza FI-Lega, nella quale 19+5 non farà 24, ma 20/22; il Grande Centro di restringerà sempre di più. Qualcuno ritornerà alla Casa Madre del defunto berlusconismo, Di Pietro tenterò l'alleanza con Grillo e Vendola, ma Vendola ha già detto NO, e Grillo lo dirà molto presto. Il PD si alleerà conm Vendola, ridotto al suo ruolo naturale di azionista di minoranza. Tutto qui. Ecco l'articolo odierno di Repubblica sull'argomento:
ALLEANZE - Di Pietro lancia l'asse dei non allineati: "Idv con Sel e Cinque Stelle: ci temono"
L'idea dell'ex pm: uno schieramento che raggruppi forze politiche come Idv e Sel. Ma anche il Movimento Cinque Stelle e chi, al momento, è "messo ai margini" dalla maggioranza che sostiene il governo Monti. Polemiche sulla legge elettorale. Vendola: "Per adesso non ci riguarda". Letta, Pd: "Evitiamo campagne populiste"
ROMA - Chiamare a raccolta i "non allineati". Ovvero: le forze politiche e i movimenti sociali che fanno dell'opposizione al governo Monti la loro ragione sociale. E che vengono messe ai margini del dibattito politico dalla maggioranza che sostiene l'esecutivo del Professore. Antonio Di Pietro cala le proprie carte sul tavolo delle future alleanze in vista delle elezioni politiche. Il pretesto è l'accordo sempre più difficile sulla legge elettorale. "La vera ragione per cui non non trovano la quadra è perchè non sanno più quale può essere la lista che potrebbe ottenere la maggioranza dei voti", dice Di Pietro. Poi sull'asse con Grillo: "Temono i non allineati. E fanno bene...". La replica di Vendola: "Per adesso non ci riguarda".
La legge elettorale. Tutto parte dalla legge elettorale. Di Pietro attacca. E spiega che i partiti di maggioranza "vogliono una legge che assicuri, a chi è già in Parlamento, di mantenere la maggioranza e alle persone di rimanere sulle loro poltrone". E Di Pietro anticipa, a Radio Radicale, anche i contenuti dell'accordo della maggioranza: "Siamo stati avvertiti in questi minuti, i partiti della maggioranza avrebbero trovato un accordo su un sistema in parte proporzionale, in parte per collegi, in parte con le preferenze e in parte no. Una legge scritta in modo che si sappia prima chi sono gli eletti e chi invece deve restare fuori". Poi una richiesta a Napolitano: "Mi appello al Capo dello Stato perchè non permetta la costruzione di una legge elettorale che non consenta ai cittadini di essere rappresentati: sarebbe un'altra pagina buia che offende la democrazia".
Tonino e Nichi. Insomma, Idv, Sel e MoVimento Cinque Stelle come risposta alla maggioranza targata ABC. E proprio i frequenti contatti tra Di Pietro e Vendola, sembra confermare questa prospettiva. Ancora l'ex magistrato: "Ho visto Vendola questa mattina. Poi l'ho sentito al telefono. Ci sentiamo continuamente". E i rapporti tra Di Pietro e Grillo sono ormai noti, tanto da generare malumori tra gli esponenti di spicco dell'Italia dei Valori.
Vendola: "Per adesso non ci riguarda". L'idea di una lista dei "non allineati" riguarda per il momento Idv e il MoVimento Cinque Stelle, ma non Sinistra e Libertà di Nichi Vendola. Il leader di Sel, questa mattina ha avuto un faccia a faccia a Montecitorio con Antonio di Pietro, al termine del quale, all'agenzia Dire, ha spiegato che non ha perso la speranza di raccordare anche l'Idv con il Pd, in un'alleanza di centrosinistra.
La reazione del Pd. L’annuncio di Di Pietro "non ha fondamento". E il Partito democratico "sta lavorando con determinazione perché si giunga al superamento del Porcellum", nonostante "notevoli resistenze e difficoltà". Il vicesegretario del Pd, Enrico Letta, commenta le dichiarazioni del leader dell'Idv sul presunto accordo che i partiti di maggioranza avrebbero trovato sulla legge elettorale. "Sarebbe bene che su un tema così importante per il futuro dell’Italia si evitassero strumentalizzazioni o tentativi di fare campagne per lanciare proposte populiste".
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