La notizia era di quelle imbarazzanti. E' vero. Che tipo di scorta debba avere il Presidente della Camera non lo decide Fini, ma il Ministero degli Interni. Però Fini sapeva dove "abitavano", per 90 giorni, i suoi protettori, e poteva imnmaginare quanto costassero. Sembra che Fini non passi ad Ansedonia più di una decina di giorni in stagione, ma anche Fini ha famiglia. E la famiglia ci passa molto tempo.
Due domande: una a Fini: sapendo quanto costa sorvegliare la sua villetta, non poteva mandare ad Ansedonia la famigliola per un mesetto, come fanno solo il 10% delle famiglie italiane più fortunate, anzichè per tre mesi?
Una alla Cancellieri: essendo gli scortatori di Fini dei militari, era proprio necessario alloggiarli in un albergo di standing elevato? Sa... in genere i militari sono alloggiati in caserme, in camerate a due/tre letti, e quando sono fortunati hanno un paio di cessi e una doccia in corridoio. Non c'era una caserma, nei pressi? O almeno un alberghetto a tre stelle? O un appartamento ammobiliato in affitto? Credo che qualcosa del genere si trovi, persino ad Orbetello in alta stagione, per molto meno di 170 milioni di lire.
E' con cose come queste che si fa un piacere ai populisti di ogni specie. Feltri "strumentalizza", come ha fatto in altre occasioni con altre faccende? Verissimo, ma la casta continua ad offrire a Feltri materia prima in grande quantità, e a costo zero. Complimenti vivissimi a tutti. Segue l'articolo di Francesco Merlo sull'argomento. Tafanus
Fini, la Cancellieri e l'estetica cafona della scorta - Non solo fango nella campagna di Libero sulle nove camere riservate e vuote in un hotel di Orbetello. Il ministro degli Interni: uno spreco (Francesco Merlo - Repubblica)
Gianfranco Fini sta rischiando di impasticciarsi in un dettaglio faraonico da casta che non può essere liquidato solo con il gossip estivo né con l’accanimento politico-giornalistico del quotidiano Libero che ha il dente berlusconiano avvelenato contro di lui e, come sappiamo, con grande facilità sostituisce l’inchiostro con il fango.
La Polizia di Stato paga, infatti, per tutta la bella stagione, sicuramente sino a settembre e poi si vedrà, nove camere che un albergo di Orbetello, non lontano dalla villa di vacanza di Fini, tiene a esclusiva disposizione dei suoi uomini di scorta, e vuol dire che le stanze vengono comunque pagate, anche se rimangono quasi sempre vuote.
"Sicuramente è uno spreco – mi dice il ministro degli Interni Annamaria Cancellieri – , probabilmente non isolato, da eliminare e soprattutto da non ripetere. E per me è l’occasione per rilanciare quella battaglia che da tempo voglio condurre a testa alta sull’uso e l’abuso delle scorte".
Il ministro, che ha ordinato una relazione e che ieri ha lungamente discusso di scorte con il capo della polizia Manganelli, non sta esprimendo giudizi su Fini ma sugli uffici del Viminale – i suoi propri uffici – pur riconoscendo che "sono tante le attenuanti quando bisogna garantire la sicurezza e il diritto alle vacanze degli uomini dello Stato, specie nella stagione estiva; ma il regolamento deve cambiare e anche la sensibilità dei singoli deve entrare in sintonia con la sensibilità dei tempi, perché il danaro dei cittadini può e deve essere speso meglio, molto meglio".
E significa che non è stato Fini a sistemare i suoi uomini di scorta all’Hotel & Relais I Presidi, uno tra i migliori di Orbetello, ma che in Italia c’è un regolamento sfarzoso al servizio del potere che ha mostrato anche in questo caso la sua solita logica asiatica e orientale, da muslim: cooptazione e sottomissione. Dice ancora la Cancellieri: "E se non cambiano le regole, ogni volta la colpa è di nessuno. Ma non esistono le cattive azioni senza autore".
E però Fini sa tutto questo, vive con gli uomini di scorta, non può non accorgersi di essere protagonista di un privilegio (legale). Così degradata, infatti, quella scorta non lo protegge ma lo omaggia. Ed è così che in Italia ogni scorta diventa la corte del potente di turno, non più luogo e mezzo militare per ‘scorgere’ il pericolo ma ornamento e abbellimento di ‘cortesia’.
Al cronista locale del Tirreno che gli faceva notare l’evidente spreco di tenere vuote ma riservate nove camere di un albergo di lusso che ne ha 51, il portavoce di Fini, Fabrizio Alfano, ieri ha risposto male: "E allora? Tutte le alte cariche dello Stato hanno degli uomini di scorta. Da qualche parte dovranno dormire, le pare?". Il cronista insisteva notando che basterebbero i conti di qualsiasi casalinga per capire che tutte quelle camere vuote sono un’esagerazione fuori luogo nell’Italia di oggi, tanto più che, con la crisi, è diventato facile trovare posto in albergo persino a ferragosto e persino ad Orbetello. Ma le riposte del portavoce diventavano sempre più infastidite e arroganti. Eppure Il Tirreno non è quel Libero che giustamente Fini percepisce come un mastino e che gli suona come una campana stonata.
Il punto è che il presidente della Camera ha preso in affitto una villa ad Ansedonia e, come si sa, gli spetta il massimo grado di protezione previsto dal regolamento. Ma sinora Fini è andato in villa abbastanza di rado, meno di dieci giorni, e dunque sono rimaste troppo spesso vuote le stanze di quell’ albergo che non è neppure attiguo alla villa. Forse i poliziotti di scorta potrebbero essere alloggiati in una delle tante foresterie dell’amministrazione dello Stato, o in una caserma, o in un presidio dei vigili del fuoco… Chiedo ad Annamaria Cancellieri come si comporta lei con le sua propria scorta: "Mi preoccupo di informarli in anticipo e di decidere insieme a loro di volta in volta; cerco anche di trovare loro gli alloggi". Poi mi racconta mille episodi che lascio nella discrezione.
Alla fine dunque il quotidiano Libero usa come trampolino un dettaglio di verità umiliata, di scarsa sensibilità e di mancanza di stile. Ma la verità, pur deformata e sporcata, rimane verità, anche se grottescamente Fini diventa un improbabile Napoleone a spese nostre. Calcolando un conto, da luglio a settembre, di ottantacinquemila euro, il giornale di Belpietro stritola il nemico politico riducendolo non a parvenu senza troppa eleganza ma a un satrapo irresponsabile e, sbranando la sua preda, ne racconta tutta la carriera come quella di uno sbafatore a scrocco, di un parassita di Stato sotto il titolone ‘Grand Hotel Fini’. Bum!
E però l’indignazione incendia le praterie di Internet. Con quei suoi mille occhi che controllano ogni singolo privilegio e ogni abuso feudale, la rete irride Fini a conferma che la misura è colma e che, continuando così, molti politici italiani sono destinati alle sassaiole. Persino Vasco Rossi, che nel teatro di Facebook è un mattatore, ‘posta’ l’ articolo del Tirreno intitolato ‘Un albergo per la scorta di Fini, paga la Camera’. E ironizza: "Godiamoci un po’ di gossip su come vengono usate le risorse statali alimentate dalle nostre tasse". Il post, annota il sito del Tirreno, ha avuto 1.315 commenti, 2.769 condivisioni e 5.073 ‘Mi piace ’. E stavano aumentando.
Fini ha querelato Libero e ripete che la gestione, l’organizzazione e l’esecuzione del servizio dipendono dal Viminale, ma forse il presidente della Camera può contribuire a smontare quel regolamento che la Cancellieri sta aggredendo: "Dobbiamo cambiare tutte le regole, rivedere i criteri di attribuzione, riflettere sul numero degli uomini assegnati e sui luoghi dove devono agire".
Anche Fini potrebbe dare il suo piccolo-grande contributo rimodulando le proprie vacanze in modo più controllabile, più civile , più gestibile. Spetta a lui rientrare nel principio di uguaglianza e sottrarsi, senza ovviamente compromettere la sicurezza, ad un regolamento che rischia di trasformare il suo diritto alle vacanze in un privilegio costoso per lo Stato, imbarazzante per la ‘casta’, ingiusto nei confronti dei poliziotti di scorta degradati, loro malgrado, al ruolo di famigli al seguito di una villeggiatura goldoninana. Fini, che nella sua vita ha già attraversato molte trasformazioni che lo hanno tirato fuori da tante ideologie, deve affrontarne ancora una, forse l’ultima, certamente la decisiva e tirarsi fuori dall’estetica dell’Italia dei cafoni.
Francesco Merlo
Nel nostro piccolo, avevamo già una volta "stigmatizzato" Fini nel 2008, quando era stato sgamato a fare le sue privatissime immersioni da appasionato sub normale, usando non il proprio gommone, ma una motovedetta dei Vigili del Fuoco. Per chi volesse rileggere...
Gianfranco Fini, il Signore degli Abissi
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