
Ecco il testo dell'articolo dell'AGI:
(AGI) - Roma, 27 set. - L'articolo attribuito a Sallusti e' stato scritto da Renato Farina. Lo ha rivelato in aula alla Camera lo stesso deputato Pdl, e giornalista. Farina e' intervenuto stamane "per un obbligo di coscienza e per ragioni di giustizia".
Farina ha affermato che "se Sallusti conferma la sua
intenzione di rendere esecutiva la sentenza e di non chiedere
misure alternative, accadra' un duplice abominio. Il primo e'
che sarebbe sancito con il carcere un puro incidente senza dolo
tipico della professione giornalistica, un delitto d'opinione.
Il secondo e' che finirebbe in prigione per un errore giudiziario conclamato".
"Infatti so bene che non ha scritto lui il testo che gli e' stato attribuito, a firma Dreyfus. Quel testo l'ho scritto io e me ne assumo la piena responsabilita' morale e giuridica".
"Chiedo umilmente scusa alla persona offesa, il magistrato dottor Cocilovo, perche' le notizie riferite, su cui si basa quel commento, sono sbagliate - ha proseguito il deputato - Il dottor Cocilovo non aveva obbligato alcuna ragazza ad abortire - come ha riferito l'articolo di cronaca su cui ho impostato la mia opinione - l'ha autorizzata, fatto che per me resta gravissimo, ma di certo non e' la stessa cosa. Chiedo quindi scusa".
"Sulla base di questa mia testimonianza, chiedo umilmente per Sallusti la grazia del Capo dello Stato che, in quanto grazia, e' come la pioggia che benefica anche chi non lo chiede e, dunque, puo' bagnare anche la testa caparbia di Sallusti, oppure chiedo si dia spazio alla revisione del processo".
Farina ha spiegato di non aver rivelato prima di aver scritto lui l'articolo perche' non era a conoscenza del processo e della condanna fino a pochi giorni fa "Ho domandato, allora, se la mia testimonianza, con cui mi fossi attribuito l'articolo, avrebbe potuto essere utile a qualcuno o a qualcosa. Mi e' stato detto di 'no'; la Cassazione non valuta il merito, gia' stabilito, ma la forma, giudica la congruita' del diritto. Per me, pero', una questione decisiva e' stata piuttosto un'altra. L'ordine dei giornalisti nel gennaio 2006 svolse un'indagine per scoprire chi si celasse dietro la firma Dreyfus. Sospettava fossi io. Se avesse accertato questa identita', mi avrebbe impedito di esprimere la mia opinione e avrebbe sanzionato il direttore che me lo consentiva. Sallusti sostenne che Dreyfus era un nome collettivo, come Elefantino per il quotidiano Il Foglio. Egli fece questo per amore della mia liberta' e della mia persona, tutto per consentirmi liberta' di opinione, di pensiero e di scrittura in cui vedeva coincidere la mia passione per la vita".
"Ho cosi' confidato fino all'ultimo nella remissione della querela da parte del magistrato, fino all'ultimo istante - ha concluso Farina - Non e' accaduto. Sallusti intende affermare, costi quello che costi, un principio. Ora spero che quanto detto possa contribuire ad impedire un obbrobrio, consentendogli pero' di affermare questo principio. Una sentenza emessa in nome del popolo italiano non puo' basarsi su un falso storico e, quando accade, questa sentenza va corretta. Sallusti non ha scritto quell'articolo. Se qualcuno deve pagare per questo, sono io".
La sentenza pronunciata dalla Cassazione nei confronti di Alessandro Sallusti sara' esecutiva entro trenta giorni da quando la Suprema Corte comunichera' il verdetto ai magistrati milanesi che si occupano dell'esecuzaione della pena. Lo ha spiegato il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati. La notizia pubblicata dal quotidiano 'Libero' nel febbraio del 2007, per la quale Alessandro Sallusti e' stato condannato in via definitiva a 14 mesi di galera per diffamazione, era "falsa". A sottolinearlo e' proprio la Suprema Corte in una nota diramata dopo la lettura del dispositivo su Sallusti. In attesa del deposito delle motivazioni, che avverra' nelle prossime settimane, piazza Cavour ritiene "opportuno precisare aspetti della questione" sulla base di quanto emerso dalle sentenze di merito.
La giovane di cui si parlava nell'articolo "non era stata affatto costretta ad abortire - scrive la Cassazione - risalendo cio' ad una sua autonoma decisione, e l'intervento del giudice si era reso necessario solo perche', presente il consenso della mamma, mancava il consenso del padre della ragazza, la quale non aveva buoni rapporti con il genitore e non aveva inteso comunicare a quest'ultimo la decisione presa". Inoltre, la "non corrispondenza al vero" della notizia, che era stata pubblicata il giorno prima dal quotidiano 'La Stampa', continua la Corte, "era gia' stata accertata e dichiarata lo stesso giorno 17 febbraio 2007 (il giorno prima della pubblicazione degli articoli incriminati sul quotidiano 'Libero' da quattro dispacci dell'agenzia Ansa e da quanto trasmesso dal tg regionale e dal radio giornale, tant'e' che il 18 febbraio 2007, tutti i principali quotidiani tranne 'Libero' ricostruivano la vicenda nei suoi esatti termini)".
Dalle sentenze di merito, poi, continua la Cassazione, emerge la "non identificabilita' dello pseudonimo 'Dreyfus' e, quindi, la diretta riferibilita' del medesimo al direttore del quotidiano" che era appunto Sallusti. L'articolo a firma Dreyfus era comparso in prima pagina con il titolo "il dramma di una tredicenne. Il giudice ordina l'aborto", il 18 febbraio 2007. Il cronista Andrea Monticone (per cui verra' celebrato un nuovo processo) aveva invece firmato l'articolo "Costretta ad abortire da genitori e Giudice". Entrambi gli articoli erano stati ritenuti dai giudici del merito diffamatori nei confronti del giudice tutelare Giuseppe Cocilovo.
Ho fretta di pubblicare questa notizia, ma nelle prossime ore pubblicherò l'articolo di Dreyfus (chiunque esso sia), e cercherò di far capire ai "garantisti" che stanno emergendo come funghi dopo la pioggia perchè non si tratta di "libertà di opinione", ma di calunnia, scientificamente costruita, per demolire l'immagine di un magistrato (in linea con le volontà tacite o espresse del "padrone", che fin dai tempi del craxismo vuole ad ogni costo punire i magistrati "psichicamente disturbati", e quelli coi calzini color turchese.
Dreyfus ci ha messo del suo, e il suo reato - con buona pace dei garantisti - non è un reato di opinione, ma la demolizione consapevole, attraverso la distorsione altrettanto consapevole dei fatti, dell'immagine di un magistrato innocente, al quale oggi sono costretti a chiedere scusa strisciando pietosamente. Siamo tutti Sallusti sticazzi. A dopo, per il completamento dell'articolo. Tafanus
(1. continua)
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