Alla fine della commedia "la bulletta di San Saba" (come la chiamano i suoi nemici) l'ha sfangata alla grande. Ha vinto il braccio di ferro con la sua maggioranza, ha ottenuto la testa del capogruppo Pdl Francesco Battistoni, più la promessa di tagli alle spese monstre del consiglio regionale. Non sappiamo, però, se la governatrice sia riuscita a centrare anche l'obiettivo che più le stava a cuore. Quello di proporsi davanti all'opionione pubblica come novella Santa Renata, una Giovanna D'Arco vittima della partitocrazia che, contro tutti e tutto, ha sconfitto le sanguisughe che siedono sugli scranni della Regione.
Davanti allo tsunami Fiorito («Auguro a lui buon lavoro, la sua competenza ed esperienza sono il miglior biglietto da visita nell'interesse di tutti i cittadini del Lazio», chiosò Renata quando Franco fu eletto capogruppo) e alla vergogna degli sprechi pazzi della Regione, il tentativo della Polverini è chiaro: allontanare da sé e dalla sua giunta ogni responsabilità morale e politica, e scaricarla tutta sui partiti. Eppure è stata proprio lei, insieme ai suoi assessori e ai gruppi che la appoggiano (compresa la "Lista Polverini") ad aver trasformato la Regione Lazio in una sorta di "manuale della Casta", in un ente ormai metafora perfetta di spartizioni di poltrone e accaparramento di prebende, in un Palazzo famoso per il boom di commissioni inutili e costose, popolato da assessori esterni con pensioni a vita e consulenti pagati a peso d'oro. «Noi della giunta non potevamo fare niente, l'assemblea è indipendente», s'è sempre giustificata la governatrice che adora l'amatriciana. Ma davvero la neo-moralizzatrice è scevra da ogni colpa?
SOLDI AI GRUPPI - Partiamo dalla vicenda Fiorito. I soldi che l'ex tesoriere ha girato sui suoi conti correnti sono quelli destinati ai partiti presenti in Consiglio regionale. Le erogazioni arrivano grazie alle cosiddette "manovre d'aula", che da sempre servono a finanziare opere pubbliche, sagre e manifestazioni assortite sponsorizzate dai singoli consiglieri. Fino ai tempi di Francesco Storace l'elenco dei finanziamenti era inserito in bilancio, e diventava dunque pubblico. Piero Marrazzo impose un modello più limpido: i fondi venivano erogati solo dopo un bando pubblico, che veniva poi formalizzato in una delibera. Con l'avvento della Polverini, invece, la trasparenza è andata a farsi benedire. Il parlamentino del Lazio ha deciso che i soldi fossero gestiti direttamente dalla presidenza del Consiglio regionale che da due anni gira il malloppo ai vari gruppi.
Nessun bando, nessuna evidenza pubblica: 15 milioni di euro l'anno, circa 211 mila euro di media a consigliere (quattro volte la cifra che spetta ai deputati) finiscono così nelle tasche dei partiti che provvedono a spenderli. Chi ha approvato nell'agosto 2010 la nuova procedura? Tutti i gruppi politici, compreso quello della governatrice che (a differenza di Pd, Sel e Radicali) non ha ancora dichiarato come ha speso il denaro ricevuto. Il quale, ricordiamolo, può essere usato solo ed esclusivamente per le attività politiche.
Non è tutto. Non risulta nemmeno che la Polverini si sia mai battuta contro l'esplosione incontrollata di gruppi consiliari, vero caso nazionale. Già: i 71 consiglieri si sono divisi in 17 gruppi diversi, di cui ben cinque nati durante la legislatura. I "monogruppi" composti da una sola persona sono otto. Come mai questo boom? Presto detto: ogni presidente, anche di se stesso, ha diritto a un'indennità aggiuntiva di 891,50 euro netti mensili, e può assumere fino a sette collaboratori tra consulenti, segretari e adetti stampa. Una manna a cui nessuno, in Regione, ha detto no.
ASSESSORI BOOM - Se i monogruppi sono una moda diffusa in tutte le regioni italiane, la Polverini è direttamente responsabile dello scandalo degli assessori esterni. Invece di prenderli dal Consiglio, Renata li ha pescati tra i trombati del Pdl rimasti a casa dopo il pasticciaccio della mancata presentazione della lista romana del PdL. La Polverini ne ha chiamati 14 sui 16 totali, tra loro si contano anche due esclusi eccellenti candidati nella sua lista. Per pagare gli stipendi alla nuova truppa s'è dovuto fare addirittura una variazione in bilancio, che obbliga i cittadini del Lazio a spendere 5 milioni in più ogni anno. Non solo. A Natale dell'anno scorso, mentre la giunta era concentrata a tagliare ospedali, trasporti, spese per la cultura e imponeva un'addizionale Irpef tra le più alte d'Italia, gli assessori di Renata e tre consiglieri decaduti hanno avuto in dono il vitalizio, ossia la pensione a vita. Un emolumento che prima era appannaggio solo dei consiglieri eletti. Luciano Ciocchetti e Teodoro "Er Pecora" Buontempo sono i più fortunati, visto che potranno sommare la pensione regionale a quella parlamentare. Per la Polverini non si tratta, comunque, di privilegi. «C'era un'anomalia solo del Lazio che non equiparava gli assessori ai consiglieri regionali, era discriminante», spiegò serafica davanti alle proteste dell'opposizione.
LA CASTA DELLA REGIONE - La governatrice e la lista che l'appoggia non si sono fatti scrupoli nemmeno quando, nel febbraio del 2011, i consiglieri regionali hanno deciso di aumentare le commissioni consiliari, che sono passate da 16 a 20. Quarantacinque voti favorevoli, solo due contrari, e nessuna nota critica da parte della presidenza. L'aumento ha consentito ai partiti una nuova distribuzione di pani e pesci: i presidenti degli organismi sommano infatti al lauto stipendio da consigliere regionale altri 891,50 euro (circa 600 euro, invece, sono destinati ai vicepresidenti), oltre alla possibilità di assumere cinque tra segretari e portaborse, senza dimenticare l'auto blu e arredi vari per i nuovi uffici. Oggi le commissioni sono 19 (una, quella dedicata alla candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2020, è stata cancellata): tre in più di quelle presenti alla Camera e al Senato. Costo complessivo tra bonus e spese varie di 19 presidenti e 57 vice: oltre 7 milioni l'anno. Nessuna Regione, in Italia, fa peggio.
Il consiglio, che in due anni ha varato solo otto leggi, alla fine costa 95 milioni l'anno, il triplo di quello della Toscana. Colpa anche dello stipendio dei consiglieri che, considerando le varie indennità e la diaria, arriva a oltre 12 mila euro netti al mese (in Lombardia prendono la metà), ai rimborsi spese ritoccati di continuo verso l'alto (chi usa la propria auto per arrivare alla Pisana può chiedere centinaia di euro al mese, basta autocertifichi che il proprio domicilio sia almeno a 15 chilometri di distanza dalla sede del consiglio), all'uso smodato dei consulenti esterni, pagati milioni per effettuare, tra l'altro, «studi su regolamenti regionali» e «cura della comunicazione per il garante dei detenuti».
RENATA DEGLI SCANDALI - «Io non mi voglio vergognare di uscire di casa. Voglio guardare la gente in faccia», ha gridato ancora Renata citando pure «lo sfracellamento» della Costa Concordia (30 morti e due dispersi, ndr.). Ma a spulciare le delibere le spese pazze fatte da lei e la sua giunta sembrano infinite. Dall'inizio della legislatura tra presidenza e assessorati sono state assunte a chiamata diretta 283 persone per un costo ulteriore di 20 milioni l'anno. «La segreteria della Polverini», accusa il Pd, «ha 13 membri e non 8 come dice lei, e se consideriamo l'ufficio di gabinetto della presidenza fanno 25. In tutto il personale della segreteria della giunta è arrivato a quota 212 unità». Un esercito. Il fotografo personale di Renata (chissà se ha fatto anche le foto dell'ultima, faraonica festa di compleanno dei 50 anni) «costa 75 mila euro l'anno», mentre le decine di dirigenti esterni molto di più. Un anno fa il Tar bocciò l'assunzione di nove di loro perché la nomina era stata fatta in barba «alle più elementari regole di pubblicità e partecipazione».
La Polverini se ne fregò, spiegando che «i poteri forti» non l'avrebbero fermata: qualche mese dopo assunse in Regione Gabriella Peluso, compagna del fedelissimo segretario generale della Regione, Salvatore Ronghi. Lui prende 189 mila euro l'anno, la fidanzata ha strappato un contratto da 122 mila euro l'anno per dirigere la fondamentale «struttura per l'attuazione delle politiche regionali e del programma di governo». Non è tutto: per blindare i dirigenti che rischiano il posto dopo la decisione dei magistrati amministrativi, lo scorso Ferragosto la Polverini ha deliberato l'ampliamento della pianta organica dei dirigenti, portandola da 319 a 327 persone. Otto stipendi in più, spesso a cinque zeri. Da sogno sono pure le prebende che la giunta ha assegnato per pubblicizzare le iniziative della giunta e della Polverini. Si tratta di campagne per la Sanità e il Piano Casa, eventi e manifestazioni varie.
Milioni e milioni di euro di soldi pubblici, per lanciare tra le altre cose il "Museo della Zampogna", di Villa Latina, l'evento "Roma Cavalli 2011" (311 mila euro), fiere in Albania e Kirghizistan. E visto che Renata la moralizzatrice, oltre a non dimenticare mai gli amici, porta anche fortuna, 184 mila euro sono finiti in cassa anche a Francesco Miscioscia, un pubblicitario candidato nella lista Polverini che ha vinto - sarà un caso - una gara per realizzare una campagna promozionale su tram e autobus. La Corte dei conti indaga.
(di Emiliano Fittipaldi - l'Espresso)
SOCIAL
Follow @Tafanus