La Corte Europea di Strasburgo boccia alcuni punti portanti della barbara legge 40, fortemente voluta dai moralizzatori del PdL, della Lega, di AN, e dell'UDC di Cuffaro & Casini. Personaggi della levatura morale di Sacconi, Bagnasco, il Casini del ridicolo "Movimento per la Vita", ricompaiono come i fiumi carsici. Li credevamo morti, e invece purtroppo sono ancora vivi. Adesso attendiamo con ansia la ricomparsa della Roccella (L'utero è mio e lo gestisco io), e della Carfagna (Dio, Patria e Famiglia)
Si, proprio quel Sacconi, quello della Englaro, quello che faceva il Ministro del Lavoro mentre la moglie faceva la Direttora di Farmindustria. Un bel caso osceno di conflitto d'interessi. Ne abbiamo scritto molto. Uno decideva che un malato terminale non ha il diritto di chiedere di staccare la spina (a che titolo?), l'altra guidava le industrie che producono i costosissimi farmaci che servono a tenere in vita i tronchetti della infelicità, desiderosi solo di farla finita. Magari per anni. Al modico costo per lo Stato (e corrispondente utile per la sanità privata e spesso pretesca, e per la case farmaceutiche) di un milioncino di euro all'anno. Vita natural durante. Meglio: vegetazione natural durante).
Lorsignori ricominciano la loro oscena battaglia illiberale ma redditizia, noi ricominciamo la nostra. Nessuno mi obbligherà mai a vivere se voglio morire. Nessuno obbligherà mia figlia, qualora lo volesse e ne avesse bisogno, di impiantarsi un embrione senza avere il diritto di esaminarne prima l'assenza di difetti congeniti.
Ma che scemenza è quella che consente di abortire DOPO, in maniera traumatica, uccidendo un feto che è già l'abbozzo di un bambino, per non buttare nel cesso e tirare lo scarico PRIMA, in presenza di un embrione marcio, che Bagnasco vorrebbe farci conservare per sempre, universo natural durante? magari nella redditizia clinica a 5 stelle sotto azoto liquido dell'ex Ministro berlusconiano Girolamo Sirchia, il cui fascicolo giudiziario fa ormai invidia, per dimensioni, a quello di Lusi?
Ecco cosa è successo a Strasburgo. Qualcosa che l'Anonima Sacconi - Casini - Bagnasco proprio non sopporta. E anche il liberal-ministro Balduzzi, del liberal-govenro Monti, già pensa di fare ricorso contro le decisioni - di puro buonsenso, della Corte Europeal
Procreazione, la Corte Europea rimette in discussione la legge 40
Bocciata una parte della normativa, quella che riguarda l'impossibilità per una coppia fertile ma portatrice sana di fibrosi cistica di accedere alla diagnosi preimpianto degli embrioni. Balduzzi: "Aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza". Il Centro di Bioetica della Cattolica di Milano: "Si tratta di eugenetica liberale"
"il sistema legislativo italiano in materia di diagnosi preimpianto degli embrioni è incoerente" in quanto allo stesso tempo un'altra legge dello Stato permette alla coppia di accedere a un aborto terapeutico in caso che il feto venga trovato affetto da fibrosi cistica.
La replica del ministro Balduzzi: "La questione della compatibilità tra legge 40 e legge 194 sollevata dalla Corte di Strasburgo e un problema già noto". E, il governo, "aspetta di leggere le motivazioni della sentenza". (...ministro, "mi consenta"... se è "un problema già noto", perchè non è stato affrontato, e magari risolto? Per non dispiacere a Bagnasco, Berlusconi, Sacconi, Carfagna e Roccella? Ci faccia sapere. NdR)
La
Corte ha quindi stabilito che cosi com'è formulata la legge 40 ha
violato il diritto al rispetto della vita privata e familiare di Rosetta
Costa e Walter Pavan a cui lo Stato dovrà versare 15 mila euro per
danni morali e 2.500 per le spese legali sostenute. Non è la prima volta che la Corte europea si pronuncia sulla legge 40. Nel 2010
fu stabilito che la fecondazione eterologa non poteva essere impedita,
perché sarebbe stato violato l'articolo 8 della Convenzione Europea per
i diritti dell'uomo. Articolo in contrasto con le disposizioni
contenute nell'articolo 4 della legge 40 che sancisce, in Italia, il
divieto di diventare genitori con l'ausilio del seme di un donatore o
dell'ovocita di una donatrice.
La
Corte ha rilevato l'incoerenza del sistema legislativo italiano che "da
una parte priva i richiedenti dell'accesso alla diagnosi genetica pre
impianto" e "d'altra parte li autorizza a una interruzione di gravidanza
se il feto risulta afflitto da quella stessa patologia". La Corte
conclude che "l'ingerenza nel diritto dei richiedenti al rispetto della
loro vita privata e familiare è quindi sproporzionata".
In base alle
disposizioni degli articoli 43 e 44 della convenzione dei diritti
dell'uomo, questa sentenza non è definitiva; entro tre mesi entrambe per
parti possono chiedere il rinvio della vicenda davanti all'alta camera
della corte per i diritti dell'uomo. In questo caso un collegio di 5
giudici valuterà se la vicenda meriti un esame più ampio. In questo caso
l'alta camera esaminerà il caso e darà una sentenza definitiva.
E
i tentativi di modifica della legge 40 sono numerosi. Nel 2005 fu
sottoposta a referendum: vinse l'astensionismo e non fu raggiunto il
quorum. La disciplina produsse i suoi effetti e restò intatta fin
quando, nel 2008, il ministro della Salute del governo Prodi, Livia
Turco, ne riscrive le linee guida. Due le novità introdotte: il sì alla
possibilità di effettuare la diagnosi preimpianto sull'embrione da
impiantare in utero (prima vietata, eccetto la diagnosi preimpianto di
solo tipo osservazionale) e la possibilità di ricorrere alle tecniche
di procreazione medicalmente assistita (Pma) anche per le coppie in cui
l'uomo sia portatore di malattie virali sessualmente trasmissibili, in
particolare virus Hiv ed epatiti B e C, riconoscendo che tali
condizioni sono assimilabili ai casi di infertilità per i quali è
concesso il ricorso alla fecondazione assistita.
Le reazioni. Livia Turco, Pd,
ex ministro alla Sanità commenta: "Dalla corte di Strasburgo arrivano
parole sagge e ineccepibili". Perchè "sono state confermate le
incongruenze legate al divieto di diagnosi preimpianto, come peraltro
segnalato dalla sottoscritta e da molti altri fin dalla discussione
parlamentare". In particolare, è stata condannata "la decisione di
evitare la diagnosi pre impianto per accertare lo stato di salute
dell’embrione consentendo poi l’interruzione di gravidanza" [...]
Il Movimento per la Vita.
Il comitato che riunisce oltre 600 associazioni che si battono per i
diritti del concepito, criticando la sentenza di Strsburgo, rilancia:
"Bene farà, quindi, il legislatore a portare anche nella legge 194 la
logica dell'articolo 1 della legge 40 che riconosce il concepito anche
in provetta come un soggetto titolare di diritti al pari degli adulti
coinvolti". Ancora più netta la posizione del Centro di Bioetica dell'Università Cattolica
di Milano: "La Corte europea interpreta il divieto di accesso alla
fecondazione assistita per la selezione degli embrioni come un'ingerenza
e una violazione dei diritti alla vita privata e familiare, alla
privacy". In realtà, "accogliendo questo ricorso si allinea a quella
tendenza, definita di eugenetica liberale, che privilegia gli interessi
della coppia e pone sotto silenzio il problema della tutela della vita
nascente, specie quando è malata".
(Repubblica del 28 Agosto)
(...e con questa perla, la Cattolica di Milano mette gli "interessi" (?) dello spermatozoo davanti e più in alto di adulti con una consapevole già vissuta e, col permesso dei preti, ancora da vivere. NdR)
Legge 40, una storia lunga otto anni. così è cambiata a colpi di sentenze
I limiti della legge che regola la procreazione medicalmente assistita sono stati ritenuti più volte illegittimi dalla Corte Costituzionale. In 16 casi i giudici hanno ordinato l'esecuzione delle tecniche di fecondazione. Nel 2009 cancellato il principio per cui l'embrione non può essere distrutto o congelato e abolito il limite dei tre embrioni da impiantare
(di Adele Sarno - 22 Maggio 2012)
La Consulta non ha messo l'attesa parola "fine". Polemiche politiche e discussioni, dunque, accompagneranno ancora la legge che regola la procreazione assistita. Polemiche sempre più dure, sin dalla sua nascita. Era il 2004 e la Legge 40 vedeva la luce con il governo Berlusconi, quando il ministro della Salute era Girolamo Sirchia (pluri-inquisito per mazzette. NdR).Da allora molte coppie si sono trovate a fare i conti con i limiti imposti dalla legge che regola la Pma, cioè la procreazione medicalmente assistita, in Italia. Limiti ritenuti illegittimi più volte dalla stessa Corte Costituzionale che ha ridimensionato a colpi di verdetti la versione originale della legge e che si è nuovamente pronunciata su di essa.
Se si considerano anche i ricorsi per altre parti della legge - come quelli per ottenere la possibilità di congelamento degli embrioni, la diagnosi preimpianto e il limite di utilizzo di tre embrioni per ciclo di fecondazione - sono complessivamente 16 le volte che i giudici hanno ordinato l'esecuzione delle tecniche di fecondazione secondo i principi costituzionali.
I punti cardine della legge 40. Il ricorso alla Pma è consentito solo "qualora non vi siano altri metodi terapeutici efficaci per rimuovere le cause di sterilità o infertilità". Sono vietate la clonazione umana e la fecondazione eterologa, cioè con ovocita o gameto da donatore esterno alla coppia. Sono vietate la sperimentazione sugli embrioni e la clonazione umana. Ricerca clinica e sperimentazione sull'embrione sono ammesse solo se finalizzate alla tutela della sua salute e del suo sviluppo. E' vietata anche qualsiasi tecnica che possa predeterminare o alterare il patrimonio genetico dell'embrione.
Come è cambiata. La parte della norma che prevedeva il divieto di diagnosi preimpianto e il limite di "un unico e contemporaneo impianto, comunque non superiore ai tre embrioni" nell'aprile del 2009 viene dichiarata incostituzionale. Oggi recita: "La ricerca clinica e sperimentale su ciascun embrione umano - si legge nell'articolo 13 comma 2 della legge - è consentita a condizione che si perseguano finalità esclusivamente terapeutiche e diagnostiche ad essa collegate volte alla tutela della salute e allo sviluppo dell'embrione stesso, e qualora non siano disponibili metodologie alternative".
Nell'articolo 14 comma 5 si legge inoltre che le coppie "sono informate sul numero e, su loro richiesta, sullo stato di salute degli embrioni prodotti e da trasferire nell'utero".
Anche la norma che fissava a tre il numero massimo di embrioni da impiantare è cambiata con la sentenza del 2009. Così si fissano due importanti principi: l'autonomia del medico nello stabilire di volta in volta il numero necessario di embrioni da impiantare (non più limitato a tre) ed il ricorso al congelamento di quegli embrioni "prodotti ma non impiantati per scelta medica". Le sanzioni non riguardano il paziente ma il medico. "Chiunque utilizza a fini procreativi gameti di soggetti estranei alla coppia richiedente è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 300 a 600mila euro".
Il referendum del 2005. La lunga storia dei tentativi di modifica della Legge 40 inizia nel 2005, anno in cui fu sottoposta a referendum. Allora vinse l'astensionismo e non fu raggiunto il quorum. La disciplina produsse i suoi effetti e restò intatta fin quando, nel 2008, il ministro della Salute del governo Prodi, Livia Turco, ne riscrive le linee guida.
Due le novità: il sì alla possibilità di effettuare la diagnosi preimpianto sull'embrione da impiantare in utero (prima vietata, eccetto la diagnosi preimpianto di solo tipo osservazionale) e la possibilità di ricorrere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (Pma) anche per le coppie in cui l'uomo sia portatore di malattie virali sessualmente trasmissibili, in particolare virus Hiv ed epatiti B e C, riconoscendo che tali condizioni sono assimilabili ai casi di infertilità per i quali è concesso il ricorso alla fecondazione assistita.
La prima sentenza. Nel 2009 la Corte Costituzionale si esprime sulla legge 40. I giudici lasciano cadere il principio per cui l'embrione non può essere distrutto o congelato e viene abolito il limite dei tre embrioni da impiantare. La sentenza ribadisce "l'autonomia e la responsabilità del medico" nello stabilire il numero necessario di embrioni da impiantare, con il fine di ridurre al minimo il rischio per la salute della donna ed eventualmente del feto. Inoltre ha previsto il ricorso al congelamento di quegli embrioni "prodotti ma non impiantati per scelta medica". In altre parole, se una donna ricorre alla procreazione medicalmente assistita può esprimere il consenso, mentre è il medico a stabilire quale sia il numero di embrioni da impiantare.
La Corte di Strasburgo e i ricorsi. Nel 2010 una sentenza della Corte di Strasburgo stabiliva che la fecondazione eterologa non si può impedire. Perché proibire il ricorso alla donazione di ovuli e sperma per la fertilizzazione in vitro è una violazione dell'articolo 8 della Convenzione europea per i diritti dell'uomo. È un colpo duro quello che il pronunciamento della Corte di Strasburgo infligge alla Legge 40 sulla "Procreazione medicalmente assistita" perché la sentenza entra in contrasto con le disposizioni contenute nell'articolo 4 che sancisce in Italia il divieto assoluto, punito con multe da trecento a seicentomila euro, di diventare genitori con l'ausilio del seme di un donatore o dell'ovocita di una donatrice. Da Nord a Sud partono una serie di ricorsi giudiziari. In particolare la sentenza di oggi della Consulta è legata a tre ordinanze di rinvio dei tribunali civili di Milano, Firenze e Catania.
La Corte di Strasburgo ribalta la prima sentenza. Nel 2011 la Grande Camera della Corte di Strasburgo (dei Diritti dell'uomo, appunto) ribalta la sentenza emessa 19 mesi prima dall'altra delle due Camere della Corte. Uno stato che vieti alla coppie sterili - come prevede la nostra legge 40 - di ricorrere alla fecondazione in vitro, non commette alcuna violazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Ed è a questa sentenza che si richiama oggi la nostra Corte costituzionale, senza prendere posizione contro la legge voluta da Sirchia e rimandando la decisione ai tribunale che hanno sollevato la questione di costituzionalità.
...per coloro che volessero "non dimenticare" chi sia Girolamo Sirchia...
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